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Come possiamo trasformare l’impossibile in possibile? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:00

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Come possiamo trasformare l’impossibile in possibile?

Risposta a cura della redazione

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Nel Gosho troviamo queste parole:

«Quando scuoti la testa, i capelli ondeggiano; quando la tua mente comincia a funzionare, il corpo si muove. Quando soffia un forte vento, l’erba e gli alberi non possono più rimanere immobili; quando la terra trema, i mari si agitano. Allo stesso modo, se qualcuno è in grado di far muovere il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, è impossibile che l’erba e gli alberi manchino di rispondere o che le acque rimangano ferme» (La statua del Budda Shakyamuni foggiata da Nichigen-nyo, RSND 2, 762)

Il Daishonin impiega semplici metafore per spiegare che se qualcuno è in grado di far muovere il Budda Shakyamuni – che qui è inteso come la Legge mistica – è impossibile che le cose manchino di rispondere. Il maestro Ikeda commenta così questo passo:

«Se continuiamo a basarci sulla Legge mistica, la legge che permea tutte le forme di vita, possiamo cambiare qualsiasi cosa» (NRU 20, 130)

In altre parole, attraverso una preghiera forte e sincera non c’è nulla che non può essere trasformato, perché il regno interiore della vita umana è così vasto da abbracciare l’intero universo.
Davanti alle sfide che riteniamo impossibili, però, accade spesso di assumere un atteggiamento passivo, di dare spazio al dubbio, pensando: “Vediamo se si realizza o meno…”, oppure si arriva ad abbandonare tutto.
In realtà, pensare che qualcosa sia impossibile da realizzare è la prima causa del fallimento. Senza volerlo, questo tipo di pensiero pone dei limiti alla nostra vita. Di fatto, pensare che i nostri desideri siano troppo grandi per essere realizzati significa dubitare del potere del Gohonzon. Dovremmo invece recitare un Daimoku pervaso dall’incrollabile decisione di non essere sconfitti, determinati a far sì che ogni nostra preghiera abbia una risposta.
Ma a volte non è facile. È proprio per tale ragione che senza un maestro che ci dà l’esempio concreto del potere della Legge mistica, non è possibile far fiorire il nostro massimo potenziale.
Il Buddismo ci incoraggia a superare i nostri limiti personali, come la mancanza di fiducia, i dubbi e le debolezze che ci suggeriscono che quella cosa sia impossibile, e spiega che il nostro ambiente è lo specchio esatto della nostra vita. Nichiren Daishonin scrive a riguardo:

«Da quest’unico elemento della mente scaturiscono tutte le varie terre e condizioni ambientali» (La dichiarazione unanime dei budda delle tre esistenze, RSND 2, 793)

La mente è uno strumento incredibilmente potente, se trasformiamo la nostra mente, il nostro cuore, si trasforma anche il nostro ambiente.
La fede è una lotta spirituale contro la mente incerta che ci fa pensare che non ci siano speranze. La vera realtà però è che la nostra vita racchiude capacità sconfinate, nobili e meravigliose, che vanno ben al di là della nostra immaginazione. Lo scopo del Buddismo è risvegliare l’assoluta convinzione che ogni cosa è racchiusa nella nostra vita, dentro noi stessi, e che noi stessi siamo entità di Myoho-renge-kyo, noi stessi siamo Budda. È con questa convinzione che dopo la fine della Seconda guerra mondiale Josei Toda si alzò dalle ceneri di un Giappone distrutto e iniziò la sua lotta per kosen-rufu realizzando un obiettivo apparentemente impossibile, quello di convertire settecentocinquantamila famiglie alla fede nel Buddismo di Nichiren.
Questa realizzazione fu possibile grazie agli sforzi dietro le quinte del maestro Ikeda. Nel raccontare la campagna del Kansai, di cui era responsabile all’epoca, egli spiega com’è riuscito a realizzare un risultato impossibile:

«Chi rinuncia ancor prima di provare non conosce il potere della Legge mistica.
[…] Se osserviamo la nostra situazione solo con la ragione, non abbiamo nessuna opportunità di vincere. Ma il Daishonin ci dice che il Gohonzon ha un infinito potere. Ciò che conta è se ci crediamo o no. Se pensiamo che siamo i veri discepoli di Nichiren, noi per primi dobbiamo pregare per perseguire quel tipo di pratica coraggiosa che rende possibile l’impossibile.
[…] Pregare è solamente il primo passo. Il secondo è usare la migliore strategia e l’azione più efficace. Senza questa seconda parte non riusciremo mai ad acquisire la spinta per vincere. I due aspetti da soli non sono sufficienti. Solo quando entrambi sono perfettamente in armonia riusciremo a trasformare l’impossibile in possibile e solo allora la vittoria sarà nostra. Ne sono convintissimo. Che cosa porta l’armonia? La fede. Per questo continuo a sottolineare che la fede è la base di qualsiasi cosa» (RU 10, 26)

L’esempio del maestro che ha vinto su ogni sorta di ostacolo è fondamentale per perseverare nei momenti più difficili. Lo spirito di ricerca dei discepoli si manifesta proprio nel vivere riflettendo costantemente sulle sfide che il maestro ha affrontato, chiedendoci cosa farebbe lui. Contemporaneamente, quando vinciamo sulle nostre sfide impossibili, in quel momento stiamo dando la prova concreta e aprendo la strada della vittoria a tante persone dopo di noi.
Il Buddismo insegna che abbiamo scelto volontariamente ogni sofferenza che affrontiamo nel corso della vita per poterla superare e dimostrare la vera grandezza di questa pratica. Per tale ragione non c’è sfida che non possiamo vincere, come spiega il maestro Ikeda:

«La cosa importante è decidere di dedicare la vita a kosen-rufu. Dovete recitare pensando “Supererò questo ostacolo per poter realizzare kosen-rufu”, usare la vostra saggezza e lottare con tutte le vostre forze. In questo modo renderete possibile l’impossibile, attiverete le funzioni protettive dell’universo e compirete la vostra rivoluzione umana. Coloro che dedicano la vita a kosen-rufu saranno sempre protetti dal Gohonzon!» (NRU 25, 302)

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