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Come l'ombra segue il corpo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:10

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Come l’ombra segue il corpo

Quando noi cambiamo, il mondo cambia. La chiave di qualsiasi trasformazione è la nostra riforma interiore, un cambiamento del nostro cuore e della nostra mente. Comprendendo questa verità possiamo fare emergere tale potere in qualsiasi luogo, momento o situazione

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Quando noi cambiamo, il mondo cambia. La chiave di qualsiasi trasformazione è la nostra riforma interiore, un cambiamento del nostro cuore e della nostra mente. Comprendendo questa verità possiamo fare emergere tale potere in qualsiasi luogo, momento o situazione

«Che ci faccio io qui?»… «Questa situazione non mi riguarda»… «Io non c’entro»…
A volte accade che pensieri di questo genere attraversino la nostra mente, quando quello che ci circonda non ci piace, sembra non corrisponderci, non ha “nulla a che fare” con le nostre scelte e aspettative. Ma è davvero così?
In realtà, se da un punto di vista superficiale siamo portati a distinguere vita e ambiente come elementi separati che interagiscono, ritenendo di poterli comprendere solo discernendo (appunto, letteralmente, separando), il Buddismo, ci insegna a “vedere” che si integrano, sono l’uno nell’altro come “due cose-la stessa cosa”. Questo principio prende il nome di esho funi (da e-ho, ambiente oggettivo; sho-ho, soggetto, vita; funi, due ma non due).
Un legame indissolubile lega dunque ogni vita e il suo ambiente, come sottolinea Daisaku Ikeda: «La Legge mistica corrisponde all’energia e alla saggezza intrinseche nel cosmo, che sono a loro volta la sorgente di tutti i fenomeni fisici e spirituali. Dalle più recondite profondità del cosmo, la Legge gradualmente si manifesta in una forma definita e, in questo processo, le vite umane assumono la propria individualità. Contemporaneamente, l’ambiente individuale prende forma come ambiente oggettivo od ombra. L’esistenza soggettiva e l’ambiente oggettivo costituiscono una singola esistenza che a sua volta prende forma col manifestarsi della forza vitale che permea la vita cosmica. È impensabile che la vita possa essere divisa in due» (D. Ikeda, La vita mistero prezioso, Sonzogno, 2005, pag. 46).

Mi riguarda

Proprio in virtù di questo principio, il cambiamento nella condizione di vita di un singolo essere umano può, nei più profondi recessi della vita stessa, esercitare un’influenza su tutte le altre vite umane e avere effetti anche sugli esseri insenzienti e sugli oggetti inanimati. In altre parole, soffermandoci a guardare ciò che ci circonda noteremo di volta in volta intorno a noi tutte le inclinazioni e caratteristiche della nostra vita. Inoltre, sebbene le circostanze esterne possano essere delimitanti, in base alla relazione che instauriamo, esse si possono trasformare in esperienze che rafforzano il carattere, diventando parte integrante della nostra missione. L’ambiente è infatti incapace di manifestare autonomamente uno stato vitale ma “cambia” a seconda del sentiero che le menti degli esseri umani stanno percorrendo. Questa visione rivoluzionaria, questa “pratica della responsabilità” può sembrare inizialmente difficile da comprendere, soprattutto quando ci si trova dinanzi a un’ingiustizia o a un sopruso: in realtà, più profondamente, pensare che ogni cosa “ci riguarda” permette di spostare il baricentro dall’esterno all’interno, dà un infinito potere agli esseri umani, alza il livello delle relazioni e della nostra esistenza (cfr. BS, 129, pag. 14).

Riflesso nell’ambiente

«L’ambiente è paragonabile all’om­bra e la vita al corpo. Senza il corpo non può esistere l’ombra e senza vita non c’è ambiente», afferma Nichiren (Sui presagi, RSND, 1, 574). L’ambiente è dunque il riflesso di coloro che lo abitano e instaurano con esso una precisa relazione “scegliendone” quelle caratteristiche che, in base alla propria condizione vitale, entrano “in risonanza” con il loro mondo interiore. Se il corpo vacilla anche l’ombra vacilla. Se il corpo esprime rispetto, anche l’ombra mostra rispetto. «In generale, se una persona incontra l’ostilità degli altri spesso è perché lei stessa, in un modo o nell’altro, sta provocando quella reazione. Quando amiamo gli altri con la profonda reverenza del Budda, la loro natura buddica ci proteggerà. D’altro canto, se sminuiamo gli altri o li consideriamo con disprezzo, saremo disprezzati a nostra volta, come se guardassimo la nostra immagine riflessa» (W. Hochswender, G. Martin, T. Morino, Il Budda nello specchio, Esperia, pag. 48). Come spiega il presidente Ikeda, le persone che vivono prevalentemente nello stato di Animalità sono in balia del loro desiderio egoistico e l’unico uso che fanno del loro ambiente, che sia una casa, un ufficio o dei grandi spazi, è quello che permette loro di ottenere la soddisfazione degli istinti. Nel caso di una persona nel mondo di Collera, la sua mente sarà deformata dal desiderio, e in ogni situazione troverà qualcosa in grado di fare insorgere il desiderio di competizione. Chi si trova nello stato di Bodhisattva, esercitando la benevolenza e praticando l’altruismo, sfida la presunzione, l’egoismo e la malvagità, e trasforma ogni ambiente nella “terra preziosa” dove potrà esprimere la sua compassione. Coloro che sono nel mondo di Buddità non solo sono in perfetta armonia con la Legge mistica ma hanno il vero potere della compassione, cioè un potere invincibile che non ha mai riposo, in grado di caricare tutto di vitalità creativa.

Cambiare se stessi per cambiare il mondo

Dove risiede dunque la chiave del cambiamento? Quanto più forti sono l’interesse e la compassione che proviamo per gli altri, quanto più percepiamo questa interdipendenza, tanto più desideriamo cambiare per primi: solo un processo di riforma interiore può attivare una trasformazione dell’ambiente nella direzione della felicità. Inoltre, è importante non diventare prigionieri di idee e aspettative astratte ma concentrarsi sul momento presente, sulla vita qui, in questo preciso momento. Dedicarsi a scoprire i propri lati positivi e cercare di svilupparli sempre più è una chiave essenziale per realizzare un cambiamento nella propria vita e nella relazione con il proprio ambiente. Afferma Daisaku Ikeda: «Quando noi cambiamo, il mondo cambia. La chiave di qualsiasi cambiamento è la nostra trasformazione interiore, un cambiamento del nostro cuore e della nostra mente. Questa è la rivoluzione umana. Tutti abbiamo il potere di cambiare, e quando comprendiamo questa verità possiamo fare emergere tale potere in qualsiasi luogo, momento o situazione» (Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza, lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, pag. 57). La compassione può abbattere qualsiasi ostacolo fisico e spirituale; per questo, come afferma Nichiren, «non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente» (RSND, 1, 4).

Partire dalla preghiera

Da dove iniziare questa trasformazione della nostra vita e dunque del nostro ambiente? In primo luogo dalla preghiera, poiché essa è – afferma sensei – “la forza motrice” di quella riforma interiore che ci permetterà di cambiare la nostra situazione. In questo percorso, è fondamentale mantenere la fede basandosi sulla convinzione che “io sono Myoho-renge-kyo” e non cadere nella trappola di avere una fede dipendente, ovvero l’atteggiamento con cui si spera che la nostra preghiera abbia risposta grazie al potere divino o trascendente di dèi o Budda. «Se recitiamo Daimoku davanti al Gohonzon ma accusiamo sempre gli altri o il nostro ambiente per ciò che ci accade, stiamo evitando la sfida di affrontare la nostra oscurità interiore o ignoranza, e così facendo ricerchiamo l’illuminazione al di fuori di noi» (Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza, pag. 48).

Risvegliarsi alla propria missione

Solo risvegliandosi alla propria personale missione e dedicando la vita al grande desiderio di kosen-rufu è possibile sprigionare questo potenziale infinito. Nel capitolo de La nuova rivoluzione umana intitolato proprio “Terra preziosa”, Shin’ichi Yamamoto (pseudonimo di Daisaku Ikeda) incoraggia con queste parole un membro giapponese residente a Teheran che desiderava realizzare scambi culturali tra i due paesi: «Tutte le persone nascono con la propria missione […]. Tutto dipende da quanta passione lei metterà nel fare tutto questo. L’entusiasmo ispira gli altri, è contagioso. La cosa importante è far crescere delle persone che condividano il suo stesso scopo […]. Sviluppare lo spirito umano, aprire la via verso la pace e stabilire degli scambi culturali: ecco cos’è il Buddismo» (NRU, 6, 8). L’azione migliore che possiamo fare per la società è trasformare le nostre vite in modo che non siano più dominate dalla collera, dall’avidità, dalla paura. Quando manifestiamo saggezza, generosità e integrità, siamo naturalmente portati a fare scelte di valore e troveremo il sostegno del nostro ambiente.
E quanto più crediamo che le nostre azioni possono fare la differenza, tanto più grande sarà la “differenza” che saremo in grado di creare.

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