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Come il sole delle otto del mattino - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Come il sole delle otto del mattino

«È finalmente giunta una nuova epoca in cui il sole del Buddismo illuminerà il mondo intero»: con queste parole Ikeda ha aperto il corso SGI dei giovani tenutosi a Tokyo dal primo all’8 settembre. Dieci i partecipanti dall’Italia

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«È finalmente giunta una nuova epoca in cui il sole del Buddismo illuminerà il mondo intero»: con queste parole Ikeda ha aperto il corso SGI dei giovani tenutosi a Tokyo dal primo all’8 settembre. Dieci i partecipanti dall’Italia

«È finalmente giunta una nuova epoca in cui il sole del Buddismo illuminerà il mondo intero»: con queste parole il presidente Ikeda ha voluto inaugurare il Corso mondiale giovani che dal primo all’8 settembre ha riunito a Tokyo duecentocinquanta membri provenienti da sessanta paesi, tra i quali dieci in rappresentanza della Divisione giovani italiana. Giornate dense di dialogo, studio e approfondimento, nelle quali ragazzi e ragazze di tutto il mondo si sono uniti valorizzando le loro differenze per domandarsi insieme: come rendere kosen-rufu una realtà?
Con parole semplici, sensei ci ha ricordato che kosen-rufu non è un ideale astratto ma un desiderio che scorre nelle piccole cose, che prende forma solamente nella decisione davanti al Gohonzon di mettere anche oggi al primo posto l’amicizia e il dialogo a dispetto di ogni sofferenza e difficoltà. «Nella misura in cui voi […] parlerete con meraviglioso coraggio del Buddismo ai vostri amici, e nella misura in cui, manifestando saggezza, instaurerete ed espanderete legami umani, questa nostra società cambierà sicuramente e questa nostra epoca si trasformerà profondamente. Sono assolutamente convinto che questa costituisca l’unica e insostituibile luce della speranza per l’umanità».
Proprio su questa base il presidente Minoru Harada ha voluto lanciare il tema del 2016, “Anno dell’espansione nella nuova era di kosen-rufu nel mondo”, dove “espandere” è inteso come sinonimo di illuminare.
È però impossibile illuminare qualcuno o qualcosa senza brillare noi per primi, e dunque è stato il sole il simbolo e leitmotiv di questo corso. Risplendere «della luce del coraggio», «della luce che emanano gli individui capaci» e «della luce dell’unità» (vedi pagg. 6-7): nell’anno dell’espansione Ikeda ci sta chiedendo di recitare Nam-myoho-renge-kyo generando luce da dentro, per diventare noi stessi delle fonti di luce e di calore, persone che tutti desiderano avere accanto.
Anche il vice presidente Shigeo Hasegawa ci ha incoraggiati a non smettere mai di illuminare ciò che ci circonda, serbando nel cuore per tutta la vita il «sole delle otto del mattino» (D. Ikeda, Ode alla gioventù, NR, marzo 1986, pag. 3). Ma come fare a mantenere sempre questa purezza? Non dimenticando mai il punto d’origine della fede: la non dualità di maestro e discepolo e l’unità di diversi corpi, stessa mente (itai doshin). Grazie a questi due pilastri saremo in grado di dischiudere con naturalezza la nostra missione. «Il potere che condividono i Bodhisattva della Terra – ha affermato Hasegawa – è quel potere insito in tutti voi, sono le capacità latenti che avete nella vita; non si tratta di un potere autoritario o finanziario, non sono i titoli di studio, ma la forza degli esseri umani così come sono». Un potenziale sopito che emerge solamente attraverso il Daimoku: i Bodhisattva della Terra si rivelano nel momento in cui recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, e «non esistono Bodhisattva della Terra privi di forza, non esistono bodhisattva privi di compassione, che non hanno il coraggio di superare le loro difficoltà». Se condivideremo il legame con il maestro, lottando insieme a prescindere da ciò che potrà accadere, potremo superare tutte le sofferenze e aprire la strada verso la vittoria. Ci ha dunque esortati a vincere nello sforzo di diventare noi, in prima persona, dei “pilastri di unità”.
È questo il messaggio che anche il presidente Ikeda e sua moglie Kaneko hanno voluto trasmetterci, decidendo di incontrarci prima della cerimonia di Gongyo al Kosen-rufu Daiseido (Palazzo del grande voto di kosen-rufu). La gratitudine per un così caloroso gesto di incoraggiamento ha scosso il cuore di ognuno di noi, risvegliandoci con forza alla vera natura della relazione maestro-discepolo, e alla consapevolezza che questa può vivere e crescere unicamente nelle profondità della vita. Tornati in Italia, ci stiamo sforzando nella pratica quotidiana certi del fatto che solo nella misura in cui ricercheremo costantemente tale relazione davanti al Gohonzon saremo capaci di costruire un cuore grande, forte e capace di accogliere gli altri. Nel messaggio inviatoci successivamente, sensei ha scritto: «Vi prego di avanzare insieme a me verso il 18 novembre dell’ottantacinquesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai e il 2030, il centesimo anniversario, sfidandovi valorosamente nella vostra vita. Kosen-rufu parte dal voto di una singola persona. Tutti voi siete questa “singola persona”. Prendetevi sempre cura dei vostri amici, incoraggiatevi a vicenda e, colmi di gioia e di speranza, estendete ampiamente la luminosa rete dorata di solidarietà dei giovani della SGI vincendo su ogni fronte. Scalate inoltre, fianco a fianco, la montagna di kosen-rufu e della vostra vita con un cuore raggiante». Questo incoraggiamento ha permesso a ognuno di rinnovare la decisione di illuminare la propria vita e quella degli amici.
Ma risplendere come il sole è una costante sfida, perché comporta la decisione di sconfiggere i sentimenti di sconforto e rassegnazione, ed è in questo senso che siamo stati incoraggiati da Masaaki Morinaka, direttore del Dipartimento di studio della SGI. «La sfortuna – ha affermato – non sta nel vivere in un cattivo ambiente, bensì nel trovarsi in uno stato in cui abbiamo gli occhi offuscati dall’oscurità fondamentale e non vediamo le cause della nostra infelicità». Attraverso lo studio del Gosho Ripagare i debiti di gratitudine, Morinaka ha ribadito l’importanza dello shakubuku in quanto strumento per spezzare l’oscurità insita alla vita: possiamo ottenere benefici proprio perché stiamo propagando Nam-myoho-renge-kyo, il mezzo che da solo è in grado di fare emergere la condizione vitale del Budda in milioni di persone. Il discorso pronunciato dal presidente Ikeda quarant’anni fa a Guam – in occasione della fondazione della Soka Gakkai International – riassume perfettamente questo concetto: «Il sole del Buddismo di Nichiren ha cominciato a sorgere sopra l’orizzonte. Invece di cercare elogi e gloria per voi stessi, spero che dedichiate le vostre nobili vite all’opera di piantare i semi di pace della Legge mistica nel mondo intero. Anch’io farò lo stesso». Ci siamo sforzati di mettere immediatamente in pratica queste parole creando legami di amicizia per le strade di Tokyo, condividendo insieme la gioia di far parte di un’organizzazione come la SGI; ed è indescrivibile la gioia che abbiamo provato, la sera successiva in albergo, nel vedere un nuovo amico unirsi a noi nella recitazione del Daimoku.
Nel messaggio inviatoci prima del ritorno a casa, sensei ha voluto specificare il significato profondo del suo incontro con noi: «Nel Gosho vengono descritti due fratelli, discepoli del Budda, chiamati Chudapanthaka. Essi andavano così d’accordo ed erano talmente uniti e inseparabili che quando qualcuno voleva chiamare uno di loro, lo chiamava con questo nome che indicava entrambi. L’aneddoto spiega che incontrando persone che condividono lo spirito di itai doshin (diversi corpi, stessa mente) si incontrano, a un livello più profondo dell’esistenza, anche tutti i loro compagni di fede. Sento quindi di aver incontrato, insieme a voi, tutti i vostri familiari e compagni di fede». Incoraggiati dall’esempio del nostro maestro, facciamo crescere nel nostro cuore l’incrollabile decisione di diventare ognuno con le sue proprie peculiarità quel “sole delle otto del mattino”.

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