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Come il sole delle otto del mattino - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Come il sole delle otto del mattino

Gaia Dionisi, Roma

Compresi che non fidarmi di me stessa equivale a non credere al maestro. Se sensei credeva in me e nella mia missione perché non avrei dovuto farlo io? Decisi allora di diventare un’autentica discepola

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Compresi che non fidarmi di me stessa equivale a non credere al maestro. Se sensei credeva in me e nella mia missione perché non avrei dovuto farlo io? Decisi allora di diventare un’autentica discepola

Quando ho iniziato a recitare Daimo­ku, incoraggiata da mia madre, ero una ragazza insicura e provavo rancore nei confronti di mio padre che aveva un temperamento instabile e violento. Con la pratica buddista sperimentai gioia e sicurezza ed emerse il mio vero carattere. Parlavo agli altri del Buddismo con sincerità e questo mi permise di trasformare il mio cuore. Negli anni riuscii a instaurare con i miei genitori un rapporto autentico ma c’era sempre un velo di sofferenza che non riuscivo a togliere.
Nel 2012 desiderai con tutto il cuore che mia sorella ricevesse il Gohonzon. Un giorno mi raccontò di una difficoltà che aveva all’università e la incoraggiai a superarla recitando Daimoku. Cominciò a praticare, passò in maniera brillante l’esame e decise di entrare nella Soka Gakkai. Quel giorno fu bellissimo, uno dei più belli della mia vita, lei riceveva il Gohonzon, io facevo attività byakuren e in sala, ad assistere alla cerimonia, c’erano mamma e papà!
A settembre del 2015 ho partecipato al corso mondiale dei giovani a Tokyo. In quel periodo avevo un lavoro faticoso, distante dai miei studi, e vivevo una relazione sentimentale in cui non ero felice. Durante il corso, il presidente Ikeda si occupava di ogni singolo partecipante come se fosse lì con noi. L’incoraggiamento nella sua poesia Ode alla gioventù si incise nel mio cuore: «Giovani leader di kosen-rufu mondiale, siate come il sole delle otto del mattino!» (NR, 568, 9).
Poiché non lavoravo avevo molto tempo a disposizione, perciò andai a trovare le giovani donne e rinsaldai i legami con le mie compagne di fede dell’Ikeda Kayo-kai. Decisi che entro il 16 marzo 2016 ogni giorno avrei parlato di Buddismo con almeno una persona, recitato molto Daimoku e sarei andata a trovare a casa almeno una giovane donna. L’obiettivo era sentire la preziosità della mia vita e fare un’esperienza dal punto di vista economico e lavorativo.
Andare fino in fondo nella promessa fatta al mio maestro di trasformare la mia vita non era sempre facile, ma ogni volta le sue parole mi incoraggiavano per ripartire: «Tutte voi che recitate Daimoku davanti al Gohonzon e vi impegnate sinceramente per kosen-rufu riuscirete a diventare felici senza alcun dubbio. Non solo sarete felici in questa vita, ma lo sarete eternamente nelle tre esistenze di passato, presente e futuro […]. In tal senso si può dire che, fondamentalmente, avete già vinto. La vostra vita è come uno spettacolo teatrale: in questo momento state recitando la parte di una persona che sta soffrendo, ma è certo che lo spettacolo avrà un lieto fine» (Il voto dell’Ikeda Kayo-kai, pag. 56).
Questo sforzo costante e ripetuto per la mia felicità e quella degli altri fu un’incredibile palestra. Coraggio e forza crescevano in me in maniera esponenziale.
Arrivò il 16 marzo, scadenza dei miei propositi e anche giorno del mio compleanno. Sentii il sostegno della mia famiglia e capii che negli anni qualcosa davvero era cambiato: l’armonia che ora vivevamo l’avevamo creata insieme, con il Gohonzon. Con commozione, ringraziai la difficile situazione che mi aveva spronata a ricordare il mio voto per kosen-rufu. Apparentemente le cose erano sempre uguali, niente lavoro, niente relazione, ma il mio cuore era cambiato: non avevo più paura. Sapevo di aver già vinto.
Poco dopo un’amica mi propose di entrare come stagista in una società che si occupa di eventi. Lo stipendio era basso e senza possibilità di una futura assunzione, ma decisi di buttarmi e di mettere in pratica le parole del presidente Ikeda: «Siate come il sole delle otto del mattino!». Recitavo Daimoku per la felicità e la salute dei miei colleghi e per la prosperità dell’azienda. Lavoravo dando il meglio di me, supportavo le mie colleghe nelle loro mansioni e da loro imparavo tante cose. Mi impegnai nel dialogo, portando davanti al Gohonzon diversi nuovi amici. In poco tempo il mio team diventò il migliore dell’azienda, vincemmo diversi premi di produzione e il fatturato duplicò rispetto all’anno precedente!
Ad agosto il mio capo si dichiarò soddisfatta del mio lavoro, ma soprattutto del mio impegno e del mio atteggiamento nei confronti degli altri. Mi disse che ero una persona solare, che avevo dato un valore aggiunto alla nostra squadra e che mi ero fatta ben volere da tutti. Voleva scommettere su di me!
Il 4 settembre – esattamente un anno dopo l’incontro con il mio maestro e aver rinnovato il mio voto al Kosen-rufu Daiseido – ho firmato un contratto di un anno, che sembrava impossibile, tenendo così fede alla mia promessa.
Non sentivo più il bisogno di una relazione che confermasse il mio valore, ma desideravo una storia d’amore in cui poter crescere come persona. Da lì a poco si fece spazio Andrea, mio vecchio amico, con cui ho una relazione d’amore bella e indipendente. In quel periodo avevamo deciso di recitare un milione di Daimoku per porre le basi per andare a vivere insieme.
Tre giorni dopo, il mio capo mi chiamò: una persona con contratto a tempo indeterminato si era appena licenziata, quindi era disponibile quella posizione; mi disse che si era battuta per dare a me quell’opportunità. E così dal primo aprile 2017 ho ufficialmente un contratto a tempo indeterminato, con tanto di aumento in busta paga.
Questo è l’inizio degli effetti della promessa di vivere come un’autentica discepola.
Il legame che ho costruito con sensei è l’unico modo che conosco per affrontare le sfide della vita, anche quelle più dolorose, con perseveranza e pazienza, con un cuore sempre giovane, «come il sole delle otto del mattino».

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