Da alcuni anni Tiziano lavora nel mondo della moda, realizzando il sogno di unire la moda al rispetto dell’ambiente. È stato premiato al “Green Carpet Fashion Award” come miglior stilista emergente sul piano della sostenibilità
La moda è sempre stata la tua passione?
Sì, fare lo stilista è stato sempre il mio sogno. Ma dai tredici ai ventisette anni ho fatto un altro lavoro e la moda era una seconda attività. Potevo anche andare avanti così, con un lavoro sicuro e un difficile sogno da coltivare, ma a un certo punto ho sentito che non stavo veramente vivendo la mia vita. Potevo accontentarmi, invece ho deciso di reagire e sfidarmi.
Tutto è cambiato quando ho iniziato a recitare Nam-myoho-renge-kyo.
Ho deciso di recitare almeno un’ora di Daimoku al giorno, a ogni costo. Mi ha ispirato molto il Gosho: «La cosa più importante è che, recitando soltanto Nam-myoho-renge-kyo puoi conseguire la Buddità. Tutto dipenderà indubbiamente dalla forza della tua fede. Avere fede è la base del Buddismo» (RSND, 1, 739).
La mia vita ha preso un ritmo incalzante e tutto ha cominciato a girare positivamente. Oggi faccio lo stilista a tempo pieno e vivo a Milano.
Unire il rispetto per la natura e l’amore per la moda Non è un cammino facile…
No, non è facile, ma ricordo sempre il monito “zero lamentele”. Nichiren Daishonin scrive: «La sfortuna viene dalla bocca e ci rovina, la fortuna viene dal cuore e ci fa onore. […] Coloro che credono nel Sutra del Loto attireranno la fortuna da diecimila miglia lontano» (RSND, 1, 1008). Anche quando le cose si fanno molto dure, vado avanti perché questa è la mia missione.
Oggi l’industria della moda è un settore tra i più inquinanti nel mondo. Per me è importante fare delle azioni per tutelare l’ambiente. Quando scelgo un tessuto studio la sua storia e valuto se la sua fattura è in linea con il mio impegno.
Moda e rispetto della natura mi permettono continuamente di mettermi in discussione, riflettendo sulle mie scelte per il rispetto della sacralità della vita. Ciò mi permette di rafforzare la mia identità e migliorare.
Nel 2017 ho partecipato al Green Carpet Fashion Award, il concorso di moda sostenibile per stilisti emergenti. Per l’abito della sfilata ho usato una seta “nonviolenta”, la Peace Silk1.
E ho vinto il primo premio.
Trovi ispirazione nelle guide del presidente Ikeda?
Sempre, ogni volta è come una brezza fresca che mi avvolge. Il mio desiderio è riuscire a leggere e studiare sempre di più la filosofia del presidente Ikeda. Quando riesco a percepire la sua vita e il suo cuore, mi sento in sintonia con qualcosa di più grande. Ovunque ho vissuto, ho avuto accanto tante persone con cui fare un percorso insieme.
La strada della moda è molto ambita dai giovani, vuoi dare qualche consiglio a chi inizia?
Solo uno: creare valore. È importante chiedersi sempre se la scelta che si sta facendo stia contribuendo a kosen-rufu o alimenti solo il piccolo io. Nella moda in particolare l’ego può facilmente sviarci e bisogna sforzarsi per ritrovare sempre il cammino corretto.
Come scrive sensei: «Abbiamo bisogno del coraggio di “vivere in coerenza con noi stessi”. Per fare ciò dobbiamo avere una mente forte, non essere sviati dal nostro ambiente né ossessionati dalla vanità e dalle apparenze esteriori. Invece di imitare gli altri, dobbiamo pensare da soli e agire partendo dal nostro stesso senso di responsabilità» (Giorno per giorno, 31 dicembre).
Vuoi raccontarci qualche esperienza in particolare?
Diverso tempo fa ho avuto la possibilità di sfilare durante la Milano Fashion Week, la settimana della Moda più importante in Italia. Per partecipare era necessario produrre una collezione di almeno cinquanta capi e ci volevano molti più soldi di quelli che avevo.
Ero disperato e non vedevo via d’uscita.
Tuttavia mi sentivo sostenuto dal Daimoku e dall’attività buddista. Un giorno ho deciso profondamente: «Senza se e senza ma, riuscirò a sfilare. Non so come, ma ci riuscirò». Ho sentito che avevo cambiato atteggiamento, tirando fuori fiducia, coraggio e apertura verso le infinite possibilità della vita.
In poco tempo ho trovato alcuni sponsor che hanno investito nella realizzazione della collezione. E ho fatto la sfilata!
All’inizio dell’anno ho fatto un’esperienza che ha rafforzato ancora di più la mia determinazione. Per realizzare una nuova sfilata ho fatto tanto Daimoku, tanta attività e shakubuku, nonostante avessi pochissimo tempo.
Ci sono stati però molti ostacoli: alcuni sponsor si sono tirati indietro e una collaboratrice se n’è andata. Ma davanti al Gohonzon ho determinato di vincere seguendo il cuore del maestro, per realizzare il mio sogno per kosen-rufu. Sono arrivati nuovi sponsor e ho trovato dei colori unici al mondo, che trattengono anidride carbonica e rilasciano ossigeno. E la pavimentazione che ho usato per la sfilata era fatta con dei nylon ricavati dal riciclaggio di materiali plastici estratti dal mare. Erano proprio i materiali che desideravo!
Come riesci a trasmettere il messaggio del Buddismo nel tuo ambiente di lavoro?
Quando ho iniziato a praticare mi ha subito colpito il concetto di mostrare la prova concreta. Questo voglio fare: vincere per me e per gli altri, raccontando il percorso e le sfide che ho affrontato per raggiungere i miei obiettivi. Sto parlando di Buddismo con moltissime persone dell’ambiente della moda. Sento di poter smuovere tanti cuori solitari. Quest’anno è l’anno della vittoria Soka!
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Desidero mantenere costantemente un’elevata condizione vitale, studiare di più il Gosho e La nuova rivoluzione umana.
Desidero creare un team affiatato nella mia azienda ed essere un punto di riferimento solido nel mio campo. Desidero che i compagni di fede con cui ho stretto meravigliosi legami vincano nella loro vita e siano dei “soli che camminano nel mondo”.
1. La “Peace Silk” (seta non violenta) si produce in India aspettando che il bozzolo si trasformi in farfalla, e non prima. Quindi nel rispetto della vita della farfalla.