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Ciò che conta è non smettere di avanzare - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:14

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Ciò che conta è non smettere di avanzare

Alessio Sementilli, Roma

Il Buddismo e la Soka Gakkai mi hanno permesso di cambiare la mia vita e diventare felice. Ho incontrato tanti amici che sento come una nuova famiglia, realizzando così uno dei miei primi obiettivi

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Il Buddismo e la Soka Gakkai mi hanno permesso di cambiare la mia vita e diventare felice. Ho incontrato tanti amici che sento come una nuova famiglia, realizzando così uno dei miei primi obiettivi

Sono cresciuto in una famiglia molto numerosa e piena di sofferenza, con i miei genitori, mia nonna e mio zio, che poco dopo il matrimonio si separò e si trasferì a casa nostra insieme a mio cugino. Durante la mia adolescenza mio padre cominciò a bere, e quando diventava più violento mettevo la testa sotto il cuscino e piangevo sperando che finisse tutto al più presto. L’unica persona che sentivo vicina era mia nonna. Passavo i pomeriggi a casa da solo, senza amici. Alle superiori iniziai delle frequentazioni che ben presto si rivelarono disastrose; cominciai a fare uso di droghe e mi ritrovavo spesso a fare a botte per strada. Venni bocciato più volte e alla fine smisi di studiare. Finii anche in un giro di spaccio.
Quando avevo diciannove anni mia nonna morì. Fu un dolore incredibile. Sentivo che la mia vita non aveva più senso e cominciai ad avere forti crisi di ansia.
A maggio del 2003 morì in un incidente stradale l’unico amico che avevo, Luca, e in agosto morì anche mio padre. Nel frattempo ero stato assunto come operaio, un lavoro molto pesante che non mi piaceva. Ero sempre più triste e solo. Fu in quel periodo che un’amica mi invitò a una riunione buddista.
Ci andai senza farmi tante domande. Ricordo una sensazione di grande serenità: per la prima volta qualcuno che neppure conoscevo si interessava a me con affetto e calore. Sentii che potevo parlare delle mie sofferenze, senza paura di essere giudicato o deriso. Nonostante la difficoltà dovuta all’ansia, cominciai a praticare e a frequentare tutte le riunioni.
Il mio primo obiettivo fu di incontrare nuovi amici che potessero diventare la mia nuova famiglia. Nel maggio del 2005 decisi di ricevere il Gohonzon, sostenuto dalle parole del presidente Ikeda che mi davano una speranza illimitata. Fin dall’inizio ho avuto una relazione profonda con sensei, leggevo il Diario giovanile tutte le mattine e il decimo volume della Rivoluzione Umana. Questa è stata la mia base nei primi anni di pratica.
Venni presto nominato responsabile del gruppo Leonardo della mia zona (giovani studenti delle medie e superiori, n.d.r.). Ero felice e incredulo che qualcuno si fidasse di me, la mia vita stava cambiando; con tanto sforzo smisi con le droghe e con l’alcol. Il sabato sera evitavo di uscire e la domenica mattina, insieme ai miei amici buddisti, giravo in bicicletta per i parchi o andavo a vedere le mostre in centro. Mia madre, colpita dal mio cambiamento, decise di diventare membro della Soka Gakkai.
In quel periodo riuscii a portare uno dopo l’altro quasi tutti i miei vecchi amici a zadankai, e ogni volta con mia grande sorpresa loro si aprivano con me rivelandomi aspetti che in tanti anni non avevo visto.
Nel frattempo avevo preso il diploma recuperando gli anni persi e nel 2007 mi feci coraggio e mi iscrissi all’università. Al momento di sostenere il primo esame ero terrorizzato, ma recitai tanto Daimoku e dopo sette ore di attesa snervante, il risultato per me davvero incredibile fu un trenta e lode! Mentre tornavo a casa sentii che la mia vita finalmente aveva preso una direzione. Sensei scrive: «È importante diventare forti. Quando si è forti anche la vostra tristezza diventerà fonte di nutrimento e le cose che vi fanno soffrire vi aiuteranno a purificare la vostra vita. Solo quando si tocca il fondo della sofferenza e ci si sente schiacciati dal dolore si inizia a capire il vero significato della vita. Proprio perché si prova una tale sofferenza, diventa imperativo continuare a vivere: ciò che importa è non smettere di avanzare» (Amore e amicizia, esperia, pag. 59).
Dopo tanto Daimoku, nonostante non mi sentissi all’altezza, osai mettermi l’obiettivo di scrivere la mia tesi su un progetto idrico che l’azienda per cui lavoro stava portando avanti nel Centro America. Per una serie di circostanze fortunate riuscii a entrare in contatto con il dirigente che curava questi progetti, il quale ne fu entusiasta e decise di farmi partire per l’Honduras.
Fu un’esperienza incredibile, ebbi l’opportunità di incontrare le personalità più importanti del paese. La mia tesi riscosse un grande successo, sia all’università che al lavoro, e in breve tempo ebbi una promozione. Dopo la triennale ho superato gli esami integrativi per iscrivermi alla specialistica in Economia ambientale, che tuttora sto sostenendo nonostante i miei trentasei anni. Il Buddismo e la Soka Gakkai mi hanno permesso di cambiare la mia vita e diventare felice. Grazie alla responsabilità nell’organizzazione ho incontrato tanti giovani con cui condivido tante cose, soprattutto la lotta per kosen-rufu. A volte qualcuno non pratica correttamente o si allontana, ma io cerco di stare sempre vicino a tutti, come in una famiglia.
Vivo con Simona, una ragazza che amo molto e due anni fa abbiamo comprato la nostra prima casa. Lo scorso anno sono diventato il coordinatore dell’unità dove lavoro. Non è stato facile, ma basandomi sul Daimoku e sugli incoraggiamenti del presidente Ikeda sono riuscito ad andare avanti e ora si stanno aprendo per me nuovi scenari lavorativi molto importanti.
Tra i miei obiettivi c’è quello di non smettere mai di praticare, di non allontanarmi dalla Soka Gakkai e di accompagnare sette nuovi amici a ricevere il Gohonzon entro il 18 novembre 2018. Inoltre, voglio far crescere i giovani uomini della Regione Lazio, comprare una casa con il giardino per far giocare i nostri gatti e diventare papà… così che mia madre possa finalmente diventare nonna.

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