A cosa serve un presidente della Soka Gakkai? Shin’ichi Yamamoto si interroga su questo punto. Il compito di un leader è quello di mettere in grado tutti i membri di diventare felici. Per costruire una società prospera e pacifica è fondamentale che ogni singola persona stabilisca uno stato di gioia assoluta. Questo deve essere il suo desiderio costante
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
Alla seconda riunione di inaugurazione del Centro culturale di Fukushima parteciparono i rappresentanti delle Divisioni uomini e donne.
Shin’ichi Yamamoto chiese ai presenti: «Vorrei che faceste diventare la prefettura di Fukushima un nuovo modello di kosen-rufu, valorizzando al meglio le sue caratteristiche peculiari e uniche». Proseguì poi parlando del suo stato d’animo, ma anche della sua determinazione come presidente della Soka Gakkai: «Dal momento in cui sono diventato presidente a oggi non mi sono mai potuto rilassare, nemmeno per un giorno. E questo perché sono convinto che non posso stare tranquillo finché tutti i membri della Soka Gakkai non sono felici. A mio parere, se agissi diversamente, non sarei più un leader all’altezza della situazione.
«Inoltre, quando sento dire che ci sono membri che si trovano in difficoltà a causa del comportamento arrogante e prepotente dei responsabili, provo un dolore enorme, come se mi fosse stata inflitta una vera e propria ferita.
«Ogni giorno dico a me stesso: “A che serve un presidente della Soka Gakkai se non per fare in modo che tutti i membri diventino felici e abbiano vite allegre e colme di fortuna?
«Sono venuto qui a Fukushima perché mi sento sulle spalle una responsabilità tale da non aver scuse se ognuno di voi non fosse in grado di affermare apertamente: “Sono proprio contento di praticare questo Buddismo”, “Sono felice di essere membro della Soka Gakkai”, “Sono diventato davvero felice e fortunato”. Questo è lo spirito di un presidente della Soka Gakkai».
Shin’ichi passò quindi a parlare del significato delle attività della Soka Gakkai: «La Soka Gakkai è un’assemblea di bodhisattva emersi dalla Terra, che portano avanti kosen-rufu in completo accordo con gli insegnamenti di Nichiren Daishonin. Perciò, al giorno d’oggi, non esiste pratica buddista al di fuori della Gakkai.
«Le attività della Soka Gakkai illuminano la via diretta verso la felicità: aiutano le persone a stabilire uno stato di felicità assoluta, a costruire una società prospera e a realizzare la pace nel mondo.
Questo tipo di azioni, che possono sembrare normali e poco appariscenti, costituiscono in realtà il comportamento degli inviati del Budda e l’impegno costante dei Bodhisattva della Terra. Per questo, se una persona si impegna seriamente nelle attività della Gakkai, è in grado di manifestare il grande stato vitale di Budda e bodhisattva e purificare contemporaneamente la propria vita facendo sì che venga avvolta da gioia e fortuna».
Nei giorni pionieristici della Soka Gakkai, molti compagni di fede partecipavano a kosen-rufu pieni di energia pur avendo problemi personali di vario tipo, e lo facevano perché sentivano pulsare la gioia nella propria vita quando si impegnavano nelle attività per gli altri. Erano sostenuti dalla forte convinzione di poter diventare assolutamente felici tramite la pratica buddista, proprio come una freccia che, quando è puntata verso il bersaglio, immancabilmente lo centra.
Guardando con intensità i partecipanti alla riunione, Shin’ichi proseguì: «Ci saranno momenti in cui dovrete assistere a situazioni spiacevoli o difficili, durante le attività della Gakkai. Oppure potrebbe accadervi di soffrire a causa di problemi di relazione con alcuni membri dell’organizzazione. Ma potrebbe capitarvi anche di essere criticati o calunniati da persone che non conoscono la Soka Gakkai o ne hanno un’idea distorta. Nichiren Daishonin affermò: “Non c’è da stupirsi che la sua pratica sia ostacolata, proprio come i rami del pino sono piegati o spezzati” (RSND, 1, 418).
«Dal momento che la pratica buddista serve a conseguire la Buddità in questa esistenza e a realizzare il grande voto di kosen-rufu, è normale che risulti faticosa e ardua. Ma è superando sofferenze come queste che lucidiamo e rafforziamo noi stessi, e così facendo trasformiamo il nostro karma. Per favore, abbiate una fede forte, capace di affrontare le difficoltà con coraggio e gioia, incidendo profondamente nel cuore le auree parole del Daishonin: “Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede” (RSND, 1, 29)». […]
Dopo la riunione celebrativa, Shin’ichi continuò a parlare incoraggiando i partecipanti che si erano spostati nell’atrio del secondo piano del Centro culturale.
Poi recitò Gongyo con circa venti responsabili e si intrattenne a parlare con loro. Un responsabile della Divisione uomini colse l’occasione al volo, alzò la mano e gli fece una domanda: «Il bacino carbonifero di Joban è stato chiuso lo scorso autunno. Molti non hanno avuto altra scelta che trasferirsi altrove, a malincuore, mentre gli altri, che in realtà volevano rimanere a tutti i costi a Iwaki, sono ancora alla ricerca di un lavoro. Come possiamo incoraggiare i membri ad affrontare una sfida del genere?».
Dopo aver ascoltato la domanda, Shin’ichi Yamamoto cominciò a parlare trasmettendo una convinzione incrollabile: «Prima di tutto, vi pregherei di dire ai compagni di fede che stanno affrontando questa fase così cruciale: “Adesso è il momento decisivo ed è giunta l’ora di manifestare tutto il potere della fede. Il Daimoku deve diventare la vostra priorità, recitate Daimoku prima di tutto e vi prego, vincete assolutamente facendo di questa difficoltà un trampolino di lancio verso il futuro. Con una fede così riuscirete a trasformare il veleno in medicina. I figli del Budda, che hanno abbracciato il Gohonzon, hanno una profonda missione, ed è impossibile che non vincano. Anch’io, insieme a mia moglie, continuerò recitare Daimoku per voi”».
«Sì!» rispose l’uomo annuendo.
«Capisco benissimo – proseguì Shin’ichi – il dispiacere che si prova a doversi separare dai membri che abbiamo sostenuto e dal luogo dove si è vissuto così a lungo. Ma il luogo dove andrete diventerà la nuova terra dove avrete modo di propagare kosen-rufu, mentre chi ha deciso di rimanere nel proprio paese natìo è lì che troverà il palcoscenico della sua missione.
«Negli Insegnamenti orali leggiamo queste parole del Daishonin: “E ora il luogo in cui Nichiren e i suoi seguaci recitano Nam-myoho-renge-kyo, ‘sia […] in vallate montane, sia in luoghi selvaggi e deserti’, qualunque luogo sia, è la Terra della Luce Eternamente Tranquilla. Questo è ciò che significa ‘luogo della pratica [per il conseguimento della Buddità]’” (BS, 123, 53). Egli afferma che, dovunque ci troviamo, quello rappresenta per noi il luogo della luce eternamente tranquilla, che ci consentirà di conseguire la Buddità.
«Per fare questo, è fondamentale che iniziate a dedicarvi a kosen-rufu nel luogo in cui vi trovate, allargando la cerchia di amicizia e di fiducia nei vostri confronti: così dimostrerete la prova concreta della felicità e della vittoria. Dovunque ci porterà la vita, dovremmo avere la consapevolezza che siamo stati inviati là dal Budda. Dovremmo essere in grado di affermare: “Sono stato inviato dal Budda che mi ha affidato la realizzazione di kosen-rufu in questa zona”. Inoltre, se vi considerate miei discepoli, vi prego di essere convinti che voi vi trovate là in mia vece, come miei rappresentanti.
«Il mio maestro Toda spesso diceva: “Mi chiedo a volte su quale pianeta rinascerò nella prossima esistenza. Se il Daishonin dovesse dirmi di andare su un determinato pianeta per realizzare kosen-rufu, è lì che nascerò ed è lì che costruirò la Soka Gakkai”. È triste separarsi dai nostri compagni di fede ma, in fin dei conti, siamo sempre all’interno di una minuscola isola come il Giappone e su un piccolo pianeta come la Terra. Dovremmo guardare tutti gli eventi dalla prospettiva buddista e avanzare con lo stesso spirito e la stessa vasta condizione vitale di Toda».
Se una persona pensa solo alla propria felicità, comincerà a essere ansiosa e diventerà fragile. Se si decide di dedicare la vita a kosen-rufu coltivando una fede con radici profonde, diventeremo individui dal cuore forte e vigoroso. Finché si rimane chiusi nel guscio del proprio egoismo, così gretto e limitato, la luce non potrà risplendere nei nostri cuori. Se invece si spalanca la finestra dell’altruismo per recare benefici agli altri, il sole della speranza risplenderà. Per questo motivo, Shin’ichi Yamamoto voleva che i membri che avevano perso il lavoro a causa della chiusura delle miniere di carbone e che stavano vivendo un brutto momento, ritornassero al punto di origine di questo Buddismo, vale a dire kosen-rufu.
Shin’ichi continuò: «Non solo le persone che lavoravano in miniera, ma anche molti altri, tra i quali i dipendenti delle aziende che lavorano sul territorio o chi è occupato in ditte della zona, anche loro avranno dovuto affrontare situazioni problematiche, magari saranno stati costretti a cambiare mestiere o stile di vita.
«Proprio perché questa fase, piena di tante difficoltà, ci sta mettendo a dura prova, serve una forte preghiera. Come scrive il Daishonin: “Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso (RSND, 1, 395). In questo frangente è vitale continuare a recitare fino in fondo, con tutti noi stessi e con tutta la determinazione possibile.
«Quando preghiamo accumuliamo benefici. Saremo capaci di manifestare saggezza e una grande forza vitale. Dobbiamo fare appello a tutta la nostra saggezza, affinandola con riflessioni precise e accurate, e poi agire con coraggio. È sbagliato pensare che basti pregare perché ci arrivi un buon lavoro.
«Anche quando si comincia un nuovo lavoro, è importante avere un’idea ben precisa di quello che andremo a fare. A volte ci saranno anche casi in cui si potrebbe avere bisogno di utilizzare le nostre conoscenze personali. In ogni caso, dobbiamo sbloccare la situazione attraverso “una forte preghiera”, “un attento esame” e “un’azione coraggiosa”».
«Ho capito!» esclamò a gran voce l’uomo che aveva rivolto la domanda a Shin’ichi, come per imprimere nel suo cuore la guida del presidente Yamamoto. Con ancora maggior vigore Shin’ichi, con una voce da cui traspariva una determinazione assoluta, disse: «Se siamo membri della Soka Gakkai e siamo dei veri leoni, qualsiasi cosa accada, dobbiamo avere una fede incrollabile e una forza vitale straripante, animati dall’ardente desiderio di affrontare qualunque tipo di situazione. In altre parole, è indispensabile stare bene e avere una vita che risplenda pienamente. E la lucentezza di un’esistenza che risplende è ciò che illumina la notte oscura della vita: è la luce della felicità».
«La cosa più importante è la forza vitale. Capisce cosa intendo dire?», disse il presidente Yamamoto come per sottolineare ulteriormente le parole rivolte all’uomo.
Osservando la sua reazione Shin’ichi aggiunse: «Una persona, quando perde il lavoro tende a demoralizzarsi, a deprimersi. A maggior ragione se si trova di fronte una situazione apparentemente priva di prospettive, tende a disperarsi o a diventare apatica.
«Però, se in una situazione del genere siamo capaci di rimanere carichi di forza vitale, pieni di energia e siamo pronti ad affrontare con slancio le sfide a cui dovremo far fronte, saremo in grado di infondere un coraggio incredibile alle persone intorno a noi. Il coraggio si diffonde come un’onda che si propaga.
Inoltre, l’atteggiamento positivo ed energico con cui i membri della Gakkai vivono le difficoltà della vita dimostra agli altri la prova del potere del Buddismo. La forza di una religione si manifesta soprattutto nel modo in cui vive la gente che la pratica.
«Se una persona che ha lavorato in miniera inizia un nuovo mestiere, cambiando ad esempio tipo di occupazione, nella maggioranza dei casi non potrà valorizzare o trasferire le abilità e le esperienze acquisite in quel campo specifico. A maggior ragione, diventa fondamentale coltivare uno spirito sempre combattivo ed essere energici, tenaci e ottimisti. Le aziende non hanno nessuna intenzione di assumere persone pessimiste e apatiche.
«In altre parole, più la situazione diventa problematica, più la vita va forgiata e lucidata, in modo che il “tesoro del cuore” aumenti il suo splendore. La miniera di carbone può venire chiusa e la recessione economica può anche picchiare duro, ma tutto questo non potrà mai distruggere il “tesoro del cuore”: questo non scomparirà mai. Se ci pensate bene, ogni cosa deriva dal “tesoro del cuore”.
«Possiamo affermare che ogni situazione avversa rappresenta per ognuno di noi una magnifica opportunità per dimostrare la grandezza della fede e della pratica buddista. La vittoria o la sconfitta nella vita dipendono da questo momento, da adesso in poi. Quello che conta alla fine è vincere, e la nostra fede ci permette di vincere senza alcun dubbio. Per favore, dite a tutte le donne e a tutti gli uomini che stanno combattendo contro grandi difficoltà: “Puoi superare sicuramente qualunque tipo di problema tu stia affrontando adesso. Puoi vincere assolutamente. Aspetto fiducioso la tua vittoria”».