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Chi, più dei giovanissimi, rappresenta il futuro? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:35

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    Chi, più dei giovanissimi, rappresenta il futuro?

    Questa è la storia di uno dei tanti gruppi di ragazzi che si incontrano con una certa regolarità in tutta Italia. Viviana, che ha deciso di sostenere il gruppo Futuro di Catania, racconta come e perché le è nato questo desiderio

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    Questa è la storia di uno dei tanti gruppi di ragazzi che si incontrano con una certa regolarità in tutta Italia. Viviana, che ha deciso di sostenere il gruppo Futuro di Catania, racconta come e perché le è nato questo desiderio

    Nel gennaio del 2009, leggendo lo speciale sul con­cetto di rivoluzione umana, mi piacque molto un brano: «Per la prima volta dobbiamo sobbarcarci responsabilità a lungo termine e lottare per lasciare in retaggio alle generazioni future un pianeta che offra più consolanti condizioni di vita e sul quale operi una società più governabile» (BS, 132, 35).
    Cosa significava questo per me? Fare bene quello che facevo? Fare meglio? Molto di più: avevo capito che la mia determinazione era debole, perché indirizzata solo al mio presente, e non mi preoccupavo del futuro.
    E chi più dei giovanissimi rappresenta il futuro? Da qui è nato il mio interesse, che si è concretizzato a novembre, verso le loro riunioni.
    Quando sono con i ragazzi faccio mia una frase tratta dal libro L’educazione creativa: «Potremmo continuare ad analizzare ciò che influisce positivamente o negativamente sul carattere, ciò che lo rafforza o che lo impoverisce, ma quel che in realtà ci interessa valutare sono gli ideali che i differenti individui perseguono. L’ideale di vita di una persona forma come un cuore di cristallo da cui irradiano le sue opinioni e le sue certezze. Gli ideali umani si possono tradurre in uno dei due seguenti atteggiamenti: ideali profondi e maturi, che permettono all’individuo di svilupparsi e di espandersi; una visione del mondo tendenzialmente egocentrica, che finisce per abbattersi sullo stesso “io”.
    Un chiaro fine esistenziale, princìpi maturi e profondi, conducono all’unità di corpo e mente – l’armonia tra le parti, tra queste e il tutto – e a una durevole stabilità psicologica. Gli elementi essenziali del carattere sono dati proprio dalla profondità e dall’intensità raggiunta da questa unità nella vita dell’individuo. Da qui egli attinge la capacità di creare valore, ed è compito dell’educazione guidare l’umanità lungo questo cammino» (T. Makiguchi, ed. La Nuova Italia, 2000, pag. 76).
    Penso a come il presidente Ikeda ci guida, e voglio rivolgermi alle generazioni future con il suo stesso spirito. Non mi pongo il problema o il limite di essere all’altezza o meno, l’importante, credo, è sforzarsi sinceramente.
    Viviana Antonucci

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    In italia / Il domani in mezzo a noi

    In Italia il futuro per la pace ha bussato alle porte del tempo e molti giovanissimi gli hanno aperto. Da quando il Buddismo di Nichiren Daishonin è arrivato nelle nostre case si sono alternate due generazioni, e oggi i figli dei praticanti, insieme ai loro amici e agli amici degli amici, si incontrano regolarmente in molte regioni per scambiarsi esperienze e incoraggiarsi l’un l’altro.
    Da diversi anni, in varie città, l’attività dei bambini viene portata avanti con entusiamo e creatività. Un esempio tra tutti: di recente in Calabria, a Cosenza, il gruppo dei bambini, in cui l’età media è di 9 anni, si è occupato di illustrare ai visitatori la mostra
    I Semi del Cambiamento.
    Negli ultimi due anni, inoltre, in modo particolare dopo la riunione europea dei giovani a Milano del 16 marzo 2008, in molte regioni si sono formati gruppi di ragazzi e ragazze sotto i diciott’anni che partecipano regolarmente alle attività, portando una ventata di gioia e freschezza. Sono qualche centinaio gli adolescenti che partecipano attivamente alle nostre attività sul territorio nazionale e sono sempre di più le città in cui stanno nascendo gruppi di giovanissimi. A questi sommiamo circa 1200 Leonardo (fra i 18 e i 25) e 1900 studenti.

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    Come in elicottero, sorvolando le difficoltà

    Abbiamo incontrato i giovanissimi catanesi (nella foto) che ogni mese si ritrovano per recitare insieme e confrontarsi sui conflitti, le paure, i talenti e i sogni. I loro obiettivi sono diversi: incontrare una persona importante, vincere sulle proprie debolezze, andare bene a scuola, stringere amicizie. Li accomuna un sincero spirito di ricerca

    Perché partecipate a questa attività?
    Mattia (11 anni): Io non prego molto, ma quando vengo qui posso fare Daimoku con gli altri. Un motivo per cui pratico, ad esempio, è cercare di superare le mie paure, le mie incertezze…

    Cosa consiglieresti a chi non ha mai partecipato a questa attività?
    Mattia: Di farlo, intanto per provare una nuova esperienza; se non piace, basta. Bisogna provare a recitare Daimoku almeno una volta, poi si è liberi di scegliere.
    Costanza (18 anni): Io sto continuando a partecipare, anche se inizialmente non conoscevo nessuno. Mi ha ispirata mia mamma perché ho sempre ammirato il suo coraggio di essere buddista anche quando in famiglia questo non era ben visto. Ha un cuore grande: mi ha parlato di questo gruppo e così ho deciso di provare. Trovo che il mondo del Buddismo sia meraviglioso, ammiro molto gli adulti, per il loro coraggio.
    Penso che ogni giorno l’amicizia tra noi cresca. Anche se non pratico, mi piace venire alle riunioni, per il calore delle persone. Ogni volta che partecipo a una riunione affronto ogni paura e delusione diversamente, davanti a questo Gohonzon e ascoltando gli incoraggiamenti di Daisaku Ikeda e di Nichiren.

    Com’è nascere in una famiglia di praticanti?
    Maria Chiara (14 anni): Inizialmente mi vergognavo un po’ [ridono]. Pensavo che non mi era capitata una famiglia normale. Poi, con il tempo, non ho avuto più questi pensieri.

    Cosa è cambiato?
    Maria Chiara: Il fatto che vedevo i miei contenti e li vedevo circondati da belle persone. È stato naturale iniziare, per esempio, sentendo mio padre che insegnava la pronuncia di Gongyo ai principianti, a casa. Mi è venuto il desiderio di impararlo e alla fine… l’ho imparato da sola!

    La pratica ti dà un senso di protezione?
    Maria Chiara: Sì. Io pratico perché è un punto di appoggio quando il mondo va a rotoli, quando ci sono delle difficoltà.
    Marco (9 anni): Quando ci sono problemi è come un elicottero che ci prende.
    Maria Chiara: È una cosa del genere. Per esempio qualche sera fa ero un po’ scossa per una cosa che mi era stata detta; allora sono andata in camera mia e, anche solo per non sentire i rumori dell’esterno, mi sono tappata le orecchie e ho cominciato a recitare Daimoku da sola. Mi è stato di grande conforto. È come se sentissi qualcosa che ti aiuta: anche solo ripetere Nam-myoho-renge-kyo ti tranquillizza.

    E tu, Marco, perché partecipi a queste riunioni?
    Marco: Mia mamma mi porta qui! [ridono] E poi è bello incontrarsi, anche se non lo faccio “a livello religioso”. Partecipo per stare insieme e ascoltare, come quando abbiamo parlato dei sogni, dell’arte e di tanti altri argomenti.

    Sentite che qualcosa è cambiato nella vostra vita?
    Marco: L’amicizia in generale, ho molti amici: ne avevo già prima ma adesso ho amicizie più strette. Sui desideri non saprei dire… non so se ce li ho.
    Carla (14 anni): Grazie al Buddismo sto trovando nuove motivazioni nello studio. Anche quando non ne ho voglia, mi rendo conto che non lo faccio solo per me; quando penso che ci sono persone che non possono fare molte cose, i cui diritti non sono rispettati, mi sento in dovere di fare qualcosa anche per loro. Sarebbe un peccato; sarebbe ingiusto rimandare cose importanti per la propria pigrizia.
    Maria Chiara: Io sento che sto sviluppando la pazienza. Ad esempio, avevo il desiderio di suonare il basso elettrico. Inizialmente si sono presentati tanti ostacoli: i soldi per l’acquisto, il tempo per suonarlo. Mia madre mi ha detto che se fossi riuscita ad avere buoni voti anche nelle materie in cui andavo peggio, mi avrebbe comprato il basso. Ci sono riuscita perché grazie alla pratica ho avuto più pazienza: quella di aspettare il momento giusto e quella di studiare più di quanto facessi prima. E poi ho realizzato un sogno: da tre giorni suono in una band! [applaudono]
    Certo, non è sempre facile. A volte si incontrano difficoltà con le persone. Ad esempio, spesso ho difficoltà a dialogare con una mia amica… Lei è pessimista e pensa che la pace non può partire da noi, e questo pessimismo le fa avere davvero brutti risultati. Io invece credo che possiamo cambiare il mondo. Ma quando cerco di incoraggiarla lei mi dice che io vivo in un mondo di sogni, che sono illusa e che rimarrò delusa. Litighiamo sempre per questo.
    Viviana (coordinatrice del gruppo): La sincerità della tua amica è comunque apprezzabile: il dialogo nasce da un confronto sincero.
    Maria Chiara: È vero, sono d’accordo.
    Marco: Chi è poco ottimista crede di non valere niente e che non farà mai bene. A volte ci sentiamo scarsi in qualcosa perché crediamo che non possiamo farcela; bravo in realtà è colui che si dedica e si impegna. Che è attento. È l’impegno che fa la differenza.

    E anche la fiducia, non credete? Quindi le cose possono cambiare… Prima abbiamo letto un brano di Ikeda sui talenti. A te cosa piace, Mattia?
    Mattia: Suono il flauto traverso e mi piace tantissimo leggere, soprattutto i romanzi gialli. Mi piace immergermi nella storia di cui si sta parlando. In un capitolo ci può essere qualche cosa che rimane in sospeso e poi continua… è talmente appassionante che a volte è brutto finire un libro!

    Prima abbiamo parlato dell’affrontare le paure, mi fate un esempio?
    Mattia e Costanza: Ultimamente in una riunione buddista con tante persone abbiamo parlato delle nostre motivazioni. Eravamo tutti molto emozionati ma poi ce l’abbiamo fatta. È stato bellissimo.

    E certamente avete incoraggiato tante persone. Quale argomento affronterete alla prossima riunione?
    Tutti insieme: Parleremo della pace, cercheremo di fare un’esperienza sulla pace nella nostra vita quotidiana.

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    Pensieri dal Futuro

    Nel corso di un incontro del territorio Sicilia Est, il gruppo Futuro ha condiviso con tutti i partecipanti pensieri, idee e motivazioni che animano questa attività. Ne riportiamo alcuni

    Marco (9 anni): Faccio parte del gruppo Futuro di Catania. Ci incontriamo una volta al mese e discutiamo di argomenti come i sogni e i nostri obiettivi. Per la mia età sono uno che s’interessa molto di questi argomenti. Non ho realizzato obiettivi da quando faccio parte di questo gruppo ma li raggiungerò in futuro. Spero che molta gente mi segua e formi altri gruppi Futuro. Grazie per aver seguito il mio discorso.
    Mattia (11 anni): Anche se non recito molto mi aiuta a superare le paure.
    Maria Chiara (14 anni): Vorrei incoraggiare i genitori a parlare con i figli del Buddismo perché è una bellissima occasione per crescere in maniera felice.
    Carla (14 anni): Grazie alle riunioni ho la possibilità di parlare di argomenti profondi e non superficiali come spesso accade tra i giovani.
    Giorgio (13 anni): Ho capito che si possono realizzare i propri sogni nel cassetto, ancora non ho realizzato nulla, ma ho la speranza di realizzare l’impossibile.
    Costanza (18 anni): Per me è molto importante il gruppo, ti accolgono sempre con un sorriso e anche se hai tanti problemi non ti senti mai sola.

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