Gongyo è un elemento essenziale della pratica quotidiana istituita da Nichiren Daishonin. Letteralmente il termine Gongyo significa “impegnarsi nella pratica” e comprende la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku) e di alcuni passi essenziali del secondo e del sedicesimo capitolo del Sutra del Loto. Infatti Nichiren scrive:
«Se leggi i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita [del Tathagata]”, tutti gli altri saranno inclusi anche senza leggerli» (RSND, 1, 63)
La recitazione del Daimoku costituisce la pratica fondamentale ed è definita quindi “pratica primaria”, mentre la recitazione dei capitoli del Sutra del Loto è definita “pratica di supporto”.
La pratica di Gongyo è come l’esercizio quotidiano di un atleta che desidera vincere una gara, e non va intesa come un obbligo. È una cerimonia che rivitalizza dal profondo il nostro essere, per tale ragione è importante dedicarvisi ogni giorno, con regolarità.
Anche se può accadere di non riuscire a mantenere una pratica sempre regolare di Gongyo e Daimoku per via delle circostanze personali, dei ritmi di lavoro o degli impegni familiari, non è il caso di diventare ansiosi o di sentirsi sotto pressione. L’importante è coltivare il desiderio di superare i propri limiti e di pregare per la nostra felicità e per la felicità degli altri, mentre continuiamo a determinare di riuscire comunque a stabilizzare una pratica corretta e costante, perché ciò determina un salto di qualità, un miglioramento che si rifletterà in ogni aspetto della nostra vita. Come scrive il presidente Ikeda:
«Il Buddismo è nato per liberare le persone, non per obbligarle. Anche “un poco ogni giorno” è importante: il cibo di cui ci nutriamo tutti i giorni si trasforma in energia nei nostri corpi» (Preghiera e azione, Esperia, pag. 15)
L’importante quindi è l’atteggiamento di sfidarsi in piccoli ma continui miglioramenti ogni giorno, e di sviluppare una “fede come l’acqua che scorre”, senza sosta e tranquillamente, con la consapevolezza che più ci sfidiamo nella fede, facendo Gongyo e recitando Daimoku, più arricchiremo la nostra vita.
I passi che leggiamo durante Gongyo sono scritti con ideogrammi in cinese antico e vengono letti con la pronuncia giapponese, pertanto può capitare, anche dopo anni di pratica, di accorgersi di fare degli errori. Per questo è importante coltivare sempre l’atteggiamento di verificare e perfezionare la nostra pratica di Gongyo, perché non si finisce mai di migliorare…
Anche se non capiamo ciò che stiamo dicendo, fare Gongyo apporta benefici alla nostra vita. A tal proposito il maestro Ikeda scrive:
«Un neonato che succhia il latte dalla propria madre ne riceve dei benefici, e questo succede senza conoscere nulla della composizione del latte. Lo stesso principio è valido per quanto riguarda la recitazione del Daimoku e la cerimonia di Gongyo. Naturalmente è meglio arrivare a capirne il significato, ma solo perché questo ci può aiutare a rafforzare la nostra fiducia nella Legge mistica; tuttavia, se questa comprensione non si accompagna alla pratica, rimane senza valore: è difficile abbracciare pienamente il significato profondo della Legge mistica esclusivamente attraverso un percorso razionale» (Ibidem, pag. 12)
È la fede sincera nel recitare Gongyo e Daimoku che fa scaturire dentro di noi la condizione vitale di Buddità, recando benefici e fortuna alla nostra vita. La fede è la cosa più importante.
C’è un ulteriore aspetto da considerare: la pratica buddista che i membri portano avanti ogni giorno è la stessa in tutti i paesi del mondo. Ciò rende Gongyo una pratica universale, unisce tutte le persone e abbraccia i differenti stili di vita e i più diversi retroterra culturali.
Se si ha poco tempo è meglio fare Gongyo o Daimoku?
Ogni situazione è diversa, non c’è una risposta unica e naturalmente la situazione ottimale è fare entrambe le cose. Il maestro Ikeda afferma:
«Gongyo è un’azione quotidiana con la quale rendiamo i nostri cuori e le nostre menti puri e pronti alla vita. È l’accensione del “motore principale” per uno splendido inizio di giornata; è la giusta preparazione per affrontare la giornata. […] Gongyo è una pratica nella quale, attraverso la nostra fede nel Gohonzon, creiamo una fortissima unione fra il microcosmo della nostra esistenza e la forza vitale dell’intero universo. Se fatto regolarmente, mattina e sera, la nostra forza vitale ne esce rafforzata» (Preghiera e azione, pag. 7)
Sforzarsi ogni giorno nella pratica di Gongyo corrisponde a un vero e proprio allenamento spirituale che purifica e fa risplendere la propria vita, dà potenza al proprio motore esistenziale, collocandoci sul giusto binario per affrontare la giornata. Per questo motivo è essenziale coltivare la determinazione di non saltare Gongyo e di trovare il tempo per recitare Daimoku.
Durante la tredicesima riunione di centro il presidente Harada ha sottolineato che tutto inizia dalla pratica quotidiana di Gongyo e Daimoku, sia per trasformare il karma che per realizzare la propria rivoluzione umana: «Come spiega Sensei – ha affermato – è fondamentale dedicarsi a consolidare le basi della fede a partire dalla pratica di Gongyo e Daimoku. […] Non dimentichiamo mai che è proprio questo impegno portato avanti con costanza che fa crescere persone di valore» (NR, 811).
In sostanza, quando facciamo Gongyo il microcosmo della nostra vita individuale entra in comunione con il macrocosmo dell’universo.
Nichiren spiega che sia l’universo sia le nostre vite individuali sono la manifestazione della stessa Legge mistica di Nam-myoho-renge-kyo: tutte le cose, nella loro essenza, sono fondamentalmente un’entità unica e indivisibile.
Quindi, recitando Nam-myoho-renge-kyo e facendo Gongyo, le nostre vite individuali e l’universo si fondono come ingranaggi dello stesso meccanismo, iniziando a dirigerci verso la realizzazione della felicità. In questo modo si diventa in grado di superare ogni ostacolo e di indirizzare con coraggio l’intero corso della propria vita nella direzione della speranza e della giustizia.
