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Abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:01

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Abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente

Lo scopo della pratica buddista è stabilire in questa esistenza la condizione vitale di un Budda, caratterizzata da una felicità assoluta non influenzata dai cambiamenti della propria situazione o dell’ambiente.

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Lo scopo della pratica buddista è stabilire in questa esistenza la condizione vitale di un Budda, caratterizzata da una felicità assoluta non influenzata dai cambiamenti della propria situazione o dell’ambiente.
Per questo scopo Nichiren Daishonin iscrisse il Gohonzon, l’oggetto di culto, stabilendo così il modo in cui ogni essere umano può dischiudere e rivelare nella propria vita il mondo di Buddità, vincere nella propria esistenza quotidiana e diventare una persona vittoriosa.
Questa sezione spiega il significato del Gohonzon e il principio secondo il quale abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente, ciò che rende possibile il conseguimento della Buddità a tutte le persone.

1. Il significato del Gohonzon

In qualsiasi tradizione religiosa l’oggetto di devozione, o di culto, gode della massima venerazione. Nel Buddismo spesso è una statua o l’immagine di un Budda o di un bodhisattva. Una religione considera ciò che è essenziale per il suo credo come proprio oggetto di culto, l’elemento centrale che determina il modo in cui le persone abbracciano e manifestano la loro fede in quella religione.
L’oggetto di culto fondamentale per la fede dei membri della Sgi è il Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo, che fu istituito da Nichiren Daishonin.

Il seme della Buddità

Shakyamuni si risvegliò alla Legge fondamentale che permea la vita e l’universo, e per questa ragione fu chiamato il “Budda”, il risvegliato. Egli chiarì che tutti i Budda ottengono l’Illuminazione risvegliandosi a questa Legge fondamentale, la Legge mistica. Nam-myoho-renge-kyo è la Legge che mette in grado tutte le persone di conseguire la Buddità, ed è anche il nome di tale Legge. Nichiren Daishonin espresse come Nam-myoho-renge-kyo questa Legge che costituisce la causa fondamentale per ottenere l’Illuminazione, e la insegnò.
La Legge mistica, che è la causa o il seme della Buddità, è inerente alla vita di tutti gli esseri viventi. Questa causa innata è chiamata anche natura di Budda o mondo di Buddità.
A questo proposito il Daishonin afferma: «Quando veneriamo il Myoho-renge-kyo che è nella nostra vita come oggetto di culto, la natura di Budda che è in noi viene richiamata dalla nostra recitazione di Nam-myoho-renge-kyo e si manifesta. Questo si intende per “Budda”. Per fare un esempio, quando un uccello in gabbia canta, gli uccelli che volano liberi nel cielo sono richiamati e si radunano intorno a lui. E quando gli uccelli che volano nel cielo si radunano, l’uccello in gabbia cerca di uscire fuori. Così, quando con la bocca recitiamo la mistica Legge, la nostra natura di Budda viene richiamata e immancabilmente emergerà. La natura di Budda di Brahma e di Shakra, richiamata, ci proteggerà e la natura di Budda dei Budda e dei bodhisattva, richiamata, gioirà» (RSND, 1, 789).
Nam-myoho-renge-kyo è il nome del mondo di Buddità, che è il potenziale presente nella propria vita, in tutte le cose e in tutti i fenomeni. Quando si crede nel Gohonzon e si recita Nam-myoho-renge-kyo, ci si risveglia e si richiama il mondo di Buddità presente nella propria vita e inoltre si fa emergere il mondo di Buddità che è in tutte le cose dell’universo. In altre parole, si libera il potenziale illimitato della propria vita e si attivano le funzioni dei Budda, dei bodhisattva e degli esseri celesti, cioè le forze protettive nel proprio ambiente.

«Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi»

Nam-myoho-renge-kyo è il principio al centro del Sutra del Loto, il quale insegna che tutte le persone sono capaci di diventare Budda. Nichiren Daishonin si risvegliò alla Legge mistica presente nella sua stessa vita, comprendendo che essa corrisponde al mondo di Buddità. Questa Legge, disse, non è altro che Nam-myoho-renge-kyo, ed egli la insegnò e la diffuse ampiamente. La materializzò infine nel Gohonzon come punto focale della pratica buddista.
Il Daishonin dice: «Io, Nichiren, ho iscritto la mia vita in inchiostro di sumi, perciò credi profondamente nel Gohonzon. Il volere del Budda è il Sutra del Loto, ma l’anima di Nichiren non è altro che Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 365).
Il Gohonzon è dunque un’espressione del mondo di Buddità al quale Nichiren si era risvegliato e che aveva rivelato e incarnato nella sua vita, cioè la Legge fondamentale di Nam-myoho-renge-kyo.
Dall’alto in basso, al centro del Gohonzon sono iscritte le parole “Nam-myoho-renge-kyo Nichiren”, perché Nam-myoho-renge-kyo è la Legge fondamentale per il conseguimento della Buddità, e il Daishonin è il Budda dell’Ultimo giorno della Legge che rivelò e insegnò questa Legge a tutte le persone.

Lo specchio limpido che riflette la propria vita

Da persona comune, Nichiren Daishonin dischiuse e rivelò nella sua vita il mondo di Buddità (Nam-myoho-renge-kyo), lo stato vitale sublime che tutte le persone possono aspirare a conseguire. Perciò il Daishonin lo concretizzò nella forma di un mandala, o oggetto di culto, stabilendo così il modo in cui le persone comuni possono rendere il proprio innato mondo di Buddità il fondamento del loro essere. Quando le persone comuni credono nel Gohonzon e pregano davanti a esso, possono immediatamente osservare il mondo di Buddità inerente alla loro vita, proprio come fece il Daishonin.
Nichiren Daishonin studiò approfonditamente il Sutra del Loto, che insegna che tutte le persone possiedono il mondo di Buddità, e scoprì nelle sue profondità la Legge fondamentale per il conseguimento della Buddità. Rivelò direttamente quella Legge come Nam-myoho-renge-kyo e stabilì il Gohonzon come sua concreta espressione per aiutare le persone nella loro pratica per il conseguimento della Buddità. In questo senso il Gohonzon si può considerare lo specchio limpido che riflette il mondo di Buddità presente nelle persone comuni e permette loro di osservarlo e farlo emergere.

La Cerimonia nell’aria

Nichiren Daishonin iscrisse il Gohonzon sotto forma di un mandala che raffigura, in caratteri scritti, la Cerimonia nell’aria descritta nel Sutra del Loto. La cerimonia inizia nell’undicesimo capitolo del sutra “L’apparizione della torre preziosa”, in cui appare la torre preziosa di un Budda di nome Molti Tesori e l’intera assemblea viene sospesa nell’aria. E termina nel ventiduesimo capitolo, “Affidamento”, con la chiusura delle porte della torre.
I fatti essenziali della cerimonia sono i seguenti: Shakyamuni, che ha rivelato la sua vera identità di Budda eterno, affida ai Bodhisattva della Terra, i suoi discepoli eterni che ha convocato dalle viscere della terra, il compito di diffondere il Sutra del Loto nell’epoca malvagia dopo la sua morte allo scopo di salvare tutte le persone dalla sofferenza e condurle alla felicità.
Tali eventi si svolgono nel corso di otto capitoli: iniziano nel quindicesimo, “Emergere dalla terra”, e proseguono fino al capitolo “Affidamento”. Il Daishonin iscrisse il Gohonzon basandosi sulla descrizione di questa cerimonia di affidamento nel Sutra del Loto.
Il Sutra del Loto insegna che un elemento fondamentale per il conseguimento della Buddità è rendere le persone consapevoli che il mondo di Buddità è inerente alla loro vita e metterle in grado di liberare e far emergere dall’interno tale condizione di Buddità.
Nel creare l’immagine del Gohonzon il Daishonin utilizzò la forma della torre preziosa, che ha un ruolo centrale nella Cerimonia nell’aria del Sutra del Loto. La raffigurò come Nam-myoho-renge-kyo, che iscrisse verticalmente al centro del Gohonzon. Affermando: «Nell’Ultimo giorno della Legge, non esiste altra torre preziosa che gli uomini e le donne che abbracciano il Sutra del Loto» (RSND, 1, 264), chiarisce che la torre preziosa rappresenta la vita di coloro che credono nella Legge mistica.
Il Daishonin insegna che Shakyamuni e Molti Tesori, così come appaiono nella Cerimonia nell’aria, rappresentano il mondo di Buddità inerente a tutti gli esseri viventi, e che i Bodhisattva della Terra, guidati dal bodhisattva Pratiche Superiori e dagli altri, indicano il mondo di bodhisattva, anch’esso innato in tutte le persone. Alla Cerimonia nell’aria partecipano gli ascoltatori della voce, gli dèi celesti, le divinità benevolenti e altri esseri. Nel Gohonzon sono inclusi rappresentanti di ciascuno dei dieci mondi.
Il Daishonin diede forma alla sua Illuminazione nel Gohonzon, che definisce un “mandala”. Questa parola sanscrita si riferisce all’immagine di un Budda circondato da coloro che lo ascoltano predicare e assume quindi anche il significato di “perfettamente dotato” e “cumulo di benefici”. Questo Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo è perfettamente dotato perché comprende tutti i dieci mondi, ed è un cumulo di benefici perché possiede tutti i meravigliosi attributi dei dieci mondi. In essenza il Gohonzon è il mandala pienamente dotato dei dieci mondi.
Il Gohonzon rappresenta lo stato vitale del Budda, che è Nam-myoho-renge-kyo stesso, eternamente dotato di tutti i dieci mondi e degli attributi superiori propri di ciascun mondo. Quando le persone credono in questo Gohonzon e basano la loro vita su di esso, consapevoli di essere Nam-myoho-renge-kyo, possono liberamente e pienamente manifestare i nobili attributi propri di ciascuno dei dieci mondi inerenti alla loro vita.

I tremila regni effettivi in un singolo istante di vita

Il Gohonzon, che è pienamente dotato dei dieci mondi, esprime il principio del loro mutuo possesso, cioè che la vita in ognuno dei dieci mondi è dotata di tutti e dieci.
Di conseguenza un essere vivente che in un dato momento manifesta uno qualsiasi dei dieci mondi può, incontrando le giuste condizioni e influenze, manifestare il mondo di Buddità e diventare una Budda.
Il mutuo possesso dei dieci mondi è il nucleo della dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita che cristallizza e spiega, in una maniera praticabile concretamente, la filosofia secondo cui tutte le persone sono capaci di conseguire la Buddità.
La dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita viene esposta dal Gran Maestro T’ien-t’ai (Chih-i) nella sua opera Grande concentrazione e visione profonda. Essa spiega che la causa fondamentale per ottenere l’Illuminazione è innata in tutte le persone e chiarisce, dal punto di vista concettuale, che ognuna ha il potenziale di diventare Budda. Ma la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita di cui parla T’ien-tai rimane ancora nell’ambito della teoria.
Nichiren Daishonin con la sua saggezza arrivò a identificare in Nam-myoho-renge-kyo la Legge fondamentale fonte della Buddità. Nonostante le numerose persecuzioni e gli ostacoli che dovette affrontare, mosso dalla compassione di salvare tutte le persone dalla sofferenza incarnò da persona comune la condizione vitale e il comportamento di un Budda. Il Gohonzon nel quale egli manifestò direttamente il suo stato vitale di Budda – che aveva fatto emergere dalla sua vita di essere umano – è un’espressione concreta del principio dei tremila regni in un singolo istante di vita. Perciò si dice che il Gohonzon rappresenta “i tremila regni effettivi in un singolo istante di vita”.
Nichiren Daishonin definì il Gohonzon il «vessillo della propagazione del Sutra del Loto» (RSND, 1, 737). Nella Cerimonia nell’aria Shakyamuni affida ai Bodhisattva della Terra la missione di diffondere la Legge mistica nell’epoca malvagia successiva alla sua morte. Il Gohonzon è l’esempio concreto di questo intento del Budda. Diffondere la fede nel Gohonzon equivale a diffondere il Sutra del Loto aprendo la strada a kosen-rufu, l’ampia propagazione della Legge mistica.

2. Abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente

Il Sutra del Loto chiarisce che tutte le persone possiedono intrinsecamente la saggezza e la compassione di un Budda. Insegna che lo scopo fondamentale dell’avvento di un Budda in questo mondo è aprire la porta della saggezza del Budda a tutti gli esseri viventi.
La meditazione, un elemento centrale nella pratica buddista, consiste nel concentrare la propria mente sul coltivare e far emergere la saggezza. In particolare ha il significato di osservare la propria vita, o mente, sulla base dei princìpi insegnati nelle scritture buddiste. “Osservare la mente” è una pratica che viene svolta per conseguire la Buddità.
Osservando profondamente il funzionamento della sua mente, T’ien-t’ai arrivò a rendersi conto che la sua vita possedeva tutti i dieci mondi e in tal modo comprese il principio del loro mutuo possesso. Insegnò la pratica dell’osservazione della mente allo scopo di aiutare le persone a risvegliarsi alla realtà che la loro vita in ogni istante è dotata dei tremila regni in un singolo istante di vita.
Per preparare le persone alla pratica dell’osservazione della mente, T’ien-t’ai elencò una serie di discipline che conducevano le persone a vari gradi di sviluppo e risveglio. Ma erano pratiche molto difficili, che richiedevano capacità superiori e uno sforzo intenso, e poche persone riuscivano a “risvegliarsi” con tali metodi.
Nichiren Daishonin impiegò un approccio diverso da quello di T’ien-t’ai, ricercando un tipo di pratica buddista accessibile a tutte le persone, che permettesse loro di conseguire la Buddità. La sua ricerca culminò nell’insegnamento della pratica della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon come la strada attraverso la quale ogni persona può raggiungere una felicità autentica.
Nam-myoho-renge-kyo è la Legge fondamentale alla quale tutti i Budda si risvegliano quando ottengono l’Illuminazione, ed è alla base dei vari funzionamenti degli stati vitali dei dieci mondi. Il Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo rivela la vera natura della vita di tutte le persone come dotata dei dieci mondi.
Coloro che credono nel Gohonzon e pregano davanti a esso sono in grado di osservare i dieci mondi che operano nella propria vita. Prima che il Daishonin rivelasse il suo insegnamento, la pratica per il conseguimento della Buddità era basata sull’osservazione della mente. Ma nel Buddismo di Nichiren Daishonin essa si realizza attraverso la fede e la pratica al Gohonzon. Questa è la dottrina secondo la quale abbracciare il Gohonzon è di per sé osservare la propria mente.
Ne L’oggetto di culto per l’osservazione della mente il Daishonin afferma: «Le pratiche di Shakyamuni e le virtù che come conseguenza egli ottenne sono tutte contenute nei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo. Se noi crediamo in questi cinque caratteri, ci saranno garantiti naturalmente gli stessi benefici che come conseguenza egli ottenne» (RSND, 1, 325).
Sia il vasto numero di pratiche (cause) che Shakyamuni svolse e che gli permisero di conseguire la Buddità, sia i benefici e le virtù (effetti) che come conseguenza egli ottenne, sono tutte contenute nel seme della Buddità, i “cinque caratteri di Nam-myoho-renge-kyo”, ovvero in “Nam-myoho-renge-kyo”.
Nel passo suddetto il Daishonin, che aveva rivelato Nam-myoho-renge-kyo nella forma del Gohonzon, sta dicendo che quando le persone comuni dell’Ultimo giorno della Legge abbracciano questo oggetto di culto sono in grado di ottenere i benefici di tutte le cause e di tutti gli effetti delle varie pratiche svolte dal Budda.

(continua)

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Le puntate precedenti sono state pubblicate in questi numeri:

Cap. 1, Il Buddismo di Nichiren Daishonin, NR, 578, 580, 582
Cap. 1, Il lignaggio e la tradizione dell’umanesimo buddista, NR, 587
Cap. 2, La filosofia buddista della vita,
NR, 589, 592
Cap. 3, Fede e pratica, NR, 594, 627, 629, 631
Cap. 2, La storia della Soka Gakkai,
NR, 634, 637, 640
Cap. 3, Il ripudio della Nichiren Shoshu,
NR, 642
Cap. 4, Nichiren Daishonin e il Sutra del Loto
NR, 646
Cap. 4, Nichiren Daishonin e il Sutra del Loto
NR, 648
Cap. 5, Tremila regni in un singolo istante di vita, NR, 650

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