“Tremila regni in un singolo istante di vita” è un insegnamento buddista che rivela come le persone comuni possono conseguire la Buddità. Studiare questo insegnamento ci fa capire più profondamente in che modo il Buddismo del Daishonin rende possibile a tutte le persone l’ottenimento dell’Illuminazione.
1. Il significato di “un singolo istante di vita” e di “tremila regni”
Uno dei princìpi filosofici alla base dell’iscrizione da parte di Nichiren Daishonin del Gohonzon di Nam-myoho-renge-kyo – l’oggetto di culto che mette in grado tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge di conseguire la Buddità – è la dottrina dei “tremila regni in un singolo istante di vita”.
Fu formulata dal Gran Maestro cinese T’ien-t’ai nella sua opera Grande concentrazione e visione profonda allo scopo di aiutare le persone a mettere in pratica l’insegnamento del Sutra del Loto secondo il quale tutti gli esseri umani possono conseguire la Buddità.
“Un singolo istante di vita” si riferisce alla propria vita, così come esiste in un dato momento. “Tremila regni” si riferisce a tutti i fenomeni, cioè a tutte le cose e alle loro varie funzioni.
Il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita insegna che un singolo istante di vita include tremila regni e che la vita in ogni momento li permea e li pervade tutti.
La vita in ogni istante ha un potenziale illimitato. Quando si trasforma la propria condizione vitale in un dato momento, anche l’ambiente circostante cambia, e alla fine ciò può determinare un cambiamento nel mondo intero. Così la dottrina dei “tremila regni in un singolo istante di vita” è un insegnamento di speranza e di trasformazione. Il presidente della SGI Daisaku Ikeda esprime il significato di questo principio quando descrive l’argomento del suo romanzo La rivoluzione umana: «La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità».
2. La struttura dei tremila regni n un singolo istante di vita
Nel trattato L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, Nichiren Daishonin cita un passo di Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai in cui sono descritti i tremila regni in un singolo istante di vita: «La vita in ogni istante è dotata dei dieci mondi. Al tempo stesso ognuno dei dieci mondi è dotato di tutti i dieci mondi, cosicché una entità di vita in effetti possiede cento mondi. Ognuno di questi mondi a sua volta possiede trenta regni e quindi in cento mondi vi sono tremila regni. Questi tremila regni di esistenza sono tutti posseduti dalla vita in un singolo istante. Se non c’è vita, il discorso è chiuso, ma se c’è anche la più piccola forma di vita, essa è dotata di tutti i tremila regni» (RSND, 1, 313). In altre parole, fintanto che si vive, la vita in ogni istante è dotata dei “tremila regni”, ognuno dei quali è unico e distinto dagli altri.
Il numero tremila deriva dalla moltiplicazione del mutuo possesso dei dieci mondi (dieci mondi per dieci mondi = cento mondi) per i dieci fattori della vita e per i tre regni dell’esistenza (cento per dieci per tre = tremila).
I dieci mondi, i dieci fattori e i tre regni sono concetti che analizzano la vita e la Legge di causalità che opera in essa secondo tre diverse prospettive. Il principio dei “tremila regni in un singolo istante di vita” incorpora queste tre prospettive offrendo quindi una visione onnicomprensiva della propria vita e del mondo nel suo complesso.
1) Il mutuo possesso dei dieci mondi
Il principio fondamentale alla base dei tremila regni in un singolo istante di vita è il mutuo possesso dei dieci mondi. Scrive il Daishonin: «La dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita inizia con il mutuo possesso dei dieci mondi» (RSND, 1, 197), e «[Il Budda] espose anche la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita, secondo la quale i nove mondi possiedono la Buddità e la Buddità possiede i nove mondi» (RSND, 1, 480).
I dieci mondi rappresentano dieci stati vitali. Sono i mondi di inferno, degli spiriti affamati (avidità), degli animali (animalità), degli asura (collera), degli esseri umani (umanità), degli esseri celesti (cielo), degli ascoltatori della voce (apprendimento), dei risvegliati all’origine dipendente (realizzazione), dei bodhisattva (bodhisattva) e dei Budda (Buddità).
I sutra diversi dal Sutra del Loto insegnano che ognuno dei dieci mondi è distinto e separato dagli altri, è una condizione vitale fissa, e quindi non è possibile passare da uno all’altro fino alla morte, quando si potrà rinascere in un altro dei dieci mondi.
Il Sutra del Loto sovverte completamente questa visione rivelando che tutte le persone in ognuno dei nove mondi, diversi dalla Buddità, possiedono anche il mondo di Buddità, e che a sua volta il mondo di Buddità è dotato di tutti gli altri nove mondi.
“Mutuo possesso dei dieci mondi” significa che una vita che adesso manifesta uno qualsiasi dei dieci mondi li possiede tutti e dieci. In tal senso i Budda e le persone dei nove mondi sono ugualmente dotati di tutti i dieci mondi e perciò sono essenzialmente uguali.
Inoltre, se la vita di un individuo in un dato momento è in uno dei dieci mondi, essa ha il potenziale di manifestare, in risposta a una particolare condizione o influenza, un altro dei dieci mondi nel momento successivo. Ne consegue che chiunque si trovi in uno qualsiasi dei dieci mondi, se posto nelle condizioni giuste può manifestare il mondo di Buddità e diventare un Budda.
Il principio del mutuo possesso dei dieci mondi spiega dunque che nel corso di questa esistenza è possibile elevare il proprio stato vitale fino a quello di bodhisattva e anche di Budda.
2) I dieci fattori della vita
Ci sono dieci aspetti o fattori che sono comuni a tutte le forme di vita in ciascuno dei dieci mondi. Ogni forma di vita in ognuno dei dieci mondi, dall’inferno alla Buddità, è ugualmente dotata dei dieci fattori, i quali descrivono la legge di causalità che regola i cambiamenti del nostro stato vitale.
La parte del secondo capitolo del Sutra del Loto “Espedienti” che i membri della SGI recitano ogni giorno durante la pratica di Gongyo, descrive così il “vero aspetto di tutti i fenomeni”: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, entità, potere, azione, causa, relazione, effetto, retribuzione, e della loro coerenza dall’inizio alla fine» (SDL, 66).
Per aiutare le persone a comprendere il concetto del vero aspetto di tutti i fenomeni, il sutra introduce dieci attributi o fattori ognuno dei quali è preceduto da un termine, in giapponese nyoze, che significa “come questo”, “questo è” o “così è”.
Fra i dieci fattori, l’”aspetto” è la forma esteriore di un essere vivente soggetta a cambiamento di momento in momento.
La “natura” è il suo carattere innato e costante, ovvero i suoi attributi intrinseci.
L’”entità” è la cosa o l’essere di per sé, che possiede le caratteristiche di aspetto e natura.
I primi tre fattori – aspetto, natura ed entità – costituiscono l’esistenza e l’essenza di un determinato essere vivente. I rimanenti sette fattori invece ne esprimono i meccanismi e le funzioni.
“Potere” è l’energia, il potenziale interiore.
“Influenza” è l’espressione esterna del potere e l’influenza che esso esercita su altre vite o fenomeni.
I successivi quattro fattori – causa interna, relazione, effetto latente ed effetto manifesto – esprimono la legge di causalità che regola il funzionamento della vita.
La “causa interna” è la causa primaria o diretta, intrinseca nella vita, che produce un effetto o risultato.
La “relazione” si riferisce alle condizioni o influenze esterne che stimolano la causa interna e svolgono un ruolo di sostegno o di causa ausiliaria per la manifestazione di un effetto.
L’”effetto latente” è il risultato intrinseco e impercettibile che risulta dall’interazione tra la causa interna e la relazione o causa esterna.
La “retribuzione” o “effetto manifesto” è il risultato evidente che emerge dall’effetto latente in risposta al tempo e alle cause esterne o condizioni.
Infine, “coerenza dall’inizio alla fine” indica che tutti gli altri fattori sono coerenti: dal primo, l’aspetto, al nono, la retribuzione o effetto manifesto. Per esempio una vita che attualmente è nel mondo di Buddità avrà l’aspetto della Buddità, la natura della Buddità e così via fino all’effetto manifesto della Buddità; lo stesso principio si applica a ognuno dei dieci mondi.
La vita in ognuno dei dieci mondi è dotata dei dieci fattori, cioè della legge di causalità che regola i cambiamenti dello stato vitale. Una vita che adesso sta manifestando uno dei dieci mondi ha il potenziale, in risposta a certe condizioni o influenze, di manifestarne qualsiasi altro. Ne consegue che chiunque, in qualunque dei dieci mondi si trovi in questo momento, può manifestare il mondo di Buddità e diventare un Budda in risposta alle giuste condizioni.
3) I tre regni dell’esistenza
I “tre regni dell’esistenza” sono il regno delle cinque componenti, il regno degli esseri viventi e il regno dell’ambiente.
Ognuno dei dieci mondi si esprime distintamente in questi tre regni.
Gli esseri viventi sono classificati secondo i propri stati vitali – i dieci mondi – di momento in momento; il regno degli esseri viventi riflette le differenze fra questi stati vitali.
Il Buddismo considera un essere vivente come una unione temporanea di cinque componenti. In quanto tali gli esseri viventi non hanno di per sé un’esistenza fissa o permanente, ma sono in un costante stato di flusso o cambiamento.
Perciò è naturale che i cambiamenti o le distinzioni di stato vitale fra gli esseri viventi – vale a dire, quale dei dieci mondi manifestano – siano evidenti anche nelle cinque componenti che formano questi esseri viventi.
Le cinque componenti sono forma, percezione, concezione, volizione e coscienza.
La “forma” è l’aspetto fisico della vita, il corpo e gli attributi fisici.
La “percezione” è la funzione di ricevere o percepire informazioni dal mondo esterno attraverso i “sei organi di senso” (occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente).
La “concezione” è la funzione di formarsi impressioni o idee su ciò che si è percepito.
La “volizione” è ciò che lega la concezione di ciò che si è percepito all’azione. Essa è in accordo con le varie funzioni del cuore e della mente, come la volontà e i desideri.
Infine la “coscienza” descrive la funzione della vita di discernere, che riconosce e distingue le cose.
Nel mondo di inferno le cinque componenti della vita hanno caratteristiche specifiche del mondo di inferno, mentre nel mondo di Buddità hanno caratteristiche specifiche del mondo di Buddità. Così il “regno delle cinque componenti” manifesta i dieci mondi.
Le differenze di stato vitale fra gli esseri viventi, ovvero quale dei dieci mondi essi manifestano, si manifestano anche nella terra o ambiente che essi abitano, cioè nel “regno dell’ambiente”.
Alla luce del principio dei tre regni dell’esistenza, possiamo vedere che quando lo stato delle cinque componenti cambia, cambia anche quello degli esseri viventi e dei loro ambienti. Un cambiamento nello stato del nostro cuore, o mente, produrrà un cambiamento in ogni aspetto della nostra vita e del nostro ambiente.
I princìpi del mutuo possesso dei dieci mondi, dei dieci fattori della vita e dei tre regni dell’esistenza, quando vengono fusi insieme, costituiscono il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita. Questa dottrina ci offre una visione generale della legge di causalità che permea la vita e il mondo circostante, e spiega che tutte le persone sono ugualmente capaci di conseguire la Buddità.
(continua)
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Le puntate precedenti sono state pubblicate in questi numeri:
Cap. 1, Il Buddismo di Nichiren Daishonin, NR, 578, 580, 582
Cap. 1, Il lignaggio e la tradizione dell’umanesimo buddista, NR, 587
Cap. 2, La filosofia buddista della vita, NR, 589, 592
Cap. 3, Fede e pratica, NR, 594, 627, 629, 631
Cap. 2, La storia della Soka Gakkai, NR, 634, 637, 640
Cap. 3, Il ripudio della Nichiren Shoshu, NR, 642
Cap. 4, Nichiren Daishonin e il Sutra del Loto, NR, 646, NR, 648