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Nichiren Daishonin e il Sutra del Loto - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 07:03

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Nichiren Daishonin e il Sutra del Loto

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Il Sutra del Loto è una scrittura che incarna l’essenza del Buddismo Mahayana. Esso insegna in maniera inequivocabile che tutte le persone possono conseguire la Buddità. Questa sezione spiega il significato e le principali dottrine del Sutra del Loto.
Il Sutra del Loto ha trasformato radicalmente la visione buddista della vita e dell’Illuminazione, o Buddità.
I sutra che Shakyamuni predicò nei quarant’anni e più che precedettero il Sutra del Loto insegnano che le persone comuni non possono conseguire la Buddità in questa esistenza.
Inoltre affermano che esse rimangono confinate in uno dei nove mondi diverso dalla Buddità fino alla morte e possono spostarsi in un altro solo quando rinascono. Perciò, se le persone desiderano conseguire la Buddità devono svolgere le pratiche buddiste per numerose vite fino a sradicare tutte le illusioni e i desideri, purificare la loro esistenza e ottenere i benefici e le virtù proprie dei Budda. Allora, e solo allora, possono conseguire la Buddità. E, sempre secondo questi sutra, quando ciò accadrà nella loro vita non rimarrà alcuno dei nove mondi, perché tutti saranno rimpiazzati dal mondo di Buddità.
Tuttavia, nel Sutra del Loto Shakyamuni rivela la verità che la Buddità esiste intrinsecamente nella vita delle persone comuni e che ognuno può conseguirla immediatamente facendola emergere da dentro di sé. Questo insegnamento del Sutra del Loto si basa su due dottrine: il “vero aspetto di tutti i fenomeni” e il “conseguimento della Buddità nel remoto passato”.

1. Il vero aspetto di tutti i fenomeni e il conseguimento della Buddità nel remoto passato

Il vero aspetto di tutti i fenomeni

Il Sutra del Loto, che consiste di ventotto capitoli, si può dividere in due parti distinte: l’insegnamento transitorio, costituito dai primi quattordici capitoli, e l’insegnamento originale, costituito dagli ultimi quattordici capitoli.
Le due dottrine principali dell’insegnamento transitorio (prima metà) sono il “vero aspetto di tutti i fenomeni” e il “conseguimento della Buddità da parte delle persone dei due veicoli”.
Il vero aspetto di tutti i fenomeni è un principio esposto nel secondo capitolo del sutra, “Espedienti”. L’espressione “tutti i fenomeni” in questo contesto indica il mondo intorno a noi e il suo funzionamento, compresi i fatti della vita e della società. “Vero aspetto” significa la loro realtà fondamentale, o natura essenziale.
La verità, o realtà di tutte le cose, che i Budda, con la loro vasta e profonda saggezza, sono in grado di percepire è chiamata “vero aspetto di tutti i fenomeni”. Quando si percepisce questa realtà si comprende che tutti i fenomeni e il loro vero aspetto non sono due cose separate, ma che tutti i fenomeni sono di fatto manifestazioni o espressioni del vero aspetto. Perciò tutti i fenomeni e il loro vero aspetto non possono mai essere divisi o separati.
Sulla base dei commentari del Gran Maestro T’ien-t’ai, Nichiren Daishonin spiega che “tutti i fenomeni” si riferisce specificamente a tutti gli esseri viventi dei Dieci mondi e ai loro rispettivi ambienti, mentre “vero aspetto” si riferisce a Myoho-renge-kyo.
Nello scritto Il vero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin afferma che «gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mondi, dall’inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 339). La dottrina del vero aspetto di tutti i fenomeni rivela che non solo i Budda, ma anche gli esseri dei nove mondi sono tutti uguali perché ognuno dei dieci mondi possiede tutti i dieci mondi ed è essenzialmente un’espressione di Myoho-renge-kyo.
Prima del Sutra del Loto si pensava che fra un Budda e una persona comune – cioè fra la Buddità e gli altri nove mondi – ci fosse un divario praticamente insormontabile. Ma il Sutra del Loto afferma il contrario.
Anche se i Budda e le persone comuni dei nove mondi hanno aspetti e qualità diverse in termini di ruolo e comportamento nel mondo reale, al livello essenziale della vita sono essenzialmente uguali, senza alcuna distinzione fra loro. Gli esseri dei nove mondi, qualsiasi sia la loro attuale condizione vitale, sono tutti per principio in grado di conseguire la Buddità.
In base al principio del vero aspetto di tutti i fenomeni, il Sutra del Loto rivela che le persone dei due veicoli (ascoltatori della voce e risvegliati all’origine dipendente) possono di fatto diventare Budda, anche se gli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto negavano loro la possibilità di conseguire la Buddità.
Il Sutra del Loto garantisce inoltre il conseguimento della Buddità da parte delle persone malvagie e delle donne, due gruppi ai quali, negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto, era negata la possibilità dell’Illuminazione.
Il capitolo “Espedienti” prosegue spiegando che la ragione, o scopo, per il quale i Budda appaiono in questo mondo è “aprire la porta della saggezza del Budda” a tutte le persone, “mostrare loro la saggezza del Budda”, “risvegliarle alla saggezza del Budda” e “indurle a imboccare il sentiero della saggezza del Budda” (cfr. SDL, 74).
In altre parole, il desiderio fondamentale di Shakyamuni e di tutti gli altri Budda è permettere a tutte le persone di rivelare la saggezza del Budda, che è ugualmente intrinseca alla vita di ognuno, e svolgere la pratica buddista in base a tale saggezza. In tal modo essi mirano a far sì che tutte le persone possano acquisire uno stato vitale uguale a quello dei Budda. Nel Sutra del Loto ciò si esprime nell’affermazione di Shakyamuni del suo voto eterno «di rendere tutte le persone uguali a me, senza alcuna distinzione tra noi» (SDL, 2, 80). Questo è lo scopo fondamentale del Buddismo.

Il conseguimento della Buddità nel remoto passato

Un principio centrale dell’insegnamento originale (seconda metà) del Sutra del Loto è la rivelazione del conseguimento della Buddità nel remoto passato da parte di Shakyamuni.
Negli insegnamenti precedenti al Sutra del Loto e anche nell’insegnamento transitorio del Sutra del Loto (prima metà), Shakyamuni è descritto come segue. Egli nacque come un principe nel paese del clan Shakya nell’antica India, ma lasciò la sua casa per seguire la vita religiosa e dopo un periodo di pratiche ascetiche ottenne l’Illuminazione, o Buddità, per la prima volta mentre sedeva in meditazione sotto l’albero della Bodhi, alla periferia di Gaya (in seguito chiamata Bodh Gaya). Secondo questi insegnamenti le cause che egli accumulò nel corso di molte vite di pratica buddista produssero queste ricompense in termini di benefici e virtù che gli permisero di conseguire la Buddità nella sua vita presente in India. Ma la sua rivelazione di aver invece ottenuto l’Illuminazione nel remoto passato sovverte completamente questa visione.
Come spiegato in precedenza, la dottrina del “vero aspetto di tutti i fenomeni” contenuta nell’insegnamento transitorio rivela che non c’è una differenza essenziale fra un Budda e una persona comune, perché entrambi sono entità di Myoho-renge-kyo. Ma anche se la Buddità è inerente alla vita delle persone comuni e chiunque può conseguirla in qualsiasi momento, sarebbe necessario praticare per numerose vite prima di riuscirci.
Nell’insegnamento transitorio anche Shakyamuni consegue la Buddità solo dopo aver praticato un periodo di durata inimmaginabile, e quindi anche i discepoli avrebbero dovuto svolgere la stessa pratica del maestro. Invece, nell’insegnamento originale, attraverso l’esempio del conseguimento della Buddità da parte di Shakyamuni nel remoto passato, si spiega che la Buddità, insieme agli altri nove mondi, è sempre inerente alla vita di tutte le persone e queste, poste nelle giuste condizioni, possono manifestarla in qualsiasi momento.
Il sedicesimo capitolo, “Durata della vita”, descrive un periodo noto come “kalpa equivalenti ai granelli di polvere di innumerevoli sistemi maggiori di mondi” per spiegare la vastità del tempo trascorso da quando Shakyamuni conseguì originariamente la Buddità. Ciò sovverte l’idea secondo la quale Shakyamuni aveva ottenuto l’Illuminazione per la prima volta durante la sua vita in India e rivela che egli è il Budda eterno illuminato sin dal remoto passato.
Spiega anche che da allora egli era sempre stato presente in questo impuro mondo di saha.
Nel capitolo si legge: «Sono trascorsi innumerevoli, infinite centinaia di migliaia di miriadi di milioni di nayuta di kalpa da quando ho realmente conseguito la Buddità» (SDL, 312). Ciò significa che lo stato vitale del Budda è eterno e sempre presente.
Dopo la rivelazione della sua Illuminazione originale nel remoto passato, Shakyamuni afferma: «In origine ho praticato la via del bodhisattva e la durata della vita che ho acquisito allora non si è ancora esaurita» (SDL, 314). Ciò significa che anche i nove mondi, rappresentati dallo stato vitale del bodhisattva, sono eterni e sempre presenti.
I due passi citati significano che sia lo stato vitale di Buddità sia quelli dei nove mondi sono eternamente presenti nella vita di Shakyamuni.
Fino al Sutra del Loto, nel quale si spiega che Shakyamuni conseguì la Buddità nel remoto passato, si riteneva che, prima di diventare un Budda in India, egli avesse purificato la sua vita dalle illusioni e dai nove mondi.
Invece, la rivelazione della sua Illuminazione originale da parte di Shakyamuni indica che anche gli altri nove mondi sono contenuti nel mondo di Buddità nella sua vita.
Per questo egli fu in grado di manifestarsi come un bodhisattva, assumendo varie forme nel corso della sua pratica buddista durante le vite passate. Ma anche quando appariva come bodhisattva, nella sua vita esisteva sempre la Buddità. In tal modo egli incarnò il mutuo possesso dei dieci mondi.
Shakyamuni, il Budda che ottenne l’Illuminazione nel remoto passato, è in realtà libero dal ciclo senza fine di nascita e morte ma, allo scopo di indurre le persone a ricercare i suoi insegnamenti, egli muore. Nel capitolo “Durata della vita” egli afferma: «Uso l’espediente di mostrare il mio nirvana, ma in verità non mi estinguo» (SDL, 317).
Il sutra spiega inoltre che questo Budda eterno dimora nella Terra della Luce Eternamente Tranquilla, che non è altro che questo mondo di saha dove vivono le persone comuni dei nove mondi: questo è il principio secondo cui il mondo di saha è la Terra della Luce Eternamente Tranquilla.
Egli appare in ogni circostanza e luogo in cui le persone ricercano il Budda con mente univoca e si impegnano nella pratica buddista senza risparmiare la loro vita.
In altre parole, quando una persona crede nel Sutra del Loto e lo pratica, la sua Buddità innata emerge e allo stesso tempo il suo ambiente diventa una terra di Budda. Questo perché la vita di ognuno è intrinsecamente dotata dello stato di Buddità. Questa natura di Budda innata funziona come la causa interna che, in presenza delle giuste condizioni, fa emergere, in ogni tempo e luogo, la ricompensa della Buddità nel proprio essere e nell’ambiente.
Il principio del conseguimento della Buddità nel remoto passato da parte di Shakyamuni mette in luce la vera natura della vita, cioè che, dal più remoto passato fino all’infinito futuro, ognuno è essenzialmente un Budda.

2. I Bodhisattva della Terra

Nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto “Emergere dalla terra”, Shakyamuni convoca innumerevoli bodhisattva allo scopo di affidare loro la propagazione del suo insegnamento nell’epoca malvagia successiva alla sua morte. Poiché il sutra li raffigura mentre emergono in vaste schiere da sotto terra, essi sono chiamati Bodhisattva della Terra, la cui dimora si ritiene fosse il regno della verità fondamentale.
I Bodhisattva della Terra sono innumerevoli e ognuno ha una quantità di seguaci pari alle sabbie di sessantamila fiumi Gange, il più grande e venerato dei fiumi dell’India. Questi bodhisattva sono stati costantemente istruiti da Shakyamuni sin dal remoto passato e hanno già abbracciato l’insegnamento fondamentale per il conseguimento della Buddità. Essi possiedono dentro di loro lo stesso stato vitale illuminato di Shakyamuni e sono incaricati della missione di diffondere ampiamente la Legge mistica nell’Ultimo giorno della Legge.
Sono guidati da quattro bodhisattva: Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate, Pratiche Pure e Pratiche Salde.
Nel ventunesimo capitolo del Sutra del Loto “Poteri sovrannaturali”, Pratiche Superiori e tutti questi bodhisattva fanno il voto di diffondere la grande Legge dopo la morte di Shakyamuni. Shakyamuni risponde affidando loro la propagazione dell’insegnamento nell’epoca successiva alla sua morte, incaricandoli di trasmettere la grande Legge nel futuro.
Alla luce di questi passi del sutra rimangono due domande: quando appariranno concretamente questi Bodhisattva della Terra dopo la morte di Shakyamuni? E qual è esattamente la grande Legge che diffonderanno?
Nichiren Daishonin spiega che il tempo in cui appariranno i Bodhisattva della Terra è l’Ultimo giorno della Legge e che la grande Legge che diffonderanno è la Legge mistica, o Nam-myoho-renge-kyo.
Il Daishonin agì proprio come nelle istruzioni che Shakyamuni diede durante la cerimonia di affidamento di cui si parla nel Sutra del Loto. Cioè, egli apparve all’inizio dell’Ultimo giorno della Legge, insegnò Nam-myoho-renge-kyo a tutte le persone e lo diffuse con dedizione altruistica. In tal senso il Daishonin è un Bodhisattva della Terra e il suo ruolo corrisponde specificamente a quello della loro guida, il Bodhisattva Pratiche Superiori.
Nel Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni Nichiren Daishonin scrive:

«Qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede come devoto del Sutra del Loto e rimani mio discepolo per il resto della tua vita. Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra, e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato» (RSND, 1, 341).

In questo passo si spiega che chiunque accetta e crede negli insegnamenti del Daishonin e si adopera per la realizzazione di kosen-rufu è, senza eccezione, un Bodhisattva della Terra.
Tale persona è un autentico discepolo di Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.

3. Il Bodhisattva Mai Sprezzante

La pratica del Bodhisattva Mai Sprezzante, descritta nel capitolo ventesimo del Sutra del Loto, è un esempio di come si diffonde l’insegnamento corretto nell’epoca malvagia successiva alla morte di Shakyamuni.
Mai Sprezzante è una delle figure che appaiono nel Sutra del Loto e corrisponde a Shakyamuni che svolge la pratica buddista in una vita precedente. Egli venera costantemente ogni persona che incontra, chiunque sia, anche coloro che lo attaccano o lo perseguitano, inchinandosi a ognuno e recitando la frase nota come il Sutra del Loto in ventiquattro caratteri. Questo nome deriva dal fatto che, nel testo del sutra, la frase è costituita da ventiquattro caratteri cinesi ed esprime l’essenza degli insegnamenti e della pratica del Sutra del Loto.
Essa afferma: «Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti praticherete la via del bodhisattva e sarete allora in grado di conseguire la Buddità» (SDL, 365).
Queste parole esprimono semplicemente la filosofia essenziale del Sutra del Loto, quella di rispettare la vita di ogni singola persona perché possiede intrinsecamente la natura di Budda.
Quando predica questo “Sutra del Loto in ventiquattro caratteri”, Mai Sprezzante viene attaccato dalle persone arroganti che cercano di colpirlo con pietre e bastoni, ma egli persevera nella sua pratica di lodarli costantemente e trattarli con rispetto. Il sutra spiega che grazie ai benefici derivanti da queste azioni, Mai Sprezzante diventò un Budda.
L’Ultimo giorno della Legge viene descritto come un’epoca di dispute e conflitti, e l’unico modo di risolvere il conflitto e creare una società di umanità e pace è che ogni persona creda nella propria natura di Budda e in quella degli altri e agisca coerentemente, dimostrando rispetto verso tutte le persone. Il Buddismo insegna la forma più elevata di comportamento umano, il rispetto per gli altri, e incoraggia tutte le persone ad agire così.
Riguardo all’importanza del comportamento umano Nichiren Daishonin afferma:

«Il cuore di tutti gli insegnamenti della vita del Budda è il Sutra del Loto e il cuore della pratica del Sutra del Loto si trova nel capitolo “Mai Sprezzante”. Cosa significa il profondo rispetto del Bodhisattva Mai Sprezzante per la gente? Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (RSND, 1, 756).

Sta affermando chiaramente che lo scopo del Buddismo è comportarsi come Mai Sprezzante, cioè credere nella propria natura di Budda e in quella degli altri e agire di conseguenza.

(continua)

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Le puntate precedenti sono state pubblicate in questi numeri:

Cap. 1, Il Buddismo di Nichiren Daishonin, NR, 578, 580, 582
Cap. 1, Il lignaggio e la tradizione dell’umanesimo buddista, NR, 587
Cap. 2, La filosofia buddista della vita, NR, 589, 592
Cap. 3, Fede e pratica, NR, 594, 627, 629, 631
Cap. 2, La storia della Soka Gakkai, NR, 634, 637, 640
Cap. 3, Il ripudio della Nichiren Shoshu, NR, 642

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