FEDE E PRATICA
1. Le tre prove
Le tre prove sono tre criteri per stabilire quale sia l’insegnamento corretto che conduce le persone alla felicità assoluta. Esse dimostrano che il Buddismo di Nichiren Daishonin è l’insegnamento che permette di conseguire la Buddità in questa esistenza a tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge.
Le tre prove sono: la prova documentaria, la prova teorica e la prova concreta.
La prova documentaria testimonia che le dottrine si basano o si accordano con le scritture sulle quali è fondata una religione.
Nichiren Daishonin scrive: «Si deve accettare ciò che è scritto chiaramente nel testo dei sutra e scartare tutto ciò che non è confermato dal testo» (RSND, 1, 97).
Le dottrine che non sono sostenute da una prova documentaria non sono altro che interpretazioni o opinioni arbitrarie. Nel caso del Buddismo, tutte le dottrine devono essere confermate dai sutra, ovvero dagli insegnamenti esposti da Shakyamuni. Nella Soka Gakkai, la prova documentaria è costituita dagli scritti di Nichiren Daishonin che incarnò e praticò l’essenza del Sutra del Loto.
La prova teorica, o prova della ragione, è la verifica che le dottrine e le affermazioni di una religione siano compatibili con la ragione e la logica. Scrive il Daishonin: «Il Buddismo è ragione» (RSND, 1, 745). Il Buddismo rispetta e dà importanza alla ragione. Perciò non si dovrebbero accettare argomentazioni o interpretazioni irrazionali.
La prova concreta conferma che la fede e la pratica delle dottrine di una religione producono risultati positivi nella vita individuale, nella quotidianità e nella società.
La religione non è un’astrazione, ma esercita una potente influenza sulla vita delle persone. Possiamo giudicare i meriti di una religione esaminandone l’impatto effettivo.
Scrive il Daishonin: «Per valutare le dottrine buddiste, io, Nichiren, credo che i metodi migliori siano la ragione e la prova documentaria. Ma ancora migliore di queste è la prova concreta» (RSND, 1, 532). Come spiega in questa frase, il Daishonin riteneva che la prova concreta fosse superiore a tutte le altre, perché lo scopo originale del Buddismo è aiutare le persone a diventare felici.
Se una di queste tre prove manca, una religione non è veramente attendibile. Facciamo un’analogia: un farmaco, per essere considerato sicuro ed efficace, deve essere accompagnato da una lista dei componenti e dei loro effetti (prova documentaria), da una solida base teorica che ne attesti l’efficacia (prova teorica) e, quando viene assunto, deve realmente alleviare il disturbo per il quale viene prescritto (prova concreta).
Il Buddismo del Daishonin ha una base oggettiva e universalmente accettabile sia in termini teorici che pratici.
2. Fede, pratica e studio
Lo scopo del Buddismo di Nichiren è metterci in grado di trasformare la nostra vita. Ci sono tre elementi essenziali per applicarne gli insegnamenti: fede, pratica e studio.
Per fede si intende credere nel Buddismo di Nichiren Daishonin – l’insegnamento corretto per l’Ultimo giorno della Legge – e nel Gohonzon che ne è l’espressione fondamentale. L’ingrediente principale della pratica buddista è la fede.
La pratica si riferisce agli sforzi concreti di trasformare e migliorare la propria vita.
Lo studio consiste nell’apprendimento e nell’approfondimento degli insegnamenti di Nichiren Daishonin. Ci fornisce i princìpi guida per una fede e una pratica corrette, aiutandoci a rafforzare la nostra pratica e ad approfondire la fede.
La pratica corretta del Buddismo del Daishonin deve comprendere tutti e tre questi elementi.
Ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni il Daishonin afferma: «Credi nel Gohonzon, il supremo oggetto di culto in tutto Jambudvipa. Rafforza costantemente la tua fede e ricevi la protezione di Shakyamuni, di Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso» (RSND, 1, 342).
1) FEDE
Fede è “credere e accettare”, cioè credere negli insegnamenti del Budda e accettarli. Questa fede è la base per il conseguimento dello stato vitale di Buddità.
Nel Sutra del Loto si afferma che anche Shariputra, noto per essere il primo in saggezza fra i discepoli del Budda, poté cogliere l’essenza dell’insegnamento del sutra grazie alla fede. Nel terzo capitolo del Sutra del Loto, “Similitudine e parabola”, c’è un passo che recita: «Tu stesso, Shariputra, nel caso di questo sutra sei riuscito ad accedervi solo grazie alla fede» (SDL, 3, 124-125). Questo è il principio di “accedere solo grazie alla fede”.
Solo attraverso la fede possiamo conseguire la stessa saggezza e il medesimo stato vitale del Budda. Quando crediamo nell’insegnamento del Budda e lo accettiamo, possiamo comprendere per la prima volta la correttezza della filosofia buddista della vita.
Nichiren Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, iscrisse Nam-myoho-renge-kyo, la legge fondamentale dell’universo alla quale si era risvegliato, in forma di Gohonzon. In altre parole, nel Gohonzon egli rivelò il suo stato vitale di Buddità per il bene di tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge.
Perciò, quando si pratica il Buddismo, la cosa più importante è avere una fede profonda nel Gohonzon come oggetto di culto per il conseguimento dello stato vitale di Buddità. Quando abbiamo fede nel Gohonzon e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, possiamo attingere al potere della Legge mistica che esiste nella nostra vita e radicare saldamente lo stato vitale di Buddità dentro di noi.
2) PRATICA
La pratica è costituita dalle azioni concrete che compiamo in base alla fede nel Gohonzon.
Il Buddismo di Nichiren Daishonin insegna che la Buddità, uno stato vitale di saggezza e compassione illimitate, è inerente alla nostra vita. Lo scopo della pratica buddista è manifestare la nostra Buddità innata e conseguire uno stato di felicità assoluta. Per attingere a questo potenziale latente e metterlo in funzione nella nostra vita sono essenziali gli sforzi concreti per trasformare e sviluppare noi stessi. Se vogliamo rivelare la nostra Buddità dobbiamo continuare a sforzarci in accordo con la ragione e i princìpi buddisti corretti. Questo è ciò che intendiamo per pratica.
La pratica ha due aspetti: la pratica per sé e quella per gli altri, paragonabili alle due ruote di un carro; per avanzare bene è necessario che la nostra pratica li comprenda entrambi. Per pratica per sé si intende impegnarsi per ottenere benefici personali attraverso la pratica del Buddismo del Daishonin. La pratica per gli altri consiste nell’insegnare il Buddismo ad altre persone in modo che anch’esse possano ricevere benefici.
Il Daishonin afferma: «Adesso però siamo entrati nell’Ultimo giorno della Legge e il Daimoku che io, Nichiren, recito è differente da quello delle epoche precedenti. Questo Nam-myoho-renge-kyo comprende sia la pratica per sé sia l’insegnamento agli altri» (RSND, 2, 925).
Nell’Ultimo giorno della Legge sia la pratica per sé, cioè la ricerca dell’Illuminazione personale, sia la pratica per gli altri, cioè la condivisione del Buddismo con le altre persone affinché possano ottenere l’Illuminazione, sono basate sull’insegnamento fondamentale per il conseguimento della Buddità, Nam-myoho-renge-kyo. Perciò la pratica corretta nel Buddismo di Nichiren Daishonin le abbraccia entrambe. Consiste nel recitare Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon e al tempo stesso insegnare agli altri i benefici della fede nel Gohonzon e incoraggiarli a praticare.
In particolare, la pratica per sé è fare Gongyo (la recitazione di passi del Sutra del Loto e di Nam-myoho-renge-kyo) e la pratica per gli altri è condividere e diffondere gli insegnamenti del Buddismo. Inoltre, anche le varie attività che svolgiamo per kosen-rufu come membri della Soka Gakkai costituiscono la pratica per gli altri.
La pratica quotidiana di Gongyo e gli sforzi per diffondere gli insegnamenti
Gongyo comprende la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo e di parti del Sutra del Loto davanti al Gohonzon. Questo è il primo dei due aspetti della pratica per trasformare la nostra vita.
Paragonando la pratica di Gongyo al lucidare uno specchio, il Daishonin scrive: «È come uno specchio appannato che brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato che, però, una volta lucidato, sicuramente diverrà limpido e rifletterà la natura essenziale dei fenomeni e il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 4).
Alla luce di questa metafora, così come lo specchio non cambia, ma funziona in maniera diversa quando viene lucidato, così, attraverso la pratica quotidiana costante di Gongyo, possiamo lucidare e rafforzare la nostra vita e migliorare il suo funzionamento.
A proposito dell’importanza di diffondere l’insegnamento buddista corretto, il Daishonin afferma ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni: «Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. […] Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o un solo verso» (RSND, 1, 342). E in Lettera a Jakunichi-bo scrive: «Coloro che diventano discepoli di Nichiren e credenti laici devono rendersi conto della profonda relazione karmica che condividono con lui e propagare il Sutra del Loto con il suo stesso atteggiamento» (RSND, 1, 883).
È importante non solo cercare di trasformare il nostro stato vitale con la pratica quotidiana di Gongyo, ma anche condividere gli insegnamenti buddisti con gli altri, anche una sola parola, mirando alla propria e all’altrui felicità.
Tali sforzi ci aiutano ad approfondire la fede e la pratica e attivano dentro di noi gli stati vitali altruistici di Bodhisattva e Buddità, spronandoci ad agire per la felicità e il benessere degli altri. Ci permettono di diventare autentici discepoli di Nichiren Daishonin. Insieme alla recitazione di Gongyo, anche le azioni per diffondere gli insegnamenti del Buddismo danno un grande impulso alla trasformazione della nostra vita.
Il Sutra del Loto afferma: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 10, 232).
In base a questo passo il Daishonin spiega: «Chi recita anche una sola parola o una sola frase del Sutra del Loto e ne parla a un’altra persona è l’inviato del Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti» (RSND, 1, 294).
In altre parole, gli sforzi che compiamo nella pratica per la felicità degli altri sono veramente nobili; corrispondono al comportamento e alla pratica del Budda, che portiamo avanti come suoi inviati.
Pratica primaria e pratica di supporto
La pratica di Gongyo, la mattina e la sera, è il pilastro centrale degli sforzi per trasformare la nostra vita.
Durante Gongyo recitiamo Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon insieme a un estratto del secondo capitolo del Sutra del Loto “Espedienti” e a un brano della parte in versi del sedicesimo capitolo “Durata della vita”.
La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo con fede nel Gohonzon è fondamentale, perciò si chiama “pratica primaria”. Recitare i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” aiuta a far emergere i benefici della pratica primaria e perciò è chiamata “pratica di supporto”. Leggiamo i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” perché sono i più importanti del Sutra del Loto, l’insegnamento che apre la strada all’Illuminazione di tutte le persone. Il capitolo “Espedienti” (secondo) spiega il vero aspetto di tutti i fenomeni, che è la dottrina principale dell’insegnamento transitorio (primi quattordici capitoli) del Sutra del Loto. Il capitolo “Durata della vita” (sedicesimo) rivela che il Budda ottenne l’Illuminazione nel remoto passato, e questa è la dottrina principale dell’insegnamento originale (ultimi quattrodici capitoli) del sutra. Scrive il Daishonin: «Se leggi i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”, tutti gli altri saranno inclusi anche senza leggerli» (RSND, 1, 63).
Nichikan, uno studioso degli insegnamenti del Daishonin del diciottesimo secolo, spiegava la relazione fra la pratica primaria e la pratica di supporto paragonandole al cibo e al condimento. Quando mangiamo riso o pasta, che sono la fonte “primaria” del nutrimento, i condimenti, come il sale o l’aceto, ne esaltano o “integrano” il sapore. Allo stesso modo, la lettura dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” contribuisce a far emergere i profondi benefici della pratica primaria della recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, e per questo si chiama pratica di supporto (da Nichikan, Le pratiche di questa scuola, scritti in sei volumi, n.d.r.).
Recitando i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” lodiamo ed esaltiamo il potere benefico del Gohonzon, la concretizzazione di Nam-myoho-renge-kyo.
3) STUDIO
Per studio si intende studiare gli insegnamenti buddisti, soprattutto leggere gli scritti di Nichiren Daishonin approfondendone i princìpi e le dottrine. Attraverso lo studio si può sviluppare una fede più profonda e salda e accertarsi di praticare correttamente. Senza lo studio del Buddismo si rischia di cadere nelle interpretazioni personali e di essere facilmente ingannati da chi espone insegnamenti errati. Come afferma il Daishonin quando scrive: «Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede» (RSND, 1, 342), la fede è il fondamento dello studio.
Il presidente Toda disse: «La fede ricerca la comprensione, e la comprensione approfondisce la fede» (Toda Josei Zenshu, Opere complete di Josei Toda, n.d.r.). Quindi lo scopo per cui studiamo e accresciamo la nostra comprensione del Buddismo è approfondire la fede.
Il Daishonin esorta i discepoli a studiare ripetutamente i suoi scritti. Per esempio scrive: «Fatti leggere questa lettera più e più volte e ascolta con attenzione» (RSND, 1, 915). Inoltre loda lo spirito di ricerca dei discepoli che gli ponevano domande sul Buddismo.
Nikko Shonin, discepolo diretto e successore del Daishonin, affermò: «I seguaci di questa scuola dovrebbero incidere nelle loro vite gli insegnamenti del Gosho» (Il Buddismo della gente, IBISG, 2013, pag. 108, art. 11) e «Coloro che non si dedicano allo studio ma invece ricercano fama e profitto non possono definirsi miei discepoli» (Ibidem, art. 8). Quindi ci incoraggia a studiare e ad approfondire gli scritti del Daishonin.
(continua)
(traduzione di Marialuisa Cellerino)