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Capitolo 2, puntate 7-11 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:58

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Capitolo 2, puntate 7-11

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[7] Nel pomeriggio del 20 agosto, dopo essersi recato al Centro culturale di Taito, a Tokyo, Shin’ichi si diresse verso il Training center di Nagano a Karuizawa, nella prefettura di Nagano.
Karuizawa era il luogo dove Josei Toda, nell’agosto del 1957, aveva trascorso l’ultima estate, poco prima di morire.
Durante la sua permanenza invitò Shin’ichi e Kazumasa Morikawa a raggiungerlo, e insieme andarono in automobile fino al parco vulcanico Onioshidashi. Toda mostrò loro il singolare panorama del susseguirsi di rocce magmatiche dalle forme più strane, e insieme pranzarono in un albergo.
Toda desiderava esprimere la sua gratitudine a Shin’ichi, che era stato imprigionato ingiustamente durante l’incidente di Osaka. Mentre pranzavano, uniti dal legame tra maestro e discepolo, ebbero una piacevole e animata conversazione, che tra i vari argomenti toccò anche il romanzo La rivoluzione umana che Toda aveva scritto sotto lo pseudonimo di “Myo Goku”.
Il romanzo, apparso a puntate a partire dal primo numero del quotidiano Seikyo nell’aprile del 1951, era appena stato pubblicato sotto forma di volume nel luglio di quell’anno.
Il signor Gan, protagonista del romanzo, era una persona comune che abitava in una delle otto unità abitative di un caseggiato a schiera e lavorava in una tipografia. Introdotto al Buddismo del Daishonin da Josaburo Makita [pseudonimo di Tsunesaburo Makiguchi; nei volumi che seguirono fu riportato il vero nome], Gan iniziò la pratica buddista mostrando varie prove concrete, e divenne infine direttore della tipografia. Assumendo inoltre la direzione della Gakkai, continuò a sostenere il presidente Makita. Accadde però che sotto l’oppressione esercitata dal governo militarista nel periodo bellico, sia il presidente, il maestro Makita, sia il signor Gan che considerava e rispettava Makita come suo maestro, furono rinchiusi in carcere.
Continuando a recitare Nam-myoho-renge-kyo in prigione e approfondendo la lettura del Sutra del Loto, Gan si risvegliò alla sua natura di Bodhisattva della Terra, uno dei bodhisattva apparsi durante la Cerimonia nell’aria esposta nel Sutra del Loto. Il romanzo termina nel momento in cui egli decide di dedicare la propria vita alla propagazione del Sutra.
Nella prima parte del romanzo, il signor Gan è raffigurato come un personaggio immaginario completamente diverso da Josei Toda, mentre nella seconda parte le esperienze di Gan risultano le stesse di Toda.
In particolare l’arresto, l’incarcerazione, il risveglio conseguito in carcere e la presa di coscienza della missione di kosen-rufu sono stati descritti in base alla pura realtà, evidenziando i punti fondamentali dello spirito della Soka Gakkai.
«Io sono un Bodhisattva della Terra!»: questo grido di Gan è all’origine della convinzione condivisa dai compagni di fede della Soka.

[8] Nel romanzo La rivoluzione umana di Josei Toda, intorno al nucleo centrale del percorso di rivoluzione umana compiuto dal protagonista, il signor Gan, viene descritta la pratica del suo maestro Makiguchi, che da solo aveva determinato di realizzare kosen-rufu dedicando tutta la sua vita alla propagazione della Legge.
Nel novembre del 1954, in occasione della cerimonia funebre per il decimo anniversario della scomparsa del primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi rievocando il giorno in cui era venuto a sapere della morte in carcere del suo maestro, per il quale provava un’immensa gratitudine, Toda disse: «In tutta la mia vita non ho mai provato un dolore così forte. In quel momento decisi: “Prima o poi dimostrerò se ciò che diceva il mio maestro è giusto o meno! Se potessi scegliere un altro nome, vorrei chiamarmi Gankutsu-O. Attraverso la realizzazione di grandi imprese ripagherò i debiti di gratitudine per il mio maestro».
Gankutsu-O è il nome del Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, tradotto in giapponese da Ruiko Kuroiwa. Nel romanzo il giovane marinaio Edmond Dantès che, vittima di una congiura, è arrestato e condotto nella prigione del Castello d’If, su un’isola solitaria, viene informato da un anziano prete dell’esistenza di un tesoro nascosto sull’isola di Montecristo.
Dopo quattordici anni di reclusione riesce a evadere e ad appropriarsi di quell’enorme ricchezza. Debutta in seguito nell’alta società parigina con il nome di Conte di Montecristo, e mentre trama la vendetta su coloro che l’hanno fatto catturare, ricambia i favori ricevuti dai suoi benefattori. Perseverando a lungo come il Conte di Montecristo, Toda giurò nel profondo del cuore di contrattaccare i nemici del suo maestro, morto in carcere per essere rimasto fedele ai propri ideali, vittima della repressione del governo militarista. “Vendicarsi” per Toda significava dimostrare la verità dell’insegnamento del maestro e combattere le funzioni demoniache del potere autoritario che avevano provocato la morte di Makiguchi insieme a dolorosi stenti, privazioni, e alla morte di numerose persone durante la guerra. “Vendicarsi” per Toda significava inoltre realizzare la felicità della gente, la pace dell’umanità.
Per tali motivi egli aveva dato al protagonista de La rivoluzione umana il nome di Gan Kutsuo, in riferimento a Gankutsu-O[ref]Gan Kutsuo e Gankutsu-O si scrivono con ideogramma diverso ma si pronunciano allo stesso modo[/ref], e aveva voluto trasmettere per iscritto, infondendo tutto il suo spirito nell’opera, la grandezza e la verità dell’insegnamento di Makiguchi.
Il compito a cui è chiamato il discepolo è dimostrare ampiamente nel mondo la verità dell’insegnamento del maestro.

[9] Shinichi venne invitato da Josei Toda a Karuizawa. Ascoltando le parole piene di emozione di Toda che gli raccontava del suo romanzo La rivoluzione umana, Shin’ichi le incise profondamente nel suo cuore.
La rivoluzione umana di Toda si conclude con la decisione presa in carcere dal signor Gan di vivere fino alla fine dei suoi giorni per la causa di kosen-rufu.
Il 3 luglio 1945 Toda, ereditando le ultime volontà del suo maestro Tsunesaburo Makiguchi, morto durante la prigionia, uscì vivo dal carcere. Se Shin’ichi non avesse lasciato per iscritto ai posteri che cosa Toda aveva realizzato dopo la scarcerazione, e in che modo aveva edificato le fondamenta di kosen-rufu in Giappone, non si sarebbero conosciute nel mondo le sue grandi imprese, e lo spirito di maestro e discepolo Soka che Makiguchi e Toda avevano tenacemente condiviso non si sarebbe tramandato alle generazioni successive.
Shin’ichi giunse così a questa consapevolezza: «Solo io posso raccontare la verità riguardo al mio maestro. Questa è l’aspettativa che egli nutre nei miei confronti, ed è la mia missione come discepolo». In quel momento egli prese la salda e irremovibile decisione, a cui aveva pensato tante e tante volte, di scrivere un romanzo biografico che fosse la continuazione de La rivoluzione umana di Toda. La prefettura di Nagano divenne così la terra della promessa di perpetuare lo spirito di maestro e discepolo Soka per l’eternità. Era la prima volta che Shin’ichi visitava il Training center di Nagano, inaugurato l’anno precedente, nell’agosto del 1978.
Durante l’estate che avrebbe dato inizio a una “nuova fase” di kosen-rufu mondiale, Shin’ichi si recò nel luogo in cui Toda aveva trascorso la sua ultima estate. E a partire da quella terra caratterizzata da un legame così mistico, dando vita a un dinamico flusso di attività costituito da visite a casa ai membri e guide personali, prese la profonda decisione di edificare una nuova Soka Gakkai. Kosen-rufu mondiale si realizza facendo un primo passo nell’ambiente più vicino a noi, a partire dall’incoraggiamento di una singola persona. La decisione di Shin’ichi cominciò a tradursi in azione già sul treno che lo portava al Training center. A un giovane che aveva notato la sua presenza ed era venuto a salutarlo, offrì una poesia: Ci siamo incontrati casualmente / ma anche tu sei un mio discepolo / nel viaggio per la felicità.
Inoltre, mentre scendeva dal treno, gli strinse la mano dicendo: «Trasmetti i miei più cari saluti ai tuoi genitori. Diventa una persona ammirevole!». Decidere significa agire.

[10] A due ore e mezzo di distanza da Tokyo, dove a fine estate faceva ancora molto caldo, a Karuizawa, coperta dalla nebbia serale, tirava un’aria pungente. Al suo arrivo al Training center di Nagano, Shin’ichi fu accolto da diverse persone, tra cui responsabili e membri dello staff locale. Da quando si era dimesso dall’incarico di presidente, i membri vedevano molto di rado le sue attività pubblicate sul giornale Seikyo e sugli altri organi di stampa della Gakkai, e benché tutti fossero sorridenti, non riuscivano a nascondere l’inquietudine.
Come per spazzar via quei sentimenti dei compagni di fede, Shin’ichi disse con voce rassicurante: «Io sono in perfetta forma! Forza, lanciamoci in una nuova partenza!».
La voce tonante di Shin’ichi, come il ruggito di un leone, risuonò nella terra di maestro e discepolo. Mentre stringeva la mano a Takashi Saida, il responsabile trentasettenne della Divisione giovani della prefettura di Nagano, Shin’ichi disse: «Essendo diventato presidente onorario, potrei anche non impegnarmi più di tanto nelle attività per kosen-rufu, o addirittura non farlo. Sarebbe sicuramente molto più comodo. Ma se indietreggiassi anche di un solo passo, scomparirebbe il legame tra maestro e discepoli Soka che desiderano dedicare la loro vita a kosen-rufu, e il mio maestro Toda andrebbe su tutte le furie. Chi prende coscienza della propria missione di Bodhisattva della Terra, per quanto possa essere vincolato o bloccato nelle sue azioni, troverà sempre il modo di lottare. La sua è la lotta della saggezza e del coraggio. Il Daishonin, affermando «e tuttavia non sono scoraggiato» (RSND, 1, 664), non ha forse lottato per tutta la vita, senza piegarsi mai di fronte ad alcuna persecuzione? Anche tutti voi, qualunque cosa possa accadere nella vostra vita, e qualsiasi condizione o circostanza siate costretti ad affrontare, non dovete mai smettere di riporre tutto il vostro impegno nella fede e nella causa di kosen-rufu. Io continuerò a lottare per tutti voi, membri della Gakkai».
Shin’ichi aveva previsto di rimanere a Nagano nove giorni. Il 21 agosto, il giorno dopo il suo arrivo, sin dal mattino cominciò con l’incoraggiare i giovani che facevano parte dei vari staff, a pranzo conversò con una decina di membri che praticavano sin dai primi tempi dell’organizzazione locale, dopodiché andò a casa di Takashi Kibayashi, vice responsabile dell’hombu di Komoro. Aveva così mantenuto la promessa fatta undici anni addietro, quando durante il loro primo incontro Takashi gli aveva detto: «La prego di venirmi a trovare».
La sera tenne inoltre numerosi incontri con i rappresentanti dei membri locali, che uno dopo l’altro erano venuti a incontrarlo.
Impegnarsi ripetutamente nel dialogo equivale a preparare il terreno della vita per farne un giardino fiorito di felicità.

[11] Tra le varie persone che Shin’ichi incontrò la sera del 21 agosto, c’erano anche Torao Tamori e la moglie Tami, rispettivamente il primo responsabile uomini e la prima responsabile donne del capitolo Karuizawa. Torao, un fornaio che aveva imparato il mestiere in un albergo di prima categoria, aveva aderito alla Soka Gakkai insieme ai figli nel 1955, vedendo con i suoi occhi come la moglie, che soffriva di un grave disturbo cardiaco, era riuscita a tornare in salute. Grazie ai benefici ottenuti, tra cui l’acquisizione del negozio che tanto desiderava, Torao poté rafforzare considerevolmente la sua determinazione nella fede e dedicarsi con gioia alle attività per la propagazione del Buddismo del Daishonin. Tuttavia, nella sua comunità molte persone nutrivano pregiudizi nei confronti della Gakkai e non vedevano di buon occhio la sua pratica. Anche i clienti stavano diminuendo.
I coniugi Tamori, che in quelle circostanze cercavano una soluzione, ricevettero una guida piena di convinzione da un compagno della Gakkai con più esperienza nella fede: «Nichiren Daishonin dichiara con forza: “Se la propagate [la dottrina dei tremila regni in un singolo istante di vita], i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento» (RSND, 1, 437). Proprio perché avete determinato di dedicarvi con coraggio e risolutezza alla causa di kosen-rufu, ostacoli e demoni fanno a gara per interferire nella vostra vita. Non è forse come scrive il Daishonin? Continuando a mantenere lo stesso impegno, fermo e coraggioso, nella vostra pratica, potrete costruire senza alcun dubbio uno stato vitale di immensa felicità. Ecco perché non dovete mai indietreggiare».
All’epoca i membri della Gakkai, chi più chi meno, si stavano confrontando con simili avversità e tuttavia, perseverando nelle attività della Gakkai, facevano ardere sempre di più il loro entusiasmo e, leggendo il Gosho, si incoraggiavano a vicenda.
Il signor Tamori pensò: «Il Daishonin ha scritto: “Quanto più grandi saranno le difficoltà che incontrerà, tanto più grande la gioia che egli proverà grazie alla sua forte fede” (RSND, 1, 29). Quanto più critica si fa la situazione, tanto più è il momento di manifestare una forte e salda fede. Avanzerò sempre di più, con gioia e coraggio! Questo è il momento cruciale!».
Le attività della Gakkai andavano avanti di pari passo con l’approfondimento del Gosho, mentre lo studio del Buddismo veniva sperimentato nella vita quotidiana. Tutto questo, che costituiva la forza incrollabile della Gakkai, fu reso possibile dal secondo presidente Josei Toda che realizzò la pubblicazione della Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin (Nichiren Daishonin Gosho Zenshu). Fu grazie a questa impresa che i princìpi dell’insegnamento corretto del Daishonin furono ampiamente adottati come fondamento della vita delle persone, dando inizio a una storia senza precedenti.

(continua)

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