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Volume 30, Capitolo 2, puntate 30-37 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:02

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Volume 30, Capitolo 2, puntate 30-37

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su
www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[30] Attenti e seri, i giovani prestavano ascolto alle parole di Shin’ichi: «I responsabili giovani devono sviluppare le loro capacità di persuasione se desiderano avere il consenso dei Gruppi uomini e donne. È necessario chiarire bene perché una cosa è importante, spiegarlo in modo logico e coerente. E motivarne le ragioni. Inoltre, è bene cercare di avvalorare le proprie tesi con dati alla mano ed esempi concreti. Di fronte ad argomentazioni logiche, chiunque si troverà d’accordo. Nichiren Daishonin afferma: “Il Buddismo è ragione e la ragione vincerà sul tuo signore” (RSND, 1, 745).
«Il modo migliore per affinare queste capacità è lo shakubuku. Bisogna avere una passione tenace, come si addice a un giovane. Di fronte all’entusiasmo di giovani successori che insistono con sincerità nel voler intraprendere una nuova sfida con tutte le loro forze, il cuore di una persona sarà naturalmente portato a sostenerli. Quando riusciamo a smuovere il cuore delle persone, la situazione cambia radicalmente.
«Inoltre è importante accumulare risultati concreti. Se i progetti dei giovani sono innovativi e suscitano nuove ondate di entusiasmo, chiunque sarà portato ad accogliere di buon grado le loro proposte. In altre parole, la prova concreta genera fiducia.
«Non c’è da rinunciare o abbattersi solo perché le vostre proposte una volta non sono state accettate. Se pensate veramente che una cosa sia necessaria e importante, rivedete i punti che vi sono stati segnalati, apportate dei miglioramenti e ripresentate il vostro progetto. Bisogna essere perseveranti e tenaci».
Le parole di Shin’ichi scaturivano dall’esperienza personale. Infatti, quando nel marzo del 1954 fu nominato coordinatore responsabile del neonato Gruppo giovani, e avrebbe dovuto farsi carico della pianificazione e organizzazione del movimento della Soka Gakkai, i responsabili centrali si mostrarono perplessi verso tutte le proposte da lui avanzate.
Anche di fronte alla proposta di un grande raduno sportivo dei giovani – che in seguito avrebbe dato origine ai grandi festival per la pace – non vollero dare il proprio consenso. Continuando a riproporre il progetto però, pian piano tutti finirono per trovarsi d’accordo con quella che divenne un’iniziativa simbolo della Soka Gakkai.
Questa fu la vittoria della forza dei giovani.

[31] Shin’ichi proseguì dicendo: «Non è esagerato affermare che le opinioni sono tante quante sono le persone. Ciò vale ancor più se si tratta di generazioni differenti, dove è naturale che le opinioni divergano. Anche per decidere il giorno di uno zadankai, vi sarà chi preferisce la sera di un giorno lavorativo e chi la sera del sabato o della domenica. Altri prediligono il pomeriggio della domenica o di un giorno lavorativo. Alla fine bisogna ovviamente prendere una decisione e si finisce per scegliere il giorno buono per il maggior numero di persone.
«La cosa importante di fronte a una decisione presa di comune accordo, poi, è sostenerla insieme agli altri anche se non è conforme ai propri desideri, e impegnarsi al massimo per il successo della riunione. Comunque sia, chi organizza gli zadankai si deve ingegnare affinché tutti i membri possano partecipare, senza discriminazioni, impegnandosi con gioia nella pratica. Bisogna inoltre preoccuparsi di coloro che non possono partecipare agli zadankai creando altre occasioni di incontro in piccoli gruppi ad hoc, o variare in alcuni casi il giorno della riunione. Sul modo di condurre e gestire le altre attività vi saranno, com’è naturale, idee e opinioni differenti. Riguardo all’attività non ci sono imposizioni o regole che ci obbligano ad agire in un determinato modo, né esiste la perfezione. In ogni tipo di soluzione vi saranno vantaggi e svantaggi. Per questo, se si verificano dei problemi è necessario riflettere tutti insieme e trovare il modo per affrontarli al meglio. Ciò che conta è unire le forze in modo flessibile e con grande cuore». I giovani ascoltavano annuendo con convinzione.
Shin’ichi, volgendo lo sguardo a ciascuno di loro, disse: «Nel portare avanti l’attività, l’atteggiamento da cui più bisogna guardarsi è il risentimento quando le nostre idee non vengono accolte, mostrando disappunto e perdendo la calma, perché questa è una funzione che distrugge non solo la nostra fede, ma anche kosen-rufu. La maggior parte delle organizzazioni religiose ha vissuto contrasti e odi interni a causa delle divergenze di opinione riguardo alla gestione del movimento o le questioni di metodo, e alla fine si sono spaccate.
La Soka Gakkai non deve assolutamente ripetere questo tipo di errore».

[32] I giovani fissavano Shin’ichi con sguardo attento e serio, in attesa che cominciasse a parlare.
«Oggi vorrei precisare qual è il principio fondamentale da tener presente per il vostro futuro e per la realizzazione di kosen-rufu: è l’indistruttibile, incrollabile unità di “diversi corpi, stessa mente”. Nichiren Daishonin dichiara: “In generale, che i discepoli di Nichiren, preti e laici, recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di diversi corpi, stessa mente, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua, questo si chiama eredità della Legge fondamentale della vita. In ciò consiste il vero scopo della propagazione di Nichiren. Se è così, anche il grande desiderio di un’ampia propagazione potrà realizzarsi” (RSND, 1, 190). Questa è la linea guida fondamentale che tutti “i discepoli di Nichiren, preti e laici”, ovvero tutti noi che viviamo dedicandoci alla causa di kosen-rufu, dovremmo adottare.
Innanzitutto, con le parole “senza alcuna distinzione fra loro”, il Daishonin ci esorta ad abbandonare ogni discriminazione o separazione tra noi e gli altri, tra questo e quello. Tra le persone ci sono varie differenze derivanti da nazionalità, etnia, cultura, consuetudini, status sociale, età, luogo di provenienza, o ancora dal modo di vedere e sentire le cose. Il punto di origine al quale bisogna sempre tornare è l’atteggiamento di non lasciarsi condizionare da alcuna differenza, è la consapevolezza che siamo tutti, allo stesso modo, compagni di fede e Bodhisattva della Terra.
Dovremmo inoltre prendere tutti coscienza dello stretto, indissolubile legame che ci unisce come compagni di fede, esemplificato dall’espressione “uniti come i pesci e l’acqua”, e di conseguenza rispettarci e proteggerci l’un l’altro. Pensare che poiché non ci piace un tal responsabile non abbiamo voglia di far parte dell’organizzazione o di fare attività, significa contraddire le auree parole del Daishonin. Questo modo di pensare è la dimostrazione che ci stiamo lasciando sconfiggere dal nostro ego. Non è assolutamente un caso se ci troviamo, in questo momento, a impegnarci insieme nella pratica del Buddismo del Daishonin. Siamo nati nell’Ultimo giorno della Legge per adempiere al voto formulato insieme, uniti da un profondo legame sin dal tempo senza inizio.
Quando i compagni di fede svilupperanno la consapevolezza di essere ciò che sono oggi in virtù di tale relazione, potranno creare saldi legami tra loro e faranno emergere un’immensa forza che li spingerà ad avanzare ulteriormente verso la realizzazione di kosen-rufu».

[33] La voce di Shin’ichi si fece ancora più impetuosa. «In seguito Nichiren Daishonin afferma: “Con lo spirito di diversi corpi, stessa mente” (RSND, 1, 190). “Diversi corpi” significa rispettare la personalità e le peculiarità di ogni individuo, mentre “stessa mente” indica la creazione di un’unità spirituale di persone proiettate verso la concretizzazione dello stesso obiettivo: kosen-rufu. Ad esempio, le mura di un castello sono veramente solide quando sono formate da pietre diverse perfettamente incastrate, che si sostengono reciprocamente. “Diversi corpi, stessa mente” è il principio in base al quale gli individui possono creare la più forte coesione e allo stesso tempo manifestare al massimo il proprio potenziale.
«Il Daishonin afferma che l’eredità della Legge fondamentale della vita avviene recitando Nam-myoho-renge-kyo nello spirito di “diversi corpi, stessa mente”; in questo modo la Legge suprema della vita si trasmette dal Budda alle persone comuni. Il Daishonin dichiara inoltre che in ciò consiste il vero scopo della propagazione e che portando avanti questa pratica si potrà realizzare il grande desiderio di kosen-rufu. Se invece, a causa di una divergenza di opinioni, ci lasciamo trasportare dalle emozioni perdendo la calma, o rechiamo offesa alla Legge criticando o lamentandoci degli altri, confonderemo totalmente le priorità della pratica buddista. La nostra regola d’oro, anzi l’eterno principio della Gakkai risiede nell’avanzare con una fede basata sul principio di “diversi corpi, stessa mente” qualunque cosa accada, con la determinazione di creare unità tra i compagni di fede e unire i nostri cuori per realizzare l’obiettivo di kosen-rufu.
«Il Daishonin afferma anche: “Ma se qualcuno dei discepoli di Nichiren distrugge l’unita di ‘diversi corpi, stessa mente’ sara come chi distrugge il proprio castello dall’interno” (Ibidem). L’azione più malvagia che si possa compiere è quella di portare scompiglio distruggendo dall’interno l’organizzazione per realizzare kosen-rufu che si basa sullo spirito di “diversi corpi, stessa mente”. È come se durante la strenua lotta per realizzare quest’obiettivo, degli alleati appiccassero il fuoco alla nostra fortezza e ci attaccassero. Coloro che infrangono il principio di “diversi corpi, stessa mente”, qualunque sia la motivazione, svolgono la funzione del re demone del sesto cielo».
Un responsabile del Gruppo studenti prese la parola: «Vedo membri con più anni di pratica che, in qualità di responsabili, si impegnano nelle attività fino in fondo con grande dedizione, mentre altri smettono di praticare e assumono atteggiamenti ostili. Qual è la causa fondamentale che porta a una tale divergenza?».
«In definitiva, ciò dipende dalla loro profonda determinazione, se è rivolta all’obiettivo di kosen-rufu o incentrata su interessi personali».

[34] Ascoltando le parole di Shin’ichi i giovani annuivano con ampi cenni del capo. Il responsabile degli studenti che aveva posto la domanda disse: «In effetti alcune persone che consideravo brillanti e straordinarie, hanno poi smesso di praticare; in realtà erano degli egocentrici a cui piaceva farsi notare e non riuscivano a collaborare o a mettersi d’accordo con gli altri, neanche con i compagni con più anni di pratica. Credo che in fondo fossero molto arroganti. Tra questi, molti hanno causato problemi sentimentali, finanziari e di altro genere alle persone intorno a loro».
Shin’ichi pensò che quel giovane avesse analizzato la situazione in modo perspicace.
«È proprio come dici tu. Anch’io ho visto molti esempi del genere. È veramente deplorevole. Chi diventa egocentrico non fa più riferimento agli scritti di Nichiren Daishonin e alle guide della Gakkai, e non riesce più a considerare l’unità di itai doshin (diversi corpi, stessa mente) come il punto fondamentale della fede. Così abbandona l’atteggiamento di base di un buddista, ovvero l’introspezione, la capacità di esaminare se stessi. E poichè lascia che la mente diventi la sua “padrona”, non riesce più a controllarsi e agisce inseguendo interessi personali e ricercando la fama, comportandosi in modo egocentrico e prepotente. Finisce poi per infastidire e creare ogni sorta di problema perdendo la fiducia degli altri e diventando una persona invadente e fastidiosa all’interno della Soka Gakkai, un’organizzazione pura e incorrotta. Questo è il processo che accomuna coloro che abbandonano la fede e tradiscono lo spirito della Gakkai. Durante l’esilio a Sado, Nichiren Daihonin dichiarò che coloro che distruggono il Buddismo non sono i nemici esterni, ma i “vermi nati dal corpo del leone” (RSND, 1, 267), cioè i discepoli stessi del Budda. Mentre avanziamo verso il conseguimento di kosen-rufu, cerchiamo di non dimenticare mai questo punto. Anche in futuro si presenteranno situazioni del genere. In questi casi un autentico discepolo agisce con fermezza per combattere fino in fondo le funzioni demoniache».
Non molto tempo dopo un avvocato disonesto e malvagio che cospirava con i preti della Nichiren Shoshu tramando intrighi per assoggettare la Gakkai, si tolse la maschera rivelando la sua vera natura.
Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, nei Precetti per la gioventù esorta a «non farsi influenzare da coloro che abbandonano la pratica buddista».
La rete dei compagni Soka è composta da maestri e discepoli che, con il coraggio del leone, formulano il voto di kosen-rufu, decidono di alzarsi e avanzano contro i venti più furiosi.

[35] Shin’ichi provava una gioia incomparabile mentre dialogava così apertamente con i giovani. Riponendo in loro grandi aspettative, disse: «I giovani hanno una missione di estrema importanza in quanto, come successori della Gakkai, si assumeranno la responsabilità di ogni cosa. Per questa ragione il mio maestro Toda si dedicava alla formazione dei giovani così seriamente. In particolare con me era molto più severo che con chiunque altro. Ad esempio, è accaduto che mi rimproverasse davanti a un gran numero di persone. Anche quando a sbagliare era qualcun altro, ero sempre io che venivo redarguito. Quando poi parlava ai membri delle difficoltà che maestro e discepolo incontrano lungo il cammino di kosen-rufu, faceva sempre riferimento a me. I leoni addestrano i propri cuccioli facendoli precipitare nei dirupi più profondi. Allo stesso modo il mio maestro si dedicava alla mia formazione con grande serietà, considerandomi il discepolo che lo avrebbe seguito.
«Anch’io ho dato guide severe ai responsabili centrali che rivestono una posizione importante, perché d’ora in poi avranno l’intera responsabilità della Gakkai. Chi ha una responsabilità più alta deve sempre affrontare ogni sfida con la massima serietà e sviluppare la forza per vincere immancabilmente, in ogni situazione. Desidero che essi continuino a crescere sempre di più e che diventino leader ammirevoli. Per questo continuerò a parlare con severità, come un maestro di vita dedito alla causa di kosen-rufu. Questa è compassione. Il maestro è sempre serio nei confronti dei suoi autentici discepoli. Ora, alla mia età, posso dire di aver compreso profondamente ciò che provava il mio maestro Toda. Molti lo hanno conosciuto, alcuni hanno ricevuto guide direttamente da lui. Tuttavia, soltanto io ho servito il mio maestro fino alla fine dei suoi giorni, ho ereditato il suo testamento spirituale e ho aperto la strada di kosen-rufu proprio come lui desiderava. Vorrei dunque sottolineare che più di ogni altro conosco a fondo la Gakkai e ogni verità riguardo al mio maestro. Per questo sto scrivendo il romanzo La rivoluzione umana, affinché i compagni di fede del mondo intero e i nostri successori che raccoglieranno il testimone di kosen-rufu possano percorrere fino in fondo, la strada di maestro e discepolo Soka. Desidero che voi giovani affrontiate sempre di petto le sfide che si presenteranno, che continuiate a coltivare la vostra personalità e a fortificarvi. Pensando innanzitutto a creare unità tra voi, continuate ad avanzare insieme, sempre più avanti, costruendo la Gakkai del ventunesimo secolo!».

[36] Shin’ichi continuava giorno dopo giorno a incoraggiare le persone immergendosi tra loro e toccando il cuore di ognuno. In questo modo portava avanti l’opera di “dissodare” lo spirito attraverso il dialogo per preparare il nuovo fertile terreno Soka.
Giunse l’inverno di quel tumultuoso 1979, e con esso il periodo più indaffarato dell’anno. Il pomeriggio del 26 dicembre Shin’ichi si recò al Centro culturale di Arakawa, a Tokyo.Quella sera era previsto che partecipasse alla terza riunione generale delle orchestre di pifferi e tamburi, presso il palazzo comunale di Arakawa. Era sua ferma intenzione incoraggiare, prima dell’inizio della manifestazione, i componenti delle bande e tutti i membri di Arakawa riuniti al Centro.
Shin’ichi aveva molto a cuore la circoscrizione di Arakawa. Nell’agosto del 1957, un mese dopo l’incidente di Osaka, quando era stato arrestato e trattenuto con l’accusa infondata di violazione della legge elettorale, erano stati i membri di quella zona ad aprire la strada di kosen-rufu.
Combattendo contro le funzioni demoniache del potere autoritario che mostrava i suoi artigli e lottando duramente in carcere, Shin’ichi aveva percepito con chiarezza nel profondo del cuore che potenziare e unire le forze delle persone comuni era l’unico modo di opporsi all’ingiustizia del potere. Aveva quindi deciso di realizzare un grande risultato nella propagazione partendo proprio da quel quartiere ricco di calore umano che manteneva intatta la sua prerogativa di quartiere popolare di Tokyo. Egli dedicò tutto se stesso a incoraggiare ogni persona e fece nascere valorosi campioni di kosen-rufu trasmettendo tutta la sua passione.
Arakawa era una piccola circoscrizione ma la sua vittoria, conseguita grazie all’unità dei membri, avrebbe aperto una breccia per la vittoria di tutta Tokyo, e quest’onda si sarebbe propagata in tutto il paese e nel mondo intero. Shin’ichi aveva deciso in cuor suo che l’obiettivo della “campagna di Arakawa” era realizzare in una settimana una crescita pari al dieci per cento del numero dei membri. Era consapevole che sarebbe stato molto difficile, ma la fiducia in se stessi che avrebbero acquisito con quella vittoria sarebbe stato il loro vanto, la “medaglia di buona fortuna” che avrebbe adornato le loro vite per l’eternità. Nel Gosho il Daishonin afferma: «Solo sconfiggendo un potente nemico si può dimostrare la propria vera forza» (RSND, 1, 267). Shin’ichi desiderava che i compagni di Arakawa, superando ogni difficoltà, consolidassero una tradizione indistruttibile come “campioni di Tokyo”.

[37] Giunto al Centro culturale di Arakawa, Shin’ichi guidò Gongyo insieme ai membri delle orchestre di pifferi e tamburi, pregando profondamente per il successo della loro riunione generale e per la crescita e la felicità di ciascuno. Si intrattenne poi in modo informale con i rappresentanti della circoscrizione di Arakawa, ascoltando attentamente i resoconti delle attività che stavano portando avanti.
Soffermandosi sulle guide che aveva dato nell’agosto del 1957, Shin’ichi disse: «Allora, insieme ai compagni pionieri di Arakawa decidemmo di sfidarci per affrontare le avversità, e scrivemmo insieme la pagina vittoriosa di Arakawa. In questo modo tutti i membri hanno sviluppato e impresso nelle loro vite la profonda convinzione che solo superando le turbolente vette di kosen-rufu si possono far scaturire la gioia e l’emozione di una grande vittoria, costruendo uno stato vitale indistruttibile, di felicità assoluta. Sono trascorsi circa vent’anni da allora. Adesso è compito vostro scrivere una nuova pagina di storia partendo da questa tradizione e trasmetterla ai compagni successori che verranno dopo di voi. Non è possibile proteggere né creare una tradizione vittoriosa di kosen-rufu ripetendo semplicemente le cose già fatte, perché sia l’epoca che la società cambiano continuamente. Solo ingegnandosi, affrontando nuove sfide e vincendo fino in fondo nasce una tradizione. In altre parole, ciò che bisogna trasmettere è un cuore combattivo».
Il testamento spirituale di questo “cuore combattivo” non si trasmette solo a parole. Esso fluisce da un compagno più anziano nella fede a uno più giovane, da una persona all’altra, nell’affinità di spirito e nello stimolo che nasce impegnandosi insieme nelle nostre attività. Shin’ichi proseguì dicendo: «Adesso desidero che ciascun membro di Arakawa si impegni a lottare con coraggio come se fosse Shin’ichi Yamamoto. Se in una singola circoscrizione si riesce a creare una tradizione di vittorie che si perpetui nel futuro, la Soka Gakkai potrà prosperare per l’eternità, perché tutti potranno imparare da quel modello. Non dimenticate mai che Arakawa ha questa grande missione. Attualmente non mi è permesso partecipare e dare guide liberamente. Proprio per questo desidero che siate voi ad alzarvi. Desidero che, vincendo in ogni lotta, dimostriate che la Gakkai è assolutamente salda». Gli occhi dei compagni brillavano di una fiera determinazione.

(continua)

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