«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)
Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
[25] Shin’ichi, in veste di fondatore, si impegnò a partecipare nei limiti del possibile ai vari eventi dell’Università Soka e delle Scuole Soka superiori, medie ed elementari di Tokyo. Aveva infatti deciso che era giunto il momento di riversare tutte le sue energie in quella che considerava l’opera di coronamento della sua vita: l’educazione.
A settembre, insieme ad alcuni studenti dell’Università e delle Scuole superiori e medie Soka, si recò a raccogliere pere in una coltivazione a Kunitachi. Si fece poi ritrarre presso l’Università Soka in una foto commemorativa insieme agli studenti del corso per corrispondenza che partecipavano ai corsi autunnali. Comprendeva perfettamente le difficoltà di questi studenti che si trovavano a conciliare lavoro e studio, perché lui stesso era stato uno studente lavoratore.
Infatti, nel dopoguerra, dopo essersi diplomato alle scuole serali dell’Istituto commerciale Toyo, si iscrisse ai corsi serali del Taisei Gakuin College. Ma a partire da gennaio dell’anno successivo, nel 1949, iniziò a lavorare presso la casa editrice diretta da Josei Toda. Nell’autunno di quell’anno, a causa della crisi economica gli affari si arenarono e Shin’ichi, continuamente assorbito dal lavoro di liquidazione delle questioni in sospeso della ditta di Toda, fu costretto ad abbandonare i corsi serali. Toda si prese allora in carico l’istruzione personale del suo discepolo con tutte le forze, trasmettendogli tutta la conoscenza possibile. Fu questa l’”università Toda”.
A sei anni dalla nomina di Shin’ichi a terzo presidente, la Tokyo Fuji University Junior College, quella che una volta era la Taisei Gakuin College, lo invitò a presentare una relazione per prendere il diploma di laurea. Anche per ripagare il debito di gratitudine verso il rettore, il professor Yumichi Takada, suo insegnante presso l’università, decise di accettare l’invito dell’Istituto.
A quel tempo era assorbito da una fitta agenda che lo vedeva impegnato non solo in Giappone, ma anche in America e in Europa, senza contare gli impegni derivanti dalla stesura de La rivoluzione umana. In questa situazione egli acquistò i testi necessari per la stesura della relazione e, ritagliandosi quei pochi istanti durante i trasferimenti in macchina o tra una riunione e l’altra, si impegnò nello studio e scrisse dieci relazioni, tra cui una di storia economica dal titolo La nascita del capitalismo industriale in Giappone e le sue caratteristiche. Per questo riusciva a comprendere bene la strenua lotta che gli studenti dei corsi per corrispondenza si trovavano ad affrontare. Desiderava che non si lasciassero mai sconfiggere, che riuscissero tutti ad arrivare fino in fondo, fino a veder coronati i loro sforzi con il raggiungimento della laurea.
«Come il ferro viene forgiato nel fuoco, l’essere umano viene forgiato nelle difficoltà»: questo è un proverbio del nobile popolo kazhako dell’Asia centrale.
[26] Se facciamo crescere i giovani, il futuro brillerà di speranza.
A settembre, in occasione della sua visita all’Università Soka, Shin’ichi fece scattare delle foto ricordo con i membri del club di rugby che si preparavano per una partita, e con alcuni rappresentanti dei club di baseball e di tennis da tavolo. In ottobre, inoltre, partecipò a un evento sportivo dell’Università e alla cerimonia di chiusura tenne un discorso in cui parlò ai giovani con entusiasmo dell’importanza di acquisire, nel periodo della scuola, le basi fondamentali per far fronte alle varie situazioni che si potrebbero presentare una volta entrati nella società.
Per creare valore nella vita è importante prendere coscienza della propria missione, e per poter compiere tale missione è indispensabile acquisire le basi fondamentali.
Partecipò inoltre alla Festa dello sport e alla raccolta delle patate dolci presso la Scuola elementare Soka di Tokyo. Si recò allo studentato delle Scuole Soka e conversò con gli studenti che vi alloggiavano e con coloro che risiedevano presso alcune famiglie. Disse loro che desiderava che ognuno diventasse una “presenza luminosa”, ovvero una persona che sa incoraggiare e trasmettere speranza agli altri.
Successivamente, il 2 novembre, partecipò al Festival culturale dell’Università Soka, tradizionalmente organizzato dagli studenti, e il giorno dopo alla riunione generale degli Alumni dell’Università.
Shin’ichi nutriva grandi aspettative e la forte convinzione che i laureati dell’Università Soka e i diplomati delle Scuole Soka avrebbero sicuramente spiccato il volo nell’immenso cielo del ventunesimo secolo, per realizzare la felicità della gente e la pace nel mondo.
Osservando come quei giovani avessero coltivato e fortificato la propria personalità e la splendida crescita che stavano dimostrando, sentì nascere dentro di sé coraggio e vitalità. Uno dei giovani partecipanti alla riunione generale degli Alumni disse con voce decisa: «Sensei, noi abbiamo confermato insieme questo punto: “È finita l’epoca in cui il fondatore ci deve trasmettere le sue determinazioni. D’ora in poi tutti noi ci riuniremo mostrando la prova concreta attraverso i risultati che otterremo, attraverso ciò che realmente faremo, perché questo è il significato del principio secondo cui “il discepolo si alza da solo”».
Shin’ichi mostrò un magnifico sorriso: «Davvero? Sono felice di sentire queste parole. Spetta a voi il compito di aprire la strada con la stessa consapevolezza del fondatore. Questa, infatti, è la tradizione che rende gloriosa la nostra educazione Soka».
[27] Il 16 novembre al Toda Memorial Hall di Tokyo, nel quartiere di Sugamo, si tenne la riunione dei responsabili di Centro per il quarantanovesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai. L’edificio sorgeva nella circoscrizione di Toshima, in prossimità del carcere di Tokyo dove, sotto l’oppressione del governo militarista, il primo presidente della Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi e il secondo presidente Josei Toda, furono imprigionati.
In quel luogo Makiguchi era morto per non aver rinnegato la sua fede. Considerando la prossimità delle carceri, il Toda Memorial Hall era stato concepito come una nuova “fortezza della Legge mistica” per preservare lo spirito della Gakkai – condiviso dai due presidenti – di non lesinare la propria vita per la propagazione della Legge, e nel giugno di quell’anno ne era stata portata a termine la costruzione.
Poiché la sua partecipazione alle riunioni con i membri era soggetta a restrizioni, Shin’ichi decise di non andare alla cerimonia per il completamento della costruzione dell’edificio. Tuttavia si recò al Toda Memorial Hall alla vigilia della cerimonia, per ringraziare e lodare le persone che avevano contribuito all’apertura del Centro, e lì poté dialogare e incoraggiare quei nobili compagni di fede. Da allora, di tanto in tanto ritornò al Toda Memorial Hall per incontrare i membri delle circoscrizioni di Toshima e Kita, e quelli che provenivano dalle varie zone del paese per partecipare alle riunioni.
Shin’ichi aveva determinato di dare inizio a un’ampia propagazione del flusso di kosen-rufu che portasse alla vittoria dell’organizzazione di Tokyo partendo proprio da Toshima, la terra dove Makiguchi morì in carcere. Quando si determina di impegnarsi fino in fondo, quali che siano le circostanze, si è in grado di portare avanti la propria lotta. Anche dietro le sbarre si può trovare il modo di lottare. In carcere, anche sotto interrogatorio Makiguchi sostenne con fierezza, fino alla fine, gli ideali della Soka Gakkai.
Nichiren Daishonin scrive: «Quando accade un grande male, seguirà un grande bene» (RSND, 1, 992). Poiché era accaduto il “grande male” costituito dal martirio del primo presidente della Gakkai, si era aperta la strada che avrebbe portato alla sicura realizzazione del “grande bene”, ovvero il trionfo di kosen-rufu.
Tuttavia, finché si rimane spettatori passivi, le situazioni non cambieranno mai. Sono necessarie determinazione, convinzione e azioni valorose per poter trasformare con fermezza il “grande male” in un “grande bene”. Sono la convinzione e le azioni delle persone a fare delle parole del Gosho una realtà.
Shin’ichi aveva intrapreso una strenua lotta per aprire una breccia in mezzo a quella congiura che mirava a bloccare ogni sua azione e a distruggere la Gakkai, l’organizzazione che promuove kosen-rufu in accordo con il volere e il mandato del Budda.
[28] Considerando che la riunione dei responsabili di Centro del 16 novembre celebrava il quarantanovesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai, Shin’ichi desiderava parteciparvi anche se per breve tempo, per realizzare insieme ai compagni di fede una nuova partenza verso il traguardo di kosen-rufu. Egli entrò nella sala nel corso della riunione.
La stragrande maggioranza dei partecipanti rivedeva Shin’ichi dopo molto tempo. Un fragoroso applauso fece tremare la sala. Egli non volle tenere un lungo discorso, si tolse la giacca e si diresse verso il centro del palco con un ventaglio in mano.
«Oggi dirigerò una canzone della Gakkai, Ifu dodo no uta (Canzone della dignità indomita)!».
Da quando aveva dato le dimissioni, era la prima volta che Shin’ichi dirigeva una canzone in pubblico. Scoppiò un altro applauso, potente come un tuono. Le guide e gli incoraggiamenti non si trasmettono solo attraverso i discorsi. Lottare significa usare saggezza e creatività, trovare nuove idee. Per quanto si tenti di impedire i nostri movimenti, se manteniamo l’incrollabile determinazione di impegnarci per kosen-rufu nessuno potrà ostacolare il nostro progresso.
Dirigendo quella canzone Shin’ichi decise di risvegliare lo spirito di tutti i membri. Un’energica, esaltante melodia si diffuse a pieno volume e tutti cominciarono a battere vigorosamente il tempo con le mani, traboccanti di gioia.
“Noi della Gakkai ci lanciamo in mezzo a questo mondo impuro e malvagio”… Shin’ichi danzava energicamente, con “dignità indomita”, con i maestosi movimenti di un’aquila. Nel suo cuore gridava: «Alzati, Tokyo! Alzatevi, compagni!».
C’erano uomini con il viso arrossato, pieni di gioia, che battevano il tempo con tutte le forze, con ampi movimenti delle braccia; donne che cantavano a voce spiegata con gli occhi velati di lacrime; giovani uomini che esprimevano con sguardo fiero un ardente spirito combattivo; e giovani donne che cantavano con passione, con il viso splendente di gioia. Tutti erano in perfetta armonia, le loro vite erano tutt’uno. In mezzo alle tempeste che continuavano a imperversare, quel giorno da Tokyo partì una nuova marcia trionfale.
«Il Buddismo è vincere o perdere»: di conseguenza, le sfide che portiamo avanti per la causa di kosen-rufu sono destinate a essere coronate dalla vittoria, nonostante il susseguirsi di avversità. Coloro che riportano la vittoria nelle attività per kosen-rufu riporteranno ugualmente la vittoria nella loro vita e conquisteranno la felicità.
A ogni vetta di kosen-rufu che scaliamo, il sole della felicità risplende sempre più luminoso.
[29] Shin’ichi si recava ogni giorno, senza sosta, presso i vari centri, come il Training center di Kanagawa e il Centro culturale di Shinjuku, dove incontrava i rappresentanti delle varie località e dei vari gruppi dando guide e incoraggiamenti. Nel frattempo alcuni settimanali continuavano a pubblicare le loro critiche contro la Soka Gakkai diffondendo informazioni distorte e falsificate.
Ciò nonostante Shin’ichi continuava a dare guide personali, come il sole che segue sereno e imperturbabile la sua orbita. Non esiste emozione più forte che vedere un compagno di fede che abbiamo incoraggiato manifestare una fede coraggiosa, affrontare e superare gli ostacoli emersi a causa del karma e assaporare la vittoria nella vita.
In particolare, incontrava e incoraggiava i giovani. Un giorno, mentre conversava con alcuni responsabili dei giovani uomini e degli studenti presso il Centro culturale di Kanagawa, domandò: «Sono ormai trascorsi più di sei mesi da quando la Gakkai ha segnato una nuova partenza: voi giovani siete in forma?».
Un responsabile dei giovani uomini rispose: «Sì, ci stiamo tutti impegnando. Siamo solo un po’ tristi perché non possiamo più ricevere le sue guide durante le riunioni».
Shin’ichi rispose immediatamente: «Un giovane, quando prova un simile stato d’animo, dovrebbe alzarsi da solo e agire, altrimenti resterà uno spettatore passivo invece che un protagonista. I giovani sono coloro che decidono di assumersi la responsabilità di ogni cosa, e così diventano la forza motrice per un ulteriore sviluppo del nostro movimento».
Il responsabile disse con aria perplessa: «Quando proponiamo qualche nuova attività, gli uomini non accettano di buon grado…».
Shin’ichi rispose sorridendo: «In qualsiasi organizzazione o ambito della società si riscontrano situazioni più o meno simili, in cui i giovani progettano qualcosa di nuovo e gli uomini con più esperienza vi si oppongono. Le persone di una certa età hanno accumulato in ogni caso tante esperienze e valutano le cose in base ai princìpi che hanno dedotto. Proprio perché si basano su tali princìpi, raramente sbagliano in modo sostanziale nei loro giudizi. Tuttavia tendono a non accettare le cose di cui non hanno fatto esperienza diretta. Inoltre, via via che i tempi cambiano, i principi in cui credevano perdono validità e loro, non avendo più i punti di riferimento basati sull’esperienza personale, finiscono per dare valutazioni errate. I membri del Gruppo uomini dovrebbero tenere a mente questo punto e prestare ascolto alle opinioni dei giovani in modo costruttivo».
(continua)