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Capitolo 2, puntate 18-24 - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:33

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Capitolo 2, puntate 18-24

«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

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«Se potessi, scriverei una lettera di apprezzamento e incoraggiamento a ognuno di voi. Ma sono una persona sola e c’è un limite fisico a quello che posso realizzare. Così ogni giorno scrivo una puntata de La nuova rivoluzione umana. È la mia lettera quotidiana a tutti voi» (D. Ikeda)

Seguite le puntate che il presidente Ikeda sta scrivendo ogni giorno pubblicate su www.sgi-italia.org/riviste/nr/

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

[18] A casa Kurabayashi i dieci nipoti di Tatsuomi e della moglie Yoshino accolsero Shin’ichi con esecuzioni di koto, armonica, flauto traverso e con un piccolo coro. Shin’ichi sorrise compiaciuto al pensiero che in quella casa la fede fosse stata trasmessa dai figli ai nipoti e che questi bambini del futuro stessero crescendo in modo così meraviglioso.
Il corso di kosen-rufu si crea diffondendo il Buddismo nella comunità, nella società, e trasmettendolo ai figli e al futuro.
La pioggia si fece più lieve. Shin’ichi prese sottobraccio ­Tatsuomi e insieme si misero a passeggiare per il giardino. Kurabayashi continuava a manifestare la sua gratitudine un po’ imbarazzato, dicendo: «Le sono infinitamente grato! Sarà il più bel ricordo della mia vita».
Shin’ichi disse: «La sua vita è stata un trionfo. Sia i suoi figli che i suoi nipoti sono cresciuti meravigliosamente. Ma non vi è mai fine al cammino della fede. La prego quindi di impegnarsi fino in fondo lottando finché avrà vita per i compagni, per il bene della comunità e per kosen-rufu. La fase più importante è quella in cui potrà dare i ritocchi finali al cammino della sua esistenza. La prego quindi di avanzare con grande entusiasmo verso il domani e verso il futuro». Kurabayashi osservava il volto di Shin’ichi annuendo.
Shin’ichi espresse la profonda gratitudine provata quel giorno con una poesia che donò alla famiglia.
Ricordo con nostalgia quella casa a Saku,
meraviglioso castello argentato.
Il 26 agosto era in programma la foto commemorativa presso il Centro culturale di Nagano. I compagni provenienti da tutta la prefettura, avendo saputo che la partecipazione era libera si radunarono uno dopo l’altro al Centro culturale.
La pioggia del giorno prima era cessata e una piacevole brezza attraversava gli alberi. I membri iniziarono ad arrivare prima dell’ora di pranzo.
Erano già quattro mesi che Shin’ichi non appariva più sulle pagine del giornale Seikyo. Tutti desideravano vederlo, anche per un solo istante, e rinnovare il loro voto per kosen-rufu.
La forza della Soka Gakkai risiede nei legami creati da Shin’ichi con ogni membro, che sono come l’ordito di un tessuto, e nei legami che uniscono i compagni di fede tra loro, che corrispondono alla trama.
Ahn Changho, padre della liberazione del popolo coreano, afferma: «La forza nasce da una personalità retta e da una salda unità».

[19] Nel Training center di Nagano vennero allestiti tre palchi per scattare le foto commemorative. Era poco prima dell’una di pomeriggio.
«Forza dunque! Che la lotta abbia inizio!». Dopo essersi rivolto così a Mineko, Shin’ichi, che indossava una polo, uscì nel giardino antistante dove tutti lo aspettavano.
«Scusate se vi ho fatto aspettare. Benvenuti di cuore a tutti voi. Forza dunque, spicchiamo questa nuova partenza verso il ventunesimo secolo!».
Dai partecipanti si levarono voci di gioia.
Un’anziana signora dal viso segnato dalle rughe disse con gli occhi lucidi: «Sensei! Non vedendola più sulle pagine del giornale Seikyo ero così terribilmente in pena e mi sentivo così triste che ho recitato Daimoku tutto il tempo per lei. Ma adesso che la vedo in salute mi sento sollevata. Come sono felice!».
Shin’ichi, quasi avvolgendola in un abbraccio, la incoraggiò dicendo: «Grazie di cuore, nonnina! Come può ben vedere, io sono in ottima forma. Se lei è in salute anch’io lo sarò. Imprimendo il suo volto nel mio cuore, anch’io da oggi le manderò ogni giorno Daimoku. Per questo noi saremo sempre insieme, anche nelle prossime vite. La prego di vivere a lungo, sempre più in buona salute e sempre più felice, perché ciò sarà un bene per kosen-rufu, una speranza per i compagni di fede».
Poi, rivolgendosi a un’altra donna sull’ottantina, Shin’ichi disse con energia: «La prego di vivere cent’anni. Anzi le auguro di vivere fino al ventunesimo secolo e di constatare con i suoi occhi il futuro di kosen-rufu! La Soka Gakkai si svilupperà grandemente, ancora di più. Si espanderà in tutto il mondo. Ho dato vita a questa nuova lotta pensando a quel momento».
A un membro del Gruppo uomini disse con voce risoluta: «La verità della Soka Gakkai verrà certamente dimostrata. Sebbene proseguano gli sconsiderati attacchi del clero della Nichiren Shoshu e le critiche irresponsabili di una parte dei mass media, se lasciamo che il nostro cuore vacilli, in futuro ce ne pentiremo certamente. Solo la Soka Gakkai ha portato avanti kosen-rufu, fedele al mandato del Daishonin. Non bisogna mai dimenticare questa nobile verità. Forza dunque, lottiamo!».

[20] Nonostante fossero stati allestiti tre palchi per le sessioni fotografiche, al Centro culturale si formò una coda che non finiva mai. I compagni provenienti da Iiyama, Nagano, Ueda, Hotaka, Matsumoto, Shiojiri, Suwa, Iida e Ina affluivano uno dopo l’altro.
Al termine di ogni sessione Shin’ichi si rivolgeva a ognuno di loro stringendo le mani a decine, centinaia di persone. Quando stavano per terminare, un giovane uomo dal volto abbronzato e l’espressione fiera dichiarò emozionato: «Sensei! Grazie di cuore! Noi giovani uomini lotteremo con tutte le forze e vinceremo. Risponderemo alle sue aspettative!».
Shin’ichi accennò un sorriso e rispose con convinzione: «È proprio così. Quando il maestro non può agire mostrandosi in pubblico, i discepoli devono alzarsi al posto del maestro. Coloro che sostengono che senza vedermi non trovano le forze, che non trovano il coraggio, non sono veri discepoli. Piuttosto, dovete creare una marea montante di kosen-rufu con azioni coraggiose che superino quelle del maestro. Le guide e gli incoraggiamenti che vi ho dato finora, l’impegno che ho messo nel farvi crescere con tutte le mie forze, tutto era finalizzato a questo momento. Ora è il tempo di infondere forza e incoraggiare i compagni di fede in mia vece, dichiarando con fierezza: “Lasci fare a me! Io dimostrerò come lotta un discepolo!”.
Questa è la relazione tra maestro e discepolo. Ciascuno di voi è “Shin’ichi Yamamoto”. Non ricordo di aver mai cresciuto dei discepoli deboli che nel momento cruciale non fossero in grado di mostrare di cosa sono capaci. Ora è il momento che ciascuno di voi prenda la Soka Gakkai sulle proprie spalle assumendosi la piena responsabilità dell’organizzazione nella propria zona. Nulla è più biasimevole che lasciarsi andare al rimpianto invece che mostrare la propria forza in un momento così importante. Questo è ciò che penso. Questo è il grido che proviene dal mio cuore. Mi affido a voi!».
Gli occhi di quei giovani brillavano di determinazione. Alcuni si mordevano le labbra, altri serravano i pugni.
Nell’ottobre del 1954 Josei Toda, di fronte a diecimila giovani riuniti, dichiarò: «Desidero che di fronte a questo cammino, irto di ostacoli, facciate appello a tutte le vostre forze!».

[21] Tra i membri che Shin’ichi incoraggiò in quell’occasione vi erano i coniugi Wataru e Shizu Yanagisaka, provenienti da Saku. Per potersi dedicare alla cura del giardino del Centro culturale, la coppia aveva continuato a fare su e giù da casa ogni giorno, anche durante la permanenza di Shin’ichi.
Wataru era un uomo sulla sessantina che gestiva una piccola azienda di giardinaggio. Shin’ichi disse: «La premura con cui lei si prende cura del Centro è la stessa che nutro io. La mia preghiera è che tutti coloro che visitano questo Centro possano rilassarsi, allenare la loro fede, creare ricordi meravigliosi, prendere nuove determinazioni e impegnarsi ulteriormente per kosen-rufu nelle rispettive zone. A questo scopo è importante un ambiente ben curato, che ispiri fresca vitalità. Voi due state adempiendo a questa grande responsabilità. Ciò è veramente nobile! Alla luce della Legge di causa ed effetto del Buddismo, non vi è alcun dubbio che i vostri sforzi si trasformeranno in incommensurabili benefici e fortuna. Vi prego di mantenervi sempre in buona salute e di proteggere questo Centro».
Le sessioni fotografiche terminarono quasi alle quattro di pomeriggio. Furono una trentina di sessioni in cui Shin’ichi si fece ritrarre con un totale di oltre tremila membri. Poi si rivolse ai giovani che si erano occupati dei preparativi e della gestione dell’evento: «Grazie! Tutti i partecipanti sono rimasti molto contenti. È merito vostro!».
Poi si rivolse al responsabile giovani uomini della prefettura di Nagano che aveva personalmente guidato l’attività mettendosi a tagliare l’erba nel parcheggio: «Non dimenticherò mai, per tutta la vita, la tua immagine mentre tagli l’erba del parcheggio tutto coperto di fango, sotto la pioggia. Dedicarsi fino in fondo ai membri: questa è la nostra lotta condivisa. Nel lungo cammino della vita vi saranno fallimenti e insuccessi, ma ciò nonostante bisogna continuare ad avanzare. La cosa più importante è non allontanarsi mai dalla Soka Gakkai, qualsiasi cosa accada, e dedicarsi con spirito altruistico ai compagni di fede e a kosen-rufu. Vivere fino in fondo per kosen-rufu, senza cercare le luci della ribalta per se stessi, credendo fino in fondo nel principio che “sebbene nessuno ci veda, i Budda e i bodhisattva ci stanno osservando”. Questo è il vero coraggio. In questo modo saremo in grado di risplendere noi per primi di una luce meravigliosa, come esseri umani che hanno vinto nella vita. Io continuerò a vegliare attentamente su di voi».

[22] Il 27 agosto Shin’ichi lasciò il Training center di Nagano per recarsi al Centro culturale di Komoro. Anche qui, insieme a circa trecento membri, fece scattare delle foto ricordo a tre riprese, poi fece Gongyo con alcuni rappresentanti e si intrattenne con loro.
In quell’occasione esortò i membri a manifestare una fede coraggiosa e costante, ponendo alla base la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo. Fece ritorno al Training center verso le nove di sera. Anche il 28, ultimo giorno di permanenza a Nagano, si fece ritrarre con le persone che erano venute a visitare il Centro in decine di riprese fotografiche, e il tempo restante lo dedicò a dialogare con i membri e fare visite a casa.
In uno di quegli incontri disse a Takashi Saida, responsabile di prefettura: «Il Training center di Nagano ha un’ottima ubicazione, d’estate è fresco e vanta una splendida cornice naturale. D’ora in poi vi si riuniranno membri da tutto il paese e da ogni angolo del pianeta, si organizzeranno numerosi corsi e diventerà sicuramente una meta ambita per le persone di tutto il mondo. La prego dunque di fare della Soka Gakkai di Nagano che ospita questo Training center, il luogo dove sorgono imponenti “catene montuose” di persone di valore e il modello di coesistenza pacifica tra esseri umani più ammirato nel mondo. Desidero che la vostra organizzazione si sviluppi al punto che ovunque i compagni di fede possano dire: “In termini di fede, bisogna imparare da Nagano”. Per arrivare a questo traguardo, è indispensabile la vostra unità. Ciò significa che pur valorizzando al massimo le caratteristiche di ogni località, tutti dovranno avere la stessa mente, la stessa determinazione di realizzare kosen-rufu. A tale scopo, il responsabile di prefettura dovrà impegnarsi con tutte le forze sostenendo i membri. Quando tutti penseranno: “Quanto ci riempie di attenzioni il nostro responsabile di prefettura, come si dedica a noi!”, allora nascerà il desiderio di lavorare di comune accordo, e da ciò nascerà l’unità. Se i responsabili mostrano un atteggiamento indolente e superficiale, nessuno li seguirà e l’unità nell’organizzazione non si potrà realizzare. Ciò causerà l’infelicità dei membri. Un atteggiamento serio e sincero, invece, conquisterà la fiducia delle persone. Dèdicati alle attività per i membri con tutta l’energia e con il massimo impegno!».
La crescita di persone di valore si realizza attraverso l’impegno quotidiano di piantare nel cuore di ognuno i semi della determinazione di rinnovare la propria fede.
Durante la sua permanenza a Nagano, Shin’ichi si era sforzato di trasmettere tutto ciò con il suo esempio. Per far crescere le persone, non esiste “manuale” più efficace dell’azione.

[23] Dopo nove giorni di un’intensa attività nella quale incoraggiò con tutte le energie in particolare i membri di Nagano, incontrandoli a ritmi serrati, il 28 agosto Shin’ichi fece ritorno a Tokyo.
Sia per il movimento di kosen-rufu locale che per la storia della Soka Gakkai, quella visita a Nagano segnò una nuova, memorabile partenza. Tuttavia, essa non venne riportata dal giornale Seikyo come avrebbe meritato. Nella seconda pagina del quotidiano apparvero solo alcune righe riguardo alle visite a quei membri che si erano distinti per particolari meriti nei confronti dell’organizzazione.
Shin’ichi tornò al Training center di Nagano l’anno successivo e anche quello dopo, dando nuovo impulso al movimento di kosen-rufu. Anche i corsi organizzati al Training center di anno in anno assunsero dimensioni più ampie e contenuti sempre più ricchi.
A partire dalle riunioni del Consiglio nazionale, a cui partecipavano i responsabili centrali, vennero organizzate nel Centro importanti attività, come i corsi per i vari territori del Giappone, per tutti i Gruppi e i corsi della SGI. Su richiesta dei membri partecipò anche Shin’ichi, che non risparmiò gli sforzi per contribuire alla loro crescita. Questi corsi divennero così una tradizione della Gakkai, la forza propulsiva per l’espansione di kosen-rufu.
Il Training center di Nagano diventò inoltre luogo di incontri per la pace, la cultura e l’educazione con numerose, eminenti personalità di vari paesi, tra cui il noto scrittore khirghiso Chingiz Aitmatov, il professor David L. Norton dell’ateneo americano University of Delaware, il professor Dayle M. Bethel dell’International University americana, il presidente Jim Garrison e l’ex presidente Larry Hickman dell’americana John Dewey Society, il rettore Yan Zexian della South China Normal University e il direttore N. Radhakrishnan del Gandhi Memorial Hall.
Karuizawa, la terra che simboleggia l’eredità spirituale che il discepolo riceve dal maestro, dove Shin’ichi promise di trasmettere indelebilmente ai posteri lo spirito e le imprese di Josei Toda, era diventata una nuova fonte di progresso e creatività.
Fu al Training center di Nagano che il 6 agosto 1993 Shin’ichi iniziò a scrivere La nuova rivoluzione umana.
I membri di Nagano, facendo degli incontri e della lotta condivisa con Shin’ichi in questo Centro il loro più grande motivo d’orgoglio, aprirono risoluti l’ampia strada di kosen-rufu nelle loro comunità.
L’orgoglio dei discepoli si trasforma in uno spirito combattivo incrollabile, una sorgente luminosa di coraggio, per poi diventare una forza titanica che porta alla vittoria.

[24] Shin’ichi proseguì le visite a casa dedicandosi in particolare a rendere omaggio a coloro che più si erano dedicati alla causa di kosen-rufu nel corso degli anni.
Il 15 settembre, “giorno del rispetto per gli anziani”, andò a trovare un pioniere di kosen-rufu nella città di Komae (Tokyo), e intrattenendosi in modo cordiale con la sua famiglia scattò una foto commemorativa. Era la trentesima famiglia a cui faceva visita, a partire da maggio. Poi si recò al Centro culturale di Komae e incoraggiò i membri presenti.
Nel settembre di cinque anni prima, a causa del tifone numero 16 abbattutosi sulla città, gli argini del fiume Tama avevano ceduto e diciannove abitazioni erano state spazzate via. Shin’ichi ricordò che, appresa la notizia, si era subito messo in contatto con i responsabili di Tokyo e aveva pregato sinceramente affinché non ci fossero vittime. Gli fu riferito che sia la città di Komae che la cittadina limitrofa di Chofu si stavano sviluppando come aree residenziali e la popolazione era in continuo aumento.
Osservando il paesaggio che si apriva di fronte a lui, in un susseguirsi di campi e nuove abitazioni, Shin’ichi disse ai membri che lo accompagnavano: «L’area 2 di Tokyo è il nuovo palcoscenico di kosen-rufu. Sono impaziente di vedere come crescerà in futuro questa zona. Il mio desiderio è che tutti i membri qui uniscano le loro forze scrivendo nuove pagine di storia». Kosen-rufu è una visione grandiosa, mai realizzata prima, è l’ardua e faticosa impresa di aprire strade su strade mai percorse da nessuno. Per far questo non si può delegare ad altri, bisogna alzarsi per primi con fede indipendente e spirito di iniziativa. Quando ci poniamo autonomamente nuovi obiettivi e ci impegniamo nell’attività come protagonisti attivi, allora scaturisce gioia. È fondamentale, raccogliendo il coraggio, superare ogni giorno i propri limiti e continuare a lanciarsi in nuove sfide. Il fatto di sfidarsi costituisce il motore del progresso e della crescita. ­Saneatsu ­Mushanokoji, famoso letterato che tanto amò la terra di Musashino e che trascorse gli ultimi anni della sua vita a Chofu, scrive: “In qualunque momento questo è il mio pensiero costante: / ancora un altro passo, / adesso è il momento importante per i frutti che verranno. / Ancora un passo“.
“Ancora un passo”: questo atteggiamento di voler continuare a perseverare con tenaci passi in avanti ci permetterà di trasformare noi stessi, la nostra comunità e la società».
Nulla riempiva di gioia Shin’ichi quanto poter finalmente dedicare gran parte del suo tempo alle guide personali e a parlare direttamente con i compagni di fede, come aveva a lungo desiderato.
Il senso supremo delle attività della Soka Gakkai risiede in queste azioni concrete.

(continua)

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