Proteggere la Soka Gakkai significa prima di tutto imparare a basare la propria esistenza su una condizione vitale indistruttibile, iniziando dalla sincera recitazione del Daimoku e dall’impegno individuale nell’aiutare gli altri. «Siete tutte dei bellissimi fiori Soka, quindi comportatevi da regine, con dignità, forza e fiducia in voi stesse», sono le parole che rivolse Yamamoto alle giovani del gruppo byakuren, il cui significato è “bianco fiore di loto”
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 24, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
Shin’ichi [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] fece anche diverse foto insieme alle byakuren lì presenti. Le origini di questo gruppo risalgono al maggio del 1957, quando fu deciso che un gruppo di membri della Divisione giovani donne si facesse carico delle attività svolte dietro le quinte durante le riunioni responsabili della loro Divisione e di altri eventi. Fu una proposta di Shin’ichi, quando era responsabile della Divisione giovani, per dare un’occasione a queste ragazze di far crescere un numero sempre maggiore di giovani capaci.
Nel marzo del 1958, a completamento della costruzione del Daikodo (grande sala delle conferenze), presso il tempio principale, tanto desiderata da Toda, ebbero inizio i pellegrinaggi celebrativi; alcuni membri di questo nuovo gruppo di giovani donne chiesero se ci fosse niente che potevano fare. Prendere l’iniziativa per kosen-rufu è lo spirito dei Bodhisattva della Terra e riempie la vita di una gioia immensa.
Shin’ichi fu felice di questa richiesta. Le ragazze avrebbero dovuto occuparsi delle pulizie delle strutture presso il tempio principale e lì sostenere tutte le attività. Infatti il gruppo inizialmente era conosciuto come lo “staff del tempio principale”.
Shin’ichi era toccato dalla vista delle giovani che con allegria e serietà si impegnavano nelle pulizie e nelle altre attività. In un’occasione disse loro: «Siete tutte dei bellissimi fiori Soka, quindi comportatevi da regine, con dignità, forza e fiducia in voi stesse».
Nel 1966, Shin’ichi dette il nome di “gruppo byakuren” a quelle giovani donne che facevano attività al tempio principale. L’8 luglio, diventò così il giorno del gruppo byakuren.
Byakuren significa “bianco fiore di loto”. Il Sutra del Loto paragona il fiore di loto ai Bodhisattva della Terra con queste parole: «Come il fiore di loto nell’acqua, non sono contaminati dalle questioni mondane» (SDL, 292) . Proprio come il bianco loto fiorisce in uno stagno melmoso, i Bodhisattva della Terra, pur vivendo nel mondo corrotto e contaminato dell’Ultimo giorno della Legge, restano puri e completamente immacolati. Osservandole intente nel loro compito Shin’ichi inviò loro una poesia:
Mentre puliscono,
le loro azioni risplendono
con lo stato vitale della Buddità.
Sostenere i membri che si dedicano a kosen-rufu è un comportamento degno di un Budda. Col passare degli anni, il gruppo byakuren crebbe e diventò insostituibile.
Nell’agosto del 1976 fu presentata una nuova uniforme color lavanda. Shin’ichi che ne aveva suggerito il colore, pensava che questa tonalità comunicasse un senso di grazia ed eleganza, proprie di questo staff. Dopo la riunione di Capodanno del gennaio del 1977, Shin’ichi disse mentre scattava loro una foto: «Le vostre nuove uniformi vi stanno davvero bene. Ma oggi è freddo, quindi per favore state attente a non prendere il raffreddore».
Osservava con attenzione il volto di ognuna di loro, intento a memorizzarli tutti.
«Oggi chi è qui la responsabile del gruppo byakuren?».
«Sono io», replicò Kayo Aoyagi, facendo un passo avanti.
Shin’ichi esclamò: «Ma io ti conosco! Sei la responsabile della Divisione scuole medie e superiori e la vice responsabile delle giovani donne. Quando eri nella Divisione scuole superiori hai partecipato alle lezioni di Gosho, che tenevo, come membro del gruppo hosu (Giovani fenici), non è vero?».
«Sì», rispose Kayo. Era emozionatissima nel vedere che si era ricordato di lei e guardandola negli occhi le disse: «Ho fondato diversi gruppi per formare persone capaci e lottato con tanta energia per sostenerle con la speranza di far crescere i giovani e farli diventare responsabili capaci di proteggere e servire i membri. Per favore, non dimenticartelo mai, per tutta la vita».
Shin’ichi continuò a parlare: «Le ragazze del gruppo byakuren sono i volti e i fiori della Gakkai. Le giovani donne che si dedicano a kosen-rufu e i membri sono veramente ammirevoli e di grande cuore. Tutti questi sforzi adorneranno la vostra vita come benefici e fortuna. Questo si accorda con il funzionamento della rigorosa Legge buddista di causa ed effetto. Perciò, come buddiste, dovete impegnarvi ad avanzare lungo il sentiero che avete scelto. L’unico che porta alla vera felicità è quello in cui noi agiamo sulla base delle convinzioni che derivano dagli insegnamenti buddisti senza preoccuparci di come potrebbero giudicarci gli altri».
Shin’ichi voleva rassicurarle che anche se i loro sforzi sinceri potevano passare inosservati, i Budda e bodhisattva dell’universo erano sempre al corrente di tutto.
Il Buddismo spiega il funzionamento del karma. Cattive cause producono effetti negativi mentre buone cause producono effetti positivi. Inoltre, questa legge si applica a tutte le tre esistenze di passato, presente e futuro. Pensieri, parole e azioni passate creano le cause che producono gli effetti che viviamo oggi, mentre quelle compiute nel presente si tradurranno negli effetti che sperimenteremo nel futuro.
Come scrive Nichiren Daishonin: «Chi non rispetta gli altri sarà a sua volta disprezzato» (RSND, 1, 270). Tutto dipende da noi. Tutto, sia gli effetti positivi che quelli negativi, è il risultato delle nostre azioni. Il modo per trasformare il karma negativo e creare effetti positivi nella nostra vita è praticare il vero insegnamento del Buddismo e dedicarsi completamente a kosen-rufu. Questo porta certamente a una felicità sicura e incrollabile. I praticanti dovrebbero sforzarsi di vivere con la convinzione che i Budda e bodhisattva dell’universo vedono tutte le loro azioni.
Gli esempi dei membri del Gajokai, dei soka-han e delle byakuren sono intrisi di questo stesso spirito. Il Budda osserva tutti i nostri sforzi. Le azioni coraggiose incise nella nostra vita diventeranno la causa per aprirci a un brillante futuro.
Alcuni adulano i ricchi e i potenti con la speranza di ottenere senza sforzi ricchezza, status sociale, riconoscimenti e successo. Altri inseguono solo il proprio tornaconto e sono disponibili a qualunque compromesso pur di farsi avanti. Altri ancora covano invidia e rancore verso coloro che si sono affermati nel mondo e cercheranno di causare la rovina di chi ha più successo di loro. Tutti questi esempi non sono altro che comportamenti umani basati sull’illusione che la felicità si trovi al di fuori di noi.
Nichiren afferma: «Se cerchi l’Illuminazione al di fuori di te, anche eseguire diecimila pratiche e diecimila buone azioni sarà inutile, come se un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del suo vicino, senza guadagnare nemmeno mezzo centesimo» (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 3).
Il percorso per conseguire la felicità e la Buddità in questa esistenza consiste, di fondo, nel lucidare il proprio carattere e manifestare la condizione vitale del Budda e bodhisattva che giace dentro di noi. È di vitale importanza costruire un io forte, vigoroso e imperturbabile come una montagna imponente.
Il Daishonin scrive al riguardo: «Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (Ibidem, 1, 4). Recitare Daimoku è il sentiero per conseguire la Buddità in questa vita, che si realizza attraverso la pratica per sé e la pratica per gli altri. Ciò significa non solo recitare per noi stessi ma dedicarsi anche a kosen-rufu. Se siamo in grado o meno di stabilizzare uno stato vitale di felicità indistruttibile dipende dalla sincerità del nostro Daimoku e da quanto ci stiamo dando da fare per realizzare la pace nel mondo.
Si può ingannare gli altri, ma è impossibile ingannare la Legge. Possiamo costruire uno stato vitale meraviglioso se si prega per kosen-rufu, sforzandosi instancabilmente. Dal punto di vista della legge buddista di causa ed effetto, se non siamo onesti, dedicati e sinceri non potremo realizzare la vittoria.
La prima riunione generale del gruppo soka-han si svolse la sera del 6 gennaio 1977 a Shinanomachi, Tokyo. Per arrivare alla riunione i giovani sfidarono il gelo con le guance arrossate dal freddo e gli occhi che brillavano di determinazione. La sala, che si trovava al quinto piano del Centro culturale Soka accanto alla sede centrale, era stracolma di soka-han, arrivati lì con le loro divise blu. L’inizio della riunione era previsto per le 18.30 e quel pomeriggio Shin’ichi terminò i suoi impegni in anticipo per precipitarsi alla riunione.
Aveva richiesto anche la partecipazione del direttore generale della SGI e di alcuni vice presidenti. Pensava che sarebbe stato positivo per la Soka Gakkai celebrare la nuova partenza del gruppo.
Shin’ichi era convinto che la lode e il sostegno dovevano essere trasmessi a chi svolgeva le attività dietro le quinte, come soka-han, Gajokai, byakuren ma anche agli “eroi senza corona” che consegnavano tutti i giorni il Seikyo Shimbun. I membri del gruppo soka-han, non appena finivano di lavorare, accorrevano alle sedi SGI per organizzare i parcheggi malgrado il freddo. I membri del Gajokai proteggevano e sorvegliavano quelle strutture anche in piena notte.
Le byakuren con i loro sorrisi calorosi accoglievano i membri degli staff che andavano a fare attività presso i Centri culturali. Tutti questi giovani stavano portando avanti la loro missione, affrontando nel contempo difficoltà e sfide quotidiane. Shin’ichi vedeva in loro il comportamento dei bodhisattva e il cuore compassionevole dei Budda. Ecco perché voleva che molti dei responsabili alti della SGI partecipassero alla riunione generale dei soka-han: avrebbero avuto modo di esprimere ai membri la loro gratitudine sincera, incoraggiandoli con parole di lode.
Quando Shin’ichi arrivò, erano circa le 20 e fu accolto da uno scroscio di applausi. «Stasera mi sono precipitato qui per stare con voi. Questa riunione segna una nuova partenza e sono molto felice di vedere un meeting generale così allegro. Congratulazioni!». Shin’ichi iniziò il suo intervento elogiando questi campioni di kosen-rufu.
Cominciò col ribadire le linee base della fede e la pratica del Buddismo di Nichiren: i ragazzi avrebbero visto dispiegarsi naturalmente il cammino da percorrere, se le avessero seguite.
«Kosen-rufu è il desiderio del Daishonin: se lo perdiamo di vista anche il Buddismo perderà di significato. Pertanto, spero che rimarrete fedeli al suo insegnamento e diffonderete i suoi princìpi tra le persone, nel vostro quartiere e nella società.
«La missione dei soka-han sarà la forza trainante per il progresso di kosen-rufu e renderà la SGI così forte da svilupparsi anche nel lontano futuro.
«Nichiren Daishonin scrive: “Coloro che diventano discepoli di Nichiren e credenti laici devono rendersi conto della profonda relazione karmica che condividono con lui e propagare il Sutra del Loto con il suo stesso atteggiamento” (Lettera a Jakunichi-bo, RSND, 1, 883). Kosen-rufu è il grande desiderio del Daishonin e la sua realizzazione è una parte essenziale per ogni discepolo. Quindi la pratica del Buddismo di Nichiren equivale alla pratica per se stessi e gli altri, ed è una parte centrale l’azione di condividerne gli insegnamenti. Come afferma Nikko Shonin, il successore del Daishonin: “Finché kosen-rufu non è realizzato, propagate la Legge con tutte le vostre capacità senza lesinare la vostra vita” (GZ, 1618). Coloro che dedicano la vita a kosen-rufu sono veri discepoli del Daishonin nonché eredi dei suoi insegnamenti. Non importa dichiarare ad alta voce di essere un seguace del Daishonin se poi ci comportiamo con arroganza approfittandosi del proprio ruolo di responsabile nell’organizzazione, senza agire invece per kosen-rufu: una persona del genere manca completamento dello spirito di Nichiren; facendo così questa filosofia diventerà un insegnamento morto, un fossile. Il cuore immenso del Daishonin e lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra pulsano nelle azioni di coloro che riconoscono la missione di realizzare kosen-rufu, aiutando gli altri a raggiungere la felicità, man mano che diffondono la filosofia di Nichiren».
Shin’ichi continuò a parlare del significato di essere buddisti in quel momento storico. Espresse la speranza che i soka-han avrebbero approfondito la conoscenza del tempo e usato la propria responsabilità nella maniera più consona al periodo. Sottolineò anche che l’importanza della nuova partenza del gruppo si poteva capire appieno solo attraverso la comprensione della loro epoca.
Shin’ichi accennò all’attualità, osservando che nella società la corruzione e il degrado erano ormai predominanti: le caratteristiche dell’Ultimo giorno della Legge. Nel febbraio del 1976, si era diffusa la notizia dello scandalo Lockheed: i funzionari della società statunitense avevano corrotto con le tangenti i vertici giapponesi della politica e dei funzionari legati all’economia, per indurre l’acquisto di aerei costruiti dall’azienda americana. Fu chiaro che numerosi politici giapponesi avevano preso enormi tangenti; l’ex primo ministro Kakuei Tanaka (1918-1993) fu arrestato nel luglio dello stesso anno. Questo scandalo scosse tutto il mondo politico e imprenditoriale giapponese, aumentando la sfiducia della gente verso le istituzioni.
Shin’ichi affermò: «Oggi, l’idea che hanno le persone su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato è confusa e si è perso di vista il modo corretto di comportarsi. Il futuro appare incerto e oscuro. La società ha perso la speranza e sembra che non ci si debba aspettare niente di positivo. In questo quadro, la Soka Gakkai si erge come un faro luminoso mostrando a tutto il mondo la via da seguire e sono sicuro che il suo ruolo aumenterà di importanza.
«Il gruppo soka-han è la luce della speranza e della creazione di valore della SGI e voglio ricordarvi che siete voi questa luce. In un’epoca confusa e turbolenta come questa, la SGI ha tenuto alta la bandiera della verità e della giustizia, adoperandosi disinteressatamente per la felicità della gente. Spero che seguiate con coraggio la vostra missione, convinti che proteggere la SGI è il bene più grande!».
Shin’ichi concluse dicendo: «Vi prego di raggiungere risultati senza precedenti, lavorando uniti e secondo le proprie caratteristiche, senza essere influenzati né dagli eventi positivi né da quelli negativi. Nel frattempo avrete quaranta e cinquanta anni e coronerete di successo tutti gli aspetti della vita continuando ad avanzare verso la vittoria».
Seguì uno scroscio di applausi che esprimeva l’intenzione di quei giovani di abbracciare le parole del presidente Yamamoto.