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Berlino, simbolo di Pace - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:17

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Berlino, simbolo di Pace

Da simbolo della Guerra Fredda, Berlino oggi vuole diventare capitale della pace. Tremilacinquecento partecipanti hanno dato vita a un evento festoso al Tempodrom

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Da simbolo della Guerra Fredda, Berlino oggi vuole diventare capitale della pace. Tremilacinquecento partecipanti hanno dato vita a un evento festoso al Tempodrom

“La speranza rende le persone invincibili”: questo lo slogan del festival che ha accompagnato il primo grande evento della SGI in Germania. Dei tremilacinquecento partecipanti, molti sono arrivati a Berlino due giorni prima per poter partecipare alle prove generali. Il Tempodrom, il luogo che il 23 ottobre ha ospitato questo evento di pace, si trova vicino al nuovo Centro culturale di Berlino (vedi riquadro).
Dopo la recitazione di un Gongyo vibrante c’è stato un susseguirsi di interventi e di spettacoli, dietro cui si intuiva un lavoro intenso e lungamente preparato. Sono stati premiati i pionieri, alcuni giunti per l’occasione dall’America. Per primo Koichi Sato, arrivato in Germania nel 1961 dopo la storica visita di Daisaku Ikeda. Nel messaggio inviatoci in occasione del festival, esprimendo la sua gioia, sensei scrive: «Mi ricordo che, quando nell’ottobre del 1961 mi trovavo davanti al muro di Berlino, il simbolo della Guerra Fredda tra Est e Ovest, nella mia preghiera per la riunificazione della Germania e per la pace misi una determinazione forte quanto un voto. E ora voi state costruendo nel concreto ponti di pace basati sull’umanesimo buddista proprio nel modo in cui li avevo immaginati e mi seguite su questa strada».
Il Muro era presente in uno dei tanti spettacoli, dove dopo lunghi momenti di grigia angoscia gli attori stessi tornano a essere persone colorate e in movimento.
Terese, una byakuren, che ora vive a Berlino racconta: «In questa città si sente ancora la sofferenza del Muro, non c’è allegria, non c’è gioia fra la gente». Qui al festival, invece, l’atmosfera era leggera e l’Inno alla gioia eseguito dal coro di più di trecentocinquanta membri ha toccato profondamente i cuori degli ascoltatori.
Ilona Maier

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Berlino: A giugno inaugurato il Centro culturale

Il 15 giugno è stato inaugurato il nuovo Centro culturale di Berlino, definito da Matthias Gröninger, oggi vice responsabile europeo, “il kaikan della pace di Berlino” perché «Berlino sarà per sempre il punto di partenza per la pace!». Il Centro si trova al terzo piano di un edificio vicino ai tanti canali del fiume Sprea. Il butsuma è molto luminoso in quanto ha delle grandi vetrate su entrambi i lati. Mentre facevamo Gongyo da un lato entrava la calda luce del tramonto. «Il tramonto è a ovest – riflettevo – quindi, la mattina entra il sole dall’altra parte, da est!». Che meraviglia che proprio qui a Berlino il Centro sia orientato in maniera che il sole entri così chiaramente la mattina da est e la sera da ovest! (i.m.)
Dove si trova: Tempelhofer Ufer, 36 -10963 Berlin

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Un premio per far sorridere il mondo
In Piemonte l’esempio di una donna che ha lavorato in una scuola di paese per oltre trent’anni ha ispirato la decisione di istituire un premio alla sua memoria e l’intestazione di un nuovo padiglione del plesso scolastico.

Prarostino è un paese in provincia di Torino, una piccola comunità pedemontana di circa 1300 abitanti. Come ogni paese di queste dimensioni, Prarostino ha una scuola materna ed elementare in cui i suoi bambini studiano. Ma la scuola di Prarostino è stata, per oltre trent’anni, un po’ particolare.
Infatti qui ha lavorato, dopo essersi trasferita dall’Olanda a seguito del matrimonio, una custode molto speciale, Catharina Kaspers detta anche Tineke. Cos’aveva di speciale Tineke? Era una donna umile e squisita che ha dedicato la sua vita con dedizione e silenzioso impegno ai bambini, operando sempre con il sorriso sulle labbra. Di Tineke tutti, nel corso dei trent’anni del suo lavoro, ricordano il sorriso sempre accogliente e caloroso. Tineke praticava il Buddismo dal 1984.
Per tutte queste qualità, per ciò che ha lasciato nelle vite delle persone di Prarostino, l’amministrazione comunale ha deciso, dopo la sua morte avvenuta due anni fa, di intitolarle una nuova parte della scuola del paese, che è stata nel frattempo anche ristrutturata e ampliata con un nuovo padiglione. Ma non è tutto qui. In seguito, grazie al sostegno dell’associazione Prarostino Viva, è stato anche istituito un premio a lei intitolato, il “Premio Tineke – Per un mondo che sorrida”. Lo scopo di questo premio è ricordare anche in futuro l’esemplare figura di questa donna, promuovendo i temi a lei cari come l’educazione dei bambini, il diritto di crescere in salute, il diritto a libertà, cultura e felicità, la pace nel mondo e il valore della nonviolenza, l’amore verso il prossimo, la difesa dei diritti umani, il valore del sorriso e del volontariato, il senso della responsabilità globale e locale di ogni persona.
Il sindaco Mario Mauro ha inaugurato il 25 ottobre scorso il padiglione intitolato ai Martiri del Bric (vittime della ferocia nazifascista, n.d.r.) e, appunto, a Catharina Kaspers. Grazie Tineke.
Emanuela Sposato

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Esami: “primo livello” per cinquemila
In tutta Europa si sono svolti gli esami di Buddismo del primo livello. Fra gli argomenti scelti per la prova, alcuni brani dagli scritti di Nichiren Daishonin e i princìpi di base della filosofia buddista.

Alle dieci e trenta di domenica 16 novembre è suonata la campanella d’inizio degli esami di primo livello in novantasei località in Italia. Cinquemilatrecentotrenta persone hanno preso parte a una prova che verteva su alcuni scritti del Daishonin, sulla storia e sui princìpi di base della filosofia buddista. In questo giorno, scelto significativamente vicino alla data di fondazione della Soka Gakkai (che è il 18 novembre), si sono tenuti gli esami anche nel resto d’Europa. «L’azione modesta e ripetuta [dello studio] racchiude una grande forza della riflessione che darà origine al grande albero della rivoluzione umana, al di là di quanto possiamo immaginare». Queste parole di Daisaku Ikeda contenute nel saggio Vivere il Gosho, capire la vita, rappresentano il senso profondo di questa attività che viene proposta tradizionalmente dalla Soka Gakkai per permettere a tutti i praticanti di incidere dentro di loro i princìpi buddisti e di applicarli concretamente.
«Mi è piaciuto studiare insieme alle persone del gruppo. Con tutti gli impegni della vita quotidiana, ho avuto poco tempo per studiare, perciò mi sono impegnata nel recitare più Daimoku possibile per mantenere una condizione vitale alta» (Giovanna, 26 anni). «Il principio dei dieci mondi e il loro mutuo possesso è ciò che mi ha colpito di più. Comunque, al di là del risultato, sono già contenta» (Giulia, 21 anni). «Per me l’esame è servito per capire ciò che devo approfondire del Buddismo da adesso in poi. Sono soddisfatta» (Serena, 30 anni). Dalle impressioni di queste partecipanti raccolte al termine degli esami, probabilmente l’obiettivo di accelerare il processo della rivoluzione umana è stato centrato.
Erica Galligani

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Il Gosho e la vita quotidiana

È uscito il secondo volume de Il Gosho e la vita quotidiana, che raccoglie brani tratti dai discorsi di Ikeda degli anni 2001-2007. Ancora una volta Daisaku Ikeda legge e commenta i passi degli scritti di Nichiren Daishonin, spiegando come noi uomini e donne del ventunesimo secolo possiamo mettere in pratica le parole del Daishonin nel mondo contemporaneo. Gli scritti di Nichiren presentano spesso una modernità e un’apertura impensabili per un uomo vissuto nel Medioevo giapponese. Attraverso gli spunti tratti dalle parole di Nichiren, Ikeda affronta i più tipici problemi della vita quotidiana secondo la prospettiva della filosofia buddista, offrendo un incoraggiamento concreto ai lettori.

D. Ikeda, Il Gosho e la vita quotidiana / 2, esperia, 122 pagine, E 7,00

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La scelta di Alessandro

L’amicizia – nata durante gli anni della formazione sotto Aristotele, il più grande filosofo dell’età ellenica – di due giovani dalle grandi speranze: Alessandro il Grande, il futuro re macedone alla conquista dell’Oriente, e Filippo, giovane dalla sconfinata passione per la medicina.
«L’amicizia è credere nel proprio amico più di quanto lui creda in voi». È la fiducia che si dà senza nessuna garanzia che venga corrisposta. Qual è il valore che attribuiamo all’amicizia? Quanto accettiamo davvero il nostro amico per quello che è e non per come appare? L’invito è a leggere il testo per comprendere la fortuna di avere amici.

D. Ikeda, La scelta di Alessandro, Sperling & Kupfer, 122 pagine, E 16,00

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