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Avere un maestro - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 06:56

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Avere un maestro

In questa puntata della rubrica “Concetti chiave del Buddismo” approfondiamo la relazione di maestro e discepolo, uno dei principi cardini del Buddismo di Nichiren Daishonin

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A cura di Matilde Yoshimi Piaggio

Per tutti i compagni di fede della Soka Gakkai il 2023 è stato un anno particolare poiché il 15 novembre è mancato Daisaku Ikeda (1928-2023), il maestro che si è dedicato alla diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin in tutto il mondo.
Il Buddismo esiste unicamente in virtù della relazione maestro e discepolo: il suo nobile lignaggio si è diffuso nel mondo dai tempi di Shakyamuni solo grazie ai maestri e ai discepoli delle varie epoche storiche. Daisaku Ikeda, terzo presidente della Soka Gakkai, ha definito questa relazione come il punto di partenza di tutto e la sorgente di ogni vera vittoria nella vita.
Anche Nichiren Daishonin, fondatore di questo Buddismo, nelle lettere che inviava ai suoi discepoli ha spiegato più volte che possiamo far emergere la Legge nella nostra vita solo grazie a un maestro, e viene infatti proposta una nuova visione della relazione maestro e discepolo: non si tratta solamente di qualcuno che impara da una persona che già possiede una conoscenza, ma di due facce della stessa medaglia intrinsecamente legate tra loro esistenza dopo esistenza, secondo il principio di non dualità di maestro e discepolo: maestro e discepolo – pur essendo due entità separate, che vivono vite diverse e anche in epoche e luoghi lontani – coltivano e allenano lo stesso spirito di impegnarsi insieme per la felicità delle persone e kosen-rufu. Per kosen-rufu si intende la pace nel mondo: non solo l’assenza di guerre, ma una pace globale ottenuta attraverso un cambiamento nei cuori di tutte le persone che si impegnano nel rispetto assoluto della dignità della vita. Un cambiamento nello stato del cuore o mente di una persona, infatti, produce un cambiamento non solo in ogni aspetto della sua vita, ma anche del suo ambiente.
Nella prefazione de La rivoluzione umana il presidente Ikeda afferma che:

«La rivoluzione umana di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità» (RU, prefazione, pag. VI)

Nel vasto panorama dell’esistenza, se la Legge assume una forma universale, eterna e incontestabile, si potrebbe pensare che l’individuo sia un’entità limitata, temporanea e soggettiva; tuttavia, dal momento che la Legge permea e si manifesta in ogni aspetto dell’universo e della vita individuale, si può esprimere al massimo grado solamente attraverso l’esistenza soggettiva.
Il maestro, in poche parole, è la persona che insegna a fare proprio questo. Perciò è fondamentale basare la propria vita sulla Legge attraverso le parole del maestro che la insegna, per poterla mettere in pratica al meglio.
Nella seconda preghiera della pratica quotidiana di Gongyo si esprime gratitudine per i tre presidenti della Soka Gakkai Internazionale: Tsunesaburo Makiguchi, Josei Toda e Daisaku Ikeda, in virtù di quello che hanno concretamente realizzato e delle enormi difficoltà che hanno affrontato e superato, mettendo in pratica la Legge mistica nella loro stessa vita, permettendo così agli altri di accedervi. A proposito di questo, basti ricordare che il Buddismo è arrivato in Italia e in altri 191 paesi nel mondo grazie agli sforzi del terzo presidente della Soka Gakkai Daisaku Ikeda.
In una nota frase si legge:

«Poiché la Legge è meravigliosa, la persona è degna di rispetto; poiché la persona è degna di rispetto, la terra è sacra»  (La persona e la Legge, RSND, 1, 972)

Dalla prospettiva dell’unità di persona e Legge, quindi, il maestro è colui che dimostra il potere della Legge attraverso la sua stessa vita, insegnando così agli altri come far emergere il loro stesso potenziale intrinseco. 
Il presidente Ikeda spiega l’importanza del legame maestro e discepolo, dicendo che esso può essere paragonato a quello tra l’ago e il filo. Nella cucitura, l’ago guida il filo attraverso il tessuto, ma alla fine, non è più necessario, ed è il filo che tiene salde le cuciture. Rivolgendosi ai giovanissimi del Gruppo futuro egli afferma:

«Io sono l’ago. Voi siete coloro che rimarranno sul palcoscenico di kosen-rufu dopo che non ci sarò più» (NRU, 9, 128)

Inoltre, ne La nuova rivoluzione umana durante la sua prima visita in Italia nell’autunno del 1961, parlando con alcuni membri del gruppo giovani dell’importanza della relazione maestro e discepolo, il presidente Ikeda afferma che quando un grande maestro religioso muore, quello che più importa sono le azioni dei discepoli che lo seguono. Per questo motivo, egli incoraggia i membri della Soka Gakkai a portare avanti il lavoro del maestro fino alla fine superando tutti gli ostacoli. Ognuno ha perciò il compito di trasformare il proprio karma, scrivere il proprio destino affrontando ogni singola difficoltà e diventare un vincitore nella vita: solo questo può assicurare l’eterno sviluppo del Buddismo e di kosen-rufu
I nostri maestri ci hanno fornito le “istruzioni per l’uso” per avanzare al loro fianco e realizzare un mondo pacifico. Come discepoli, dobbiamo allineare il nostro cuore a quello del maestro: per fare ciò, è essenziale praticare con forza Nam-myoho-renge-kyo, studiare gli scritti del maestro e intraprendere azioni coraggiose per la felicità nostra e di coloro che ci circondano. Leggendo la prefazione de La rivoluzione umana e de La nuova rivoluzione umanarisulta chiaro come questi volumi scritti da Sensei con uno sforzo immenso rappresentino il suo testamento, ciò che lui ha lasciato ai discepoli. Egli scrive:

«Io stesso mi sono sforzato di rendere eterna la verità del mio riverito maestro» (RU, prefazione, pag. VI) e «Considero la stesura de La nuova rivoluzione umana l’opera definitiva della mia vita e in essa ho deciso di riportare, nei limiti delle mie capacità, l’autentico spirito della relazione maestro-discepolo» (NRU, prefazione, pag. VII)

La determinazione del maestro attraversa le tre esistenze di passato presente e futuro.
Ne La saggezza del Sutra del Loto il presidente Ikeda scrive:

«È anche vero, sebbene a un livello diverso, che una persona che si preoccupa veramente degli altri conserva il potere di toccare il loro cuore [dei discepoli] anche dopo la sua morte. Il Mahatma Gandhi dichiarò che se la sua anima fosse potuta servire a illuminare l’umanità, egli avrebbe continuato a parlare persino dalla tomba. […] Tutto va bene finché è in vita il maestro, ma quando egli non è presente il legame maestro e discepolo viene messo alla prova» (Saggezza, 1, pag. 72)

Questo momento storico è davvero cruciale: è giunto il momento per i discepoli di alzarsi coraggiosamente senza indietreggiare mai di fronte alle difficoltà interne ed esterne e diventare felici insieme agli altri.
Per concludere il maestro Ikeda scrive:

«Quando il sole del voto condiviso di maestro e discepolo sorge nei nostri cuori, inizia una grande trasformazione. Non c’è karma che non possiamo superare, non c’è battaglia che non possiamo vincere» (cfr. Maestro e discepolo, Esperia, pag. 33)

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