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Anche per me è arrivata la primavera - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:32

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Anche per me è arrivata la primavera

Giuseppe Teofilo, Bari

Sono stati anni duri. Nonostante la paura, mi sono sforzato di essere un discepolo che, come il maestro, affronta di petto ogni difficoltà per incoraggiare gli amici a lottare fino in fondo con il Gohonzon

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Sono stati anni duri. Nonostante la paura, mi sono sforzato di essere un discepolo che, come il maestro, affronta di petto ogni difficoltà per incoraggiare gli amici a lottare fino in fondo con il Gohonzon

Ho iniziato a praticare il Buddismo perché ero fermo da due anni con gli esami, in preda alle difficoltà nello studio. Fui incoraggiato dalle parole del presidente Ikeda che invita i giovani a non permettere a nessuno di portar via i loro sogni, perché perdere il proprio sogno equivale a perdere la propria missione.
Il mio sogno era laurearmi in Ingegneria meccanica.
Nel 2013 mi fu affidata la responsabilità del Gruppo studenti in Puglia. Nelle attività della Soka Gakkai abbiamo creato una forte unità con tutti, grazie al Daimoku e allo studio de La nuova rivoluzione umana. Così sono emersi tanti giovani con il desiderio di unirsi alla sfida di realizzare kosen-rufu!
A marzo del 2017 è cominciato un periodo di grandi difficoltà. A mio padre fu diagnosticato un tumore polmonare con metastasi ossee. Sentii di non avere più la terra sotto i piedi e di morire dentro. A distanza di vent’anni stavo vivendo lo stesso incubo di quando diagnosticarono la stessa malattia a mio nonno.
Contemporaneamente mia mamma fu bloccata a casa per otto mesi a causa di un infortunio sul lavoro. Non avevo più le forze nemmeno di alzarmi dalla sedia, riuscivo solo a piangere. Ma grazie al Daimoku ho sentito che proprio quello era il momento di lottare al fianco del mio maestro, affrontare il karma e spezzarne le catene. Iniziai a recitare due ore di Daimoku ogni giorno, sempre supportato dal Gosho e dalle guide di sensei.
Decisi di assumermi la responsabilità di sostenere papà in ospedale e riportare quotidianamente a mamma l’esito dei colloqui con i medici. Nonostante la situazione complessa, arrivavo ogni mattina in ospedale con uno stato vitale tale da ribaltare ogni cosa.
Mentre sostenevo mio padre e la mia famiglia, i compagni di fede mi erano costantemente vicini. Mia madre e mia nonna hanno iniziato a praticare e continuano tuttora a fare Daimoku e Gongyo ogni giorno. Anche papà una volta ha recitato Daimoku con noi. Non ha sofferto nessuno dei classici effetti collaterali della chemio, anzi ha continuato a mangiare senza problemi. Accompagnarlo e sostenerlo nella sua lotta contro la malattia mi ha permesso di parlare del Buddismo a tante persone, sbalordite dalla sua reazione alla terapia e dal mio atteggiamento nell’affrontare la situazione.
Dopo un percorso di terapia sereno, senza sofferenze fisiche, papà ci ha lasciati a settembre del 2017, mentre stringeva la mia mano.
In quel periodo ho continuato a recitare Daimoku, a studiare, a lavorare e a incoraggiare gli altri. I momenti in cui mi sono sentito solo e scoraggiato non sono mancati, ma proprio in quei momenti ho determinato con ancora più forza di essere un discepolo di Daisaku Ikeda.
Nel frattempo, poco prima della morte di papà, io e Alessia, la mia compagna, ci lasciammo. Non è stato facile ma dopo tante ore di Daimoku e pianti davanti al Gohonzon, ho compreso che la nostra relazione, anche se aveva cambiato forma, era forte e profonda. Da quel momento abbiamo ripreso a sentirci con frequenza e serenità, come buoni amici.
Tre mesi dopo la morte di papà, ad Alessia è stato diagnosticato un tumore, anche per lei in fase avanzata. Tutti abbiamo iniziato a recitare tanto Daimoku per lei. Le parole del Gosho L’apertura degli occhi sostenevano il mio cuore: «Sebbene io e i miei discepoli possiamo incontrare varie difficoltà, se non nutriamo dubbi nei nostri cuori, raggiungeremo naturalmente la Buddità. Non dubitate semplicemente perché il cielo non vi protegge, non lamentatevi perché non godete di un’esistenza facile in questa vita. Questo è quello che ho insegnato ai miei discepoli mattina e sera, ma tuttavia hanno cominciato a nutrire dubbi e ad abbandonare la fede. Gli stupidi sono soliti dimenticare le loro promesse quando viene il momento cruciale» (RSND, 1, 257).
Abbiamo lottato fino in fondo, lei per prima. Ci sentivamo sempre e sono stato vicino alla sua famiglia fino alla fine. A maggio 2018 Alessia se n’è andata col sorriso sereno di una persona che dopo una lunga lotta può finalmente riposare.
Io mi sono ritrovato di nuovo nel baratro.
A darmi forza c’erano le parole di sensei: «Quando ci sfidiamo in un periodo particolarmente impegnativo, possiamo accumulare benefici immensi. Il beneficio si manifesta in molti modi diversi. Talvolta provare una sofferenza apre la strada alla felicità. È come un’operazione chirurgica o un’iniezione: forse sono dolorose, ma possono farci recuperare la salute. Proprio quando ci troviamo nelle circostanze più disperate, se ci sfidiamo con forte fede, possiamo ottenere un grande beneficio concreto. Questo è il profondo insegnamento del Daishonin» (cfr. NR, 412, 9).
Sono stati anni duri. Nonostante la paura, mi sono sforzato di essere un discepolo che, come il mio maestro, affronta di petto ogni difficoltà, per riuscire a incoraggiare i miei amici a sfidarsi fino in fondo con il Gohonzon.
Ho resistito a questo lungo e freddo inverno e infine anche per me è arrivata la primavera.
In questi anni ho superato ventisette esami, facendo di ognuno un’occasione per creare nuovi legami di amicizia e di profondo rispetto con professori e studenti. Oggi ne rimangono solo due e sto scrivendo la tesi. La mia missione continua.
Nel 2016, prima che affrontassi tutto questo, avevo partecipato a un concorso per Trenitalia. Ho ricevuto l’esito definitivo a distanza di diciotto mesi: sono stato assunto e oggi svolgo un lavoro attinente ai miei studi e che mi gratifica, sempre mosso dal desiderio di incoraggiare tutti con la mia vita, come ho promesso a sensei.
Perché proprio nei momenti più bui, se non perdiamo di vista il nostro voto, possiamo davvero sperimentare un potenziale infinito e dare prova della grandezza del Gohonzon.

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