Il sentimento che tutti prima o poi inseguono, che molti in qualche momento sfuggono, che alcuni riescono a vivere completamente. Vediamolo da una prospettiva buddista
La felicità è amore, nient’altro.
Felice è chi sa amare.
Amore è ogni moto della nostra anima
in cui essa sente
se stessa e percepisce la propria vita.
Felice è dunque chi è capace di amare molto.
Ma amare e desiderare non sono la stessa cosa.
L’amore è desiderio fattosi saggio;
l’amore non vuole avere, vuole soltanto dare.
Hermann Hesse
Pratico da alcuni anni e molto spesso mi capita di sentire nelle riunioni di discussione persone lamentarsi di avere problemi sentimentali, raccontare di sentimenti feriti e stati d’animo che vanno dalla rabbia alla rassegnazione. Descrivono situazioni di solitudine dolorosa, anche all’interno della coppia, di conflitti spesso laceranti o di grandi sofferenze legate alle relazioni affettive in generale. Spesso può passare anche molto tempo prima di sentire le stesse persone raccontare di aver trasformato la loro sofferenza e di essere finalmente felici.
Mi sono sempre chiesta come mai, in generale, riusciamo più facilmente a uscire vittoriosi da vicende drammatiche, come quelle legate alla malattia o a gravi dissesti economici, mentre restiamo letteralmente “inchiodati” in situazioni affettive dolorose e inappaganti. Sembra proprio che i problemi sentimentali siano i più difficili da risolvere, forse perché sono quelli apparentemente meno “urgenti”. Quando ci troviamo ad affrontare una contingenza di vitale importanza, le energie e gli sforzi sono direttamente mirati alla ricerca di una soluzione nel più breve tempo possibile: l’urgenza ci costringe a saltare passaggi mentali tortuosi e, soprattutto, non lascia molto tempo ai dubbi che sono poi, lo sappiamo, i veri ostacoli al raggiungimento degli obiettivi.
Un altro aspetto da considerare è che la sfera dei sentimenti può facilmente essere invasa dalle illusioni poiché l’intenso coinvolgimento emotivo fomenta l’immaginazione spingendo l’individuo a estraniarsi dalla realtà o a travisarne alcuni aspetti. Quindi può accadere che si riesca a convivere anche tutta la vita con un disagio affettivo, senza mai trovare una via d’uscita. Siccome per esso non si “rischia di morire” (apparentemente!), anche la nostra pratica per risolverlo potrebbe “sbiadirsi” e la determinazione venire deprivata di quella forza che ci porta alla vittoria.
Fasi differenti della vita?
Da una piccola indagine ho potuto notare che, a seconda delle fasce di età, si passa da un “investimento” di preghiera e di attività quasi totalizzante sull’obiettivo di trovare la donna o l’uomo giusto (giovani), a un progressivo ridimensionamento di esso, passando per un sempre crescente pudore anche di ammettere di avere un problema sentimentale (adulti di età media), fino ad arrivare alla negazione completa di esso in età matura. Posto che verosimilmente l’esigenza di vivere un rapporto di coppia è maggiore nel periodo della giovinezza, laddove è forte la necessità di “creare famiglia”, non si può però credere che con l’età si affievolisca la necessità di amare e di essere amati e, magari, che da una certa età in poi si possa anche stare da soli, facendo a meno del piacere di relazionarsi anche sessualmente con una persona. A volte ho l’impressione che in tanti discorsi che sento e che leggo, si cerchi (in particolar modo riguardo all’argomento amore) di rendere “ragionevoli” i desideri dell’essere umano, adeguandoli a regole del pensare comune, regole non scritte, ma molto presenti nel pensiero corrente, atte a garantire un pacifico vivere sociale.
Ma Nichiren Daishonin è molto chiaro in proposito quando afferma che i desideri e le illusioni sono la causa per l’Illuminazione. Parla di desideri, non solo di alcuni! E non mi sembra che indichi che ci sia un’età giusta per alcuni piuttosto che per altri. Certo ci esorta a usare saggezza anche nella scelta del tempo, ad avere pazienza e a non cedere agli attaccamenti. A volte capita infatti di ravvisare, in alcuni comportamenti, forme di grottesca ossessione verso il problema e atteggiamenti che possono compromettere seriamente la dignità delle persone di qualunque età. Nichiren, comunque, ci assicura che qualunque problema o scopo può essere veicolo di crescita e di creazione di valore nella nostra vita e in quella degli altri, se lo offriamo al Gohonzon e lo illuminiamo con Nam-myoho-renge-kyo. Quindi, mettendo da parte ogni giudizio, tiriamo fuori con coraggio anche il nostro desiderio di amore e decidiamo di trasformarlo da motivo di sofferenza o comunque di preoccupazione, a occasione di intensa preghiera: praticando con fede e forte determinazione possiamo utilizzarlo come causa di Illuminazione. E non lasciamoci scoraggiare se talvolta ci sembra che non esista una soluzione, se non si incontra mai la persona giusta oppure, qualora invece sia iniziata una relazione, questa si trasformi, nonostante tanti bei propositi, in un clone delle storie precedenti spesso anche in brevissimo tempo! Non dobbiamo permettere che un ennesimo fallimento possa spingerci a entrare in una solitudine ostile e… ostinata, oppure che la paura di rimanere soli e magari di confrontarci autenticamente con le nostre tendenze ci porti ad accettare il compromesso di accontentarci di relazioni povere o insoddisfacenti.
Il presidente Ikeda ci esorta a tirare fuori dalla nostra vita la forza di affrontare l’oscurità e a combatterla come un leone all’attacco, usando la strategia del Sutra del Loto, come ci ha insegnato Nichiren Daishonin. Se proviamo a distogliere lo sguardo dal problema contingente o dall’oggetto del nostro dolore, e prestiamo invece attenzione alla nostra vita, possiamo toccarla in profondità grazie al potere mistico di Nam-myoho-renge-kyo; avremo così la possibilità di trasformare il nostro karma con la certezza che “nessuna preghiera rimarrà senza risposta se recitiamo con sincerità e assiduità”. Ci potremmo rendere conto, ad esempio, che i problemi che riscontriamo nei rapporti di coppia sono gli stessi, con applicazioni diverse ovviamente, che abbiamo nelle altre relazioni affettive o sociali in generale. Come la punta di una iceberg, la sofferenza sentimentale indica infatti una situazione ben più profonda che va fatta emergere e trasformata da causa di dolore a causa di felicità.
Faccia a faccia con la sofferenza
Dopo un matrimonio di quattordici anni finito male e una relazione successiva finita peggio, la mia sensazione di fallimento era davvero totalizzante. Serpeggiava in me una sottile ma intensa paura di rimettermi in gioco veramente e scappavo da ogni uomo che in qualche modo potesse attrarmi, ogni volta per “ragionevolissimi” motivi! Tuttavia recitavo Daimoku per ricominciare una relazione di valore, per far tornare l’amore nella mia vita e non ho mai mollato, nonostante collezionassi intere serie di delusioni, a vari livelli. La conoscenza di un uomo è stata una delle risposte più importanti alle mie preghiere. Di lui mi ero innamorata come un’adolescente, convinta di aver finalmente trovato la persona che cercavo da una vita. Anche se poi il nostro rapporto non è andato al di là dell’amicizia, tutta la vicenda ha rappresentato una tappa fondamentale nella mia crescita come donna e come devota del Sutra del Loto. Il grande desiderio di stare con lui infatti e le continue smentite che invece ricevevo, mi spingevano a recitare tanto Daimoku, nello sforzo continuo di trovare un senso compiuto a tanta sofferenza che, obiettivamente, non poteva essere motivata solo da un amore non corrisposto. In questo modo ho potuto illuminare tutto il percorso di questa storia, fatta di attese e rifiuti, di avvicinamenti e abbandoni, e ho potuto constatare che le mie relazioni erano state improntate su questa alternanza di rifiuti e di abbandoni, sia come vittima che come artefice. E così, grazie alla dinamica della storia che questa volta avevo vissuto, per così dire, “a distanza di sicurezza”, anche con l’aiuto di un valido specialista, sono riuscita a rintracciare nella memoria emotiva la causa primaria che aveva determinato tutte le mie esperienze affettive: un dolore antico, legato alla mia infanzia, che avevo dovuto rimuovere per poter andare avanti, ma che aveva inesorabilmente permeato ogni mia azione volta alla realizzazione non solo sentimentale, ma di tutta la mia persona. Il Gohonzon, al quale avevo chiesto la felicità di un amore autentico, aveva riportato in superficie l’ostacolo che vi si nascondeva dietro, grazie a un perfetto “motore di ricerca”, un espediente potente come può esserlo solo un forte desiderio. Uno dei primi benefici è stato riacquistare l’esercizio dell’amorevolezza, che pensavo fosse diventato per me ormai un lusso proibito! Le grandi sofferenze infatti, se da una parte rendono più forte, dall’altra purtroppo fanno indurire, se non nell’animo, sicuramente nei modi. A volte chi abbiamo davanti è spaventato quanto noi, se non di più, ed è difficile allora, se anche noi siamo chiusi in difesa, operare un concreto e sereno avvicinamento in cui potersi lasciare andare e aprire completamente il nostro cuore. Il maestro ci esorta a superare ogni paura credendo alla Buddità di ognuno: certo come comuni mortali siamo capaci di farci sopraffare dall’oscurità fondamentale; ma se coltiviamo una fiducia illimitata nel Budda che è in ogni essere vivente, possiamo senz’altro raggiungere ottimi livelli relazionali con tutte le persone che incontriamo sul nostro cammino, a prescindere da quello che può essere l’impatto iniziale. Affidandoci con umiltà al potere illimitato del Gohonzon, sicuramente trarremo profonda saggezza e protezione. Sforziamoci di non ostinarci a volere per forza una cosa: quello che apparentemente era un fallimento si può rivelare invece un grande beneficio, oltre che una grande protezione.
Conviene ringraziare sempre la vita, perché ogni cosa può essere veicolo di crescita e di realizzazione, ogni avvenimento può rappresentare una grande occasione per mettere alla prova le nostre capacità. La preghiera sincera, lo studio, le attività, lo sforzo continuo che facciamo ogni giorno per seguire la via del valore e dell’autenticità con serenità e pazienza sicuramente ci portano sempre più vicini al cuore del maestro, alla fusione con il Gohonzon e ci permettono di arrivare così all’ottenimento della felicità assoluta, quella che non dipende da niente e da nessuno, quella che possiamo ritrovare dentro di noi in ogni momento della nostra vita, qualunque cosa accada.