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Allevare i figli da buddisti: qualche spunto - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:32

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Allevare i figli da buddisti: qualche spunto

Roberta Templeman – madre di tre figli ormai grandi, educatrice e consulente sul rapporto genitori-figli, ha lavorato per vent’anni con il gruppo ragazzi e ragazze della SGI-USA – offre una serie di spunti di riflessione per i genitori

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In prima persona

Pastelli sul muro appena imbiancato, notti di sonni interrotti, dispositivi di sicurezza in ogni stanza in cui entrano i nostri curiosi marmocchi, cibo sui mobili e su ogni parte del bambino… non si è mai abbastanza preparati a ciò che può capitare al genitore di un bambino piccolo! Eppure nel periodo dalla nascita ai cinque anni si forma la base fisica, emotiva, sociale e spirituale di tutta la vita dei nostri figli. Grazie all’interazione quotidiana con noi imparano ad amare, a rispettare se stessi e gli altri, ad essere responsabili, a contribuire alla famiglia, a esprimere se stessi nella loro maniera unica e anche a praticare il Buddismo. E, più importante ancora, come genitori aiutiamo i nostri figli a comprendere il mondo circostante, e diamo loro un esempio della maniera buddista di affrontare le sfide quotidiane.

Comprendere il comportamento del proprio figlio è il primo passo per essere un buon genitore.
Tutti i genitori si preoccupano di insegnare ai loro figli come comportarsi ma spesso hanno aspettative irrealistiche a riguardo. E questo porta ad usare metodi poco efficaci per incoraggiarli. Capire perché un bambino piccolo “si comporta male” è il primo passo per capire come insegnargli un comportamento appropriato. Ci sono tre ragioni fondamentali per cui un bambino si comporta male:
1) Non sa come comportarsi in certe situazioni perché non gli è ancora stato insegnato. Bisogna ricordare inoltre che un bambino ha bisogno di una sacco di ripetizioni prima di interiorizzare il comportamento giusto.
2) A volte si comporta male perché è ammalato, stanco, ha fame o cerca di difendersi quando qualcuno attacca il suo io.
3) È ancora troppo presto, dal punto di vista del suo sviluppo. È spiacevole sia per noi che per nostro figlio chiedergli di imparare certi comportamenti prima che sia cresciuto a sufficienza per poterlo fare. Un bambino di un anno non sa dividere le proprie cose con gli altri. E non possiamo aspettarci che lo faccia più di quanto si può pretendere che un bambino di quattro o cinque anni esegua una lunga operazione matematica. Allo stesso modo, ed è solo una normale fase di sviluppo, certi bambini di due anni hanno difficoltà ad essere flessibili e i bambini di tre anni tendono a sfidare i limiti che gli vengono posti.

Controllare l’ambiente invece del comportamento dei figli
È fondamentale che i genitori, le persone più influenti per la vita di un bambino piccolo, comprendano la specificità di ciascun bambino e creino un ambiente che lo sostenga e gli insegni a comportarsi da essere umano.
Controllare l’ambiente fisico invece che il bambino rende questo compito molto più facile. Per esempio quando un bambino comincia a sapersi muovere è più facile coprire le prese elettriche piuttosto che cercare di insegnargli a non infilarci le dita. Allo stesso modo, sapendo che un bambino piccolo tende a mettersi in bocca di tutto, è più facile sia per noi che per lui tenere gli oggetti più piccoli fuori dalla sua portata piuttosto che estrarli continuamente dalla sua bocca.
Ma la maniera più importante di controllare l’ambiente, invece del bambino, è riflettere su come a volte i genitori possano influenzare negativamente il suo comportamento. La comprensione dell’idea buddista di “rivoluzione umana” e del principio di unicità della vita e del suo ambiente può servire a riconoscere l’importanza di cambiare innanzitutto il nostro comportamento se vogliamo esercitare un’influenza positiva sul bambino. Per esempio invece di arrabbiarci se il bambino è un po’ rude, controllare la rabbia e insegnargli con dolcezza il comportamento appropriato: «Gli amici si toccano con gentilezza» facendoglielo vedere allo stesso tempo. E comunque, praticare il Buddismo e superare la negatività che esiste nelle nostre vite, sarà la cosa che avrà più effetto sui nostri figli.

Ed ecco alcuni spunti pratici che possono essere d’aiuto per il complicato, esigente ma anche remunerativo lavoro di genitori

Pregando per la felicità dei propri figli, recitare per essere capaci di aiutarli a manifestare la loro natura di Budda
Credere nella bontà innata di ciascun bambino. Nutrire aspettative positive e ragionevoli nei loro confronti. Commenti positivi come «so che puoi riuscire a metterti i calzini da solo» o «fammi vedere come sai essere gentile con la tua sorellina» dimostrano la fiducia che il genitore ha nel bambino.
Recitare Daimoku per essere capaci di manifestare la propria natura di Budda
Siamo molto più efficaci nel comunicare con i figli quando abbiamo uno stato vitale alto che ci permette di manifestare saggezza. Recitare Daimoku anche per superare gli effetti negativi della propria infanzia in modo da non perpetuare questa negatività trasmettendola ai figli.
Siate fermi, gentili e coerenti
I bambini piccoli vogliono sentire che i loro genitori li sorvegliano e si sentono più sicuri quando siamo coerenti nel mantenere i limiti che abbiamo posto loro. A volte i bambini cercheranno di metterci alla prova. Quando sfidano limiti importanti siate coerenti in modo che possano imparare che intendete veramente ciò che dite, mentre i limiti meno importanti possono essere discussi, rivisti e concordati col bambino man mano che questo cresce.
Dimostrate di apprezzare un comportamento positivo
A volte tendiamo a notare soltanto le cose negative. I bambini imparano presto che il comportamento negativo attira l’attenzione, il che è sempre meglio che non ricevere attenzione alcuna. Prendete nota di quando si comportano positivamente e diteglielo esplicitamente. Per esempio se dite: «Grazie per esserti vesitito da solo; ci hai veramente aiutato a partire in tempo», state avvalorando la vera natura del vostro bambino incoraggiando un comportamento positivo.
Prima rispettate le pulsioni del bambino, poi stabilite il limite
I bambini molto piccoli non hanno coscienza degli altri in quanto separati da sé e sono ancora molto egocentrici. Ciò può portare problemi fra loro. Quando rispettate la pulsione di un bambino – come per esempio il possesso di un oggetto o la voglia di stare da solo – state approvando l’intenzione ma non il comportamento negativo. «Ho capito che non vuoi che lei prenda il tuo giocattolo ma io voglio che entrambe stiate bene senza farvi male. Cerchiamo di essere gentili con i nostri amici».
Usate frasi con “quando, allora” invece che “fai così, sennò…”
Invece di dire: «Mettiti la giacca altrimenti non si va ai giardini» otterrete risultati assai migliori dicendo «Quando ti sarai messo la giacca potremo andare ai giardini» o «Quando avrai messo a posto i tuoi giocattoli potremo leggere un libro».
Usate affermazioni positive invece che negative
Dite ai bambini che cosa volete che facciano. Invece di «non saltare sul letto» potete dire «puoi saltare sul trampolino; il letto è per dormire». O provare a dire «tocca il neonato con delicatezza» invece di «non toccarlo!». E mentre comunicate al bambino le vostre aspettative positive fategli veder anche come si fa. Per esempio dite al bambino: «Quan-do si è finito di mangiare si mette il piatto sul bancone della cucina» mentre appoggiate il vostro piatto sul bancone.
Imparate a conoscere il carattere individuale di vostro figlio
Quello che funziona per comunicare con un bambino può non funzionare con un altro. Rispettate e trattate ogni bambino come un individuo unico. Gli alberi di cilegio, pesco e susino sono un’analogia che Nichiren Daishonin usa per insegnarci a riflettere sull’unicità di ogni individuo, sul fatto che ognuno di noi, a suo modo, è una persona speciale.
È importante anche non aver paura di imparare sempre più cose dai libri ma anche e soprattutto dal dialogo con altri genitori o con persone esperte su come affrontare le sfide che l’essere genitore pone.
Afferma Ikeda: «Né gli ordini, né l’autorità né le minacce possono tenere unita una famiglia. È l’amore, l’armonia e la considerazione che lega i membri l’uno all’altro. Ciò che occorre è un padre forte che possa proteggere tutti e un madre imparziale, equa, e gentile. Non sempre è facile tenerlo a mente ma la ricompensa che ne trarremo supera di gran lunga le fatiche che dobbiamo affrontare lungo la via. Tutti i nostri sforzi, specialmente nei primi anni di vita del bambino, continueranno a far crescere e a sostenere l’individuo unico che egli è in modo che possa condurre una vita felice e realizzata».

«Anche se i genitori danno alla luce un figlio dotato di vista e di udito, se manca un maestro che lo istruisca, il suoi occhi e le sue orecchie sarebbero come quelle di un animale»
Cenni sul capitolo Zokurui (Gli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 7, pag. 202)

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VIDEOCASSETTA/DVD: LILO & STITCH, BUENA VISTA HOME VIDEO, 2002

Alieni dalle forme bizzarre e piuttosto mostruose, ma saggi, pacifici e rispettosi guardano la Terra con un affettuoso senso di protezione: i suoi abitanti sono un po’ primitivi, ma fantasiosi e creativi ed inoltre essa ospita un grazioso insetto in estinzione: la zanzara! È da questo inconsueto punto di vista che parte l’avventura dei protagonisti: un terribile e fortissimo mostriciattolo creato col solo scopo di distruggere e una hawaianina che vive con la sorella e desidera incontrare un amico speciale.
Il temibile Stitch approda alla Terra, in fuga da chi lo voleva rendere innocuo e si fa adottare in un canile da Lilo che lo sceglie come amico del cuore.
Cosa succede a chi è nato per distruggere e si trova in una situazione dove non c’è nulla da distruggere? E può l’intenso desiderio di costruire un’ amicizia di una bambina trasformare una programmazione genetica? Le avventure di Lilo e Stitch, insieme ai delegati del Comitato Intergalattico, incaricati di neutralizzare Stich con modi pacifici, un improbabile assistente sociale che vuole affidare Lilo ad una nuova famiglia e la caotica sorella di Lilo che tenta di tenersi la sorellina e di trovare un lavoro che le consenta di mantenerla, si snodano su una colonna sonora frizzante e insolita (musiche hawaiane e brani di Elvis). E alla fine la vittoria dell’amicizia, e la creazione di una famiglia, non basata sui criteri di somiglianza o consanguineità, ma sulla scelta di stare insieme in una diversità creativa e accogliente! Un film con messaggi “rompi-stereotipo” i mostri non sono cattivi, la famiglia non è solo quella in cui nasciamo, la diversità non separa, l’imprinting non è per sempre!

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