Nella seconda puntata della rubrica dedicata a chi si avvicina al Buddismo approfondiamo il significato della pratica di Gongyo. I materiali sono tratti da alcune guide di Daisaku Ikeda
«La pratica fondamentale nel Buddismo di Nichiren Daishonin è la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo, la Legge mistica.
La pratica di supporto stabilita dal Daishonin è la lettura del Sutra del Loto, che rappresenta la ragione dell’avvento del Budda Shakyamuni in questo mondo, e fra i ventotto capitoli del Sutra egli scelse i capitoli Hoben (Espedienti), e Juryo (Durata della vita del Tathagata).
Anche all’epoca del Daishonin i suoi seguaci leggevano e recitavano questi due capitoli.
Nel Gosho La recitazione dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” egli scrive: «Fra i ventotto capitoli, i capitoli “Espedienti” e “Durata della vita” sono particolarmente importanti. Tutti gli altri sono come loro rami e foglie. Ti consiglio quindi nella tua pratica giornaliera di leggere le parti in prosa dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”» (RSND, 1, 63).
Gongyo e Daimoku sono le radici che fanno crescere un grande albero.
Recitando Gongyo e Daimoku giorno dopo giorno, l’albero si rafforza e cresce.
Anche se non sarà possibile vedere cambiamenti da un giorno all’altro, grazie al nutrimento giornaliero col tempo vedremo crescere un grande albero. Mantenendo una pratica regolare e costante sicuramente otterremo una felicità indistruttibile».
Perché è importante fare Gongyo con costanza?
D. Ikeda: «Durante Gongyo celebriamo una cerimonia di lode al Gohonzon e alla grande Legge di Nam-myoho-renge-kyo. Si potrebbe dire che Gongyo è un inno alla Legge fondamentale dell’universo e al Budda. Allo stesso tempo lodiamo anche la vita eterna dell’universo e il mondo di Buddità inerente alla nostra vita.
[…] Quando veneriamo il Gohonzon, le porte del nostro microcosmo si aprono completamente al macrocosmo e possiamo provare un senso di serenità e di felicità, come se abbracciassimo l’intero universo con lo sguardo. Sperimentiamo un senso di appagamento e di gioia e una grande saggezza, come se tutto ci fosse chiaro. Il microcosmo che è avvolto dall’universo, a sua volta abbraccia l’universo.
Gongyo è una cerimonia che rivitalizza dal profondo il nostro essere. Pertanto è importante farlo ogni giorno con senso del ritmo e con regolarità, come un cavallo bianco lanciato al galoppo nel cielo. Spero che facciate un Gongyo che possa farvi sentire soddisfatti, rilassati e freschi sia nel corpo che nello spirito».
Perché recitare in una lingua che non capisco porta benefici alla mia vita?
D. Ikeda: «Un neonato che succhia il latte dalla propria madre ne riceve benefici, e questo succede senza conoscere nulla della composizione del latte. Lo stesso principio è valido per quanto riguarda la recitazione del Daimoku e la cerimonia di Gongyo. Naturalmente è meglio arrivare a capirne il significato, ma solo perché questo ci può aiutare a rafforzare la nostra fiducia nella Legge mistica. Tuttavia, se questa comprensione non si accompagna alla pratica, rimane senza valore: è difficile abbracciare pienamente il significato profondo della Legge mistica esclusivamente attraverso un percorso razionale.
Osservando gli animali, vediamo come ogni specie abbia un proprio modo di comunicare, un suo linguaggio. Gli esseri umani non possono comprenderlo, ma gli uccelli, per esempio, capiscono bene il linguaggio degli uccelli, e così i cani quello degli altri cani. Allo stesso modo possono apparire incomprensibili, per chi non li conosce, i codici, le abbreviazioni o le lingue straniere che però risultano perfettamente comprensibili a chi li usa.
È come pronunciare le parole inglesi thank you senza conoscerne il significato: una persona che parli l’inglese ci capirebbe comunque. Allo stesso modo, le nostre voci che pronunciano le parole del Daimoku e del Sutra durante la cerimonia di Gongyo, entrano in comunione con il Gohonzon e vengono comprese dal mondo dei Budda e dei bodhisattva. Si può dire che quando facciamo Gongyo e Daimoku stiamo parlando la lingua di tutti i Budda e bodhisattva.
Quindi, se anche non si capisce appieno il significato letterale di ciò che si sta dicendo, le nostre voci, attraverso il tempo e lo spazio, raggiungono tutti i Budda, i bodhisattva e le divinità buddiste, cioè le funzioni protettive intrinseche della vita e dell’universo e, benché in maniera invisibile, l’intero universo si attiva per realizzare le nostre preghiere».
Per approfondire
Introduzione
D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, Esperia, pag. 10
Domanda 1
D. Ikeda, I capitoli Hoben e Juryo, Esperia, pag. 12
Domanda 2
D. Ikeda, Preghiera e azione, Esperia, pag. 12