Al centro di tutto la preghiera

Nel suo editoriale di gennaio (pubblicato sul Nuovo Rinascimento del primo febbraio), il presidente Ikeda evidenzia l’importanza fondamentale della preghiera nella pratica buddista: «Il Buddismo di Nichiren Daishonin – scrive – conferisce alla preghiera una forma concreta attraverso la recitazione di Gongyo, una pratica accessibile a tutti. Essa è basata sulla Legge fondamentale e più profonda della vita, ed è una pratica dinamica, assolutamente connessa alla nostra realtà quotidiana».
Quest’anno, il 2007, è il secondo dei cinque anni che sensei ha definito “Cinque anni che equivalgono a cento anni”: un periodo durante il quale i nostri sforzi per consolidare le basi di kosen-rufu nel mondo dovranno essere straordinari, così come è straordinario l’impegno che il presidente Ikeda sta mettendo – in prima persona – per guidarci alla realizzazione di questo obiettivo. Proprio per questo è necessario più che mai mettere al centro della nostra vita la preghiera al Gohonzon.
Lo scorso anno, il primo del quinquennio, abbiamo dato un forte impulso all’attività in Italia: vi ringrazio tutti, senza eccezione, per questo grande passo in avanti. Quest’anno dobbiamo imprimere ancora più slancio del precedente per realizzare una grande vittoria. Con una forte preghiera, continuando a impegnarci ogni giorno per la nostra rivoluzione umana e per la felicità delle altre persone, riusciremo sicuramente a vincere sui nostri punti deboli e a realizzare una crescita ancora più grande.
Dallo scorso novembre abbiamo un nuovo presidente della Soka Gakkai giapponese, Minoru Harada, e un nuovo direttore generale – sempre della Soka Gakkai giapponese – Masaaki Masaki. Entrambi sono discepoli del presidente Ikeda, allenati da lui nella fede. Anche per tutti noi, che siamo discepoli di sensei, è necessario promuovere una personale e grande trasformazione: da discepoli che sono protetti dal maestro a discepoli che proteggono e valorizzano il maestro, realizzando il suo grande desiderio di creare basi solide e indistruttibili per la pace nel mondo.
Per questo motivo è necessario riconfermare e rafforzare quella che è la base dell’attività Soka: il contatto personale, il sostegno a ogni singola persona, basato sul rispetto per la natura di Budda presente in ognuno e sul desiderio che tutti diventino felici. La forza della Soka Gakkai è nelle armoniose relazioni che i praticanti costruiscono tra di loro e con quanti vivono intorno a loro. La vittoria nelle nostre attività nasce dalla preghiera, dalla relazione maestro e discepolo e dal legame di itai doshin.
Vorrei riportarvi come esempio l’esperienza del direttore Masaki, da lui raccontata durante un recente corso in Giappone. Quando era responsabile di gruppo, allo zadankai partecipavano dieci membri. Il suo scopo personale era che ognuno di loro portasse almeno uno shakubuku a ricevere il Gohonzon, ma non parlò a nessuno di questo suo obiettivo. Andò invece a trovare personalmente ognuno, e con tutti parlò dei loro sogni, delle loro aspirazioni, delle loro difficoltà e li incoraggiò a realizzare la loro felicità utilizzando il potere del Gohonzon. Alla fine dell’anno tutti avevano realizzato quell’obiettivo. Ciò significa che non si fa shakubuku per l’organizzazione, ma – come insegna il Daishonin – per diventare felici, per superare le difficoltà, per trasformare il karma.
Abbiamo dinanzi un anno importantissimo e una grande occasione per far sbocciare le nostre vite e diventare più felici: mettiamo al centro di tutto la preghiera, come ci sta chiedendo sensei. Preghiera è un termine generico, per noi significa “recitare Daimoku al Gohonzon con lo stesso cuore, la stessa intenzione di Nichiren Daishonin”.