Durante il soggiorno italiano di Yusei Sugahara abbiamo avuto l’occasione di rivolgergli alcune domande in merito al ruolo chiave di kosen-rufu nel mondo della fede, spaziando dall’importanza del dialogo fra fedi diverse alla funzione dei preti riformatori
Sappiamo che esistono tre associazioni di preti riformatori, potrebbe spiegarci quali sono le differenze?
Esistono tre gruppi di preti riformatori: l’Associazione dei preti per la riforma della Nichiren Shoshu è formata da coloro che prima di entrare nel clero facevano parte della Soka Gakkai e al momento della separazione dalla Nichiren Shoshu erano responsabili di un tempio. I preti che non sono mai stati membri della Soka Gakkai si sono invece uniti nell’Associazione dei preti per la protezione della Legge, e di questo secondo gruppo fa parte anche il figlio dell’ex patriarca Nittatsu. L’Associazione dei giovani preti per la riforma della Nichiren Shoshu, invece, è quella di cui io faccio parte e comprende tutti coloro che vivevano nel tempio ma ancora non avevano ultimato il corso per diventare preti veri e propri. Fin da quando abbiamo costituito questi tre gruppi, siamo uniti nel considerare Daisaku Ikeda come nostro maestro e nel desiderio di dedicare la nostra vita allo sviluppo di kosen-rufu. Come membri di queste tre associazioni ci riuniamo almeno una volta al mese presso la sede della Soka Gakkai insieme ai massimi responsabili e ci confrontiamo sulle varie tematiche. Abbiamo anche l’opportunità di partecipare ad alcuni eventi importanti e alle riunioni mensili dei responsabili di centro, dove rinnoviamo la nostra determinazione di realizzare kosen-rufu.
Il presidente Ikeda promuove il dialogo interreligioso e incoraggia i laici a impegnarsi per trovare i punti in comune con le altre religioni. In quanto preti, cosa ne pensate?
Noi preti esprimiamo il massimo rispetto verso le attività di promozione del dialogo interreligioso e siamo rimasti molto colpiti dal recente incontro di una rappresentante dell’Istituto Buddista Italiano con Papa Francesco (vedi NR, 511, 22).
Il Rissho ankoku ron (Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese), dove Nichiren spiega i fondamenti della pratica e della fede, è scritto in forma di dialogo tra un credente e un non credente ed è l’espressione di una mentalità aperta: questo è lo spirito del Daishonin. La Nichiren Shoshu in passato impediva il dialogo interreligioso sostenendo che la massima autorità fosse il clero; tuttora non cerca nessun contatto con l’esterno perché teme che emerga il suo aspetto autoritario. Inoltre in passato ha ostacolato anche la Soka Gakkai nel dialogo interreligioso. Ad esempio negli anni settanta era stato organizzato un incontro ufficiale del presidente Ikeda con il Papa, Paolo VI, ma la Nichiren Shoshu si oppose e bloccò l’iniziativa.
In questo senso l’incontro che avete realizzato di recente con il Vaticano è la misura di un grande progresso.
Personalmente nutro molte aspettative nel dialogo interreligioso, e ho deciso di approfondire la conoscenza dell’Islam con la convinzione che prima o poi ci sarà utile. Non è l’essere umano a servire la religione ma viceversa, quindi è molto importante promuovere questo genere di dialoghi.
Qual è oggi la funzione del clero, e come cambierà in futuro?
Innanzitutto, dal punto di vista dell’insegnamento di Nichiren Daishonin non esiste alcuna differenza tra laici e preti. Ai tempi del Daishonin, circa settecento anni fa, non c’erano mezzi di trasporto e l’unico modo per raggiungere una persona era a piedi. Inoltre, non tutti potevano permettersi un’educazione scolastica. Nichiren Daishonin scriveva indistintamente a tutti i suoi discepoli e quando sapeva che i destinatari delle sue lettere erano analfabeti, chiedeva ai discepoli monaci di leggere loro i suoi incoraggiamenti e, se necessario, di spiegarne il contenuto. Inoltre molti discepoli vivevano in zone remote e, a causa della distanza e dell’età avanzata, alcuni di loro erano impossibilitati a raggiungere il Daishonin personalmente. Per questo Nichiren chiedeva ai monaci di recarsi a casa delle persone in difficoltà e in alcuni casi di consegnare loro i Gohonzon da lui appositamente iscritti.
Ai giorni nostri, grazie allo sviluppo della Soka Gakkai, chiunque può ricevere il Gohonzon presso i Centri culturali e attraverso le attività può approfondire lo studio del Buddismo e curare la propria fede. Ciò significa che il ruolo che il Daishonin aveva affidato ai monaci adesso viene svolto dagli stessi membri della Soka Gakkai. Sono convinto che anche nel futuro, proprio perché il Buddismo di Nichiren Daishonin si sta propagando in ogni angolo del pianeta, la Soka Gakkai continuerà a portare avanti questo ruolo.
Che relazione esiste tra il Dai-Gohonzon e il Gohonzon custodito nelle nostre case? Costituisce un problema per i membri della Soka Gakkai non poter recitare davanti al Dai-Gohonzon?
Nel Dai-Gohonzon troviamo: “Iscritto per tutta l’umanità”. Ciò significa che esso è stato affidato al genere umano, non è proprietà esclusiva della Nichiren Shoshu. Non bisogna pensare che siccome non possiamo recitare davanti al Dai-Gohonzon la nostra pratica sia incompleta.
Nichiren Daishonin e Nikko Shonin ci hanno trasmesso che la cosa più importante è realizzare kosen-rufu. Per ereditare correttamente il loro spirito dobbiamo impegnarci in questa direzione. Questa è la cosa più importante, ed è ciò che i membri della Soka Gakkai stanno facendo.
Il Daimoku che noi recitiamo nelle nostre case è direttamente collegato alla realizzazione di kosen-rufu, al mandato del Daishonin e quindi al Dai-Gohonzon. La questione non è se possiamo vedere o meno il Dai-Gohonzon, ma quanto ci impegniamo nel realizzare kosen-rufu.
Anche riguardo ai pellegrinaggi al tempio principale che venivano promossi dalla Soka Gakkai fino ai primi anni novanta per recitare di fronte al Dai-Gohonzon, è importante capire che Toda e Ikeda promossero tale attività unicamente per offrire ai membri l’occasione di rafforzare la loro decisione di realizzare kosen-rufu. Questo era il significato ultimo. Ma ciò non vuol dire affatto, come pretende la Nichiren Shoshu, che senza recitare di fronte al Dai-Gohonzon le nostre preghiere non ottengano risposta o non si possa conseguire l’Illuminazione.
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I diversi tipi di Gohonzon – Esistono diversi tipi di Gohonzon, a seconda della grandezza o del metodo con cui vengono riprodotti.
Okatagi: letteralmente “stampato da matrice di legno”. Sono okatagi anche i Gohonzon che custodiamo nelle nostre case. Tokubetsu: letteralmente “speciale”, è un okatagi, ma più grande. Omamori: letteralmente “protezione”. È personale, mentre l’okatagi o il tokubetsu vengono consegnati alla famiglia. I Gohonzon scritti a mano dai vari patriarchi sono chiamati Joju Gohonzon, dove joju vuol dire “scritto a mano”. Il Dai-Gohonzon attualmente si trova nel tempio Hoanden, accessibile solo ai membri della Nichiren Shoshu.
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Quali sono le motivazioni che hanno portato alla distruzione dello Sho Hondo?
Lo Sho Hondo era stato costruito grazie alle donazioni spontanee di milioni di membri della Soka Gakkai, era il luogo dove veniva custodito il Dai-Gohonzon al tempio principale, era stato costruito per durare per sempre, era maestoso e bellissimo, realizzato dalle migliori ditte giapponesi di costruzione, e aveva ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti per il suo design e la sua magnificenza.
Dopo nemmeno ventisei anni, però, con la scusa che il marmo si stava deteriorando, la Nichiren Shoshu decise che lo Sho Hondo dovesse essere abbattuto, adducendo motivazioni quali una supposta pericolosità in caso di terremoto. Disse anche che la SGI aveva fatto acquistare alle ditte materiale scadente e che non era un edificio sicuro e in grado di durare nel tempo. Le aziende che furono chiamate dalla Nichiren Shoshu alla verifica e distruzione dell’edificio, però, non trovarono danni tali da giustificarne la distruzione, rivelando che le motivazioni della Nichiren Shoshu erano false.
La distruzione dello Sho Hondo è stata la più grande offesa che la Nichiren Shoshu abbia fatto ai credenti della SGI, è stata una manifestazione clamorosa della sua funzione demoniaca.
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Lo Sho Hondo – Lo Sho Hondo, il tempio principale edificato per custodire il Dai-Gohonzon, venne costruito in sette anni (1965-1972) su una vasta area da cui si gode una vista meravigliosa sul monte Fuji. La costruzione, affidata a sei delle migliori imprese edili giapponesi, fu resa possibile dai contributi di otto milioni di membri di tutto il mondo. Lo Sho Hondo doveva essere il santuario costruito dalla gente per la gente. Nell’aprile del 1998, dopo la rottura con la Soka Gakkai, l’allora patriarca della Nichiren Shoshu Nikken, diede l’ordine di demolirlo.
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In Giappone ci sono tante scuole Nichiren, come la Nichiren Shu (scuola Minobu). Qual è la differenza tra la Soka Gakkai e la Nichiren Shu, e che relazione c’è tra questa scuola e l’obiettivo di kosen-rufu?
Dal punto di vista dottrinale, la Nichiren Shu sostiene che il Budda originale sia Shakyamuni, e non Nichiren Daishonin. Il Daishonin non afferma mai esplicitamente di essere il Budda dell’Ultimo giorno della Legge, tuttavia, se leggiamo attentamente il Gosho, egli afferma di possederne tutte le caratteristiche. Tra i diretti discepoli del Daishonin solo Nikko Shonin comprese che il Budda dell’Ultimo giorno è Nichiren Daishonin (cfr. RSND, 1, 262). Gli altri preti anziani non riuscirono a comprenderlo, e per questo anche la Nichiren Shu continua a credere che il Budda dell’Ultimo giorno della Legge sia Shakyamuni.
L’Ultimo giorno della Legge è il tempo in cui l’insegnamento di Shakyamuni ha perduto la sua efficacia, e proprio per questo il Daishonin è apparso in questa epoca, per rivelare la Legge e salvare l’umanità intera. Noi siamo convinti che il Budda dell’Ultimo giorno della Legge è Nichiren Daishonin, e per questo lottiamo per realizzare al più presto kosen-rufu. La Nichiren Shu, in sostanza, non abbraccia il grande voto di Nichiren Daishonin di realizzare kosen-rufu.
Fino alla separazione fra la Nichiren Shoshu e la Soka Gakkai la consegna dei Gohonzon è stata considerata una prerogativa del clero. Dai primi anni ’90, la Soka Gakkai ha deciso di consegnare autonomamente ai suoi membri un Gohonzon che ne riproduce uno iscritto dal ventiseiesimo patriarca Nichikan Shonin. È un Gohonzon valido? La pratica di fronte a esso è ugualmente efficace?
Negli anni di maggiore tensione e rottura con la Nichiren Shoshu, il patriarca Nikken inviò l’avviso di scioglimento alla Soka Gakkai e impedì ai nuovi praticanti di tutto il mondo di ricevere il Gohonzon. In quegli stessi anni si cercò una soluzione per poter consegnare il Gohonzon a chi lo richiedeva.
Il Gohonzon di Nichikan è stato offerto alla Soka Gakkai dal prete responsabile del tempio Joen di Tokyo solo dopo attenti studi e dopo aver verificato che fosse stato iscritto nello spirito di Nichiren Daishonin.
La Nichiren Shoshu afferma che il Daimoku che recitano i laici deve essere in qualche modo filtrato dal clero per essere efficace o per collegarsi al Dai-Gohonzon, mentre secondo la Soka Gakkai quando si recita Daimoku si è direttamente collegati con Nichiren Daishonin attraverso il Gohonzon. Non smettiamo mai di recitare Daimoku davanti al Gohonzon; conta solo il legame col Gohonzon di Nichiren Daishonin, iscritto per la felicità di tutte le persone!
La pratica di Gongyo nel corso degli anni è stata modificata varie volte, sia nella durata sia nella formulazione delle preghiere silenziose. Come mai?
In realtà siamo stati noi preti riformatori a fare questa proposta alla Soka Gakkai, proprio perché i tempi cambiano. Nella storia della Nichiren Shoshu, prima della fondazione della Soka Gakkai, i credenti laici non recitavano né Gongyo né Daimoku, perché questo spettava al clero. Rispetto al passato, il fatto che i laici oggigiorno si dedichino quotidianamente alla pratica di Daimoku e Gongyo è rivoluzionario.
Quando Makiguchi fondò la Soka Gakkai, chiese al clero della Nichiren Shoshu di indicare la forma di pratica corretta adatta ai laici. Fu una richiesta inedita, alla quale il clero non seppe rispondere. Il problema non si era mai posto. «Fate voi liberamente» dissero. Makiguchi fece allora uno studio per individuare la forma migliore, perché a quell’epoca in Giappone ogni tempio decideva in autonomia. Infatti, all’interno della Nichiren Shoshu la pratica non era uniformata. Alla fine Makiguchi propose che i laici si uniformassero alla pratica in uso al Taiseki-ji. Inoltre propose alla Nichiren Shoshu di uniformare la pratica di Gongyo in tutti i suoi templi, e così fu deciso.
Tuttavia, se leggiamo attentamente il Gosho, quella adottata allora non era esattamente la forma praticata da Nichiren. Per questo motivo noi preti riformatori, una volta sciolto il legame con la Nichiren Shoshu, abbiamo fatto una ricerca per tornare alle origini e capire bene quale fosse il Gongyo che recitava Nichiren (cfr. La recitazione dei capitoli “Espedienti” e “Durata della vita”, RSND, 1, 63).
Una volta giunti alla conclusione che Nichiren Daishonin recitava il capitolo “Espedienti” (Hoben) e la parte in versi (Jigage) del capitolo “Durata della vita del Tathagata” (Juryo) del Sutra del Loto, abbiamo proposto anche alla Soka Gakkai di adottare questa forma. Quindi non è che la Soka Gakkai abbia cambiato la forma di Gongyo, piuttosto si è voluto tornare all’origine, allo spirito di Nichiren Daishonin.
Quanto alle preghiere silenziose, si sono trasformate nel corso della storia, adattandosi alle diverse epoche. Durante il regime militarista, ad esempio, ne erano state aggiunte alcune ad hoc. Quelle adottate attualmente dalla Soka Gakkai sono le più consone all’epoca contemporanea.
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Il cambiamento della forma di Gongyo – Con il termine “Gongyo” ci riferiamo sia alla pratica primaria, cioè la recitazione di Nam-myoho-renge-kyo (Daimoku), sia alla pratica di supporto, cioè la lettura di una parte del secondo capitolo del Sutra del Loto “Espedienti” (Hoben) e del sedicesimo “Durata della vita del Tathagata” (Juryo). Nel maggio del 2002 la forma di Gongyo è stata semplificata.
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Non è semplice capire come mai non si possono utilizzare immagini di Gohonzon scaricati da Internet. Ci può aiutare a capire meglio questo aspetto?
Ciò che più mi preoccupa è che questa tecnologia non solo permette di stampare tanti tipi di Gohonzon, ma anche di modificarne le immagini. Ci sono state persone che hanno copiato alcuni Gohonzon falsificandoli, a volte facendo della riproduzione di queste stampe una forma di guadagno o di commercio. Una volta apportate le modifiche ai vari Gohonzon, hanno cominciato a dire che essi erano speciali proprio perché inusuali, diversi da quelli che i fedeli conoscevano, senza dire che erano loro gli autori della modifica. Questo tipo di azioni possono distruggere la fede dei credenti.
Ad esempio, all’interno del tempio Joen, che ha donato alla Soka Gakkai il Gohonzon iscritto dal patriarca Nichikan, è custodito anche un altro Gohonzon che si dice sia stato iscritto da Nichiren Daishonin. Tuttavia non esiste alcun documento scritto che confermi questo. All’epoca del Daishonin ovviamente non esistevano stampanti o fotocopiatrici, ma era possibile copiare alla perfezione un Gohonzon iscritto dal Daishonin e sostenere che fosse stato iscritto da lui. Per questo motivo si è deciso di donare alla Soka Gakkai il Gohonzon iscritto da Nichikan Shonin, sulla cui provenienza non c’erano dubbi grazie all’esistenza di documenti.
La stessa cosa vale per i Gohonzon che troviamo su Internet: potrebbero essere falsi.
Per valutare questa tematica è fondamentale domandarsi: come possiamo preservare e proteggere la purezza dell’insegnamento? Per questo siamo convinti che sia necessario proteggere la modalità di consegna utilizzata dalla Soka Gakkai, l’organizzazione che sta portando avanti la missione del Daishonin in tutto il mondo.