Nel mese di luglio Katsuji Saito, responsabile del Dipartimento di studio della SGI, ha tenuto una lezione sulla “dottrina dei benefici” al corso europeo e nelle due grandi riunioni di Milano e Napoli. A Chianciano questo tema è stato presentato da Roberto Francini, Flavia Minoia e Francesco Santangelo che hanno commentato anche L’apertura degli occhi. Unità e relazione fra maestro e discepolo sono stati invece gli argomenti presentati da Valentina Dughera e Dino Bucalo, tratti dalla lezione di Saito sull’Eredità della Legge fondamentale della vita. Il report del corso europeo è stato pubblicato nel numero 450 del Nuovo Rinascimento e gli argomenti trattati verranno ulteriormente approfonditi nel numero 143 (novembre-dicembre) di Buddismo e società
La dottrina dei benefici
Un’interessante analisi del legame che esiste fra i benefici e la pratica dell’insegnamento di Nichiren. Quattro punti per comprendere meglio che il beneficio parte dal riconoscere la propria e altrui Buddità
a cura di Laura Barbieri
La dottrina dei benefici, in sostanza, ribalta la prospettiva con cui si considera abitualmente la relazione fra la pratica del Buddismo e i benefici. Si tende a pensare, infatti, che la pratica del Buddismo sia il mezzo per accumulare benefici materiali, invece il vero beneficio si realizza nel cuore di chi crede nella Buddità propria e altrui e, questo cuore che crede, fa emergere i benefici dall’ambiente. Il termine kudoku, utilizzato da Nichiren per indicare il beneficio, significa proprio che la fortuna e la virtù derivanti dalla pratica (doku) fanno scaturire degli effetti concreti (ku).
La dottrina dei benefici ha quattro aspetti principali. Il primo di questi è che la vera natura dei benefici è eliminare il male e affermare il bene. Che è un altro modo per dire che l’Illuminazione si consegue solo lottando incessantemente contro l’oscurità fondamentale. Attraverso la saggezza del Budda, cui si accede tramite la fede, possiamo sconfiggere l’ignoranza fondamentale, che nega il valore della vita.
Il secondo aspetto riguarda la trasformazione del veleno in medicina, che è il vero beneficio della pratica buddista. L’avidità, la stupidità e la collera fanno nascere illusioni e desideri, che ci portano a sviluppare comportamenti, idee e pensieri destinati a produrre sofferenza. Questo circolo vizioso, che chiamiamo veleno, può essere trasformato in un circolo virtuoso nel quale, senza uscire dalla realtà della vita quotidiana, attraverso il Daimoku trasformiamo il veleno in medicina. Il punto cruciale è risvegliare e allenare un cuore che crede di poter trasformare una sofferenza nel suo opposto: la gioia. Risvegliando questa fiducia, si ottengono risultati sbalorditivi, che vanno oltre ogni aspettativa e i problemi della vita quotidiana diventano tappe fondamentali per il conseguimento della Buddità.
Il terzo è il principio per cui la fragranza interna ottiene la protezione esterna. La recitazione del Daimoku richiama la natura di Budda presente in tutti i fenomeni dell’universo, che svolgono così una funzione protettiva (shoten zenjin). Risvegliare, rafforzare e consolidare la propria natura di Budda, fa emergere la natura di Budda presente nell’ambiente.
C’è un momento nella vita di Shijo Kingo in cui egli rifiuta di abbandonare la fede nonostante la minaccia del suo signore, Ema, di privarlo del feudo. In seguito, la malattia di Ema lo costringe ad avvalersi delle cure di Kingo, che lo guarirà. Kingo riguadagnerà in questo modo l’onore e la fortuna che gli erano stati negati. All’origine di questo beneficio (onore, fortuna, feudo), c’è la ferma decisione di non abbandonare la fede, vale a dire la fragranza interna manifestata da Shijo Kingo in un momento cruciale.
L’ultimo aspetto della dottrina dei benefici, che li include tutti, è racchiuso nell’esortazione ad accumulare i tesori del cuore. Lo scopo fondamentale della vita umana sta nell’accumulare i tesori del cuore, sintonizzando il proprio cuore con quello del maestro, che lotta per la felicità di tutte le persone. Le azioni, il comportamento e le parole rivelano e rendono evidenti i tesori presenti nel cuore di ogni persona. Per questo l’esempio più significativo è sempre quello del Bodhisattva Mai Sprezzante, perché il suo comportamento rispecchia la volontà di riverire la natura di Budda presente in ogni vita. Lottando per fare nostro questo tipo di comportamento, possiamo vivere felicemente, comprendendo che non c’è separazione fra la nostra felicità e quella degli altri. Il Bodhisattva Mai Sprezzante era spesso oggetto di reazioni aggressive, perché sollecitando la Buddità attivava anche l’oscurità fondamentale dei suoi interlocutori. Ma questa sfida non lo tratteneva dal continuare la sua lotta per onorare e fare emergere la Buddità di chiunque incontrasse. Questa sfida e questa lotta sono le stesse che oggi attendono chi desideri conseguire l’Illuminazione e realizzare kosen-rufu.
• • •
Il voto più alto
Da L’apertura degli occhi la promessa fondamentale di non abbandonare mai il percorso intrapreso
a cura di Maria Elena Di Cicco Pucci
Mantenere la fede nonostante persecuzioni e problemi è possibile solo portando avanti la pratica buddista con spirito combattivo e facendo il grande voto, proprio come quello di Nichiren Daishonin, cioè permettere a tutte le persone di aprire gli occhi e di risvegliare l’Illuminazione che è dentro di loro. Si tratta di concetti affrontati nella seconda parte del trattato, nella quale offre la spiegazione documentaria e teorica delle persecuzioni che colpiscono coloro che praticano correttamente l’insegnamento di Nichiren. Per spezzare i dubbi e le lamentele che sorgevano inevitabilmente nei suoi discepoli, Nichiren ha mostrato quindi la profondità del proprio voto e quanto fosse dinamico il suo spirito. Questo famoso brano ne è un esempio: «Questo io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge! […] Qui io faccio un grande voto. Anche se mi offrissero il governo del Giappone a patto che aneli a rinascere nella Pura Terra abbandonando il Sutra del Loto e aderendo alle dottrine di un sutra come quello della meditazione o simili, anche se minacciassero di decapitare mio padre e mia madre se non recito il Nembutsu, qualunque difficoltà possa incontrare, a meno che uomini sapienti non provino che i miei insegnamenti sono falsi, io non accetterò mai! Tutti gli altri problemi per me non sono altro che polvere al vento. Io sarò il pilastro del Giappone. Io sarò gli occhi del Giappone. Io sarò il grande vascello del Giappone. Questo è il mio voto e non lo infrangerò mai» (RSND, 1, 253). La forza dirompente di questo grande voto, hanno aggiunto i relatori, dissolve la paura e fa splendere la nostra vita. Il presidente Ikeda grazie al suo comportamento ci ha mostrato in che cosa consiste questo grande voto.
La caratteristica del grande voto infatti è la “non regressione”, continuare a portare avanti la pratica buddista sempre, senza andare fuori strada a causa di persecuzioni e ostacoli. Perché proprio quando abbiamo bisogno di una grande fede emergono le manifestazioni dell’oscurità fondamentale che minacciano proprio la nostra fede. Per questo motivo, come discepoli di Nichiren Daishonin e di Daisaku Ikeda, abbiamo bisogno di esprimere questo grande voto. Fare questa azione è importante per la nostra vita perché ci consente di accedere ai benefici promessi dal Sutra del Loto. Quali? Innanzitutto, è stato spiegato, un alleggerimento della nostra retribuzione karmica, poi l’emergere naturale del nostro stato di Buddità. Di conseguenza ottenere la Buddità senza cercarla è trasformare il proprio destino. Le difficoltà che derivano dal karma o le persecuzioni che emergono nel propagare la Legge – concetti tra cui, come aveva spiegato Saito al corso europeo, non c’è differenza – rappresentano già il nostro karma alleggerito.
• • •
L’unità non è un optional
Applicare la strategia del Sutra del Loto significa oltrepassare il proprio punto di vista e guardare alla felicità di ogni individuo. È uno degli elementi chiave emersi dalla spiegazione dell’Eredità della Legge fondamentale della vita
a cura di Marialuisa Cellerino
Il potere della Legge mistica di “trasformare il veleno in medicina” è così immenso che permette di trasformare anche la più grande delle sofferenze che avvelenano l’animo umano. Quella della morte propria e degli altri. Un tema che Saito aveva già trattato ampiamente nel 2007. Quest’anno è ritornato sul Gosho L’eredità della legge fondamentale della vita per analizzare in modo particolare i due requisiti indispensabili per dispiegare pienamente il grande potere della Buddità nella nostra vita: l’unità di diversi corpi e stessa mente e la non dualità di maestro e discepolo.
A proposito dell’unità fra i credenti, Nichiren afferma che «si chiama eredità della Legge fondamentale della vita» il fatto «che i discepoli di Nichiren, preti e laici recitino Nam-myoho-renge-kyo con lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” senza alcuna distinzione fra di loro, uniti come i pesci e l’acqua». La “distinzione” non riguarda la naturale differenza fra le persone che anzi è un valore prezioso ma, come ha sottolineato Valentina «il cuore egoistico che ci fa percepire completamente separati dagli altri». La sfida di ognuno di noi è di non basare la vita ogni giorno su questa percezione di noi stessi separati dagli altri, ma sulla “stessa mente” del Budda, il grande desiderio della felicità propria e degli altri, nutrendo fiducia nell’immenso potere insito nella vita di ogni persona. «Diversi corpi, stessa mente» spiega Ikeda nella sua lezione sull’Eredità «rappresenta in un certo senso la manifestazione fondamentale della strategia del Sutra del Loto, cioè recitare Nam-myoho-renge-kyo al Gohonzon ricordandoci che condividiamo lo stesso impegno per kosen-rufu» (BS, 129, 45). Quindi senza questa profonda unità d’intenti con gli altri basata sul desiderio comune di realizzare il voto del Budda – cioè propagare la Legge mistica che permette a tutte le persone di manifestare la propria Buddità e diventare felici – non si può nemmeno sperimentare la strategia del Sutra del Loto e ciò non riguarda unicamente l’attività buddista, ma qualsiasi obiettivo vogliamo realizzare nella nostra vita. Le attività buddiste ci offrono la possibilità di andare oltre il nostro punto di vista individuale e provare ad applicare “la strategia del Sutra del Loto” tutti insieme. È la funzione del demone, dell’oscurità fondamentale presente nella vita, quella di creare, fra le persone, dispute, fazioni e divisioni. Ma queste nascono nel nostro cuore e continuando a recitare nasce il coraggio per superare ogni contrapposizione. Continuando a lottare con l’obiettivo di mettere in pratica “diversi corpi, stessa mente”, nella nostra vita si accumulano benefici incommensurabili. Come dice il Gosho Diversi corpi, stessa mente: «Una singola verità dissolve molte forze malvagie» (RSND, 1, 556). La “singola verità” è il Sutra del Loto, la Legge mistica che esso insegna, e la comunità armoniosa dei praticanti che tutti insieme si sforzano per realizzare il grande desiderio che è il messaggio fondamentale del sutra stesso: la felicità e l’Illuminazione di tutte le persone che imparano a manifestare la propria Buddità interna. Il cuore di Nichiren Daishonin, che è lo stesso del Sutra del Loto, del nostro maestro in quest’epoca, Daisaku Ikeda, è l’anelito a risvegliare tutto il genere umano al conseguimento della Buddità. In questo senso l’unità fra i credenti e l’unità con il maestro sono una e la stessa cosa: ricercare nella propria vita e con le proprie azioni questo cuore del Budda. Il maestro è un essere umano che ci dà l’esempio, dimostrandoci che si può davvero praticare come il Sutra del Loto e Nichiren Daishonin insegnano; il contatto con il maestro è ciò che ci fa ricordare il desiderio della felicità propria e degli altri che esiste nelle profondità della vita di ogni persona. Ma, come il Daishonin ci ha dimostrato, chi lotta “senza risparmiare la propria vita” per realizzare questo grande desiderio incontrerà necessariamente persecuzioni in qualsiasi epoca. Queste non sono necessariamente un male, ma un modo per fare emergere ciò che siamo veramente. Come afferma Ikeda nella sua lezione «il Daishonin accoglieva con gioia gli ostacoli, affrontandoli a testa alta e trionfando serenamente su di essi», consapevole che coloro che abbracciano questa fede non saranno mai sconfitti dalle avversità.