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Accendere una luce per gli altri  - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:15

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Accendere una luce per gli altri 

Hideyoshi Sato, Tokyo

Continuando a mirare alla pace dell’umanità e ad agire con totale dedizione per “accendere una luce per gli altri”, Hideyoshi si è sfidato ogni giorno nel lavoro e nella fede, fino a trasformare il fallimento dell’azienda del padre in un trampolino per realizzare magnifiche vittorie

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Nell’estate del 2001 l’azienda di mio padre fallì. Il debito totale era di trecentosettanta milioni di yen (circa due milioni e mezzo di euro). 
Mia moglie mi incoraggiò dicendomi che quella era l’occasione per far sì che mio padre ricominciasse a praticare il Buddismo.
Lei iniziò a recitare dieci ore di Daimoku al giorno e io cinque, mentre eravamo impegnati a trattare con i creditori e gli avvocati, a liquidare l’azienda e fare in modo che i quaranta dipendenti trovassero un altro lavoro. 
Non percepivamo alcun reddito e in un solo anno fummo costretti a traslocare tre volte. Tutti coloro che fino al giorno prima si erano definiti miei amici mi voltarono le spalle, allontanandosi da me. Al contrario, i membri della Soka Gakkai accorsero uno dopo l’altro per incoraggiarci e sostenerci.
In quel periodo Sensei scrisse una guida che sentii rivolta proprio a me:

«Anche se dovessi trovarti di fronte a una svolta cruciale del tuo karma, non rimanere fermo, bloccato dalla rassegnazione! Combatti a testa alta, con fede salda e coraggiosa. Non dimenticare che solo in questo modo riemergerà in te una gioia senza limiti. […] Nella vita dobbiamo vincere. Ciò significa realizzare una felicità indistruttibile».

Pregavo ogni giorno affinché quella difficoltà fosse l’espediente per mio padre per riprendere a praticare il Buddismo. Dopo il fallimento dell’azienda, si era chiuso in uno stato di depressione ed era sparito senza dirci nulla, ma due settimane dopo tornò, e si rialzò nella fede. Non potrò mai dimenticare il Gongyo che recitai con lui per la prima volta dopo anni, tra le lacrime di commozione. Promettemmo insieme che un giorno avremmo condiviso la nostra esperienza con gli altri membri.
Il 16 settembre 2001 incontrai Ikeda Sensei alle scuole Soka. 
In quell’occasione ci presentò con gioia il gruppo “imprenditori del ventunesimo secolo”, un gruppo di imprenditori che sostengono finanziariamente gli studenti delle scuole Soka. In quel momento, anche se l’azienda di mio padre era appena fallita, determinai di diventare anch’io un imprenditore in grado di fare donazioni alla scuola e di costruire un Centro culturale privato per ripagare il debito di gratitudine verso i membri che ci stavano sostenendo con il loro Daimoku. 
Sei mesi dopo fondammo un’azienda di apparecchiature elettroniche a cui mi dedicai anima e corpo, dando però sempre la priorità alle attività della Soka Gakkai e impegnandomi costantemente nello shakubuku. Ogni volta che accompagnavo una persona a ricevere il Gohonzon mi accadeva di trovare nuovi committenti.
Ben presto le vendite annuali passarono dai 13 milioni di yen (novantamila euro) del primo anno a 45 milioni di yen (trecentomila euro) nel secondo e 130 milioni di yen (novecentomila euro) il terzo anno. E così gradualmente fui in grado finalmente di fare delle donazioni alle scuole Soka.
L’azienda ha continuato a migliorare i suoi prodotti e a svilupparne di nuovi, tra cui apparecchi di illuminazione a LED e veicoli elettrici. Il principio di base delle nostre attività lavorative è “mirare alla felicità e alla pace dell’umanità” e agire con la massima dedizione per “accendere una luce per gli altri”.
In particolare abbiamo sviluppato una telecamera di sorveglianza che attualmente è in funzione in circa 7.000 unità, dal nord al sud del Giappone.
Come risultato, le vendite ad oggi sono circa cento volte superiori rispetto al primo anno, raggiungendo la cifra 1,3 miliari di yen (circa 9,1 milioni di euro). 

In seguito alla pandemia di Covid-19 siamo venuti a sapere che per i ristoratori era estremamente difficile reperire pannelli divisori. Abbiamo ideato un progetto per realizzare e regalare questi pannelli a 13.000 ristoranti in tutto il paese, sistemandoli in scatole di cartone contenenti messaggi di sostegno da parte dei nostri dipendenti. La notizia di questa iniziativa è stata trasmessa dalle emittenti televisive nazionali insieme al messaggio che “l’inverno si trasforma sempre in primavera” (cfr. RSND, 1, 476).
Grazie a questa esperienza abbiamo posto una base per iniziare a fare delle donazioni per “contribuire alla pace” donando soldi a sostegno dei profughi ucraini e per la crisi in Afghanistan.
Questo nostro impegno è stato riportato nella dichiarazione della nostra azienda sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile e condiviso con tutti i nostri dipendenti e le loro famiglie. Lo scorso agosto, insieme ai figli dei nostri dipendenti ci siamo collegati in diretta con alcune persone in Afghanistan per dialogare e ascoltare le loro esperienze. 
Da cinque anni insegno Educazione all’imprenditoria presso le scuole medie Soka e grazie alle mie esperienze posso trasmettere l’importanza di riflettere su cosa si sta perseguendo, sul motivo per cui lo si fa e su come utilizzare il denaro guadagnato. 
Grazie al mio lavoro sono riuscito ad ampliare la rete di conoscenze in tutto il paese e mi sono reso conto che molte persone hanno bisogno di praticare il Buddismo. Ora più che mai è il momento di confrontarsi sul tema della felicità e della pace per l’intera umanità. 
Grazie a questi dialoghi, lo scorso novembre hanno ricevuto il Gohonzon tre persone a cui mia moglie e io abbiamo parlato del Buddismo. Hiromi è una chiropratica ed ha affermato che da quando ha iniziato a praticare, l’ambiente intorno a lei è cambiato, così come le persone che incontra. Takuma è un giovane e brillante leader che è venuto in visita nella mia azienda per conoscere la mia esperienza. Preoccupato per il futuro della sua azienda l’ho incoraggiato a praticare. 
Daiki ha solo trent’anni e dirige una grande azienda. È stato ispirato dalla mia esperienza e durante la cerimonia in cui ha ricevuto il Gohonzon ha dichiarato di voler imparare e crescere insieme alla famiglia Soka. 
Nell’attività per kosen-rufu mi sto impegnando a promuovere il Seikyo Shimbun. Ogni mattina leggo gli articoli e invio degli estratti per email a conoscenti e amici. È un’azione che sto portando avanti da quindici anni!

Mia moglie e io ci impegniamo al massimo nelle attività come responsabili e, proprio come avevo determinato nel 2006, siamo riusciti a costruire un Centro culturale privato che i membri della nostra zona usano liberamente incontrandosi e dialogando amichevolmente anche nell’ampio cortile. 
I nostri tre figli stanno realizzando le loro vite. 
Mio figlio maggiore che frequentava il primo anno della scuola elementare Soka quando l’azienda di mio padre è fallita, si è laureato all’Università Soka d’America e ha trovato lavoro presso una società di consulenza estera in Giappone. 
Dopo essersi laureata all’Università Soka, mia figlia maggiore è stata assunta come dipendente della sede centrale della Soka Gakkai. È il pilastro della fede nella nostra famiglia.
Il mio secondogenito nato nell’estate del fallimento dell’azienda di mio padre, fin da piccolo pratica la danza classica, e recitando ogni giorno un’ora di Daimoku è riuscito a essere ammesso all’Università delle Arti di Amsterdam, per poi entrare in una compagnia di danza classica in Spagna. 
Continuando a mirare alla felicità e alla pace dell’umanità e ad agire con la massima dedizione per “accendere una luce per gli altri”, sono determinato a sfidarmi ogni giorno sia nel mio lavoro che nella fede. 

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