14. Abbandonare il transitorio significa, seguendo l’esempio del Daishonin, mettere da parte debolezze e paure e rivelare il coraggio per vincere ogni difficoltà
SAITO: Il 10 settembre, per effetto del complotto di Ryokan, il Daishonin fu convocato di fronte al governo e interrogato da Hei no Saemon che, come segretario della famiglia Hojo e vice capo della polizia[ref]Anche se formalmente Hei no Saemon era vice capo della polizia in realtà la sua era la massima carica e rispondeva solo al reggente.[/ref], era una delle figure più potenti del regime.
Ne Il penultimo giorno (GZ, 183-84), indirizzato a Hei no Saemon, il Daishonin afferma: «Mi presentai per un interrogatorio estremamente spiacevole».
IKEDA: Durante il loro incontro il Daishonin riferì con calma a Hei no Saemon le conclusioni a cui era giunto nel Rissho ankoku ron e lo ammonì severamente che le due calamità dell’invasione straniera e delle lotte intestine si sarebbero sicuramente verificate.
SAITO: E così giungiamo al 12 settembre 1271, giorno della persecuzione di Tatsunokuchi, la più grande mai incontrata dal Daishonin in tutta la sua vita.
IKEDA: In questa persecuzione i tre potenti nemici si manifestano insieme: ci sono i laici ignoranti e arroganti e i preti astuti e intriganti coalizzati con alti prelati riveriti dall’opinione pubblica. È alla cospirazione congiunta dei tre potenti nemici che il sutra si riferisce quando afferma: «Poiché odio e gelosia nei confronti di questo sutra abbondano perfino mentre il Tathagata è nel mondo, quanto peggio sarà dopo la sua scomparsa» (SDL, 10, 212). È proprio come spiega il Daishonin nel brano di Lettera da Sado che abbiamo già citato ripetutamente.
MORINAKA: «Quando un governante malvagio, per distruggere la vera Legge, si allea con preti eretici e bandisce un uomo saggio, chi ha un cuore di leone otterrà sicuramente la Buddità. Così ha fatto Nichiren» (SND, 4, 75).
IKEDA: C’è un “governante malvagio” dotato di potere assoluto che si coalizza con “preti eretici” che fanno appello alla propria autorità religiosa ed entrambi usano la tattica meschina di ricorrere a false accuse. È inevitabile che una coalizione malvagia di potere e autorità religiosa prenda di mira una persona retta.
Il Daishonin afferma che affrontare una grande persecuzione da parte di un simile gruppo è l’opportunità per diventare Budda. Dal punto di vista secolare essere attaccato dai tre potenti nemici significa dover affrontare circostanze spaventose. Il sentiero per spalancare la condizione interiore della Buddità consiste nell’affrontarle senza arretrare di un solo passo. Questo è il significato dei principi: “gli ostacoli conducono all’llluminazione” e “le persecuzioni conducono alla Buddità”.
Il Daishonin ce l’ha insegnato all’epoca della persecuzione di Tatsunokuchi. Consideriamo ora la condotta del Daishonin in quell’evento. Analizzare le sue azioni ci permette di comprendere, alla luce del suo insegnamento, quale sia il vero potere di un essere umano.
MORINAKA: Facendo riferimento a Il comportamento del Budda (Le azioni del devoto del Sutra del Loto, nella nuova edizione, n.d.t.) consideriamo lo svolgimento degli eventi con particolare riguardo alla loro sequenza cronologica. L’ora precisa dell’arresto del Daishonin non ci è nota ma egli afferma che ebbe luogo «all’ora della scimmia» (SND, 2, 96), cioè fra le 15 e le 17. Il modo in cui Hei no Saemon e i suoi giunsero alla sua dimora a Matsubagayatsu per arrestarlo fu del tutto inconsueto; come egli stesso afferma: «Fui arrestato con una procedura insolita e illegale» (SND, 4, 44). Hei no Saemon era alla testa di un contingente di diverse centinaia di soldati armati di tutto punto. Secondo la descrizione del Daishonin, Hei no Saemon portava il copricapo dei nobili di corte, lanciava sguardi irosi e parlava con asprezza.
SAITO: Chiaramente trattava il Daishonin come un ribelle o un traditore. Il Daishonin stesso asserisce che fu trattato in maniera «ancor più oltraggiosa dell’arresto del prete Ryoko, che era davvero colpevole di tradimento e del maestro di disciplina Ryoken che aveva cercato di distruggere il governo»[ref]Ryoko e Ryoken complottarono contro il regime di Kamakura ma furono scoperti e messi a morte rispettivamente nel 1251 e nel 1261.[/ref] (WND, 756, SND, 4, 44).
IKEDA: Il Daishonin era un religioso disarmato e senza appoggi potenti. Se l’unico obiettivo fosse stato di arrestarlo, venti persone sarebbero state più che sufficienti. Fu a causa dell’ostilità di cui era oggetto il Daishonin, che l’arresto fu condotto in maniera così ostentata.
Il Daishonin non fu in alcun modo intimidito da un simile dispiego di mezzi: «Da giorni e mesi aspettavo che succedesse una cosa del genere. Quanto sono fortunato a poter donare la mia vita per il Sutra del Loto! Se perderò questa testa spregevole [per la Buddità] sarà come scambiare sabbia con oro e sassi con gioielli» (SND, 4, 44-45).
Hei no Saemon, che ardeva di collera e risentimento, era giunto ad arrestarlo con un’inaudita esibizione di forza e autorità e il Daishonin affermava contento: «Come sono fortunato!». Quasi quasi avrebbe potuto affrontare Hei no Saemon con un sorriso. Una vera espressione del principio secondo il quale «quando raggiungiamo la Buddità, la nostra vita pervade l’intero universo sia fisicamente che spiritualmente» (SND, 1, 234). Già in quel momento il cuore del Daishonin abbracciava l’universo con la gioia del mondo di Buddità per aver “letto” il Sutra del Loto con la sua vita. Per contro Hei no Saemon «lanciava sguardi di rabbia e parlava con voce aspra» (SND, 4, 44), incapace di vedere come la sua vita fosse controllata dai mondi di Collera e Animalità. La differenza di stato vitale era chiarissima. Da quel momento in poi il Daishonin si comportò con crescente calma e compostezza mentre Hei no Saemon era sempre più sopraffatto dall’ira, come se fosse sul punto di perdere la ragione. Lo stato vitale di Hei no Saemon deve aver influenzato anche coloro che lo accompagnavano, in quanto la loro condotta durante l’arresto fu altrettanto inusuale. Si comportavano come un branco di animali selvaggi.
MORINAKA: Dapprima il servitore di Hei no Saemon, Sho-bo, si precipitò sul Daishonin, gli strappò il rotolo del Sutra del Loto che questi portava all’interno della veste e lo colpì sul viso per tre volte; poi cominciò a sparpagliare selvaggiamente i rotoli del sutra.
IKEDA: Il rotolo con cui fu colpito il Daishonin conteneva il quinto volume del Sutra del Loto che va dal capitolo Devadatta (dodicesimo) al capitolo Emergere dalla terra (quindicesimo). Nel capitolo Esortazione alla devozione (tredicesimo) appare il brano: «Ci saranno molte persone ignoranti che ci malediranno e parleranno male di noi; ci attaccheranno con spade e bastoni» (SDL, 13, 253). Di certo è una coincidenza misteriosa che il Daishonin sia stato colpito proprio con il rotolo che contiene questo brano.
SAITO: A quel tempo i sutra erano considerati sacri, tanto che venivano riveriti persino come oggetti di culto in sé e per sé. Ma le guardie li sparsero, li calpestarono e addirittura se li arrotolarono intorno al corpo. Non era un comportamento dotato di senso. Il Daishonin li osservò con calma e poi esclamò ad alta voce: «Che buffo! Guardate, Hei no Saemon è impazzito! Signori, voi avete appena abbattuto il pilastro del Giappone» (WND, 766 – SND, 4, 45).
IKEDA: «Che buffo!». La persona che stava per essere arrestata era piena di esultanza. Le guardie agivano come se fossero impazzite. Di solito le cose funzionano all’opposto. Era perfettamente chiaro da che parte stesse la giustizia. L’affermazione del Daishonin: «Signori, voi avete appena abbattuto il pilastro del Giappone» deve aver avuto un impatto potente sui soldati. Poi il Daishonin spiegò con chiarezza gli errori delle varie sette dell’epoca e descrisse l’ignominosa sconfitta di Ryokan nella gara di preghiere per la pioggia. A quel punto il Daishonin stava già «sovvertendo gli attaccamenti e suscitando dubbi» nelle menti dei soldati.
MORINAKA: Il Daishonin afferma che in seguito «fu trascinato per i vicoli di Kamakura alla luce del giorno e trattato come un nemico della casa imperiale» (GZ, 1252). Lo esposero alla pubblica berlina per la città come se fosse un ribelle o un traditore. E, senza alcun tipo di procedimento giudiziario, attorno alle 18, sembra che avessero già deciso di esiliarlo sull’isola di Sado.
SAITO: Anche se le ricerche sulla procedura del governo in quella contingenza sono tutt’altro che concluse, secondo alcuni studiosi il trattamento accordato al Daishonin sarebbe stato normale nel caso di un crimine commesso contro lo stato; l’autorità legale competente (in questo caso Hei no Saemon) aveva la facoltà di arrestarlo e condannarlo sul posto.
IKEDA: Se è così, potremmo dedurre che Hei no Saemon avesse già calcolato tutto in anticipo, decidendo di trattare il Daishonin come un ribelle.
SAITO: I potenti sono famosi per la loro astuzia.
MORINAKA: Poiché era stato condannato all’esilio a Sado, Il Daishonin doveva essere affidato a Hojo Nobutoki[ref](1237-1323) Figlio di Osaragi Tomonao fu una potente figura del regime di Kamakura. Sembra che fosse influenzato dal padre che era uno dei capi dei credenti nembutsu di Kamakura e un accanito sostenitore di Nen’a Ryochu. Anche se all’epoca di Tatsunokuchi gli era stata affidata la custodia del Daishonin, egli aveva dato la sua tacita approvazione al piano per giustiziarlo nel cuore della notte. Quando l’esecuzione fallì egli fuggì alle terme di Atami. Mentre il Daishonin era in esilio a Sado, Nobutoki falsificò gli ordini del governo di Kamakura allo scopo di molestare il Daishonin e i suoi seguaci. Nel 1278 divenne cofirmatario del nono reggente Hojo Sadatoki.[/ref], signore di Musashi, il cui territorio comprendeva l’isola in questione. E pare che il Daishonin venisse custodito temporaneamente nella residenza di Nobutoki a Kamakura. Ma, anche se apparentemente si trattava di una condanna all’esilio, in realtà era già stato deciso di giustiziarlo. Come egli stesso afferma: «Pubblicamente dissero che sarei stato mandato in esilio, ma segretamente avevano deciso di decapitarmi» (GZ, 356).
Verso mezzanotte il Daishonin fu posto su un cavallo diretto al luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi, circondato da guardie armate. Tutti questi spostamenti ebbero luogo col favore della notte.
SAITO: Senza dubbio qualsiasi soldato dotato di un po’ d’intuizione avrà capito che c’era qualcosa di strano. Certo, se il Daishonin fosse stato davvero un ribelle, sarebbe stato ovvio trasportarlo e giustiziarlo rapidamente prima che i suoi complici potessero attaccare. Tuttavia ritengo che il contrasto fra il comportamento di Hei no Saemon e quello del Daishonin fosse sufficiente e far dubitare le guardie della versione che gli era stata data dei fatti.
IKEDA: Forse cominciarono a sentirsi confusi a causa dell’enorme disparità dell’immagine che si erano formati in base alle dicerie che circolavano sul Daishonin e lo descrivevano come una canaglia, e la realtà che vedevano con i loro occhi. Il Daishonin era assolutamente dignitoso e calmo. Inoltre, durante il trasferimento a Tatsunokuchi, accaddero diversi eventi toccanti. Dapprima vi fu la rimostranza al bodhisattva Hachiman.
A un certo punto il Daishonin e i soldati giunsero nei pressi del viale Wakamiya che attraversa il centro di Kamakura. Era una strada maestra che conduceva direttamente al santuario Tsurugaoka Hachiman[ref]Era il più importante complesso religioso dedicato al dio protettore del regime di Kamakura. Sorgeva nel punto più alto di Kamakura e tutta la città di snodava attorno al viale Wakamiya che conduceva direttamente al santuario. Ogni anno lo shogun veniva in visita e in agosto si svolgeva al suo cospetto la cerimonia degli arcieri a cavallo che era la più importante per i vassalli dello shogunato.[/ref]. Pur circondato da ogni lato dai soldati, il Daishonin scese da cavallo dicendo: «Non vi allarmate, non vi causerò alcun problema. Desidero solo dire le mie ultime parole al bodhisattva Hachiman» (SND, 4, 46). Poi ad alta voce rimproverò severamente la divinità dicendogli in sintesi: «Io, Nichiren sono il supremo devoto del Sutra del Loto in tutto il Giappone. Come può il bodhisattva Hachiman non proteggermi mentre sto affrontando una persecuzione così grande? Hai dimenticato il tuo grande debito verso il Sutra del Loto? Tradirai la tua promessa fatta a Shakyamuni!».
SAITO: Il santuario Tsurugaoka Hachiman era il principale edificio religioso del regime di Kamakura e Hachiman era considerato la sua divinità protettrice. L’intera città di Kamakura era stata progettata in modo che al centro sorgesse questo santuario; era una città religiosa, di cui il viale Wakamiya era l’asse centrale. Adesso il Daishonin stava ammonendo la divinità che era il simbolo più importante della città.
IKEDA: Di certo, fra gli ufficiali presenti, qualcuno assistendo alla scena avrà provato emozioni violente e un senso di ripugnanza. Tuttavia egli stava invocando il nome del Budda Shakyamuni e argomentava con cognizione di causa dell’assemblea del Sutra del Loto. È indubbio che i soldati siano rimasti colpiti nell’udire la tonante voice del Daishonin. Possiamo immaginarlo mentre risale a cavallo e il corteo riprende la sua marcia in un cupo silenzio, con i soldati assorti nei loro pensieri.
MORINAKA: Alla fine il gruppo giunse alla spiaggia di Yui. Nei pressi del santuario di Goryo[ref]Situato fra la spiaggia di Yui e il tempio Gokuraku-ji. Si trova a diverse centinaia di metri dal tempio Shugen-ji che si ritiene sia stato edificato nel punto dove sorgeva la residenza di Shijo Kingo.[/ref] il Daishonin disse: «Fermatevi un momento, signori. Ho un messaggio per qualcuno che abita qui vicino» (SND, 4, 47). E inviò un ragazzo di nome Kumao a chiamare Shijo Kingo che viveva non lontano, ad Hase. Allarmato Kingo si precipitò sul posto a piedi nudi. Afferrò le redini del cavallo del Daishonin e pianse di dolore.
IKEDA: A Kingo e ai suoi fratelli, che si erano uniti a lui, il Daishonin spiegò pazientemente il significato di quella grande persecuzione: «Stanotte sarò decapitato. Questo è il desiderio che ho accarezzato in questi ultimi anni» (ibidem). Per parte sua Kingo aveva deciso che se il suo maestro fosse stato ucciso si sarebbe suicidato al suo fianco. È un sublime esempio del legame fra maestro e discepolo. L’immagine di queste due persone che perseverano nella loro nobile scelta di vita qualunque cosa accada, pronti a morire per le proprie convinzioni, deve aver impressionato moltissimo tutti i presenti, indipendentemente dalle loro idee religiose. A quel punto i soldati dovevano essere completamente sconvolti. «Che razza di criminale è questo?» si stavano probabilmente chiedendo. «Sarà giusto giustiziarlo nel cuore della notte? Non staremo per commettere un errore così grave che non potrà mai essere espiato?». Spesso si dice che la vita è una rappresentazione drammatica e questa scena di maestro e discepolo, come un grande capolavoro rappresentato davanti ai loro occhi, non potrà non aver fatto una notevole impressione anche a quei rudi soldati del Giappone orientale provati da tante battaglie.
MORINAKA: Passarono davanti al tempio Gokuraku-ji per poi proseguire verso il luogo dell’esecuzione. La scena del loro arrivo viene descritta ne Il comportamento del Budda (Le azioni del devoto del Sutra del Loto): «Infine giungemmo in un posto che sapevo sarebbe stato il luogo della mia esecuzione. Infatti i soldati si fermarono e cominciarono a darsi d’attorno in grande agitazione. Shijo Kingo, in lacrime, disse: “Questi sono i tuoi ultimi momenti”. Io replicai: “Tu non capisci! Come potrebbe esserci gioia più grande? Non ricordi ciò che hai promesso?”. Avevo appena pronunciato queste parole che una sfera luminosa quanto la luna proveniente da Enoshima, attraversò il cielo da sud-est a nord-ovest. L’alba non era ancora spuntata e faceva troppo buio per potersi vedere in faccia, ma l’oggetto brillante illuminò tutti chiaramente come la vivida luce lunare. Il boia cadde con la faccia a terra, gli occhi accecati. I soldati erano terrorizzati e presi dal panico. Alcuni scapparono via, altri saltarono dai loro cavalli e si inginocchiarono in terra mentre altri ancora si rannicchiarono sulle loro selle. Io gridai: “Perché vi allontanate da questo prigioniero tanto colpevole? Venite qui! Accostatevi!”. Ma nessuno voleva avvicinarsi. “Cosa succederà quando l’aurora arriverà? Dovete affrettarvi a giustiziarmi perché sarebbe indecente farlo dopo il levarsi del sole”. Benché li esortassi così, essi non risposero» (WND, 767 – SND, 4, 48).
SAITO: Mentre il boia con la spada sguainata si accingeva a eseguire la sentenza, Kingo scoppiò in singhiozzi. Per contro, fino alla fine il Daishonin mantenne una completa serenità e compostezza.
IKEDA: Le parole «Come potrebbe esserci gioia più grande?» riassumono alla perfezione il suo atteggiamento. Com’è possibile sviluppare una condizione vitale così vasta, come può riuscirci un essere umano? Non c’è mistero più grande. Sono convinto che questo sia il potere di aver formulato un voto. Quando dedichiamo la vita ad adempiere alla promessa solenne di realizzare un giusto ideale, la nostra crescita interiore non ha più limiti. Il Buddismo parla di “una promessa dal remoto passato”. Tale promessa è la base che ci permette di spazzare via l’oscurità e vivere in accordo con la natura essenziale dei fenomeni. In pratica significa avere un cuore che anela alla felicità propria e degli altri e alla realizzazione del grande voto di kosen-rufu.
Niente può ostacolare una persona che si è risvegliata a questo voto originale. Anche se il suo corpo fosse tagliato a pezzi, nessuno potrebbe distruggerne lo spirito. Tale è il potere di chi vive una vita di compassione. Anche di fronte alle più tremende circostanze, una persona così non teme niente. Sono piuttosto coloro che circondano una persona così completamente libera dalla paura ad avvertire un senso di trepidazione. L’esempio di vita del Daishonin, che affrontò una grande persecuzione dopo l’altra, prova che il potere dello spirito umano pienamente sviluppato è eterno. Con il suo intero essere il Daishonin dichiarò: «Guardate la grandezza a cui un essere umano può giungere!»
MORINAKA: Riguardo alla natura della sfera luminosa che apparve in quel momento ci sono varie teorie. Lei presidente Ikeda aveva citato alcune ricerche secondo le quali poteva trattarsi di un frammento di coda della meteora Taurid-Arietid.
IKEDA: La sfera luminosa suscita sempre un grande fascino. Ma la cosa importante è che apparve esattamente nel momento in cui il Daishonin stava per essere decapitato. I moti della natura possono essere spiegati in termini fisici e, man mano che le ricerche progrediscono, la vera natura di quell’oggetto sarà senza dubbio rivelata. Ma il punto chiave è la sua apparizione in quel preciso momento. Possiamo considerarla una prova del fatto che, dopo aver vinto la paura fondamentale, la paura della morte, il Daishonin sconfisse l’oscurità e manifestò la natura della Legge. Vale a dire che dimostrò, da essere umano, di aver pienamente manifestato la mente del Budda. Egli afferma che il dio della luna, una delle tre divinità celesti della luce[ref]Gli dei del sole, della luna e delle stelle.[/ref] si manifestò come una sfera luminosa (vedi SND, 4, 136-137).
MORINAKA: In ogni caso era del tutto insolito che soldati come quelli che accompagnavano il Daishonin tremassero di paura, si prostrassero al suolo, scappassero o si rannicchiassero. La magnifica condizione vitale del Daishonin deve avere suscitato in loro una sorta di timore reverenziale. Dopo quel fatto fu deciso che il Daishonin sarebbe stato esiliato a Sado. Ma da parte del governo ci fu il riconoscimento, nella persona del reggente Tokimune, che «questa persona non è colpevole» (SND, 4, 49).
Date le circostanze si era anche parlato di rilasciarlo ma lo spregevole gruppo di individui che si erano coalizzati contro di lui continuò a tessere le sue oscure trame e a diffondere voci tendenziose, alienandogli il favore dell’opinione pubblica e portando infine alla decisione di esiliarlo a Sado. Allo stesso tempo anche i discepoli del Daishonin diventarono bersagli di un’accanita repressione.
SAITO: La persecuzione di Tatsunokuchi fu la più significativa di tutte quelle incontrate dal Daishonin durante la sua vita perché in essa egli concretizzò il principio di “scartare il transitorio e rivelare il vero”. Ne L’apertura degli occhi, che scrisse l’anno successivo [1272] sull’isola di Sado, egli stesso dichiara: «Nel dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno, tra le ore del topo e del bue [dalle ventitré alle tre del mattino] questa persona chiamata Nichiren fu decapitata. La sua anima è arrivata in quest’isola di Sado e, nel secondo mese dell’anno seguente, in mezzo alla neve, scrive tutto questo per i suoi discepoli più stretti» (WND, 269 – SND, 1, 172).
IKEDA: Affermando di essere stato decapitato quando in effetti non fu così, il Daishonin intende dire che il suo “io” fino a quel momento era morto sul luogo dell’esecuzione a Tatsunokuchi e che egli era rinato con un nuovo io. “Anima”, nella citazione precedente, è questo nuovo io, la vera identità che il Daishonin manifestò durante la persecuzione di Tatsunokuchi. Questo passaggio viene considerato la dichiarazione del Daishonin di aver concretizzato il principio di “scartare il transitorio e rivelare il vero”.
MORINAKA: “Scartare il transitorio e rivelare il vero” si riferisce al Budda che abbandona la sua condizione transitoria per rivelare la sua vera identità originale. Il carattere cinese usato qui per “transitorio” significa riflesso o reliquia. Originariamente era un termine usato dal Gran maestro T’ien-t’ai per contrapporre il Budda dell’insegnamento teorico del Sutra del Loto (Budda provvisorio), cioè Shakyamuni che ottenne l’llluminazione per la prima volta nella sua presente esistenza in India, con il Budda dell’insegnamento essenziale (o vero Budda), che in realtà ottenne l’llluminazione nel remoto passato. T’ien-t’ai spiegò che il primo era un “riflesso” e che il Budda che ottenne l’llluminazione nel remoto passato è la vera identità di Shakyamuni. E diede a questo principio il nome di “scartare il transitorio e rivelare il vero”. A volte viene spiegato con l’analogia della luna e il suo riflesso. La luna nel cielo è la “vera identità” e l’immagine della luna riflessa sulla superficie dell’acqua è la “condizione transitoria”.
IKEDA: Questo concetto del Buddismo di T’ien-t’ai fu poi incorporato nella dottrina di Nichiren Daishonin. Nichikan Shonin (1665-1726) spiega il brano appena citato de L’apertura degli occhi come segue: «Il significato fondamentale di questo brano è che il fondatore della nostra scuola Nichiren Daishonin diventò veramente il Budda di gioia senza limiti[ref]Indica il Budda che ha dischiuso l’illimitato potere del mondo di Buddità comprendendo che questa vita eterna è il suo stesso spirito.[/ref] illuminato sin dal tempo senza inizio[ref]Non indica un momento di un passato molto remoto, né l’inizio dell’universo ma la vita stessa che non ha inizio né fine, la vita originaria ed eterna.[/ref], da essere comune nello stadio di “ascoltatore del nome e delle parole della verità”[ref]È il primo stadio della pratica buddista in cui si accettano e si comprendono gli insegnamenti del Budda ma non si è ancora ricevuto alcun effetto dalla pratica. Sta a indicare una persona comune intenzionata a credere negli insegnamenti del Budda.[/ref]. Dichiarando di aver ottenuto l’llluminazione e manifestando nella sua persona questa verità interiore egli si rivelò come il vero Budda della semina nell’Ultimo giorno della Legge»[ref]Kaimoku Sho Guki in Nichikan Shonin Mondanshu, Tokyo, Seikyo Shimbunsha, 1980, 192.[/ref].
In parole più semplici, pur rimanendo una persona comune, egli manifestò il Tathagata eterno che è una sola cosa con la Legge mistica, la legge fondamentale dell’universo. Dopo aver scartato la sua identità transitoria e rivelato quella vera, il Daishonin si rivelò come Budda dell’Ultimo giorno della Legge e in quanto tale cominciò a iscrivere il Gohonzon sotto forma di mandala che tutte le persone potessero riverire come fondamentale oggetto di culto e in cui potessero credere come origine e fondamento delle loro vite. Per inciso, il carattere cinese per “scartare” in «scartare il transitorio» significa anche aprire.
SAITO: È un punto che viene facilmente frainteso. «Scartare il transitorio» non significa che il Daishonin diventò qualcun altro. Indubbiamente la condizione transitoria e la vera identità sono diverse come il cielo e la terra e, se ci limitiamo a considerare questa differenza, tenderemo a supporre che egli sia diventato una persona completamente diversa.
IKEDA: Il Daishonin manifestò il Budda di gioia senza limiti rimanendo un comune mortale. Se lo dimentichiamo potremmo pensare che raggiungere la Buddità significhi diventare un essere superiore distinto da un essere umano, quando invece egli manifestò la vita del Budda eterno all’interno della vita di una persona comune. Questo principio si applica anche a noi. Quando ci dedichiamo a kosen-rufu, superando dolorose sofferenze e perseverando nella fede, anche noi possiamo concretizzare il principio di “scartare il transitorio e rivelare il vero”, cioè da persone comuni possiamo manifestare la stessa vita del Budda come fece il Daishonin.
Nichikan Shonin afferma: «Quando abbracciamo questo Gohonzon, abbiamo fede in esso e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo, la nostra vita diventa istantaneamente l’oggetto di culto fondamentale dei tremila regni in un singolo istante di vita. Diventa la vita di Nichiren Daishonin»[ref]Kanjin no Honzon Sho Mondan, 548.[/ref]. E ancora: «Quando diventiamo consapevoli dell’oggetto di culto nei termini della persona, la nostra vita manifesta la vita del fondatore Nichiren Daishonin innata dentro di noi […] Quando diventiamo consapevoli dell’oggetto di culto nei termini della Legge, la nostra vita manifesta l’oggetto di culto dell’alto santuario del vero Buddismo»[ref]Totai gi Sho Mondan, 683.[/ref]. È una grande fortuna aver incontrato questo insegnamento. Se l’obiettivo fosse diventare un tipo di persona ideale, superiore o diversa, la felicità in questa vita sarebbe irraggiungibile.
MORINAKA: L’idea di diventare un Budda è bella, ma se significasse abbandonare il mondo reale o diventare una persona completamente diversa, non eserciterebbe molta attrazione sulle persone dell’Ultimo giorno della Legge.
IKEDA: Nichiren Daishonin è il Budda dell’Ultimo giorno proprio perché rivelò lo scopo dell’ottenimento della Buddità da parte di tutte le persone e il mezzo per farlo.
MORINAKA: È perché il Daishonin visse concretamente il principio di “scartare il transitorio e rivelare il vero” e iscrisse la sua vita nel Gohonzon che noi possiamo fare di questo il nostro vero oggetto di culto. In questo senso ciò che fece il Daishonin a Tatsunokuchi fu un evento di estrema importanza.
IKEDA: Con la sua vita il Daishonin ci trasmise l’esempio di come si ottiene la Buddità in questa vita.
“Scartare il transitorio e rivelare il vero” significa stabilire un io saldo capace di superare ogni sorta di dolore e difficoltà, di bandire l’oscurità e manifestare la natura essenziale dei fenomeni. Maggiori sono le difficoltà che affrontiamo, più il mondo di Buddità si manifesta luminoso. Stabilire un io simile è il modo per ottenere la Buddità in questa vita. Manifestando la fede per superare le difficoltà possiamo lucidare la nostra umanità nel senso più autentico.
MORINAKA: Penso che le persone siano più inclini a cercare di evitare le difficoltà piuttosto che a cercare di superarle. Anche se siamo con le spalle al muro, tendiamo sempre a pensare che ci debba essere una scappatoia. Solo quando arriviamo davvero a toccare il fondo, dopo aver cercato ripetutamente di evitare di affrontare la situazione, decidiamo finalmente di agire.
IKEDA: Da un certo punto di vista la cosa importante è che alla fine ci sediamo di fronte al Gohonzon e recitiamo Daimoku. D’altro canto, se prima o poi ci decideremo comunque a farlo, sarebbe molto più veloce cominciare col farlo subito. Dobbiamo creare un legame diretto con il Gohonzon. Questa è la strada che permette a una persona comune di diventare un Budda con facilità; questa è la fede.
Il Daishonin afferma: «Ciò che chiamiamo fede non è niente di straordinario. Fede significa riporre fiducia nel Sutra del Loto, in Shakyamuni e Taho, nei Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, negli dèi benevolenti e recitare Nam-myoho-renge-kyo, come una donna ama il marito, come un uomo dà la vita per sua moglie, come i genitori non abbandonano i figli o come un figlio rifiuta di lasciare la madre» (WND, 1036 – SND, 7, 209).
È questo il significato di «mettendo da parte onestamente gli espedienti» (SDL, 2, 56) e «non accettando un solo verso degli altri sutra» (SDL, 3, 100).
La mente delle persone tende inevitabilmente alla confusione. È essenziale prendere le distanze da questo modo di pensare confuso. “Onestamente” qui significa in maniera netta, come quando si taglia nel senso della lunghezza una canna di bambù e le due metà si separano senza sbavature.
Non si affrontano le difficoltà solo dopo aver approfondito la propria fede. Anzi, è proprio affrontandole che si purifica la propria vita e si sviluppa una fede adamantina e invincibile. Qualsiasi siano le vostre sofferenze, è importante pregare onestamente per esse davanti al Gohonzon, e grazie alla recitazione del Daimoku, essere in grado di superarle. Può sembrare una sottile differenza nell’ordine delle cose da fare, ma in realtà ha un importanza decisiva.
Una vita dedicata a una missione incontra sicuramente una serie di dolorose difficoltà ma, se il cuore rimane saldo e la fede non si fa sviare, non c’è difficoltà che non possa essere superata. Le persone possiedono intrinsecamente un potere incommensurabile, il potere del Budda di gioia senza limiti, illuminato dal tempo senza inizio.
Perciò più lottiamo, più potere tiriamo fuori. La fede è il mezzo per estrarre questo tesoro nascosto. Grandi difficoltà conducono all’ottenimento dell’llluminazione. Grandi persecuzioni sono la garanzia che diventeremo rapidamente Budda.
Il Daishonin lo ha insegnato ai suoi discepoli superando ogni persecuzione e, durante la persecuzione di Tatsunokuchi, diede a Shijo Kingo varie lezioni su questo supremo modo di vivere. Lo fece per i suoi discepoli e per le generazioni future.
Shijo Kingo non aveva un mente confusa. Grazie a questo, maestro e discepolo insieme furono in grado di ottenere l’effetto o frutto della Buddità e Tatsunokuchi diventò la Terra della Luce tranquilla.
Il “transitorio” da gettare via è la debolezza, la vigliaccheria. Il Daishonin manifestando la sua vera identità di coraggio, fu capace di dimostrare a tutte le persone il principio di “scartare il transitorio e rivelare il vero”. È facendo nostro il suo stesso coraggio e affrontando con determinazione ogni sorta di difficoltà che possiamo mettere in pratica questo principio nella nostra vita.
SAITO: Attualmente sembra che la mente di tutti gli esseri umani sia avvolta nelle tenebre dell’ignoranza. Il ventesimo secolo è stata un’esplosione di tenebre in tutti i campi: le tenebre della guerra, della distruzione ambientale indotta dall’egoismo, le tenebre che generano la povertà, le tenebre della discriminazione e dei conflitti culturali.
IKEDA: Ma c’è un frutto positivo che possiamo raccogliere da tutto questo. Le persone di coscienza hanno cominciato a rendersi conto che se gli esseri umani stessi non cambiano non si potrà far niente per dissipare queste tenebre che ammantano la società.
Norman Cousins, il famoso giornalista americano e attivista per la pace, era un mio caro amico. Pur avendo incontrato molte dure prove fra cui una grave malattia, fine alla fine di suoi giorni ha continuato a credere nel potere dell’essere umano e a mantenere l’ottimismo. Diceva: «Alcuni affermano che gli esseri umani non riusciranno a sviluppare la comprensione necessaria a far cambiare il mondo attuale. Ma c’è una visione più ampia dell’uomo, che la storia è pronta ad abbracciare, secondo la quale questa grande risposta esiste già nell’uomo stesso e chiede solo di essere invocata per manifestarsi. Perché gli esseri umani sono infinitamente malleabili, infinitamente perfettibili, infinitamente capaci. Chiunque si trovi in una posizione di responsabilità ha il privilegio di fare appello a queste enormi risorse»[ref]Norman Cousins, Human Options, New York, W.W.Norton 1 Co., 1981, 49-50.[/ref]. Trasformare l’oscurità che affligge l’umanità significa letteralmente trasformarne il destino. Il ventunesimo secolo è un crocevia nel quale l’umanità deve scartare il transitorio e rivelare il vero. Se il destino del mondo non si può cambiare, allora questo secolo si rivelerà ancor più tetro di quello precedente. In un simile scenario l’umanità non avrà futuro. L’epoca attuale, difficile e travagliata, rappresenta per tutti un’aurea opportunità di risvegliarsi a una nuova consapevolezza globale.
Il Buddismo di Nichiren insegna la necessità e la possibilità di scartare il transitorio e rivelare il vero all’umanità intera. Perciò ritengo che sia una religione necessaria e indispensabile per l’umanità del ventunesimo secolo. E sono anche fermamente convinto che sia compito dei giovani del ventunesimo secolo dimostrarlo.