Come reagisci di fronte a una sconfitta?
Mi sono sentito sconfitto molte volte, però grazie al Buddismo mi sono sentito anche libero di poter perdere senza dover fare lo slalom fra le sofferenze, affrontandole invece per cambiare. Nel mio cuore alcune volte sento di non farcela, ma il grande beneficio è che grazie al Daimoku riesco a non dare tanto credito a questo sentimento e ad avanzare con speranza. Per me quello che fa la differenza è andare subito davanti al Gohonzon e parlare con un amico. D’altronde da giovani è difficile sentirsi realizzati, e molto più spesso si ha la sensazione di essere sconfitti. Ma grazie alla pratica si riesce a tirare fuori il coraggio di voler cambiare da ora in poi.
Come rappresenteresti il tuo legame con il maestro?
Il mio legame con il presidente Ikeda è cambiato molto in questo ultimo anno, ho avuto la possibilità di andare in Giappone e di partecipare a un corso con sensei. Prima di questo incontro il legame era soprattutto di tipo intellettuale, ma quell’incontro mi ha trasmesso una grande tranquillità, mi sono sentito a mio agio e ho capito che questo legame nasce dall’infinito passato. È uno sconosciuto che sento di conoscere da sempre. È un legame molto forte.
Che cosa significa per te essere felice?
Quando mi alzo la mattina e recito Nam-myoho-renge-kyo sono felice. Sono felice quando riesco a fare Gongyo mattina con la stessa intensità della prima volta, quando riesco a parlare a un amico del Buddismo, quando mi prendo cura di me concentrandomi sulle cose e impegnandomi al 100%.
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