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A Torino, Ikeda cittadino onorario - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:57

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A Torino, Ikeda cittadino onorario

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Il comune di Torino, dal 31 maggio ha incluso Daisaku Ikeda nella lista di quegli uomini e donne ­- fra cui spiccano premi Nobel per la Pace come Nelson Mandela, Lech Walesa e Rigoberta Menchu – che hanno ricevuto la Cittadinanza Onoraria per le loro attività a favore dei diritti civili e della pace. La cerimonia si è tenuta a Tokyo, presso la sede del quotidiano Seikyo Shimbun, con la partecipazione del vice presidente del Consiglio Comunale Michele Coppola, del consigliere Piergiorgio Crosetto e del responsabile del cerimoniale Renato Cigliuti. Il riconoscimento è stato consegnato al terzogenito di Ikeda, Takahiro.
Daisaku Ikeda ha inviato il seguente messaggio: «È un grande onore poter ricevere questo importante conferimento da Torino. Lo ricevo anche a nome di tutti i membri della SGI, attivi in 190 paesi nel mondo. Desidero ripagare la vostra sincerità con la sincerità, perciò fin da oggi sono deciso a contribuire al futuro sviluppo di Torino».
Anche Einosuke Akiya, presidente della Soka Gakkai giapponese, ha espresso il suo ringraziamento per l’importante riconoscimento, segno di fiducia e profonda amicizia.

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Firenze, solidarietà in piazza

In una delle più belle piazze di Firenze, sabato 6 giugno, si è svolta la settima “Giornata della solidarietà” dedicata allo scrittore e giornalista Tiziano Terzani. In piazza Santa Croce la SGI era presente con la mostra fotografica I semi del cambiamento e la proiezione del video La rivoluzione silenziosa, a dimostrazione di come ciascun individuo possa, in concreto, migliorare la propria vita e quella della comunità attraverso azioni pacifiche e decisive. Accanto alle più conosciute WWF, Greenpeace, Legambiente, era presente anche tutta una serie di associazioni e cooperative che operano nell’ambito del tema “ambiente e sviluppo sostenibile”. Da “Il Villaggio dei Popoli” che commercializza prodotti solidali e informa sui temi della globalizzazione e del consumo critico, alla ONLUS “Viaggi e Miraggi” che propone viaggi in Italia e nel mondo, lavorando direttamente a contatto con le popolazioni del luogo. La Giornata della solidarietà ha permesso ad associazioni molto diverse tra loro di stare insieme con un unico sguardo rivolto al cambiamento e alla possibilità di creare valore.

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Firenze: chi c’era ha vinto

di Chiara Chiavacci

Al suono dello slogan “Chi viene vince”, moltissimi ragazzi si sono dati appuntamento, l’11 e 12 giugno, al Centro culturale di Firenze per la riunione nazionale del Gruppo Leonardo e della Divisione studenti. Il Gruppo Leonardo è nato nel 1994 per volontà del presidente Ikeda, che ha voluto riunire gli under 25, spingendoli verso la piena realizzazione della propria vita attraverso il Buddismo. La Divisione studenti ha invece origine nel ’57, anno in cui l’allora presidente Toda, nel tentativo riuscito di far rinascere la Soka Gakkai, pose l’accento sull’importanza dello studio per l’autorealizzazione. Sul palco, Tamotsu e Asa Nakajima e Mitsuhiro Kaneda, i quali hanno sottolineato quanto grande sia la potenzialità e la responsabilità dei giovani per il futuro del mondo. Da loro è arrivato un incoraggiamento a non fermarsi mai davanti alle difficoltà, “carburante” prezioso per progredire ogni giorno attraverso il Buddismo di Nichiren Daishonin. È stata poi la volta dell’intervento di Jan Øberg, fondatore di un’associazione non governativa, Transnational Foundation (TFF) – www.transnational.org, impegnata attivamente nei processi di pace. In una società che tende a far sentire gli individui come esseri impotenti davanti alle grandi catastrofi mondiali – sono state le sue parole – ogni persona, e in particolar modo i giovani, hanno diritto di sentirsi parte attiva nei processi sociali. Concetto rilevante nel suo intervento è stato anche l’incoraggiamento a studiare, per approfondire la realtà delle cose, senza limitarsi a ciò che viene veicolato dai media o dagli accademici. Øberg, a cui è stata conferita la laurea ad honorem dalla Soka University di Tokyo, ha inoltre espresso la sua gioia nel trovarsi in mezzo a tanti giovani, perché come Ikeda, è convinto che siano la speranza concreta per un futuro migliore. E lampante è anche l’affinità del suo pensiero con quello di Ikeda sulle modalità di confronto con il prossimo. «La pace è un processo possibile e si può imparare», ha detto il fondatore di TFF che ha fatto anche notare come, nonostante quello che tendono a scrivere i media, in tutto il mondo ogni giorno milioni di persone cambiano il corso degli eventi attraverso piccole grandi azioni. Dopo i vari interventi, le esperienze e la conferenza, a Firenze si respirava un’aria di grande speranza.

Tra i partecipanti…

Al termine dell’incontro, ciascuno ha portato a casa qualcosa di grande: coraggio, determinazione, forza ma soprattutto la consapevolezza di essere responsabile della propria vita.

Annalisa. Viene da un piccolo paese in provincia di Ferrara, in cui è l’unica a praticare il Buddismo. Il suo primo scopo è prendere la patente per partecipare agli incontri e dare vita a un gruppo nel suo paese. Martina. È di Ravenna e ha avuto qualche difficoltà a partecipare al meeting in quanto minorenne, ma alla fine è riuscita a trovare una persona che l’accompagnasse. È con questa determinazione che vuole affrontare altre sfide della vita. Lorenza. Ha accompagnato i ragazzi di Torino. L’aspetto più bello per lei è stato vedere tanti giovani con nobili ideali e altrettanta determinazione nel concretizzarli. Luca. Referente del territorio Tirreno viene da Cecina. Per lui questo è stato un punto di partenza per affrontare i problemi con uno spirito sempre più forte. Carla. È arrivata da Napoli per fare attività byakuren. Per lei l’aspetto più bello è l’attenzione e il rispetto che vengono dedicati agli altri: valori che tendenzialmente mancano nella società.

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Jan Øberg a Siena

Il 10 giugno, il giorno prima dell’incontro con il gruppo Leonardo, Jan Øberg ha tenuto una conferenza all’Università di Siena, organizzata dal centro Warburg Italia, dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e da Arci Nuova. Øberg, uno dei più importanti “medici del conflitto”, è impegnato in prima persona con il programma sull’educazione al conflitto e con iniziative di educazione alla pace e alla riconciliazione in territori di guerra. Nella conferenza «Un altro modo di vedere le cose. Pace con se stessi, con le altre culture, con la natura», ha ricordato alcuni studi secondo i quali noi spendiamo l’80% dell’esistenza in conflitti: con noi stessi, con la natura, con altre culture. Non si tratta dunque di eliminare i conflitti, ma di neutralizzare o quantomeno mitigare la violenza ad essi connaturata. In questo si gioca la differenza tra conflitto produttivo, essenziale per il progresso morale e mentale degli individui e per quello civile e culturale delle società, e invece conflitto distruttivo, dal quale si generano arretratezza e miseria. Gli ostacoli principali, secondo Øberg, sono da una parte l’ignoranza dei leader politici in materia, e dall’altra le semplificazioni operate strumentalmente per il mantenimento di un potere ingiusto e inadeguato al progresso umano.

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Tre volte Trets

Il corso dell’area Roma Sud, tenutosi dal 19 al 22 maggio presso il Centro culturale europeo, è stato molto stimolante perché si è trattato di un momento di approfondimento dei principi chiave del Buddismo di Nichiren Daishonin. Il corso è stato tenuto fra gli altri da Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista, che ha spiegato come la pratica corretta del Buddismo di Nichiren Daishonin sia recitare Daimoku e insegnarlo agli altri, cioè fare shakubuku. Senza shakubuku la pratica non è corretta. Ha inoltre sottolineato che il nostro “essere buddisti” si manifesta nel nostro comportamento come essere umani: da questo punto di vista è fondamentale il rispetto per ogni singola persona. Il punto di partenza di tutto è comunque il Daimoku: se siamo felici recitiamo Daimoku, se siamo infelici recitiamo Daimoku. Torniamo sempre al punto originale. Nakajima ha infine incoraggiato tutti ad andare oltre l’aspetto formale della pratica e ricercarne invece l’essenza.

La relazione maestro-discepolo è stata al centro del corso tenutosi al Centro europeo di Trets dal 29 maggio al primo giugno e che ha visto la partecipazione di centocinquanta rappresentanti della Lombardia. Caratterizzato dalle lezioni tenute dai responsabili e da intense sessioni di domande e risposte – assai efficaci nel fugare dubbi e perplessità – il corso si è concluso con un piccolo spettacolo composto da danze africane, balli sudamericani, ironiche scenette e dall’esibizione di un nutrito coro. La mattina della partenza alcuni partecipanti hanno espresso le loro impressioni e le determinazioni da mettere in pratica una volta tornati a casa. Anche se ovviamente, come accade spesso in questi casi, nessuno avrebbe voluto prendere la strada del ritorno…

Dal 2 al 5 giugno 2005 al Centro culturale europeo di Trets si è svolto il corso membri dell’area Piemonte Ovest. Insieme al vicedirettore dell’Istituto Buddista Italiano Franco Malusardi sono stati approfonditi vari argomenti come la relazione maestro-discepolo, il potere del Daimoku, le nove coscienze e lo spirito dell’offerta. Inoltre, sono state organizzate riunioni a tema con lo scopo di elaborare suggerimenti per migliorare e sostenere le varie attività dell’Istituto. Al termine delle riunioni i nove rappresentanti dei gruppi hanno esposto i vari resoconti. In un clima sereno, protagonisti dei quattro giorni sono stati comunque i membri con la loro partecipazione attiva e consapevole, fatta di esperienze e confronti spontanei. L’ultima sera poi non è mancato il tradizionale spettacolo.

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A Bologna una testimonianza di solidarietà

di Maria Zamorani

A dimostrazione che la sinergia tra credi diversi è realizzabile, al Centro culturale di Bologna, lo scorso febbraio, si è tenuto un incontro basato sull’esperienza di Ettore Giacomozzi, responsabile del capitolo Corticella, al rientro da una missione di volontariato nell’ordine delle missionarie della Carità, fondata da Madre Teresa di Calcutta. Presenti anche Luca e Camilla, due cattolici amici della comunità buddista di Bologna. L’occasione è servita a dialogare sui grandi temi della pace e della giustizia sociale, e a decidere di portare un aiuto concreto in un luogo dove c’è bisogno di tutto: la casa d’accoglienza di Jijiga, al confine tra la Somalia e l’Etiopia, dove vengono accolti orfani e malati. Il moderatore della serata, ha posto l’attenzione su tre punti della proposta di pace del 2004 di Daisaku Ikeda, da cui ha preso le mosse l’iniziativa. «Il punto di partenza della visione del mondo buddista – scrive Ikeda – è l’insistenza di Shakyamuni sul fatto che la vera felicità, la gioia che sgorga dalla profondità della vita, può essere sperimentata solo quando resistiamo all’impulso di allontanarci dalla sofferenza degli altri e l’affrontiamo come se fosse nostra. Tale felicità vive e respira solo quando consideriamo la sofferenza un’opportunità per forgiare e temprare la nostra vita interiore e ci impegniamo attivamente nella missione di lavorare per la felicità sia nostra che degli altri» … a proposito, all’uscita di questo articolo è già stata realizzata la terza missione e la quarta è in programma per dicembre 2005.

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«Il nostro cuore cambia…

…il cuore degli altri». È la frase scritta sui cuoricini di carta distribuiti ai partecipanti alla riunione tenuta a Ferrara il 15 maggio per ricordare il 3 maggio, Giorno della Soka Gakkai. Avvolte da fiocchi trasportati da una tiepida brezza, 360 persone sono affluite nella sala del teatro adorna di fiori, farfalle e cuori multicolori. Dopo la divertente proiezione del filmato “dietro le quinte” della preparazione della riunione, ringraziamento per tutti coloro che hanno dedicato tempo e Daimoku per la riuscita del meeting, i responsabili ospiti, Daniela Verduci e Giovanni Littera, hanno approfondito il tema della relazione maestro e discepolo. In particolare ci si è soffermati sul significato del dialogo, che non deve portare l’altro ad assumere la nostra visione delle cose, ma che deve essere condotto secondo lo spirito di Daisaku Ikeda, nel pieno rispetto dell’altro e senza giudicare l’apparenza. Per riuscire a fare questo occorre un grosso cambiamento, la nostra rivoluzione umana che deriva dal creare valore in ogni circostanza, soprattutto nei momenti difficili quando l’emozione prevale sulla ragione. Gli interventi si sono poi conclusi con l’invito, una volta a casa, a fare un sorriso proprio alle persone che ci piacciono un po’ meno.

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Elio e gli amici delle Vallette

di Mauro Longo

Da oltre un anno, grazie al desiderio di un’ex detenuto, Francesco, abbiamo iniziato a svolgere attività buddista nel carcere “Le Vallette” di Torino. All’interno della sezione maschile infatti è nato un gruppo chiamato “Prometeo”. Tutto ruota intorno a Elio, detenuto di lungo corso che ha iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin circa tre anni fa e ha poi coinvolto nella pratica tantissime persone che oggi recitano costantemente con notevoli risultati. Il carcere è un ambiente difficile e particolare, dove esiste una forte sofferenza. Le persone quindi hanno molte remore ad aprirsi agli altri raccontando le proprie storie, anche se questo non fa che rendere ancora più profonda la difficoltà di relazionarsi.
Ma il Daimoku può abbattere qualunque ostacolo e i praticanti del gruppo “Prometeo” lo stanno dimostrando, visto che sono persino riusciti a ottenere dalla Direzione una cella vuota adibita a butsuma dove è stata appesa anche una foto del presidente Ikeda. Ogni sera si ritrovano tutti in questa cella e recitano Daimoku e Gongyo con vigore e speranza. Gaspare, Evandro, Eugenio, sono solo alcune delle persone che hanno iniziato questo percorso e stanno trasformando profondamente le loro vite. Partecipare alle riunioni è impegnativo ma molto appagante, perché ogni volta ci sono persone nuove e fioccano domande su ogni argomento: dal rapporto con le altre religioni alla malattia passando per tutti quei principi che molti di loro leggono avidamente sulle nostre pubblicazioni.
E se prima le riunioni si tenevano soltanto una volta al mese adesso – grazie soprattutto al visibile cambiamento dei partecipanti – la Direzione del carcere ha concesso di tenerle ogni quindici giorni. Il tempo d’altra parte, soprattutto all’interno di un carcere, è un valore molto sentito.

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Adotta un Gosho

di Roberta Grilli

Questa è un’iniziativa che ha preso il via lo scorso novembre qui a Roma nel settore Furio Camillo. L’abbiamo intitolata “Adotta un Gosho” e consiste appunto nello scegliere uno degli scritti di Nichiren Daishonin in base alle proprie preferenze, agli argomenti trattati, a una frase significativa o semplicemente aprendo a caso un volume dei Gosho visto che… nessuna scelta è poi così casuale! Si tratta di una vera e propria “adozione” visto che lo scopo è quello di basare per un anno la nostra vita quotidiana su questo Gosho, lasciandolo crescere gradualmente nella nostra vita e nella nostra consapevolezza, comprendendone ogni giorno una parola di più, curandolo come se si trattasse di una persona. Con coloro che hanno aderito a questa iniziativa (allo stato attuale siamo 33 e in progressiva crescita) ci si incontra ogni mese per vedere a che punto siamo e come la scelta fatta stia diventando, giorno dopo giorno, una guida alla risoluzione dei problemi di chi lo ha scelto. Inoltre, in uno dei primi incontri, ognuno di noi ha scambiato i propri scopi con quelli di un’altra persona, così da avere l’opportunità di praticare non solo per la realizzazione dei propri obiettivi ma anche per quelli di un altro compagno di fede. Abbiamo così iniziato a recitare un milione di Daimoku per dare forza, coraggio e saggezza alle nostre azioni e affinché queste siano coerenti con ciò che vogliamo realizzare. Tutto questo l’abbiamo scritto anche al presidente Ikeda in una mail che gli abbiamo inviato di recente. «Un sutra afferma che il nero del corvo e il bianco dell’airone sono macchie indelebili lasciate dal karma di esistenze precedenti. I non buddisti non lo sanno e dicono che è opera della natura» (SND, 4, 80). Questa è una frase tratta da Lettera da Sado, il Gosho che ho scelto: insieme allo spirito e al cuore di Nichiren voglio capirlo e leggerlo con la mia vita. In ogni caso l’invito è esteso anche a tutti voi: ci sono ancora così tanti Gosho che aspettano di essere adottati…

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Cartolina dall’India

di Emi Bertini, Kovalam (India)

Ho conosciuto il Buddismo di Nichiren Daishonin nel 1999 a Kovalam (nello stato del Kerala), dove vivo da otto anni. Al momento non avevo grossi problemi: le solite storie d’amore che non funzionavano, un rapporto difficile con mia figlia, vari alti e bassi. Spesso però mi domandavo se la vita fosse tutta lì: nascere, soffrire e poi morire. Così fino a quando, quell’anno, Brunella non mi parlò di Buddismo, dicendomi: perchè non provi? Nam-myoho-renge-kyo realizza tutti i tuoi desideri.
Decisi di provare, “in fondo non costa nulla e certo male non fa”, pensai. All’inizio la mia pratica non era regolare – non ho mai amato la disciplina. Saltavo Gongyo, cinque minuti di Daimoku e via. Avevo bisogno di persone con cui recitare perché da sola non era facile. Perciò determinai di trovare dei compagni di fede.
Dopo qualche anno ho conosciuto il signor Radhakrishnan, amico del presidente Ikeda e attivista per la pace, che mi ha presentato una famiglia indiana di membri: mamma e due figli. Qualche tempo dopo, in occasione della visita all’”Ikeda Center for value creation”, a Trivandrum, ho conosciuto Akash K. Ouchi, rappresentante della Soka Gakkai indiana, a cui esposi il mio desiderio di ricevere il Gohonzon. Con grande gioia, nell’ottobre del 2003, ho ricevuto il Gohonzon presso il Centro culturale di Delhi.
Ora non mi sento più sola, vicino a me c’è un’altra famiglia che ha iniziato a recitare Daimoku. Desidero che il nostro gruppo di praticanti diventi sempre più numeroso, in aggiunta ai vari membri che quando capitano da queste parti si aggiungono alle nostre recitazioni.
Così come assicura Nichiren: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. Questo accadrà anche in futuro».

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NOTIZIE DALL’ ESTERO

Malesia – 27 marzo
“Lezioni dal mio antenato”, questo il titolo della conferenza che si è tenuta al Centro culturale della SGI-Malesia ed è stata presieduta dal Dr. Arun Gandhi, nipote del mahatma nonché fondatore dell’Istituto per la non violenza “M.K. Gandhi”. All’evento hanno partecipato – oltre a 1.300 persone provenienti da Singapore, Sud Africa e varie regioni malesi – anche diversi rappresentanti di associazioni sia laiche che religiose, Fra loro anche Khoo Kay Kim, docente di storia all’università malese.

Brasile – 26 aprile
L’assemblea municipale di Rio de Janeiro ha approvato all’unanimità la nomina della signora Kaneko Ikeda quale cittadina onoraria. Questo per il suo contributo – realizzato a fianco del marito Daisaku – nei confronti della pace nel mondo. La cerimonia ha avuto luogo durante un’assemblea del consiglio comunale, nel corso della quale il riconoscimento è stato consegnato a una delegazione della SGI-Brasile.

USA – maggio
Hanno raggiunto il numero di mille gli alberi di ciliegio che i membri della SGI-USA hanno piantato nella zona intorno a Denver, in Colorado. Questo genere di attività, iniziata nel 1989 per festeggiare l’inaugurazione del locale Centro culturale, ha ottenuto un successo senza precedenti visto che l’opinione comune era che questo genere di piante non avrebbe resistito alle severe condizioni climatiche della zona. La città di Denver infatti si trova ai piedi delle Montagne Rocciose ed è caratterizzata da inverni molto rigidi e scarse precipitazioni.

USA – 22 maggio
L’Università Soka californiana, inaugurata il 3 maggio del 2001, ha tenuto la sua prima cerimonia di laurea. Alla presenza di oltre duemila invitati hanno così ricevuto il loro diploma di laurea i primi cento studenti. Daisaku Ikeda, fondatore dell’Università Soka, ha inviato per l’occasione un videomessaggio. Nel suo discorso di congratulazioni il rettore Daniel Habuki ha ricordato come lui stesso, trent’anni prima, sia stato tra coloro che per primi si laurearono presso la neonata Università Soka di Tokyo.

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