La lunga strada per garantire i diritti delle donne
Oggi ci sono 614 milioni di donne e ragazze che vivono in aree colpite dai conflitti. Da Gaza all’Ucraina, Haiti, Sudan e Afghanistan, il loro numero sta aumentando, mentre i conflitti geopolitici, i cambiamenti climatici, la salute e le crisi alimentari si intensificano.
Quando la crisi colpisce, le donne e le ragazze sperimentano un aumentato rischio di violenza di genere e la perdita di proprietà e reddito. In contesti fragili hanno quasi 8 volte più probabilità di vivere in povertà rispetto agli uomini.
In occasione dell’8 marzo 2024, Giornata internazionale della donna, le Nazioni Unite hanno lanciato l’appello “Investire nelle donne: accelerare il progresso” individuando cinque aree chiave che hanno bisogno della nostra azione congiunta per garantire che le donne non siano lasciate indietro:
• L’uguaglianza di genere è la più grande sfida in materia di diritti umani e investire nelle donne è una pietra angolare per costruire società inclusive.
• Porre fine alla povertà. La pandemia di COVID, i conflitti geopolitici, i disastri climatici e le turbolenze economiche rischiano di portare a più di 342 milioni di donne e ragazze che vivono al di sotto della soglia di povertà entro il 2030.
• Attuare finanziamenti sensibili al genere per contrastare l’impatto negativo sulle donne causato dai tagli delle spese per i servizi pubblici essenziali e la protezione sociale.
• Passare a un’economia verde e a una società di cura che amplifichi le voci delle donne.
• Sostenere le organizzazioni che promuovono i diritti delle donne che stanno guidando gli sforzi per affrontare la povertà e la disuguaglianza.
Garantire i diritti delle donne e delle ragazze in tutti gli aspetti della vita è l’unico modo per garantire un pianeta sano per le generazioni future. È la migliore possibilità per affrontare alcune delle sfide più urgenti del nostro tempo, dalla crisi economica al cambiamento climatico, alla violenza contro le donne e all’escalation dei conflitti.
Le donne sono le più colpite da questi problemi ma possiedono anche idee e leadership per risolverli. Il divario di genere nelle posizioni di potere e di leadership rimane radicato e, all’attuale tasso di progresso, la prossima generazione di donne spenderà ancora in media 2,3 ore in più al giorno in cure non retribuite e lavori domestici rispetto agli uomini.
Nessun paese è vicino a sradicare la violenza domestica e la quota delle donne nelle posizioni di gestione sul posto di lavoro rimarrà al di sotto della parità anche entro il 2050. Sono stati compiuti progressi nell’istruzione delle ragazze ma i tassi di completamento rimangono allarmanti.
Tutte le guerre hanno un tributo maggiore su donne e ragazze aumentando i rischi di violenza di genere, tra cui la violenza sessuale legata al conflitto, la tratta di esseri umani e la violenza domestica.
Nelle aree colpite dai conflitti le organizzazioni per i diritti delle donne e delle ragazze continuano a operare e i finanziamenti a loro rivolti aumentano l’impatto dell’azione umanitaria sul campo, responsabilizzando la comunità locale.
Ad esempio, da quando i talebani hanno vietato il lavoro delle donne Afghane nel 2022, molte organizzazioni femminili hanno lottato per continuare a sostenere le donne nelle loro comunità.
Sia a Gaza dove si stima siano state uccise da ottobre 9.000 donne, sia in Ucraina dove, dall’inizio dell’invasione, oltre 3.000 donne e ragazze sono state uccise e circa 4 milioni di sfollati interni sono donne, sono attive molte organizzazioni femminili per aumentare l’accesso alla sicurezza, alla giustizia, ai servizi sociali, ai servizi di salute mentale, sessuale e riproduttiva.
È molto importante che la leadership e la partecipazione dei gruppi di donne continuino a essere rafforzate, perché ciò consente loro di avere una voce più chiara per comunicare i problemi delle donne alle istituzioni statali.
L’empowerment delle donne
In una delle sue Proposte di pace rivolte all’ONU il maestro Daisaku Ikeda ha sottolineato più volte che l’empowerment delle donne è la chiave per risolvere i problemi globali. Egli afferma:
«L’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne non dovrebbero essere considerati solo uno di questi diciassette obiettivi (Obiettivi di sviluppo sostenibile, n.d.r.) bensì la chiave per accelerare il processo di realizzazione di tutti gli altri. […] L’empowerment delle donne non è un’opzione facoltativa, ma una priorità urgente per molte persone in situazioni disperate.
Una donna siriana che vive in un campo di rifugiati in Giordania, e ha iniziato a lavorare come sarta in un centro gestito da UN Women, racconta:
«Non ci sentivamo più impotenti, il nostro lavoro ci faceva sentire
produttive, ci faceva capire che contavamo qualcosa
e avevamo la capacità di cambiare il nostro destino».
Un’altra donna, che dovette lasciare la sua casa in Burundi e ora vive in un campo di rifugiati nella vicina Tanzania, era disoccupata e sopraffatta dall’incertezza per il futuro. Partecipando ai programmi di formazione professionale dell’Alto commissariato per i rifugiati ha cambiato prospettiva, al punto da esprimere la speranza di tornare in patria e impiegare le nuove conoscenze acquisite nel campo della panificazione per guadagnarsi da vivere e mandare i figli a scuola.
Come dimostrano queste testimonianze, l’empowerment delle donne può rappresentare la forza trainante per ristabilire la speranza e la capacità di andare avanti in circostanze difficili.
La SGI, che si basa sull’impegno buddista a sostenere la dignità della vita, ha sempre agito concretamente per espandere la portata dell’empowerment delle donne.
[…] Sono convinto che l’ideale di un mondo in cui nessuno sia lasciato indietro, di cui si parla negli Obiettivi di sviluppo sostenibile, potrà essere condiviso e abbracciato globalmente se ci impegniamo a proteggere i diritti delle donne e delle bambine – che costituiscono la metà della popolazione mondiale – e ci sforziamo di realizzare società in cui ogni persona possa vivere con speranza e dignità» (D. Ikeda, Proposta di pace 2018; BS, 188, 33-34)
