Il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, vedeva nella perenne ricerca dell’approfondimento della fede di ciascun membro il fondamento di una organizzazione solida, senza crepe. Dove gli individui perseguono un obiettivo comune senza tralasciare di sviluppare se stessi e la propria fede esiste un’enorme potenzialità di sviluppo
Uscito di prigione gravemente malato, Josei Toda desiderava solo ricostruire la Soka Gakkai. Prima della guerra i membri erano circa tremila, ora – il 18 novembre 1945, in occasione della commemorazione della morte di Makiguchi – si contavano una decina di persone. Le parole dei presenti, che per paura avevano lasciato la fede, disgustavano Toda. Uscito dalla riunione, si sentiva solo e cominciò a recitare una sua poesia: «Ricevo ora l’ordine del Budda: realizza la diffusione della Legge mistica». A stento tratteneva le lacrime. Si ricordò di un verso: «Il leone non cerca mai compagni». Si rese conto che la sua solitudine nasceva dal desiderio di avere compagni: ma era davvero così debole? «Il leone – pensò – non cerca compagni, sono gli altri a seguirlo. Kosen-rufu è un compito da leoni e, se lui era un leone, i compagni lo avrebbero seguito».
Questo particolare momento è alla base dello sviluppo della Soka Gakkai: in quel periodo nessuno comprendeva la determinazione di Toda che avrebbe poi prodotto quei grandi risultati visibili a tutti.
Nel ’45 egli cercava di immaginare quale struttura fosse più adatta alla nuova Soka Gakkai, perciò decise di spiegare chiaramente ai responsabili come l’organizzazione avrebbe dovuto muoversi in quel momento confuso in cui i gruppi religiosi si laceravano in dispute interne. «I compagni che hanno la stessa fede e vivono per un comune obiettivo – disse – si proteggono a vicenda, anche a costo della vita. […] La democrazia buddista si basa sul principio di non dualità di materia e spirito: le due componenti della vita. Senza questa filosofia non si potrà costruire la democrazia che le persone reclamano a gran voce. […] Possiamo conservare la nostra unità perché la fede è la piattaforma su cui poggia la Gakkai. Immaginiamo che la fede rappresenti l’albero motore dell’organizzazione. Anche se gli ingranaggi si muovono a gran velocità, anche se la Soka Gakkai dovesse espandersi rapidamente, non dovremmo avere alcun timore, purché l’asse portante della fede rimanga in piena efficienza. Io mi sto sforzando in ogni modo di realizzare questo obiettivo, ma il requisito essenziale è una forte fede».
Toda era convinto che i sistemi sociali avessero un’enorme importanza per l’umanità, ma che fossero del tutto impotenti a liberarla dalle catene del destino. Per questo motivo non sarebbe stata possibile una vera democrazia senza prima sviluppare il potenziale di ognuno. «Se metteremo la fede davanti a tutto e il Buddismo di Nichiren Daishonin come base – continuò – potremo avanzare fino alla realizzazione di kosen-rufu mantenendo una splendida amicizia al nostro interno». I volti degli ascoltatori erano perplessi e Toda provò una certa irritazione. «Forse ora non riuscite a capire perché io stia parlando di queste cose, ma ricordate: se solo dovesse accadere il minimo contrasto al nostro interno, dovuto al fatto che viene dimenticato lo scopo ultimo della nostra comunità e se si dovesse giungere a una spaccatura, la Soka Gakkai scomparirebbe. […] Arrecare disturbo all’unità dei credenti è uno dei cinque peccati più gravi. Se la fede all’interno della Soka Gakkai rimane pura, essa sarà in grado di conservarsi in armoniosa unità, come insegnato dal Daishonin. […] Se ognuno si sforzerà di manifestare il proprio potenziale perseguendo allo stesso tempo l’obiettivo comune, l’unità si rafforzerà naturalmente. Allora non dovremo temere nulla: il Daishonin afferma che: “Nichiren e i suoi discepoli […] poiché hanno lo stesso spirito di ‘diversi corpi stessa mente’, realizzeranno sicuramente la loro missione di propagare il Sutra del Loto”. […] Dobbiamo continuare a sforzarci facendo riferimento all’insegnamento di Nichiren Daishonin. Questo è lo spirito autentico della Soka Gakkai».
Dopo la morte di Makiguchi, solo Toda continuava a svolgere la funzione di “albero motore”. Sapeva che un’organizzazione per kosen-rufu sarebbe stata differente da qualsiasi altra e che doveva essere senza precedenti: il corpo umano rappresenta una forma di organizzazione perfetta. Non può esistere un sistema sociale senza struttura. Un’organizzazione potrà creare valore solo se sarà capace di comunicare a ogni membro il percorso per raggiungere gli obiettivi e se ogni appartenente ne condividerà i benefici.
«La Soka Gakkai – concluse – è un gruppo di messaggeri del Budda che guida le persone infelici verso il Gohonzon. Di conseguenza non cercate di approfittare della fede o dell’attività di propagazione. Se solo conosceste le tremende retribuzioni che derivano dal fatto di abusare del Buddismo, non fareste nulla di tutto ciò».
Oggi, nel 2015, il nostro sangha potrà svilupparsi all’infinito nel momento in cui ogni praticante – responsabile o no, prescindendo dalla funzione che svolge nella Soka Gakkai – farà sua la determinazione del maestro e assumerà come suo compito personale la realizzazione di kosen-rufu.
per approfondire:
La rivoluzione umana, vol. 2, esperia, 2007
Il sangha, la comunità buddista