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5 / Da Nichikan a Makiguchi - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 06:57

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5 / Da Nichikan a Makiguchi

Religione come centro di controllo e di potere sulla popolazione: questo è ciò che è accaduto in Giappone a partire dal diciassettesimo secolo. Solo con Makiguchi e Toda nasce il sangha armonioso descritto dal Gosho come proposto ancora oggi dalla Soka Gakkai

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Religione come centro di controllo e di potere sulla popolazione: questo è ciò che è accaduto in Giappone a partire dal diciassettesimo secolo. Solo con Makiguchi e Toda nasce il sangha armonioso descritto dal Gosho come proposto ancora oggi dalla Soka Gakkai

Nel 1632 i templi buddisti divennero centri statali che gestivano tutti gli atti amministrativi e le cerimonie della vita quotidiana dei laici del distretto (danto). Il tempio rilasciava un “certificato di appartenenza” senza il quale era impossibile lavorare, spostarsi o vivere in pace. Chi disobbediva veniva privato del certificato ed escluso dalla vita sociale. Grazie a questo sistema danka, i templi incrementarono il loro potere politico ed economico. Il governo proibì ogni dibattito religioso e ogni forma di propagazione. Malgrado tali divieti, i laici continuarono nelle attività di propagazione suscitando la repressione statale: il clero impaurito tolse loro ogni appoggio lasciandoli completamente isolati.
Nel 1764 alcuni laici furono perseguitati e uccisi a Sendai; nel 1784 a Ina e nel 1822 a Owari, vicino Nagoya. In questo periodo, per non perdere i propri appoggi politici, il trentatreesimo patriarca Nichigen offrì un Gohonzon con dedica a un tempio shintoista.
Il cinquantaseiesimo patriarca Nichiden nel 1853 iniziò il suo incarico sforzandosi di far conoscere e studiare gli insegnamenti del Daishonin. Con spirito di shakubuku, indirizzò una lettera di rimostranze al responsabile per le questioni religiose del governo che gli costerà tre giorni di prigione.
Nel 1904 un censimento delle scuole buddiste attribuiva ottantasette templi e 48.000 laici alla scuola Nichiren Shoshu, e 3.685 templi e due milioni di laici alla Minobu.
Qual era la causa della grande differenza numerica tra le due scuole? Di sicuro l’avversione dei laici per la corruzione dilagante.
La ricerca di denaro portò i monaci del Taiseki-ji alla pubblicazione di giornali, fra cui il Byakurenge inaugurato il 5 giugno del 1901. Un articolo – La madre dei kudoku – avvertiva i lettori dei pesanti effetti karmici che avrebbero subìto se non avessero acquistato il giornale. Nelle pagine interne apparivano pubblicità e proposte per l’acquisto – a un prezzo considerevole – di Gohonzon ricamati con fili d’oro. Sul Dai-Nichiren, altra pubblicazione, apparvero testi che inneggiavano al Nembutsu e pubblicità per la vendita di una statua di Nichiren “Shonin” (senza il prefisso onorifico Dai, perché all’epoca Nichiren non era più riconosciuto come Budda originale, ma solo come santo).
In altri numeri si presentavano un “manuale di preghiera Kito” (insieme di preghiere shintoiste e shingon) e di medicamenti provenienti dalla scuola Nembutsu.
Nel 1872 una legge autorizzò i monaci a mangiare carne, sposarsi e farsi crescere i capelli: ciò non fece che rendere ancora più “allegra” la vita dei preti al tempio.
Nel 1904 il Giappone entrò in guerra contro la Russia e il cinquantaseiesimo patriarca Nichio indirizzò un incoraggiamento a tutti i praticanti arruolati: «Mi auguro che combattiate fieramente». Organizzò anche speciali preghiere per la fortuna dell’imperatore e per la vittoria del Giappone. In seguito organizzò una vendita di “Gohonzon che assicurano la vittoria della guerra”.
Il 6 marzo 1926 Nichiko Hori, grande studioso del Daishonin, divenne cinquantanovesimo patriarca con il nome di Nichiko Shonin. Tentò di avviare una riforma del Taiseki-ji e di mettere un freno alla corruzione. Ma la sua azione moralizzatrice si scontrò con l’opposizione del Dipartimento amministrativo. Per questo venti mesi dopo si dimise. In un libro, La confessione, espose i motivi della sua scelta e le continue interferenze cui era sottoposto. Scrisse che non poteva permettere che monaci corrotti distruggessero l’insegnamento del Daishonin. Due erano le ragioni delle dimissioni: il sabotaggio di ogni sua iniziativa da parte dell’Ufficio amministrativo e il desiderio di curare l’edizione completa degli scritti del Daishonin, verificandone l’autenticità e curandone pubblicazione e divulgazione. Non riuscendo ad attuare le necessarie riforme, Nichiko scelse di dedicarsi alla pubblicazione del Gosho.
La passione per lo studio aveva caratterizzato tutta la sua esistenza e, anche dopo la rinuncia al patriarcato, rimase una figura rispettata per la sua autorevolezza dottrinale.
Tre mesi dopo le sue dimissioni, Makiguchi e Toda si convertirono al Buddismo di Nichiren Daishonin e, ben presto, tra loro e Nichiko nacque un profondo rispetto reciproco. Questo rapporto si stabilì a tal punto che durante la Seconda guerra mondiale la Nichiren Shoshu richiedeva la presenza di Nichiko quando doveva confrontarsi direttamente con la Soka Kyoiku Gakkai. Dopo la guerra Toda completò insieme a lui la compilazione del Gosho, che fu pubblicato il 28 aprile 1952, in occasione del settecentesimo anniversario della proclamazione di Nam-myoho-renge-kyo.
Così nasce il nuovo sangha laico.

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