2 ottobre
1960 Daisaku Ikeda parte per il suo primo viaggio all’estero
13 ottobre
1282 Muore Nichiren Daishonin
19 ottobre
1961 Prima visita di Daisaku Ikeda in Italia
• Giorno d’Italia
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Domande e risposte con il presidente Ikeda
Alcuni ragazzi dicono che, nonostante l’impegno, proprio non riescono a rispettare i loro genitori.
Va tutto bene, per adesso. Ricordate che voi siete ciò che siete, a prescindere dai vostri genitori. Sforzatevi di diventare la persona migliore che potete nella vostra preziosa gioventù. Se ci sono dei gravi problemi in casa che non potete affrontare da soli, vi prego di trovare un membro più anziano nella fede in cui riponete fiducia e parlatene con lui.
Ma non dimenticate che avete con i vostri genitori un grande debito di gratitudine poiché vi hanno donato la vita. Loro sono persone come voi, non sono perfetti. Spero che vi sforziate di comprendere i problemi e le situazioni difficili che probabilmente stanno attraversando. Pur consapevole del fatto che alcuni giovani avevano difficoltà con i loro genitori, Toda era sempre molto chiaro sul fatto che coloro che non erano in grado di avere compassione per loro, non sarebbero stati capaci di realizzare kosen-rufu.
Il legame tra genitori e figli ha un profondo significato: visto dalla prospettiva del Buddismo, abbiamo scelto noi di nascere dai nostri genitori in modo da poter compiere la nostra nobile missione in questa vita. Il desiderio di ripagare questo debito di gratitudine ci permette di aprire ed espandere il nostro stato vitale. Inoltre, ricordate che i compagni di fede della famiglia Soka vi sono sempre vicini, pronti a condividere i problemi, le sofferenze e a recitare Daimoku insieme. Ci sono anch’io con voi.
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Le nostre storie / Tutto parte da noi
di Anna Sechi, 18 anni, Padova
Passioni: viaggi, arte, cinema, serie tv
Ho conosciuto il Buddismo tre anni fa grazie a mia madre. Il suo enorme cambiamento e le sue vittorie mi spinsero a mettermi in gioco e decisi di sperimentare Nam-myoho-renge-kyo per poter migliorare la mia vita come stava facendo lei.
Uno dei miei primi obiettivi fu quello di cambiare il rapporto con mio padre. Fin da piccola vivevo la relazione con lui in modo scostante e formale: ci si voleva bene, ma non era presente nei momenti più importanti della mia vita. Infatti mia madre e mio padre si separarono quando avevo sette anni e i rapporti tra me e lui si erano dissolti completamente. Dato il suo comportamento nei miei confronti in tutti questi anni, ho sempre sostenuto che non gli interessasse nulla di me, tanto da non volerlo neppure informare e invitare alla cerimonia in cui ho ricevuto il Gohonzon.
Fui incoraggiata dalle mie compagne di fede a sciogliere il giudizio che nutrivo nei suoi confronti. Dopo aver recitato tanto Daimoku per non sentirmi a disagio ma felice di renderlo partecipe di quella giornata fondamentale, trovai il coraggio di invitarlo. A oggi sono davvero contenta di aver agito in questo modo perché grazie a questa occasione gli ho permesso di conoscere i miei ideali, abbiamo riallacciato i rapporti e soprattutto ho capito che per lui io sono sempre stata importante. Adesso ci vediamo molto spesso, se non tutti i giorni! Andiamo molto d’accordo e ogni volta che lo vedo sono contentissima e non più a disagio come prima.
In questi anni al liceo artistico sono sempre andata piuttosto bene, ma allo stesso tempo mi sono ritrovata a dover affrontare una situazione che mi faceva soffrire molto. Insieme alla mia classe vivevo un forte malessere ogni volta che avevamo laboratorio di pittura. Infatti non mi trovavo per niente bene con la professoressa tanto che ero arrivata a odiare anche la materia.
Ogni mattina alle 7.00 andavo a casa di una mia compagna di fede a recitare per la felicità di questa professoressa, pregavo affinché cambiasse nei nostri confronti, fosse più gentile e clemente… ma ogni volta era sempre la stessa storia, anzi era sempre più severa, con me in particolare.
Dopo mesi passati nel terrore di essere criticata e giudicata, lessi un articolo su Il Nuovo Rinascimento: «Chi ci “mette i bastoni tra le ruote” ci fa crescere e ci aiuta a cambiare. I buoni amici sono quelli che ci aiutano a migliorare e a volte, più di quelli che ci incoraggiano, lo sono quelli che ci creano difficoltà. Noi preghiamo perché quella persona cambi e quando non succede ci innervosiamo pensando: “Perché non accade nonostante il Daimoku che recito?”. Possiamo trasformare solo noi stessi, non gli altri. Quando si trasforma il nostro stato vitale, allora la relazione cambia. Finché non miglioriamo il nostro atteggiamento, non succede nulla, dobbiamo essere in grado di superare noi stessi» (NR, 565, 8).
Mi resi conto che stavo recitando Daimoku perché lei cambiasse; da quel momento ho cominciato a pregare per cambiare io nei suoi confronti e saper cogliere i suoi consigli. Mi sono impegnata a stare più attenta durante le sue lezioni, cercando di ascoltare i suoi consigli mettendoli tutti in pratica. I miei lavori di pittura sono migliorati moltissimo rispetto a quelli precedenti!
Lei ha notato questo cambiamento e i voti sono passati dalla sufficienza ad avere 8 in pochissimo tempo, in più mi sono resa conto che credeva nelle mie capacità e non sono mancati i complimenti!
Questa esperienza mi ha insegnato che tutto parte da noi: quando decidiamo di migliorare noi stessi anche il nostro ambiente riflette il nostro cambiamento.
Concludo con le parole di sensei: «Non lasciamoci mai sconfiggere! La felicità è lo scopo della vita, per questo bisogna impegnarsi. Per questo bisogna perseverare. Viviamo fino in fondo, viviamo con allegria, viviamo con forza» (La mappa della felicità).