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3 luglio, Giorno di maestro e discepolo - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 08:08

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3 luglio, Giorno di maestro e discepolo

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«Il 3 luglio è il giorno di maestro e discepolo, un giorno in cui i discepoli autentici decidono di alzarsi da soli e lottare per la giustizia. È il giorno in cui i discepoli promettono nuovamente di battersi per la verità, in cui fanno un altro passo avanti sul sentiero tracciato vittoriosamente dal loro maestro» (NR, 714, 2)

Con queste parole il presidente Ikeda definisce il significato di questa data fondamentale per i membri della Soka Gakkai di tutto il mondo.
Il 3 luglio 1945, infatti, Josei Toda venne rilasciato dalla prigione in cui era stato rinchiuso per due anni a opera delle autorità militariste giapponesi, insieme al suo maestro.
Il presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, non era sopravvissuto al regime del carcere e la stessa organizzazione era uscita praticamente distrutta dalla persecuzione messa in atto dal governo militarista giapponese durante la guerra.
Alzandosi da solo tra le macerie, ancora sotto le incursioni aeree, Toda fece il primo passo per ricostruire la Soka Gakkai verso la realizzazione di kosen-rufu. Ereditando lo spirito di Makiguchi, si alzò da solo per promuovere il movimento della rivoluzione umana della gente comune. Questa determinazione ardeva nel suo cuore come una fiamma che niente poteva estinguere.
Il 3 luglio 1945 rappresenta quindi il punto di inizio della ricostruzione della Soka Gakkai. Sensei racconta:

«Fortemente indignato nei confronti delle autorità che avevano causato la morte in prigione di Tsunesaburo Makiguchi, il mio maestro Josei Toda uscì dal carcere il 3 luglio del 1945 come un indomito campione, come il “Conte di Montecristo della Legge mistica”. Consapevole che la realizzazione di kosen-rufu sarebbe stato il modo migliore di vendicare la morte di Makiguchi, il mio maestro Josei Toda dichiarò con ardore: “Prima di morire arriverò a convertire personalmente, ‘con le mie stesse mani’, 750.000 famiglie”. Dicendo ‘con le mie stesse mani’ pronunciò con risolutezza il voto di dedicare interamente a questo scopo la sua esistenza, senza aspettarsi che lo facesse qualcun altro» (NR, 608)

La strada che conduce a kosen-rufu è lo spirito di shakubuku, che ci porta a mantenere una fede solida come una roccia nonostante le difficoltà che possiamo incontrare. Sensei afferma inoltre:

«Io stesso ho affrontato il carcere con questo spirito quando il 3 luglio del 1957, esattamente dodici anni dopo che il mio maestro era stato rilasciato, sono stato condannato sotto accuse completamente false. […] Ho dimostrato che la fede basata sulla lotta condivisa di maestro e discepolo e sullo spirito di itai doshin è invincibile. E ora sono sempre più convinto che i miei amati discepoli, che hanno ereditato tutto questo, mostreranno il vero significato della giustizia di maestro e discepolo attraverso le loro vittorie, con la stessa nobiltà d’animo del Conte di Montecristo» (Ibidem)

Esattamente dodici anni dopo, nel 1957, a Osaka, nella stessa data e più o meno alla stessa ora, Daisaku Ikeda veniva arrestato sotto false accuse in quello che divenne noto come l’“incidente di Osaka”[1].
Fu un tentativo da parte della natura demoniaca dell’autorità di ostacolare lo sviluppo della Soka Gakkai, che aveva compiuto grandi passi avanti verso la realizzazione di kosen-rufu.
Quando – dopo due settimane di interrogatori – Ikeda venne rilasciato, il 17 luglio, il suo maestro Toda e molti compagni di fede lo accolsero nella grande sala civica di Nakanoshima, dove si riunirono per parlare della verità e della giustizia.
Uno striscione proclamava queste parole di Nichiren Daishonin: «Se la propagate [questa dottrina], i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento» (da Lettera ai fratelli RSND, 1, 446).
Il Daishonin afferma:

«Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente, non realizzeranno nulla» (Fiori e frutti, RSND, 1, 808)

Quando fu imprigionato, Sensei aveva “la stessa mente” del suo maestro Toda. Era animato dallo spirito invincibile di maestro e discepolo uniti da una determinazione incrollabile e decisi a lottare fino in fondo per la verità e la giustizia. Egli scrive:

«Il 3 luglio è il mio eterno punto di partenza. È il giorno in cui promisi fermamente nel mio cuore di dedicare la vita a proteggere il mio maestro, la Soka Gakkai e tutti i membri» (713)

E rivolgendosi in particolare ai giovani Ikeda Sensei scrive (NR, 765):

Giovani leoni, miei successori!
Se siete uniti a me
da un legame di non dualità,
a luglio, il mese di maestro e discepolo,
danzate e vincete con sicurezza e spirito indomito!

In questo 3 luglio, giorno di maestro e discepolo, ripartiamo insieme con il desiderio di incidere nella nostra vita una determinazione che niente può estinguere!


[1] Alla fine di giugno Daisaku Ikeda si era recato in Hokkaido per protestare contro le ingiustizie compiute dal Sindacato dei minatori di carbone di Yubari nei confronti dei membri della Soka Gakkai battendosi contro quella violazione dei diritti umani, per la giustizia, la libertà di religione, di pensiero e di opinione.

E proprio nel mezzo di quella lotta aveva ricevuto un mandato di comparizione dalla Polizia della prefettura di Osaka. Dopo aver vinto in Hokkaido, si diresse ad Osaka e quando arrivò al commissariato fu immediatamente arrestato con l’accusa di aver violato la legge elettorale in occasione delle elezioni tenutesi alcuni mesi prima. Al termine del processo, che si protrasse per oltre quattro anni, egli venne completamente scagionato, il 25 gennaio 1962. In tutto c’erano state ottantaquattro sedute. Dopo una lunga e dura battaglia, la verità aveva vinto. Gli avvenimenti sono narrati nei dettagli nel volume 11 de La rivoluzione umana.

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