Alla morte del maestro, furono proprio i cinque monaci più vicini a Nichiren a generare confusione e rotture all’interno della comunità buddista. Solo Nikko Shonin cercò di proteggere gli insegnamenti del Budda mettendo al centro l’impegno di realizzare kosen-rufu, indicazioni valide ancora oggi
La prima grande rottura all’interno del sangha che si era costituito intorno al Budda Nichiren Daishonin, venne causata dai monaci che erano stati a lui più vicini.
Prima della sua morte, Nichiren Daishonin aveva designato cinque preti anziani come suoi principali discepoli. Essi erano: Nissho (1221-1323), Nichiro (1245-1320), Niko (1253-1314), Nitcho (1252-1317) e Nichiji (1250-?). La scelta cadde su di loro perché avevano dato un contributo importante nella divulgazione dell’insegnamento.
Nell’ottobre del 1282, nella residenza di Ikegami Munenaka, il Daishonin nominò Nikko Shonin (1246-1333) come suo legittimo successore. Due documenti lo testimoniano: l’Atto di trasferimento di Minobu e l’Atto di trasferimento di Ikegami. A Nikko e ai cinque preti anziani affidò la responsabilità della futura propagazione.
Il 13 ottobre 1282 il Daishonin si spense: Nikko assunse subito la carica di secondo patriarca del tempio Minobu-san Kuon, ma i cinque preti si rifiutarono di riconoscerlo come legittimo successore. Non si limitarono a questa gravissima azione: col tempo abbandonarono anche la dottrina del loro maestro per avvicinarsi a insegnamenti che lo stesso Daishonin aveva confutato.
Il comportamento di questi preti e la distorsione dell’insegnamento provocò disunità tra i credenti e confusione sulla dottrina, per questo motivo Nikko sentì l’urgenza di proteggere l’insegnamento del suo maestro e il 13 gennaio 1333 scrisse i Ventisei ammonimenti. Evidentemente sentiva il pericolo che il sangha nel corso del tempo avrebbe potuto perdere lo spirito del Daishonin: per questo motivo possiamo dire che le indicazioni di Nikko Shonin sono validissime ai nostri giorni e per il futuro. «Per via di una mistica relazione – scrisse nell’introduzione – noi abbiamo potuto avere la fortuna di incontrare questo sutra. E ora, con la punta del pennello, scrivo questi articoli per quelli che verranno e approfondiranno lo spirito del Buddismo. Il loro unico scopo è quello di onorare e realizzare l’aureo impegno di kosen-rufu».
Nikko raccolse e trascrisse di suo pugno in varie copie gli scritti del Daishonin conferendo loro l’appellativo di Gosho (go è un prefisso onorifico e sho significa scritti); i cinque monaci invece misero da parte la maggior parte degli scritti rivolti ai discepoli – quelli che i membri della Soka Gakkai utilizzano oggi per il loro studio quotidiano – perché redatti con una scrittura che presentava ideogrammi “popolari” e non “raffinati” come quelli usati dai preti colti: consideravano vergognoso che il Daishonin avesse usato quei caratteri. Naturalmente Nichiren scriveva in una lingua che i suoi discepoli potessero comprendere. Recentemente sono stati trovati falsi scritti del Daishonin elaborati dai monaci per rinforzare la loro superiorità sui laici.
Nichijun (1294-1356), discepolo di Nikko e responsabile dell’istruzione dei discepoli presso il seminario di Omosu, confutò in sei punti la dottrina dei monaci dissidenti: 1) mentre i cinque dichiaravano di essere preti della scuola Tendai, Nikko dichiarava di essere discepolo di Nichiren; 2) mentre i cinque disprezzavano le lettere redatte dal Daishonin con caratteri popolari, Nikko le considerava scritture sacre; 3) mentre i cinque davano lo stesso valore all’insegnamento transitorio (prima metà) e all’insegnamento originale (seconda metà) del Sutra del Loto, Nikko sosteneva che il primo fosse inferiore all’ultimo; 4) mentre i cinque veneravano immagini del Budda Shakyamuni come oggetto di culto, Nikko riveriva il mandala iscritto dal Daishonin (Gohonzon); 5) mentre la pratica seguita dai cinque era la lettura di tutto il Sutra del Loto, Nikko ne recitava solo i capitoli più importanti; 6) mentre i cinque si recavano ai santuari shintoisti, Nikko proibiva tale consuetudine.
Il tredicesimo dei Ventisei ammonimenti fu definito da Nikko il «principio per tutte le generazioni future». Esso recita: «Finché kosen-rufu non sarà realizzato, propagate la Legge al massimo delle vostre capacità, senza risparmiare la vostra vita».
Nel 1939, secondo una ricerca condotta dall’Ufficio per le religioni del Ministero della Pubblica Istruzione, i dati relativi alla Nichiren Shoshu e alle altre scuole Nichiren mostravano come la scuola ortodossa derivata da Nikko Shonin, in realtà fosse estremamente minoritaria rispetto alle altre derivazioni: la Nichiren Shoshu aveva 75 templi, le altre 4.962; 52 preti, le altre 4.451; 46.332 credenti laici, le altre 2.074.530; 40.209 seguaci, le altre 1.318.521.
Una nuova e potente diffusione del Buddismo di Nichiren Daishonin si realizzò grazie alla nascita di un nuovo sangha nel 1930. Da quel momento, e per l’infinito futuro, i membri della Soka Gakkai hanno iniziato e continueranno a propagare la Legge senza risparmiare la loro vita.