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Il vero aspetto di tutti i fenomeni - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:26

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Il vero aspetto di tutti i fenomeni

Shoho Jisso Sho
Gosho Zenshu pag. 1358
nuova traduzione – precedentemente pubblicato come La vera entità della vita, SND, 4, 229

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Shoho Jisso Sho
Gosho Zenshu pag. 1358
nuova traduzione – precedentemente pubblicato come La vera entità della vita, SND, 4, 229

Domanda: Nel capitolo Espedienti del primo volume del Sutra del Loto si legge: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura, […], e della loro coerenza dall’inizio alla fine»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 2, pag. 30. L’attuale traduzione italiana è «La vera entità di tutti i fenomeni…».[/ref]. Cosa significa questo brano?
Risposta: Esso significa che gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mondi, dall’Inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo. Se esiste un ambiente, deve esserci necessariamente un essere vivente. Un commentario dice: «Sia l’essere vivente (shoho) che il suo ambiente (eho) manifestano sempre Myoho-renge-kyo»[ref]Annotazioni sulle “Parole e frasi del Sutra del Loto”.[/ref]. Un altro afferma: «Il vero aspetto si manifesta invariabilmente in tutti i fenomeni e tutti i fenomeni si manifestano invariabilmente nei dieci fattori. I dieci fattori si manifestano invariabilmente nei dieci mondi e i dieci mondi si manifestano invariabilmente in “corpo e terra”»[ref]Lo scalpello di diamante. Il “corpo” è il corpo delle persone e la “terra” è il luogo in cui esistono queste persone. Corrispondono a shoho ed eho, l’essere vivente e il suo ambiente.[/ref]. E: «Sia gli esseri che l’ambiente dell’inferno Avichi esistono interamente nella vita del saggio supremo [il Budda] e oltretutto corpo e terra del [Budda] Vairochana non trascendono le vite dei comuni mortali»[ref]Ibidem.[/ref]. Spiegazioni così precise non lasciano spazio a dubbi. Quindi, l’intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.
Anche i due Budda, Shakyamuni e Molti Tesori, quando ci elargirono le funzioni benefiche dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, si manifestarono come i due Budda che, seduti nella Torre Preziosa, si scambiarono un segno di assenso.
Nessuno tranne Nichiren ha mai rivelato insegnamenti come questi. T’ien-t’ai, Miao-lo e Dengyo li conoscevano nel loro cuore, ma non li espressero mai a parole. Vissero serbando questo sapere dentro di sé. E c’erano buoni motivi per questo: il Budda non aveva affidato loro questo compito, il tempo non era ancora giunto ed essi non erano stati discepoli del Budda sin dal remoto passato. Nessuno tranne Pratiche Superiori, Pratiche Illimitate e le altre supreme guide e maestri dei Bodhisattva della Terra, può apparire nei primi cinquecento anni dell’Ultimo giorno per propagare i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, l’essenza di tutti i fenomeni, oppure rappresentare concretamente la cerimonia dei due Budda seduti fianco a fianco nella Torre Preziosa. Il motivo è che quella che devono propagare e rappresentare concretamente non è altro che la dottrina di “tremila regni in un singolo istante di vita” concreto[ref]“Tremila regni in un singolo istante di vita” concreto: (ji no ichinen sanzen) è il Gohonzon, contrapposto a “Tremila regni in un singolo istante di vita” teorico (ri no ichinen sanzen) che corrisponde alla teoria formulata da T’ien-t’ai.[/ref] contenuta nel capitolo Durata della vita dell’insegnamento originale.
Pertanto, anche i due Budda Shakyamuni e Molti Tesori non sono che funzioni [di Myoho-renge-kyo]. Il vero Budda è Myoho-renge-kyo. Il sutra spiega ciò come «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 16, pag. 295.[/ref]. “Il segreto del Tathagata” è l’entità dei tre corpi del Budda, è il vero Budda; “il mistico potere” si riferisce alla funzione dei tre corpi, e riguarda i Budda transitori. Un comune mortale è un’entità dei tre corpi e un vero Budda; un Budda è una funzione dei tre corpi e un Budda transitorio. In tal caso, sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono i comuni mortali che lo dotano delle tre virtù.
T’ien-t’ai così spiega chi è il Tathagata: «Il Tathagata è un appellativo generico dei Budda delle dieci direzioni e delle tre esistenze, dei due Budda, dei tre Budda[ref]Due Budda: indica un Budda nel suo stato originale (corpo del Dharma) e nella forma in cui appare nel mondo per salvare gli uomini, in risposta al loro desiderio (corpo di manifestazione). Tre Budda: i tre corpi del Budda, il corpo del Dharma, il corpo di ricompensa e il corpo di manifestazione.[/ref] del vero Budda e dei Budda transitori»[ref]Parole e frasi del Sutra del Loto.[/ref]. Qui il “vero Budda” significa i comuni mortali, mentre “Budda transitori” stanno a indicare i Budda. Tuttavia a causa della differenza tra le persone comuni e i Budda che ha origine dalla disparità fra illusione e Illuminazione, le persone comuni non sono consapevoli di possedere sia l’entità che le funzioni dei tre corpi.
“Tutti i fenomeni” nel sutra si riferisce ai dieci mondi, e il vero aspetto a ciò che sono realmente. “Vero aspetto” è un altro nome per Myoho-renge-kyo; ne consegue che tutti i fenomeni sono Myoho-renge-kyo. Quando l’Inferno esibisce la sua forma infernale quello è il suo vero aspetto. Quando l’Inferno si muta nel regno degli spiriti affamati quella non è più la vera forma dell’Inferno. Un Budda esibisce la forma di un Budda e un comune mortale quella di un comune mortale. [La forma del]l’entità di tutti i fenomeni è l’entità di Myoho-renge-kyo. Questo è il significato del “vero aspetto di tutti i fenomeni”. T’ien-t’ai afferma che il profondo principio del vero aspetto è Myoho-renge-kyo intrinsecamente connaturato»[ref]La fonte è ignota anche se questa frase è in genere attribuita a T’ien-t’ai.[/ref]. Questa interpretazione identifica l’espressione “vero aspetto” con l’insegnamento transitorio e “Myoho-renge-kyo intrinsecamente connaturato” con l’insegnamento originale. Dovresti meditare nel profondo del cuore su questa interpretazione.
Benché indegno di questo onore, Nichiren fu il primo a diffondere la Legge mistica che il bodhisattva Pratiche Superiori doveva propagare nell’Ultimo giorno della Legge. Fu anche il primo, nonostante solo il bodhisattva Pratiche Superiori abbia il potere di farlo, a iscrivere [l’oggetto di culto come] la rappresentazione concreta del Budda Shakyamuni del remoto passato rivelato nel capitolo Durata della vita, del Budda Molti Tesori che apparve quando fu predicato il capitolo L’apparizione della Torre Preziosa che appartiene all’insegnamento transitorio e dei Bodhisattva della Terra che giunsero nel capitolo Emergere dalla terra. Per quanto la gente possa odiarmi, non può cambiare la realtà della mia Illuminazione.
Di conseguenza, l’aver esiliato me, Nichiren, in quest’isola lontana è una colpa che non potrà mai venire espiata, neanche col passare di innumerevoli kalpa. Nel capitolo Parabola si legge: «Se dovessi descrivere le punizioni [in cui incorrono coloro che offendono questo sutra], potrei proseguire per un intero kalpa senza giungere alla fine»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 3, pag. 98.[/ref]. D’altra parte, neanche la saggezza del Budda è sufficiente a calcolare i meriti che si acquistano facendo offerte a Nichiren e diventando suoi discepoli. Il sutra afferma: «[…i benefici che ne otterrà saranno tali] che neppure la saggezza del Budda potrebbe mai finire di calcolarne la portata»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 23, pagg. 383-384.[/ref].
Nichiren è il solo che abbia iniziato a realizzare la missione dei Bodhisattva della Terra. Potrebbe addirittura essere uno di loro. E se Nichiren è un Bodhisattva della Terra, non lo sono anche i suoi discepoli e seguaci? Il sutra afferma: «Se [dopo la mia morte] uno [fra questi uomini o donne devoti] sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 10, pag. 209.[/ref]. A chi altri, se non a noi, possono riferirsi queste parole?
Quando una persona riceve grandi lodi dagli altri, sente che non esiste difficoltà impossibile da affrontare. Tale è il coraggio che generano le parole di lode. I devoti che nascono nell’Ultimo giorno della Legge e propagano il Sutra del Loto, incontreranno i tre tipi di nemici, che li faranno esiliare e persino condannare a morte. Ma il Budda Shakyamuni avvolgerà nella sua veste coloro che, nonostante tutto, persevereranno nella propagazione. Tutti gli dèi celesti faranno loro offerte, li sosterranno sulle spalle e li porteranno sul dorso. Essi posseggono grandi radici di bontà e meritano di essere le grandi guide di tutti gli esseri viventi. Così celebrato dal Budda Shakyamuni, dal Budda Molti Tesori e da tutti gli altri Budda e bodhisattva delle dieci direzioni, dalle sette generazioni degli dèi celesti e dalle cinque generazioni degli dèi terreni, dalla madre dei fanciulli demoni e dalle dieci fanciulle demoni, dai quattro Re celesti, da Brahma, Shakra, re Yama, dalle divinità delle acque, dei venti, dei mari e delle montagne, dal Tathagata Mahavairochana, dai bodhisattva Virtù Universale e Manjushri e dagli dèi del sole e della luna, così lodato da tutti questi onorati, Nichiren ha potuto sopportare innumerevoli dure prove. Quando siamo lodati, non consideriamo il nostro rischio personale, quando al contrario siamo criticati, possiamo incautamente causare la nostra rovina. Così son fatti i comuni mortali!
Qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede come devoto del Sutra del Loto e rimani mio discepolo per il resto della tua vita. Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra, e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato. Il sutra afferma: «Sin dal lontano, remoto passato ho istruito e convertito questa moltitudine»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 15, pag. 289.[/ref]. Non devono esserci discriminazioni fra coloro che propagano i cinque caratteri di Myoho-renge-kyo nell’Ultimo giorno della Legge, siano essi uomini o donne: se non fossero Bodhisattva della Terra, non potrebbero recitare il Daimoku. Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri. La propagazione si svilupperà così anche in futuro. Non vuol dire ciò “emergere dalla terra”? Infine al tempo di kosen-rufu l’intera nazione giapponese reciterà Nam-myoho-renge-kyo, questo è certo come una freccia che, puntata verso terra, non può mancare il bersaglio.
Ma adesso devi farti una reputazione come devoto del Sutra del Loto e dedicarti a esso. Alla Cerimonia nell’aria, in cui si radunarono i Budda e i bodhisattva delle dieci direzioni, il Budda Shakyamuni e il Budda Molti Tesori si scambiarono un cenno d’assenso: la loro decisione riguardava unicamente la perpetuazione della Legge nell’Ultimo giorno. Quando il Budda Molti Tesori ebbe offerto al Budda Shakyamuni un posto al suo fianco e fu innalzato il vessillo di Myoho-renge-kyo, i due capi dell’intera moltitudine presero la loro decisione insieme. Ci può forse essere qualcosa di falso? Essi convennero di permettere a tutti noi, esseri viventi, di raggiungere la Buddità.
Sebbene io non sia stato presente alla cerimonia, guardando il sutra, questo mi è chiaro come il cristallo. D’altra parte, potrei anche essere stato alla cerimonia, ma dato che sono un comune mortale, è al di là del mio potere conoscere il passato. Nel presente, è evidente che io sono il devoto del Sutra del Loto e che perciò nel futuro raggiungerò sicuramente il seggio dell’Illuminazione. Giudicando il passato da questo punto di vista, io devo essere stato alla Cerimonia nell’aria. Non ci può essere discontinuità fra le tre esistenze di passato, presente e futuro.
Poiché io vedo le cose in questo modo, provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio. Si piange sia per la gioia che per il dolore. Le lacrime sono comuni al bene e al male. I mille arhat versarono lacrime ricordando il Budda e piangendo il bodhisattva Manjushri pronunciò Myoho-renge-kyo. Fra quei mille arhat, il venerabile Ananda replicò in lacrime: «Questo è ciò che io ho udito»[ref]Questo è ciò che io ho udito: frase di apertura di molti sutra. “Io” indica la persona che recita ciò che il Budda ha insegnato in modo che possa essere redatto in forma di sutra.[/ref] e gli altri novecentonovanta diluirono l’inchiostro con le loro lacrime e scrissero «Myoho-renge-kyo» seguito da «Questo è ciò che io ho udito». Anche io, Nichiren, sono come loro. Sono adesso in esilio per aver diffuso i cinque o sette caratteri di Myoho-renge-kyo e perché «questo è ciò che io ho udito», che i Budda Shakyamuni e Molti Tesori hanno lasciato Myoho-renge-kyo per il futuro e per tutti gli esseri viventi del Giappone.
Non posso trattenere le lacrime quando penso alla grande persecuzione che ho di fronte adesso, né quando penso alla gioia di conseguire la Buddità nel futuro. Gli uccelli e i grilli gridano, ma non spargono mai lacrime. Io, Nichiren, non grido, ma le mie lacrime fluiscono ininterrotte. Non verso lacrime per cose mondane, ma unicamente per il Sutra del Loto. Si possono giustamente chiamare lacrime di amrita. Nel Sutra del Nirvana si legge che tutte le lacrime che un uomo versa nelle sue innumerevoli esistenze per la morte dei suoi genitori, fratelli, sorelle, mogli, figli e altri parenti, superano l’acqua contenuta nei quattro grandi mari, ma non versa una sola lacrima per gli insegnamenti del Budda. Si diviene devoti del Sutra del Loto in virtù della propria tendenza karmica passata. È la relazione karmica che determina quali fra i tanti alberi vengono scelti per farne immagini del Budda. E sempre a causa del karma che alcuni diventano statue dei Budda degli insegnamenti provvisori.
In questa lettera ho scritto i miei più importanti insegnamenti. Comprendine bene il significato e fanne parte della tua vita. Credi nel Gohonzon, il supremo oggetto di culto in tutto Jambudvipa. Rafforza costantemente la tua fede e ricevi la protezione di Shakyamuni, di Molti Tesori e dei Budda delle dieci direzioni. Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o una sola parola.
Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.

Con profondo rispetto,
Nichiren
Il diciassettesimo giorno del quinto mese

Poscritto: ti ho già scritto in precedenza riguardo alle dottrine che mi sono state trasmesse. Quelle rivelate in questa lettera sono estremamente importanti. Non c’è un mistico legame fra noi? Non sarai tu l’incarnazione di uno dei quattro bodhisattva, fra cui Pratiche Superiori, che guidavano i Bodhisattva della Terra numerosi come i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange? Ci deve essere sicuramente una ragione profonda per il nostro legame. Ti ho dato l’insegnamento della mia stessa vita. Nichiren può essere uno dei seguaci dei Bodhisattva della Terra, numerosi come i granelli di sabbia di sessantamila fiumi Gange poiché ha recitato Nam-myoho-renge-kyo spinto dal desiderio di guidare tutti gli uomini e le donne del Giappone. Non dice forse il sutra: «[Fra questi bodhisattva vi erano quattro guide]. Il primo si chiamava Pratiche Superiori,… Questi quattro bodhisattva erano le guide supreme, i maestri [dell’intero gruppo]»[ref]Il Sutra del Loto, cap. 15, pag. 281.[/ref]. Certamente sei diventato mio discepolo per la nostra relazione karmica nel passato. Tieni per te questa lettera. Qui ho messo per iscritto le dottrine della mia stessa Illuminazione. Concludo qui.

Risposta a Sairen-bo

Cenni storici

Nichiren Daishonin ha scritto questo Gosho all’età di 52 anni nel maggio del 1273 a Ichinosawa nell’isola di Sado. È indirizzato a Sairen-bo, un prete della setta Tendai di Kyoto, appartenente a quella categoria di monaci dediti più allo studio che alla conduzione di rituali, che era stato esiliato a Sado nello stesso periodo del Daishonin.
Si ritiene che Sairen-bo sia divenuto discepolo del Daishonin un anno prima di ricevere questa lettera, all’inizio di febbraio del 1272. Nel gennaio di quell’anno, Nichiren partecipò a un dibattito religioso a Tsukahara, nei pressi della sua dimora nell’isola di Sado, dove sconfisse con facilità le scarse argomentazioni dei preti Nembutsu. L’evento provocò una grande reazione in tutta la comunità locale; si può supporre che Sairen-bo abbia conosciuto Nichiren durante questo dibattito e, colpito dal carattere del Daishonin e dalla profondità dei suoi insegnamenti, abbia deciso di diventare suo discepolo.
Sairen-bo ha ricevuto altre lettere importanti dal Daishonin, mentre questi era ancora a Sado, tra cui L’eredità della Legge fondamentale di vita e morte, Sulle preghiere, L’Illuminazione delle piante. Era un monaco erudito, con una grande conoscenza del Buddismo e conseguentemente molti degli scritti a lui indirizzati contengono alcuni fra gli insegnamenti più profondi. Questo è dovuto senza dubbio al fatto che il Daishonin sentiva una relazione karmica particolarmente profonda con Sairen-bo, il quale non solo si convertì proprio nel momento in cui molti altri discepoli abbandonavano la fede a causa delle persecuzioni, ma approfondì la relazione maestro-discepolo in un tempo molto breve.
Sembra che Sairen-bo fosse debole fisicamente e più incline a concentrarsi sullo studio che sulla pratica del Buddismo. Il Daishonin lo incoraggiò a dedicarsi alla pratica di propagare la Legge invece di focalizzarsi solo sullo studio. Per questa ragione molte delle lettere indirizzate a Sairen-bo sottolineano la profonda connessione tra dottrina e pratica. Dopo che al Daishonin fu condonato l’esilio, si dice che anche a Sairen-bo fu concessa la possibilità di fare ritorno a Kyoto. Continuò a ricercare la guida e gli insegnamenti del Daishonin mantenendo la fede, ma i dettagli sulla sua vita restano ignoti.

Spiegazione

Ti ho già scritto in precedenza riguardo alle dottrine che mi sono state trasmesse. Quelle rivelate in questa lettera sono estremamente importanti […] Qui ho messo per iscritto le dottrine della mia stessa Illuminazione.

Come si legge in questo poscritto, la lettera contiene insegnamenti che possono essere considerati l’essenza del Buddismo del Daishonin, sia in termini teorici che pratici.
Le principali caratteristiche del Buddismo di Nichiren Daishonin sono l’accento sulla possibilità per tutti di conseguire la Buddità nella forma presente e l’insegnamento su come realizzarlo concretamente. Raggiungere la Buddità nella propria forma presente, in termini attuali, significa realizzare la rivoluzione umana. La rivoluzione umana è la base per ogni trasformazione positiva sia dell’essere umano che della società. Rappresenta la forza trainante per tutti i miglioramenti ed è il punto di partenza per la realizzazione di rissho ankoku (adottare la dottrina corretta per la pace nel paese) o kosen-rufu, per la riforma della nostra famiglia, della società e del mondo.

Domanda: Nel capitolo Espedienti del primo volume del Sutra del Loto si legge: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo tra Budda. Questa realtà consiste di: aspetto, natura,[…], e della loro coerenza dall’inizio alla fine». Cosa significa questo brano?

Questo Gosho è stato scritto in risposta alla domanda di Sairen-bo sul significato della frase shoho jisso – il vero aspetto di tutti i fenomeni – che appare nel capitolo Espedienti del Sutra del Loto. In questo capitolo si trova l’espressione: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni può essere compreso e condiviso solo fra Budda». Il senso di questa affermazione è che Shoho jisso, il vero aspetto di tutti i fenomeni, è la Legge alla quale il Budda si è illuminato e che solo i Budda possono comprendere. In altre parole una persona può diventare Budda solo risvegliandosi a questa Legge. Ci sono molti tipi di Illuminazione o realizzazione, per esempio comprendere la verità dell’impermanenza di tutte le cose è la cosiddetta “Illuminazione dei due veicoli”, propria dei mondi di Studio e Illuminazione parziale. Dalla verità dell’impermanenza, gli uomini dei due veicoli deducono che “le illusioni e i desideri” o bonno, che sono gli attaccamenti a cose impermanenti, sono fonte di sofferenza. Secondo questo modo di vedere, per liberarsi dalla sofferenza è necessario raggiungere uno stato di serenità che abbia completamente sradicato queste illusioni e desideri. Questa è la visione dell’Illuminazione secondo il Buddismo hinayana.
Al contrario, il Buddismo mahayana definisce l’Illuminazione come la saggezza di comprendere tutti i fenomeni per quello che realmente sono e cioè il vero aspetto dell’unica Legge o Dharma. Il modo in cui un Budda percepisce il vero aspetto, o la vera realtà di tutti i fenomeni, è espresso nel principio dei dieci fattori elencati nel capitolo Espedienti del Sutra del Loto: «Il vero aspetto di tutti i fenomeni […] consiste di: aspetto, natura, […] e della loro coerenza dall’inizio alla fine» (SDL, 2, 30). Anche la frase: «Il Tathagata percepisce il vero aspetto del triplice mondo esattamente com’è» (SDL, 16, 298) che appare nel sedicesimo capitolo, Durata della vita del Tathagata, è un’altra espressione di questa Illuminazione.
La vera pace e serenità non consiste nell’estinguere o nello sradicare i bonno considerandoli “pure illusioni”, bensì nel trasformarli nella saggezza del Budda – il principio chiamato bonno soku bodai o “le illusioni e i desideri sono Illuminazione”.
La forma del risveglio del Buddismo hinayana può essere descritto come “evasione”, poiché consiste nell’adottare un approccio negativo nei confronti dei fenomeni e dei desideri cercando di annientarli. Per contro, il modo di vedere l’Illuminazione del Buddismo mahayana si può definire “riformista” o “di trasformazione”, poiché, invece di portare alla fuga dalla realtà e dalle sofferenze, conduce alla trasformazione della sofferenza, delle illusioni e dei desideri, in saggezza.
Il principio di shoho jisso esprime quindi l’Illuminazione dal punto di vista del Buddismo mahayana. Pur comprendendo la verità dell’impermanenza di tutte le cose – cioè che tutte le cose sono soggette a un continuo e inevitabile cambiamento – non dobbiamo attribuire loro una verità parziale o illusoria, ma considerarle manifestazioni della Legge che abbraccia e sostiene tutti i fenomeni in continuo cambiamento e tutte le forme di vita.

Gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mondi, dall’Inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato, sono tutti, senza eccezioni, manifestazioni di Myoho-renge-kyo. […] Quindi, l’intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo.

All’inizio di questa lettera Nichiren Daishonin rivela che tutte le forme di vita e tutti i fenomeni (shoho) – che sono in costante stato di flusso – sono, senza alcuna eccezione, la realtà suprema (jisso) o Myoho-renge-kyo.
Qui le parole «tutti gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mondi, dall’Inferno, il più basso, alla Buddità, il più elevato» corrispondono a shoho, o “tutti i fenomeni”. Per “dieci mondi”, Nichiren intende tutte le possibili condizioni di vita; “esseri viventi” (eho) e “i loro ambienti” (shoho) sono i due aspetti della realtà soggettiva e della realtà oggettiva. Perciò l’espressione «tutti gli esseri viventi e i loro ambienti nei dieci mondi» si riferisce alla dimensione totale dei fenomeni che include la vita e l’ambiente di tutto l’universo.
Tutto questo è la manifestazione di Myoho-renge-kyo. Questa frase corrisponde a jisso, o vero aspetto. Più avanti Nichiren Daishonin esprime questa verità dicendo: «Quindi, l’intero regno dei fenomeni non è diverso dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo». In altre parole, qualsiasi fenomeno e qualsiasi forma di vita nell’universo, incluso l’universo stesso, nel suo vero aspetto o vera realtà è la manifestazione di Myoho-renge-kyo. Questa è la Legge fondamentale e universale di Myoho-renge-kyo che abbraccia e sostiene la vita e la morte, la formazione e l’estinzione, la causa e l’effetto di tutti i fenomeni. Ciò è così difficile da percepire che è definito “mistico” ma è così preciso che è chiamato “Legge”. Nichiren Daishonin dette il nome Myoho-renge-kyo a questa legge che sostiene e permea tutta la vita secondo il principio di causa ed effetto. Questo è il Daimoku, o “titolo” del Sutra del Loto.
Coloro che realizzano che la vera entità della propria vita è proprio Myoho-renge-kyo sono chiamati Budda. Gli svariati poteri del Budda che vengono descritti nelle scritture buddiste rappresentano l’illimitato potere di Myoho-renge-kyo che si manifesta nella personalità e nel carattere di un essere umano illuminato alla Legge.

Anche i due Budda, Shakyamuni e Molti Tesori, quando ci elargirono le funzioni benefiche dei cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, si manifestarono come i due Budda che, seduti nella Torre Preziosa, si scambiarono un segno di assenso. […] dell’insegnamento originale.

Nella prima frase il Daishonin fa riferimento alla Cerimonia nell’aria descritta nel Sutra del Loto dal capitolo undici (L’apparizione della Torre preziosa) al capitolo ventidue (Affidamento). Questa solenne cerimonia descrive i due Budda Sha-kya-muni e Molti Tesori che affidano la propagazione del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge al bodhisattva Pratiche Superiori e a tutti i suoi seguaci, i Bodhisattva della Terra. Il vero oggetto di questa missione è la propagazione di Myoho-renge-kyo. Di conseguenza, afferma Nichiren Daishonin, i due Budda in effetti rappresentano le funzioni di Myoho-renge-kyo di portare beneficio agli esseri umani. Myoho-renge-kyo è l’entità essenziale, mentre Shakyamuni e Molti Tesori rappresentano le sue funzioni o manifestazioni.
Il Daishonin poi asserisce che egli è il primo a chiarire che questa Legge di Myoho-renge-kyo è simultaneamente la sorgente di forza del Budda e la Legge fondamentale dell’universo. Egli è stato il primo a rivelare il vero significato della Cerimonia nell’aria dandone una forma concreta nel Gohonzon. Per queste ragioni Nichiren Daishonin rivela che Myoho-renge-kyo è la grande Legge che i Bodhisattva della Terra hanno la missione di propagare in questa epoca tormentata chiamata Ultimo giorno della Legge.

«Pertanto, anche i due Budda Shakyamuni e Molti Tesori non sono che funzioni [di Myoho-renge-kyo]. Il vero Budda è Myoho-renge-kyo. Il sutra spiega ciò come «il segreto e i poteri sovrannaturali del Tathagata». “Il segreto del Tathagata” è l’entità dei tre corpi del Budda, è il vero Budda; “il mistico potere” si riferisce alla funzione dei tre corpi, e riguarda i Budda transitori. Un comune mortale è un’entità dei tre corpi e un vero Budda; un Budda è una funzione dei tre corpi e un Budda transitorio. In tal caso, sebbene si pensi che Shakyamuni sia dotato delle tre virtù di sovrano, maestro e genitore per il bene di noi tutti, esseri viventi, in realtà non è così. Al contrario sono i comuni mortali che lo dotano delle tre virtù».

Nichiren Daishonin spiega anche che il comune mortale, la persona ordinaria, è l’entità di Myoho-renge-kyo, che è il vero Budda, mentre Shakymuni e tutti i Budda descritti nei sutra sono Budda transitori, poichè non sono altro che rappresentazioni delle funzioni di Myoho-renge-kyo. Quando si parla di Budda si pensa a personaggi come Shakyamuni, Molti Tesori, e agli altri descritti nei sutra. In realtà il Budda è la manifestazione dell’Illuminazione e della trasformazione interiore.
La vera essenza del cambiamento nell’essere umano passa attraverso il cambiamento del cuore/mente: questa è la vera essenza del Buddismo. I Budda come Shakyamuni e gli altri sono rappresentazioni simboliche, sono esempi degli effetti prodotti dalla trasformazione interiore avvenuta in un persona ordinaria. La vera essenza fondamentale dell’essere umano e l’entità della sua Illuminazione è Myoho-renge-kyo; per questo Myoho-renge-kyo è il vero Budda.
Myoho-renge-kyo è come l’oceano e i fenomeni sono come le onde che appaiono e scompaiono pur rimanendo sempre parte dell’oceano. La cosa fondamentale è essere consapevoli e illuminarsi, credere che questa forza creativa di Myoho-renge-kyo è l’essenza della nostra vita. Perciò se ci risvegliamo e crediamo in questo, avremo accesso a una forza illimitata, in termini di capacità umane, che non ha barriere.
La vera essenza del vero Budda è Nam-myoho-renge-kyo dove la parola chiave è nam. Nam significa “devozione” o “fede”. Myoho-renge-kyo è il potere che non ha limiti, ma è la singola parola nam che ci permette di spezzare gli ostacoli alla manifestazione di questo potere. Gli ostacoli sono costituiti dall’oscurità fondamentale della vita. È come se il sole brillante della Buddità fosse coperto dalle nuvole dell’oscurità innata. Quando il sole è oscurato dalle nuvole il mondo è buio ed è difficile viverci, c’è sofferenza. Quando splende il sole i fiori fioriscono, i colori sono più vivi e tutto diventa più facile. Quando il vento spazza via le nuvole, il sole brilla: il potere di nam ci permette di spazzare via le nuvole e far brillare il sole della Buddità.
Questo effetto è simultaneo: quando spezziamo l’oscurità innata manifestiamo subito il potere di Nam-myoho-renge-kyo nella vita. Quando recitiamo con profonda fede, le nostre vite diventano la vita del Budda. Questo è il vero aspetto del Budda, mentre gli altri Budda sono rappresentazioni. Nam-myoho-renge-kyo è l’essenza fondamentale della Legge mistica insita nella vita di ognuno. Di fronte a tutte le difficoltà non dobbiamo perdere. La vittoria c’è quando con la fede superiamo l’oscurità. Questa è una battaglia in cui si vince o si perde: questo è ciò cui fa riferimento Daisaku Ikeda quando parla di vittoria o sconfitta.
Se siamo capaci di stabilire la condizione vitale della vittoria stiamo già sperimentando la Buddità, ma la difficoltà è mantenere questa consapevolezza. Quando parliamo di potere del Budda parliamo di capacità che tutti abbiamo sperimentato. Una delle capacità del Budda è perseverare e avere pazienza. La perseveranza sembra passività ma in realtà il fatto di non farci sconfiggere e continuare è già manifestazione della vittoria. Come possiamo vedere il potere di Nam-myoho-renge-kyo nell’essere umano? Ad esempio se siamo a un punto morto, allora il potere di Nam-myoho-renge-kyo si manifesta come saggezza per capire cosa dobbiamo fare. Un altro aspetto del potere di Nam-myoho-renge-kyo è il coraggio di lottare. E un altro ancora è la capacità di risvegliarci al nostro reale potere. Quando diventiamo consapevoli che il Buddismo permette a tutti di diventare Budda e capiamo la grandezza della nostra vita e di quella degli altri, allora manifestiamo compassione per loro. Anche la capacità di gioire di ogni singolo aspetto della vita, qualunque cosa accada, è la condizione di Buddità. Il punto importante è ricordare che la fede è la condizione necessaria per manifestare il potere di Nam-myoho-renge-kyo.
Questo è un insegnamento estremamente rivoluzionario che crea una nuova epoca. Le religioni di solito insegnano che le persone ordinarie vengono salvate attraverso il potere di un grande Budda o di un Dio. Per contro, il Sutra del Loto e il Buddismo di Nichiren Daishonin affermano che perfino il vasto potere di un Budda è solo una funzione, una manifestazione della Legge e, proprio perché le persone ordinarie sono entità di Myoho-renge-kyo che è l’entità essenziale, loro stessi sono veri Budda e hanno in sé il potere di Myoho-renge-kyo. Ogni essere umano ha tutto il potere per ottenere l’Illuminazione, ma anche per aiutare gli altri a manifestare la loro Buddità.

Nichiren è il solo che abbia iniziato a realizzare la missione dei Bodhisattva della Terra. Potrebbe addirittura essere uno di loro. E se Nichiren è un Bodhisattva della Terra, non lo sono anche i suoi discepoli e seguaci? […] bersaglio.

Nichiren afferma che poiché egli è stato il primo a propagare la grande Legge che permette a tutte le persone di ottenere l’Illuminazione, egli è la reincarnazione della guida dei Bodhisattva della Terra, Pratiche Superiori. In base a questo egli dichiara fermamente che coloro che lottano insieme come discepoli e credenti di Nichiren sono loro stessi i Bodhisattva della Terra descritti dal Sutra del Loto.
Il Daishonin incoraggia Sairen-bo, che ha avuto l’opportunita di incontrare la Legge mistica in questa esistenza, a dedicare la sua vita per la realizzazione di kosen-rufu con lo stesso cuore e la stessa mente del Daishonin, consapevole della sua vera identità di Bodhisattva della Terra. Nichiren Daishonin poi esprime la sua convinzione che anche se all’inizio è stato il solo a proclamare Myoho-renge-kyo, la Legge mistica sicuramente si diffonderà nel futuro e tutte le persone reciteranno il Daimoku.

«Sono adesso in esilio per aver diffuso i cinque o sette caratteri di Myoho-renge-kyo […] Non posso trattenere le lacrime quando penso alla grande persecuzione che ho di fronte adesso, né quando penso alla gioia di conseguire la Buddità nel futuro. Gli uccelli e i grilli gridano, ma non spargono mai lacrime. Io, Nichiren, non grido, ma le mie lacrime fluiscono ininterrotte. Non verso lacrime per cose mondane, ma unicamente per il Sutra del Loto. Si possono giustamente chiamare lacrime di amrita».

È una frase così bella e poetica che non ha bisogno di particolari spiegazioni. Come in molti altri scritti trasmette l’animo poetico e sensibile del Daishonin, ma anche la profonda emozione legata al suo voto di propagare la Legge a costo di enormi persecuzioni. Coloro che sono consapevoli del grande potere di Nam-myoho-renge-kyo e che stanno lottando per kosen-rufu possono comprendere le sue sensazioni.
Abbiamo spiegato molti principi teorici, ma quello che più conta è percepire il potere del Daimoku, quanta gioia abbiamo nel cuore e quanta voglia di propagare la Legge mistica. È così che si può capire ciò che la teoria esprime. Chiunque si dedica con tutte le sue forze a kosen-rufu sperimenterà il grande potere di Nam-myoho-renge-kyo nella sua vita, accumulando vittorie su vittorie. Proverà la stessa gioia di Nichiren Daishonin.

Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio non può esservi Buddismo. Devi non solo perseverare tu, ma anche insegnare agli altri. Sia la pratica che lo studio sorgono dalla fede. Insegna agli altri come meglio puoi, anche una sola frase o parola.

Alla fine il Daishonin sottolinea che le due strade di pratica e studio sono le fondamenta per mettere in pratica la fede nel Buddismo e conclude la lettera esortando Sairen-bo stesso a sforzarsi nella pratica e a recitare Nam-myoho-renge-kyo per se stesso e per gli altri.

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