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Qual è la vera felicità? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:31

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    Qual è la vera felicità?

    Nel 2021 le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana saranno incentrate sul libro Cos’è la felicità? A gennaio ci baseremo sul primo capitolo, intitolato «Qual è la vera felicità?”.In questa tavola rotonda alcuni responsabili nazionali riflettono su alcuni punti di questo capitolo

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    Nel 2021 le riunioni dei Gruppi uomini, donne e giovani della terza settimana saranno incentrate sul libro Cos’è la felicità. A gennaio ci baseremo sul primo capitolo, intitolato “Qual è la vera felicità?”. In questa tavola rotonda alcuni responsabili nazionali riflettono su alcuni punti di questo capitolo

    Roberta Aramu
    Vice-responsabile nazionale Gruppo donne

    Giulia Gallo
    Vice-responsabile nazionale Gruppo giovani donne

    Valerio baci
    Segretario nazionale Gruppo giovani uomini

    Raffaele Capone
    Vice-responsabile nazionale Gruppo uomini

    Riferimenti: Cos’è la felicità Cap. 1, pagg. 1-16, pubblicato anche su BS, 166 e 167

    Dove si trova la felicità?

    Roberta Aramu
    Riguardo a dove si trovi la felicità, il maestro Ikeda nel capitolo che approfondiamo questo mese dichiara che «ognuno possiede dentro di sé l’eterno e indistruttibile “palazzo della felicità”: la Buddità», e cita la Raccolta degli insegnamenti orali in cui Nichiren Daishonin afferma: «Recitare Nam-myoho-renge-kyo è ciò che significa entrare nel palazzo di se stessi» (pag. 10). Il presidente Ikeda lo descrive come «uno stato vitale in cui la vita stessa è gioia” e spiega che “riguarda ciò che sentiamo dentro; è una risonanza profonda nelle nostre vite» (Ibidem, pag. 13).
    Spiega anche che «Aprendo il “palazzo” della Buddità dentro di noi attraverso la pratica buddista, possiamo assicurarci la felicità materiale e spirituale».
    Quindi la condizione interiore si esprime nella realtà concreta delle nostre vite, in cui sono contenuti anche i benefici materiali.
    Approfondisce poi sei condizioni concrete affinché si manifesti questo “palazzo di felicità”: 1) percepire in sé un senso di realizzazione; 2) possedere una profonda filosofia; 3) vivere con convinzione;
    4) condurre una vita allegra e vivace; 5) avere coraggio; 6) avere apertura mentale. Queste condizioni sono tutte contenute nella singola parola “fede”, per questo una vita basata sulla Legge mistica è una vita di felicità insuperabile.
    Mai come oggi possiamo toccare con mano la profonda verità di queste parole osservando la felicità riflessa negli occhi splendenti e nel sorriso caloroso dei compagni di fede che pur avendo incontrato difficoltà senza precedenti hanno inciso nel loro cuore la decisione di non lasciarsi sconfiggere e stanno quindi mostrando la vittoria. Grazie al loro esempio sento sorgere dentro di me il sole della speranza da trasmettere a tutti gli amici o persone che incontro e che stanno lottando.

    Come possiamo trasformare il karma e costruire un’esistenza meravigliosa?

    Giulia Gallo
    Quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo emergono la forza, la saggezza e il coraggio per osservare ogni aspetto della nostra vita da una nuova prospettiva, quella della Buddità.
    Questo non significa accettare passivamente la realtà, spesso dura e difficile, bensì scoprire quanto la nostra vita abbia tutte le possibilità di utilizzare ogni sofferenza come un “trampolino per l’Illuminazione”. Il presidente Ikeda afferma: «Grazie alla pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin possiamo cambiare qualsiasi tipo di karma negativo e trasformare il luogo dove siamo nella Terra della Luce Eternamente Tranquilla, un luogo pieno di felicità. Se decidiamo di abbracciare la Legge mistica non abbiamo nulla da temere. Focalizzando la nostra attenzione sull’istante presente con il desiderio di viverlo appieno, affrontiamo ogni situazione con il potere rivitalizzante del singolo carattere myo. Potremo così attivare un profondo cambiamento nel nostro karma, vivere esistenze piene e appagate, esattamente così come siamo e nel luogo in cui ci troviamo» (pag. 5).
    Il 2020 è stato per me un anno di grande crescita: il mio lavoro (l’arte e la didattica museale) è stato messo completamente in discussione e mi sono ritrovata ancora una volta a non sapere come venirne fuori. Non solo l’aspetto economico ha cominciato a vacillare ma anche il mio approccio stesso al lavoro.
    Uno scarto significativo è stato ricordare quanto Sensei ci incoraggi a non identificare i nostri successi o insuccessi quotidiani con la nostra identità più profonda, e che possiamo creare valore così come siamo, nel luogo in cui ci troviamo. La seconda parte dell’anno è stata segnata da un’esperienza lavorativa inaspettata ancora in corso, in cui mi sto mettendo in gioco a pieno, sentendo quanto questi ultimi anni di lotta contro i limiti posti dalla mia mente siano davvero fondamentali.

    Qual è la definizione di felicità per l’essere umano?

    Valerio Baci
    Leggere il capitolo “Qual è la vera felicità?” mi ha fatto riflettere molto sulla visione del Buddismo su questo tema. Gli esseri umani vivono per soddisfare i propri desideri, ricercando un appagamento che spesso viene identificato come felicità. Ne possono essere un esempio l’ottenere una promozione a lavoro, trovare un partner, risolvere determinati problemi familiari… Il Buddismo definisce questo tipo di felicità come “felicità relativa”, una condizione legata agli accadimenti esterni. Tuttavia, la vita stessa esprime la sua essenza nel cambiamento e ognuno di noi ha sperimentato come ogni condizione vissuta muti nel tempo. Abbiamo quindi bisogno di certezze, di ricercare qualcosa che possa rimanere immutabile, a prescindere dalle condizioni esterne, in altre parole ciò che il Buddismo chiama “felicità assoluta”. Ma forse il termine “ricercare” non è corretto, probabilmente “costruire” è più adatto: costruire una condizione di felicità indistruttibile.
    Il Buddismo di Nichiren Daishonin ci insegna a vivere nella maniera migliore possibile, riconoscendo quella che è la nostra missione unica. Come afferma il presidente Ikeda, «quando recitiamo Nam-myoho-renge-kyo emergono in noi la speranza e la forza per vivere l’esistenza in modo positivo” (Cos’è la felicità, Esperia, pag.4).
    In questo senso, vivendo ogni giorno con la consapevolezza che «Non c’è vera felicità per gli esseri umani al di fuori del recitare Nam-myoho-renge-kyo» (Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607), prendiamoci cura della nostra preghiera e della nostra pratica quotidiana, che equivale a prenderci cura della nostra felicità!

    Qual è il modo di vivere che crea maggior valore?

    Raffaele Capone
    È dedicarsi alla felicità degli altri!
    La vita è il più prezioso di tutti i tesori. Tutte le persone che si dedicano al benessere degli altri creano una vita di grande valore.
    Indipendentemente dalla nostra posizione sociale è importante mettere la nostra vita al servizio della felicità altrui. Noi che ci sforziamo di praticare il Buddismo abbiamo la possibilità di creare il massimo valore. Credere nella nostra natura di Budda e risvegliarla nelle altre persone ci dà la possibilità di realizzare la nostra missione come Bodhisattva della Terra e diventare assolutamente felici. Recitando Daimoku al Gohonzon, dedicandoci agli altri, possiamo sconfiggere la nostra oscurità e realizzare delle vite di valore.
    Per tanto tempo non mi sono sentito una persona di valore, per vari motivi. Guardavo gli altri e tutti a mio avviso erano migliori di me. Era un incubo. “Come potrò mai incoraggiare quelle persone?”… mi chiedevo sempre.
    Questa sofferenza è stata l’occasione che mi ha spinto ad affidarmi al Gohonzon e alle guide del maestro, per tirare fuori quel coraggio che altrimenti non avrei mai avuto. Col tempo ho imparato a guardare tutti come persone di valore che si stanno sforzando per kosen-rufu, e io ero uno di loro. Siamo tutti Bodhisattva della Terra ognuno con la propria missione da realizzare.
    Il maestro Ikeda scrive: «Il nome Soka Gakkai (letteralmente “società per la creazione di valore”) indica un’organizzazione i cui membri si impegnano per creare supremo valore e ottenere la massima felicità. Lo scopo della vita è realizzare questo tipo di felicità, la felicità assoluta, che non muta con il passare del tempo, è eterna e non è condizionata da fattori esterni perché sgorga dalle profondità della vita. Non dipende dall’aver conseguito qualcosa di transitorio come lo status sociale, il benessere economico o qualche altra soddisfazione passeggera» (pag. 7).

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