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1962: nasce il capitolo Perù - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:33

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    1962: nasce il capitolo Perù

    «Dedicherò la mia vita a kosen-rufu». Una promessa solenne quella di Vicente Kishibe, che negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale lascia il Giappone per cercare fortuna in Perù, scontrandosi però con difficoltà economiche che lo portano a tentare due volte il suicidio. Nel 1962 la svolta: Kishibe conosce il Buddismo e grazie al Daimoku acquista fiducia, nonostante le perplessità della moglie Rosalia che però deve ricredersi di fronte al cambiamento del marito. In breve è tutta la famiglia di Kishibe a contribuire allo sviluppo di kosen-rufu nel paese. Per il suo calore e l’impegno nei confronti delle persone, Kishibe si guadagna l’appellativo di colui che “capisce il cuore dei peruviani meglio dei peruviani stessi”.

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    «Dedicherò la mia vita a kosen-rufu». Una promessa solenne quella di Vicente Kishibe, che negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale lascia il Giappone per cercare fortuna in Perù, scontrandosi però con difficoltà economiche che lo portano a tentare due volte il suicidio. Nel 1962 la svolta: Kishibe conosce il Buddismo e grazie al Daimoku acquista fiducia, nonostante le perplessità della moglie Rosalia che però deve ricredersi di fronte al cambiamento del marito. In breve è tutta la famiglia di Kishibe a contribuire allo sviluppo di kosen-rufu nel paese. Per il suo calore e l’impegno nei confronti delle persone, Kishibe si guadagna l’appellativo di colui che “capisce il cuore dei peruviani meglio dei peruviani stessi”.

    La nuova rivoluzione umana, vol. 11, pagg. 86-90
    di Daisaku Ikeda

    Kishibe era nato a Nago, a Okinawa, nel 1913. Dopo essersi diplomato in una scuola agraria, aveva trovato lavoro in una fattoria sperimentale. Un viaggio di studio in Argentina per impratichirsi dei metodi agricoli di quella nazione lo aveva portato per la prima volta in Sud America. Incantato dal continente, aveva perso interesse a tornare in Giappone. Visto che suo fratello maggiore viveva a Lima, si era stabilito là. […]
    Nel giugno del 1945 Kishibe sposò Rosalia, una nippo-peruviana di seconda generazione. Il febbraio di quello stesso anno il Perù aveva dichiarato guerra al Giappone e la loro vita matrimoniale iniziò in un’atmosfera di apprensione.
    Dopo la guerra, Kishibe avviò un florido commercio. Sembrava che gli affari di Kishibe fossero sulla strada del successo, ma il periodo di prosperità non durò a lungo. Un giorno, firmò un contratto senza grande attenzione trascurando di esaminare i dettagli: risultò essere una truffa che gli procurò serie difficoltà finanziarie. I suoi problemi economici furono enfatizzati dall’alto tasso di inflazione, che stava allora dilagando nel paese. La situazione precipitò in breve tempo: Kishibe fu costretto a dichiarare bancarotta e si trovò con un debito enorme da risarcire. Per peggiorare la situazione, tre dei suoi figli erano malati. […] Kishibe non poteva permettersi le spese per le cure mediche, dal momento che aveva a malapena il denaro per mettere qualcosa in tavola ogni giorno. […] Kishibe aveva quasi cinquantanni. La sua vita in Perù, che per vent’anni era andata bene, sembrava essere andata definitivamente in pezzi. […] Sopraffatto dalla disperazione, tentò due volte di suicidarsi. […] Allo scopo di mantenere la famiglia, la moglie di Kishibe, Rosalia, era riuscita ad aprire un salone di bellezza con dei soldi chiesti in prestito al padre e al fratello.
    Fu più o meno in quel periodo che Kishibe fu invitato a casa di Masayoshi Chinà, da un suo vecchio compagno di scuola dei tempi di Okinawa. In quell’occasione, conobbe il Buddismo del Daishonin. Kishibe fu colpito dalla convinzione assoluta di Chinà che qualunque problema potesse essere assolutamente risolto grazie alla pratica buddista. Decise perciò su due piedi di unirsi alla Soka Gakkai e compilò subito il modulo di adesione. Questo avvenne nel marzo del 1962. […]
    Rosalia era esasperata dal fatto che suo marito non avesse evidentemente imparato la lezione e avesse irresponsabilmente firmato un modulo per entrare a far parte di qualche “dubbia organizzazione religiosa”. La donna aveva sempre considerato altamente sospetta qualunque religione che promettesse la soluzione di tutti i propri problemi tramite la preghiera, perciò non poteva certo approvare la decisione di suo marito di unirsi alla Soka Gakkai.Kishibe, tuttavia, si impegnò coscienziosamente nella pratica di Gongyo e Daimoku e cominciò a lavorare nel negozio fotografico di suo cognato. Grazie alla sua partecipazione alle attività buddiste, cominciò a sentirsi più vitale e più fiducioso. Notò anche che il suo modo di pensare stava cambiando. Fino ad allora, aveva creduto di essere la persona più sfortunata del mondo, ma grazie alla pratica, gradualmente riuscì ad apprezzare perfino le sue difficoltà. Comprese che se non fosse stato per quelle amare esperienze non avrebbe mai preso fede nel Gohonzon e che le sue sventure finanziarie e familiari erano state semplicemente il trampolino di lancio verso la vera felicità. La convinzione di essere sulla giusta strada gli diede il coraggio e gli permise di affrontare ogni situazione con nuova energia ed entusiasmo.
    Alla fine, Kishibe aprì un proprio negozio fotografico nei sobborghi di Lima. Lo chiamò Siawase, che in giapponese significa felicità, come segno della sua determinazione di diventare felice attraverso la pratica buddista. Benché Rosalia fosse contenta di vedere suo marito di nuovo in piedi, manteneva la sua diffidenza verso la sua nuova fede. Un giorno Kishibe la supplicò di accompagnarlo a una riunione buddista. Pur con grande riluttanza, alla fine la donna acconsentì. […] Le testimonianze del modo in cui quelle persone erano riuscite a risolvere problemi economici, familiari o di salute tramite la loro pratica buddista erano estremamente convincenti. Il concetto di “cambiamento del karma” suscitò in Rosalia un’impressione particolarmente profonda. «Per quanto sia difficile da credere – pensò tra sé e sé – forse con questa pratica riusciremo a cambiare il nostro karma familiare. Dal momento che non ho altre vie d’uscita, provare non potrà fare alcun danno».
    Decise perciò di iniziare a praticare. Vedendo i loro genitori recitare Gongyo e Daimoku assieme, anche i figli decisero di praticare. L’intera famiglia iniziò a recitare insieme […] benché la loro vita continuasse a essere dura, finalmente avevano ritrovato la speranza. Nel novembre del 1962 venne formato il capitolo Perù e Vicente e Rosalia Kishibe ne furono nominati responsabili. In quell’occasione, Kishibe fece una solenne promessa: «Dedicherò la mia intera vita a kosen-rufu e per farlo è imperativo che io costruisca una solida base finanziaria». Strano a dirsi, fu proprio in quel periodo che il salone di bellezza di Rosalia cominciò a prosperare. Non molto tempo dopo, le strade attorno al negozio di Kishibe furono sistemate e l’uno dopo l’altro sorsero nuovi edifici che ospitavano scuole e uffici governativi. Grazie a ciò, anche i suoi affari cominciarono ad andare bene. Come risultato, i Kishibe furono in grado di estinguere il loro enorme debito in un breve periodo. Per completare la loro gioia, i figli guarirono. Kishibe si dedicò con tutto il cuore a diffondere la Legge mistica e a lavorare per kosen-rufu. Ogni volta che sentiva di qualcuno che stava soffrendo andava a trovarlo, anche se il tragitto richiedeva venti o trenta ore di viaggio. Con calore e compassione, ascoltava il problema di quella persona e poi la incoraggiava. La sua determinazione interiore si manifestava nel suo carattere e alla fine Kishibe divenne noto come uno che “capiva il cuore dei peruviani meglio dei peruviani stessi”.

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    Leggere La nuova rivoluzione umana / una lettura rivoluzionaria

    Iniziai l’attività nel gruppo Leonardo nel 2004, col desiderio di far percepire agli altri giovani la bellezza di questa occasione e di ringraziare il mio maestro. Eravamo in tre, pochi ma decisi. Cominciammo studiando ogni settimana un capitolo della Nuova rivoluzione umana. Obiettivo: approfondire la relazione fra maestro e discepolo, entrando in contatto con il bagaglio culturale e umano del presidente Ikeda. La lettura dei singoli capitoli iniziò un lunedì, e proseguì fra le molte difficoltà pratiche legate al tempo, alle attività buddiste, al “demone” della noia che ogni tanto si manifestava.
    Leggendo, piano piano cambiò il mio rapporto con lo studio sia buddista che no, non solo, cambiai il mio rapporto con tutto l’ambiente, i miei genitori, la mia ex fidanzata, amici persi di vista… Ma la cosa più importante è che leggere la Nuova rivoluzione umana mi ha portato a cambiare il rapporto fra me e il mio scetticismo che il più delle volte mi faceva pensare: «No, questo non lo posso fare».
    Ebbi l’occasione, successivamente, di parlare della nostra attività a un corso a Trets, ispirando in tal modo l’attività Leonardo nazionale; non solo, alle nostre riunioni hanno preso parte fino a trenta giovanissimi, oltre a molti adulti curiosi e desiderosi di lasciarsi ispirare dal nostro rivoluzionario entusiasmo.
    Gianmaria Tarsi

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