«Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge?»
Nichiren Daishonin, Felicità in questo mondo, RSND, 1, 607
Non so se capita anche a voi, ma quando mi trovo in un momento di stallo, lo studio del Gosho con la spiegazione di Ikeda Sensei è l’unica azione che mi fa davvero cambiare la rotta portandomi sulla via corretta per la realizzazione di esperienze incredibili ed inaspettate.
Mai come in questo periodo e in generale negli ultimi due anni mi sono soffermata così spesso a rileggere il Gosho Felicità in questo mondo, e l’ho utilizzato per incoraggiare me stessa e gli altri.
È un Gosho cortissimo, semplice e facile da ricordare, ma è intriso di un significato profondo che sta alla base della nostra pratica buddista, che spesso dimentichiamo.
La famosa frase «Quando c’è da soffrire, soffri; quando c’è da gioire, gioisci. Considera allo stesso modo sofferenza e gioia, e continua a recitare Nam-myoho-renge-kyo. Come potrebbe non essere questa la gioia senza limiti della Legge?» svela l’atteggiamento per affrontare le diverse vicende della vita, ma pur essendo semplice ricordarla è davvero difficile riuscire a mantenere questo proposito.
Nella spiegazione di questo Gosho il presidente Ikeda afferma: «Ogni cosa si basa in definitiva sul nostro stato vitale e sta a noi scegliere la direzione che vogliamo prendere. Lasciarsi dominare dagli altri o dalle circostanze non è il sistema di vita insegnato dal Sutra del Loto. Vera felicità non significa essere ora contenti e ora disperati» (BS, 222, 36).
Più avanti riprende dicendo:
«Il fattore chiave sta nello sviluppare una forza interiore tale da riuscire a vedere tutto dal punto di vista del mondo di Buddità, la condizione di felicità suprema. E questo è possibile – dice il Daishonin – recitando Daimoku con costanza» (Ibidem).
E subito dopo ci incoraggia ricordandoci: «Nel momento della sofferenza, recitate Daimoku. Nel momento della gioia, recitate Daimoku. Poter recitare Daimoku è di per sé felicità. Ci sono inevitabilmente momenti di sofferenza e momenti di gioia nel dramma di un’esistenza, ma senza il dolore non si apprezza la gioia e senza conoscere il sapore di entrambi non si assapora appieno il gusto della vita» (Ibidem).
Proprio grazie a queste parole, allo studio costante e al Daimoku, sono riuscita a sperimentare esattamente quello di cui parla questo Gosho. Senza farmi dominare dall’ambiente e assaporando una gioia mai provata anche davanti alle grandi sofferenze che sono sopraggiunte nella mia vita, non sentendomi mai sola. Ed è per questo che ho deciso di continuare ad approfondire lo studio di questo Gosho, per ricordarmi il motivo per il quale pratichiamo: essere felici!