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Nessuna preghiera senza risposta - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:27

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Nessuna preghiera senza risposta

Pina Turco, Napoli

Nata nel punto in cui il Vesuvio si specchia nel mare, Torre del Greco, Pina Turco è uno dei volti di varie serie TV tra cui “Gomorra” e “La fuggitiva”. Ha recitato nella commedia di Eduardo “Natale in casa Cupiello“ per la Rai ed è la protagonista del film “Il vizio della speranza” per cui ha vinto come migliore attrice il Tokyo International Film Festival e ha ottenuto la candidatura ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento

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Nata nel punto in cui il Vesuvio si specchia nel mare, Torre del Greco, Pina Turco è uno dei volti di varie serie TV tra cui “Gomorra” e “La fuggitiva”. Ha recitato nella commedia di Eduardo “Natale in casa Cupiello“ per la Rai ed è la protagonista del film “Il vizio della speranza” per cui ha vinto come migliore attrice il Tokyo International Film Festival e ha ottenuto la candidatura ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento

Come hai iniziato a praticare il Buddismo?

Ho iniziato nel 2014, in un periodo duro in cui non avevo strumenti per superare la sofferenza. Finita una storia d’amore durata cinque anni, tornai a casa di mio padre controvoglia, senza un briciolo di forza interiore.
Una mia amica d’infanzia mi parlò del Gohonzon, del quale anche lei sapeva ben poco. Non ebbi dubbi e le dissi: va bene, proviamo!
Oggi sono molto grata a tutto quel dolore.
Iniziai con dieci minuti mattina e sera e mi accorsi che qualcosa iniziava a muoversi dentro e fuori di me. Alla fine ho ricevuto il Gohonzon prima della mia amica.
Da quel momento mi sono dedicata allo studio del Buddismo con slancio, perché sento che lo studio è l’asse fondamentale per rafforzare la mia fede.

Cosa è cambiato recitando Nam-myoho-renge-kyo?

Quando ho ricevuto il Gohonzon ero a Roma e convivevo in una casa piccola con un ragazzo, ma sentivo forte il bisogno di un mio spazio per recitare Daimoku.
La mia responsabile me lo aveva detto: vedrai quante cose cambieranno… E così è stato, ho trovato un appartamento in cui, di fatto, sono andata a “convivere” con il Gohonzon.
Qui è iniziata la mia rivoluzione: dopo sei mesi ho incontrato mio marito e ho fatto il primo film da protagonista.
Tra le risposte “visibili” del mio impegno nella pratica buddista, il David di Donatello per il miglior cortometraggio, “Bellissima”, di cui ero co-sceneggiatrice.

Buddismo e lavoro: come vivi questo rapporto?

Il motivo per cui ho amato subito questa religione è il suo forte legame con la realtà.
Recitando Nam-myoho-renge-kyo ho iniziato a vivere meglio e a essere totalmente nel mio presente.
Ogni cosa nella mia vita è sostenuta dalla preghiera, anche sul set, prima delle riprese, recito Daimoku per far emergere la forza necessaria.

In che modo vivi il legame di maestro e discepolo?

È una relazione che ho capito meglio attraverso il rapporto del presidente Ikeda con Toda.
Nei momenti di grande dolore percepisco che il mio maestro è con me e sento il suo ruggito di leone accanto al mio: in questo Daimoku comune raggiungiamo insieme l’altra sponda del fiume…

La pandemia è una prova dura per tutti. C’è un’esperienza che vuoi condividere?

Durante questa emergenza i bambini sono stati particolarmente penalizzati.
Ho un figlio di tre anni, Giorgio, che in questa situazione ha azzerato completamente la socialità.
Essendo figlio unico, senza scuola, amici e parenti, è diventato pigro nel linguaggio. La preoccupazione che questo stato potesse cronicizzarsi mi opprimeva.
Così mi sono messa davanti al Gohonzon per superare questa impasse e ho recitato tantissimo Daimoku. Giorgio ha iniziato a parlare in piena pandemia, nonostante avesse pochi imput!
Ho sentito le sue prime parole e da lì è stato un crescendo.
Questa è stata un’esperienza enorme per me.

Incontri difficoltà nel condividere il Buddismo con gli altri?

Quando mi chiedono il mio segreto, io rispondo che è Nam-myoho-renge-kyo.
Vorrei che ogni aspetto di me, della mia vita, della mia storia e del mio modo di stare al mondo fossero una prova del funzionamento del Buddismo.
Nel mio ambiente io sono “figlia di nessuno”, sono partita non da zero ma da sotto zero: oltre alla realizzazione nel lavoro, sento che sto costruendo la felicità come la intende il Buddismo, in termini di solidità e di forza interiore.

C’è una frase del Gosho particolarmente importante per te?

«Non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta» (Sulle preghiere, RSND, 1, 306).
Inoltre mi sento molto ispirata dalla figura stupenda di Kaneko Ikeda, che ci suggerisce di essere come un cigno che in superficie sembra tranquillo e quasi fermo mentre sotto con le zampette lavora incessantemente per andare sempre avanti.

Da ora in poi: nuove determinazioni e sogni da realizzare?

Ho deciso di valorizzare le cose belle che sono successe nella mia vita per splendere davvero.
E desidero farlo insieme alla Soka Gakkai: come ci insegna Nichiren Daishonin, decidiamo di splendere proprio adesso che le cose sono più difficili.

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