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Pratico il Buddismo da poco, ho difficoltà a recitare con costanza e ho ancora dubbi sull’efficacia del Daimoku. Com’è possibile che dalla ripetizione di una frase possano nascere effetti benefici? (Marialivia)
Risponde Giulia Gallo, vice responsabile nazionale giovani donne
Alla base del Buddismo di Nichiren Daishonin c’è la preghiera, il Daimoku, che è il titolo del Sutra del Loto e racchiude in sé l’essenza del sutra stesso.
La preghiera è lo strumento grazie al quale risvegliamo la natura di Budda che risiede in ognuno di noi e le permettiamo di emergere.
Nel Gosho Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, il Daishonin scrive: «Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata è come uno specchio appannato che però, una volta lucidato, sicuramente diverrà chiaro e rifletterà la natura essenziale di tutti i fenomeni e il vero aspetto della realtà. Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 4).
Il beneficio essenziale della nostra pratica sta in questo processo costante di trasformazione che origina dal richiamare e manifestare uno stato vitale vasto e ricco di speranza.
Nello spiegare il significato del Daimoku, il presidente Ikeda afferma: «La preghiera è il cuore della religione. È un atto supremo che contraddistingue gli esseri umani. Il nostro atteggiamento si riflette chiaramente nella nostra preghiera, sia in ciò per cui preghiamo, sia nella serietà e sincerità con cui preghiamo. Recitare Daimoku davanti al Gohonzon costituisce una profonda cerimonia di comunione tra il microcosmo individuale della nostra vita e il macrocosmo dell’intero universo, perché Nam-myoho-renge-kyo è la Legge fondamentale che governa le nostre vite e l’universo» (I giovani e gli scritti di Nichiren Daishonin, Esperia, pag. 8).
Quando recitiamo Daimoku stiamo richiamando dal profondo della vita la nostra Buddità innata, come se stessimo parlando la sua stessa lingua. Personalmente, ricordarmi che questa condizione vitale così vasta è da sempre presente dentro di me mi rassicura e mi dà forza.
Il presidente Ikeda incontrò il Buddismo a diciannove anni e trovò in Josei Toda una fonte inesauribile di ispirazione. Il presidente Toda rispose con cura alle sue domande, basandosi sui princìpi del Buddismo.
Ricordando quei momenti, Sensei scrive: «Il presidente Toda diceva spesso: “La fede ricerca la comprensione e la comprensione approfondisce la fede”. Comprensione qui si potrebbe chiamare anche logica o ragione; secondo la mia esperienza personale la fede si approfondisce ponendo domande e chiarendo dubbi, continuando a pensarci attentamente nel corso della nostra pratica buddista, fino a giungere a una risposta soddisfacente che possiamo accettare con tutto il cuore» (Fede, pratica e studio, Esperia, pag. 14).
Da ogni dubbio può scaturire uno slancio ulteriore nella nostra rivoluzione umana, se solo decidiamo di “cercare la risposta” attingendo ai princìpi del Buddismo e alle parole del maestro. In questo modo forgiamo, goccia dopo goccia, una fede indistruttibile, piena di convinzione.
