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Ogni seme è già di per sé un frutto - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 10:27

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Ogni seme è già di per sé un frutto

Daniela Di Capua, Roma

Daniela racconta dei suoi sforzi nello shakubuku che hanno portato, nel corso degli anni, alla fioritura di legami di fiducia e di amicizia

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Daniela racconta dei suoi sforzi nello shakubuku che hanno portato, nel corso degli anni, alla fioritura di legami di fiducia e di amicizia

Ho ricevuto il Gohonzon il 22 aprile del 1986. Per me è stato immediato e facile abbracciare il Buddismo di Nichiren Daishonin e aderire alla Soka Gakkai, perché ho sempre sentito che ogni parola, ogni principio corrispondevano perfettamente alla mia visione della vita ed era quindi la strada giusta per imparare a viverla al meglio. Naturale ma non facile, perché molte sofferenze profonde, dentro e fuori di me, diventarono ancora maggiori dopo aver cominciato a recitare Nam-myoho-renge-kyo e mi sono occorsi molti anni prima di riuscire a trasformarle.
Ciò nonostante, ho sentito fin dal primo momento che fosse naturale e giusto portare avanti le attività per gli altri, fare l’offerta per kosen-rufu ogni mese e fare shakubuku: non potevo fare a meno di parlare del Buddismo alle persone a me care, perché era la grande scoperta della mia vita e volevo condividerla con chi mi era vicino. Per diversi anni quindi ho fatto shakubuku con facilità e diverse persone hanno abbracciato la pratica e hanno ricevuto il Gohonzon.
Un grande beneficio della pratica buddista è stato svolgere per quasi vent’anni un ruolo importante nel mio lavoro, nel settore pubblico e in particolare nella protezione dei richiedenti asilo e rifugiati.
Questo mi ha portato a essere prudente nel condividere il Buddismo con le tante persone che lavoravano con me: non volevo che pensassero di dover diventare buddiste per compiacere il loro capo! Sicché in quegli anni la mia strategia è stata di trovare sempre il modo di far sapere che sono buddista parlandone in maniera generale, sforzandomi poi in ogni istante di mantenere un comportamento coerente con i valori e i princìpi di cui parlavo. Ho portato sempre con me questa guida di Sensei: «La missione religiosa di un buddista è l’adempimento del suo compito di essere umano nella società» (NRU, 3, 250).
Nel tempo ho costruito così una grande rete di legami di fiducia, di apprezzamento e talvolta anche di vere e proprie amicizie profonde, che hanno portato molte di queste persone ad avvicinarsi spontaneamente al Buddismo e a partecipare alle riunioni e in alcuni casi a ricevere il Gohonzon.
Arrivo a questi ultimi due anni: nel 2019 mi sono dimessa dal lavoro per un’incompatibilità troppo forte fra la mia coscienza e le nuove politiche sul diritto di asilo in Italia. Poi è arrivato il Covid, l’isolamento, la distanza… Non ho avuto modo di parlare di Buddismo o di frequentare persone nuove, eppure il desiderio rimaneva vivo nel mio cuore.
La risposta a questo mio desiderio è stato il grande beneficio di vedere sbocciare i semi piantati tanto tempo fa nella vita di persone che avevo addirittura perso di vista, persone a cui ero stata vicina con il cuore, a cui avevo parlato del Buddismo con grande passione ma che avevo completamente perso di vista per varie ragioni.
Una donna che non vedevo da vent’anni ha cominciato a praticare, ha preso personalmente i contatti, ha ricevuto il Gohonzon nel 2019 e mi ha rintracciata per ringraziarmi! Un’altra che non sentivo da quindici anni ha cominciato a praticare e ha deciso di ricevere il Gohonzon in piena pandemia lo scorso anno, e mi ha chiesto di accompagnarla. Un’altra donna a cui avevo parlato del Buddismo nel 2003 l’ha ricevuto due settimane fa. Così, a oggi, trenta persone a cui ho fatto shakubuku hanno ricevuto il Gohonzon.
Nel frattempo, la mia vita professionale è proseguita con soddisfazione e gratitudine.
Questa è un’esperienza profonda per me: ho rafforzato la mia fiducia nel potere che abbiamo di incidere sull’ambiente attraverso le nostre azioni.
Più che mai, quindi, intendo dare valore alle cause che creo, sia attraverso la forza del Daimoku che attraverso il mio comportamento quotidiano, con la certezza che ogni seme è già di per sé un frutto, anche se invisibile agli occhi.

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