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Non perdere mai il sorriso - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:18

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Non perdere mai il sorriso

Attraverso la preghiera e lo studio costante delle guide del maestro Ikeda e del Gosho, Silvia riesce a trasformare la sofferenza legata ai problemi del figlio in opportunità per sviluppare empatia e compassione. E questa maturazione interiore si riflette anche nel suo lavoro di educatrice…

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Attraverso la preghiera e lo studio costante delle guide del maestro Ikeda e del Gosho, Silvia riesce a trasformare la sofferenza legata ai problemi del figlio in opportunità per sviluppare empatia e compassione. E questa maturazione interiore si riflette anche nel suo lavoro di educatrice…

Nel 2017 ho ricevuto il Gohonzon. La passione per la pedagogia e il mio percorso di formazione umana e professionale mi hanno permesso di apprezzare fin da subito il valore degli insegnamenti buddisti e di riconoscere in Daisaku Ikeda il maestro che poteva accompagnarmi alla scoperta del funzionamento della vita.
Quello stesso maestro al quale mi sono rivolta con totale fiducia per affrontare e risolvere una difficoltà improvvisa, dolorosa e destabilizzante per me e per mio marito: mio figlio maggiore, nel settembre 2017 iniziava la scuola elementare manifestando difficoltà di concentrazione, accentuata selettività alimentare, iperattività e, con il passare del tempo anche difficoltà di apprendimento; gli fu diagnosticata la sindrome di Asperger, ADHD, DSA.
Caddi nella gabbia della non accettazione, reagivo con rabbia e impulsività alle difficoltà del bambino. Iniziai a soffrire di depressione, ansia, ipocondria, fibromialgia… con tutta me stessa rifiutavo l’idea che mio figlio potesse avere dei problemi e sentivo di non avere le qualità necessarie per vincere, per essere una buona madre.
Seguirlo nei compiti e condividere le attività quotidiane divenne motivo di scontro e di grande fatica, e anche la relazione con mio marito ne risentì portandoci sull’orlo della separazione.
Furono proprio la preghiera e lo studio costante delle parole del maestro Ikeda e del Gosho a farmi sentire che potevo farcela, che dovevo credere di avere in me stessa tutto il potenziale per trasformare quella sofferenza.
Sensei afferma: «Non esiste una madre perfetta. Ogni madre ha pregi e difetti, perché tale è la natura umana. Proprio per questo i bambini si sentono a loro agio. Cercate quindi di essere sempre voi stesse, così come siete» (La mappa della felicità, Esperia, 16 dicembre).
Iniziai a cercare risposte e possibili cure per la sindrome di mio figlio, imbattendomi nella medicina ortomolecolare e negli studi di Linus Pauling sul rapporto tra nutrizione e disordini metabolici.
Una strada che decisi di percorrere e sperimentare per me stessa e per mio figlio, sentendola vicina al mio modo di pensare, senza mai trascurare tutte le indicazioni della medicina tradizionale.
Parallelamente, accettai la responsabilità di un gruppo con l’obiettivo di vederlo crescere felice tanto quanto mio figlio.
Nichiren Daishonin scrive: «Quando si accende una torcia per qualcuno di notte si fa luce non solo a quella persona, ma anche a se stessi» (I vestiti e il cibo, RSND, 2, 1002), e io ero certa che la decisione di far avanzare kosen-rufu era una grande opportunità per recitare molto Daimoku, studiare e sostenere i compagni di fede, permettendomi di accelerare la mia rivoluzione umana.
La fede, la pratica, lo studio e l’attività buddista, mi hanno portata a comprendere che grazie a mio figlio avevo la possibilità di migliorare me stessa, sentire quanto lui sia meraviglioso nella sua unicità e quanto abbia da insegnarmi.
Come scrive il maestro Ikeda: «Tutti i bambini sono diversi. Ognuno possiede le sue meravigliose qualità individuali. Dobbiamo riversare sui bambini il nostro grande amore e la nostra compassione, così che ognuno di loro possa fiorire in accordo con le sue peculiari qualità» (I tesori del futuro, Esperia, pag. 20).
La sua iperattività e i numerosi disturbi derivanti dalla sindrome si sono notevolmente attenuati e oggi è uno splendido adolescente che, quando lo desidera, recita Daimoku e spontaneamente incoraggia i suoi amici a credere in se stessi.
La relazione con mio marito è completamente rifiorita e lo scorso febbraio anche lui è diventato membro della Soka Gakkai.
Io sono completamente guarita dalla fibromialgia e finalmente mi sento libera di essere me stessa, senza dovermi paragonare a nessun’altra donna o madre.
La mia famiglia è orgogliosa di me e del mio impegno nella fede, e le nostre relazioni sono diventate sempre più gioiose e creative, grazie alla decisione di mettere in pratica queste parole: «Possiamo definire “esperta nell’arte di vivere” la persona disposta a crescere giorno dopo giorno, utilizzando al meglio ogni esperienza vissuta» (La mappa della felicità, Esperia, 20 novembre).
La lotta vissuta nella vita personale, come donna, madre e moglie, si è rivelata un tesoro anche nel mio lavoro.
Lo scorso anno sono stata assunta a tempo indeterminato nella scuola primaria realizzando così l’obiettivo che coltivavo da sempre: cambiare lavoro e diventare insegnante entro il mio quarantesimo compleanno!
Mi sono ritrovata a insegnare nella stessa classe di un’amica di vecchia data che ha scelto di mettere in pratica nella scuola pubblica il metodo Montessori, condividendone con me lo spirito, le tecniche e la metodologia, e permettendomi di realizzare quello che ritenevo un sogno impossibile!
Accompagnare i bambini in un percorso di crescita quanto più armonioso possibile, soprattutto quelli che hanno più difficoltà, e allo stesso tempo sostenere le loro famiglie mi rende felice e mi permette di sperimentare quanto è vero che aver affrontato grandi dolori può aiutarci a sviluppare l’empatia necessaria a comprendere e incoraggiare chi soffre.
Mi sfido ogni giorno con gioia per sviluppare gentilezza, compassione, coraggio e per sapermi flettere al vento nei momenti di bufera mantenendo salde radici.
Mi impegno per portare nel mio ambiente di lavoro la mia rivoluzione umana, facendo tesoro degli insegnamenti di Sensei.
«Quando dedichiamo la nostra vita a kosen-rufu, il nostro karma si trasforma in una nobile missione, e i nostri problemi diventano inestimabili tesori del cuore» (NR, 668, 33).
Io ho deciso di dedicare la mia vita a kosen-rufu per ripagare il mio debito di gratitudine verso il mio maestro, che mi sostiene in ogni istante della mia vita!

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