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«Niente è più prezioso della pace» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:46

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«Niente è più prezioso della pace»

Quali sono le cause che scatenano la guerra? Cosa possiamo fare per costruire la pace? Che tipo di contributo possiamo dare alla nostra comunità locale?

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Quali sono le cause che scatenano la guerra? Cosa possiamo fare per costruire la pace? Che tipo di contributo possiamo dare alla nostra comunità locale? Di fronte al verificarsi di guerre e conflitti persino nel cuore dell’Europa, è naturale provare un senso di impotenza e di sfiducia. Eppure, dal punto di vista del Buddismo, proprio questa sfiducia è una manifestazione dell’oscurità fondamentale e il maggior ostacolo al conseguimento della pace. Il Buddismo spiega che la via più sicura per costruire una pace duratura è il processo di trasformazione interiore di ogni singolo individuo. Nelle pagine che seguono condividiamo alcuni spunti di riflessione su questi temi

«Quali sono le cause che scatenano la guerra e le altre sciagure che minacciano la sopravvivenza umana?
Nichiren Daishonin cita un trattato buddista in cui si afferma: “Poiché la collera cresce di intensità, si scatenano conflitti armati. Poiché l’avidità cresce di intensità, sopraggiunge la carestia. Poiché la stupidità cresce di intensità, scoppiano le epidemie. E poiché si verificano queste tre calamità, i desideri terreni diventano più intensi e le false visioni prosperano sempre più” (La raccolta degli insegnamenti orali, BS, 110, 58).

In altre parole, nella loro essenza le calamità della guerra, della carestia e dell’epidemia derivano dalle impurità presenti nella nostra vita, dai tre veleni di avidità, collera e stupidità. Perciò dobbiamo essere preparati al fatto che il Giappone e il resto del mondo saranno sempre soggetti a simili tragedie.

[…] Una pace duratura non si può realizzare solo con misure politiche ed economiche. Vanno eliminate le impurità dei tre veleni, che potremmo considerare malattie intrinseche alla vita stessa. In altre parole, la via più sicura per una pace duratura consiste nella purificazione e nella trasformazione della vita di ogni individuo.
Questo insegna il Buddismo, questo è il nucleo della pratica buddista. Sono fermamente convinto che qui si trovi la ricetta migliore per guarire in modo definitivo le malattie spirituali dell’umanità e della società».

Daisaku Ikeda (Proposta di pace 2005, BS, 110)

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In prima persona
«Nulla è più barbaro della guerra»
di Carlo Abrate, vice responsabile del Gruppo studenti

«Nulla è più barbaro della guerra. Nulla è più crudele» (Incipit de La rivoluzione umana).
La guerra in atto in Ucraina sta portando vittime militari e civili, questo è inaccettabile e inconcepibile per tutti noi. Questa violazione del diritto alla vita e alla felicità dimostra il fallimento di una società basata sulla competizione nazionale e la sicurezza militare.
Molti di noi si sentono impotenti di fronte alle atrocità in cui vediamo coinvolti i nostri concittadini del mondo. Per quanto possiamo superare la sofferenza momentanea spesso il giorno dopo sembra che la situazione stia peggiorando ancora di più. Per questo diventano ancora più fondamentali e cruciali le determinazioni che mettiamo in questo momento così difficile.

Determiniamo oggi, tra i detriti di questa società, di costruire un mondo dove la competizione nazionale si trasformi in competizione umanitaria, in cui i paesi possano «“rivaleggiare” nella produzione di veri “cittadini globali“» (Un nuovo umanesimo, Esperia, pag. 65), e dove la sicurezza militare si trasformi in sicurezza umana, per «la tutela della vita e della dignità delle persone» (Proposta di pace 2012, BS, 152).
Quello che conta è agire adesso, sia a livello personale che a livello globale.
Ciascuno di noi può comprendere a livello personale come rilanciare il proprio contributo in questa direzione portando un forte senso di speranza attiva nel proprio ambiente.
Allo stesso tempo una forte determinazione condivisa in questo momento ha un profondo significato. La Soka Gakkai è nata dal voto di Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda in carcere durante la Seconda guerra mondiale, nel momento più difficile per la loro vita e più cupo per la società del ventesimo secolo.

Come discepoli, le nostre determinazioni profondamente unite con quelle dei membri Ucraini e Russi sono il seme per la realizzazione di un mondo più giusto e solidale dove possiamo affermare: «Niente è più prezioso della pace. Niente porta maggiore felicità» (Incipit de La nuova rivoluzione umana).

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Costruire la pace è la nostra missione

«L’umanità aveva fatto ricorso alla forza militare per risolvere situazioni che si stavano via via complicando, poiché si pensava che fosse il metodo più rapido ed efficace.
Tuttavia il ricorso alle armi non fece che peggiorare e far sprofondare lo stato delle cose, oltre a intensificare l’odio e il rancore della gente, e non costituì la minima misura risolutiva.
D’altro canto, il superamento dei conflitti e l’eliminazione delle discriminazioni attraverso il dialogo, sono processi che influenzano il cuore delle persone e portano a una profonda trasformazione interiore della vita, ed essendo processi graduali richiedono perseveranza e assiduità.

Di fronte al verificarsi di guerre e conflitti, rappresaglie e massacri, è naturale considerare se stessi incapaci di aprire sentieri verso la pace attraverso il dialogo, è naturale rassegnarsi e perdere la speranza.
Tale tendenza è in realtà il maggiore ostacolo al raggiungimento della pace.
Secondo la visione buddista, in fondo al baratro della disperazione alberga l’illusione fondamentale inerente alla vita che ci impedisce di credere nella nostra Buddità intrinseca, ovvero l’oscurità fondamentale.
Cambiando prospettiva nel nostro modo di vedere le cose, si può comprendere che la realizzazione di una pace durevole nel mondo avviene attraverso il confronto con questa oscurità dell’individuo, in definitiva un confronto nel profondo dell’esistenza tra il “credere” e il “non credere” nel potenziale umano.
E qui noi buddisti dobbiamo essere consapevoli di avere una grande missione nella costruzione della pace».

Daisaku Ikeda, NRU, vol. 29, cap. 3, p.ta 54

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Buddismo in azione
Creare valore nelle nostre comunità

Alessandra e Marta raccontano di come si sono attivate per creare una rete di solidarietà nel loro ambiente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina

Agire come cittadina Soka nella società
di Alessandra Ceccarelli, Milano

Guerra. Questa realtà dal 24 febbraio ha scosso il mio essere, ma all’inizio non fino in fondo…
Solo quando mi sono ricordata della frase del Gosho: «Se vi preoccupate anche solo un po’ della vostra sicurezza personale, dovreste prima di tutto pregare per l’ordine e la tranquillità in tutti e quattro i quadranti del paese», ho cambiato il mio ichinen, la mia determinazione davanti al Gohonzon pensando a cosa potessi fare per la pace. Ho provato una grande serenità recitando Daimoku. Il giorno seguente in ufficio (lavoro alla stazione centrale di Milano) alcuni colleghi avevano organizzato una raccolta di cibo e giochi per i bimbi profughi ucraini che arrivano a Milano disperati.
Il capufficio ha attivato un sistema per far giungere i profughi alle destinazioni finali del viaggio gratuitamente. Tutto il sistema lavorativo ha collaborato per permettere a queste persone di arrivare serenamente a destinazione.
Mi ha poi chiamata una compagna di fede chiedendomi se la Soka Gakkai facesse qualcosa per la pace.
Pensando alla Dichiarazione contro le armi nucleari di Josei Toda è stato chiaro, per me, che non si trattava di agire perché qualcun altro organizzava, ma potevo agire come cittadina Soka nella società. Ho condiviso le informazioni sui centri di raccolta nella mia città con amici, conoscenti e parenti. Inoltre ho personalmente informato le associazioni umanitarie delle possibilità di aiuto nei viaggi per i profughi ucraini.
Continuo a pregare con forza e piena di speranza per vedere il cessate il fuoco quanto prima!

Solidarietà nel mio quartiere
di Marta Bonomo, Roma

Il presidente Ikeda parla spesso dell’importanza di prenderci cura delle nostre comunità e dei nostri quartieri. Tre anni fa abbiamo creato un gruppo informale composto soprattutto da donne che abitano nella stessa zona per fare qualcosa per noi stesse e per migliorare la vita del nostro quartiere. è nata una rete di relazioni, di mutuo aiuto, di scambio di informazioni su iniziative di valore sociale e culturale, nonché una conoscenza tra persone con esperienze molto diverse.
Gli strumenti più usati con la pandemia sono la chat e i social e, con l’inizio della guerra in Ucraina, questa rete ha iniziato a funzionare per la solidarietà.
Già nei primissimi giorni abbiamo saputo di una mamma ucraina della scuola di quartiere raggiunta da una sua connazionale con un bambino che aveva bisogno urgente di indumenti e di un lettino.
Inoltre un’infermiera ci ha segnalato l’arrivo di donne partorienti e la necessità di abiti per neonati, così abbiamo cominciato a raccoglierli. Già il 24 febbraio sulla chat compariva la lista dei beni di prima necessità da inviare in Ucraina tramite il coordinamento presso la Basilica di Santa Sofia a Roma e nel giro di 24 ore abbiamo consegnato cinque pacchi di generi alimentari che sono partiti il giorno stesso.
Come spiega il Buddismo, tutte le guerre nascono prima di tutto nel cuore degli esseri umani, dai tre veleni e dall’impurità dell’epoca, e non spariranno se non trasformando il karma dell’umanità.
Ma, come scrive Sensei: «Proteggendo le nostre rispettive comunità e diffondendo il senso di solidarietà tra loro, possiamo affrontare persino le minacce globali più pressanti. E possiamo impegnarci nella paziente costruzione di quel tipo di comunità che aprirà un ampio sentiero verso la società globale sostenibile del futuro» (Proposta per l’ambiente, 2012).
E intanto una donna di questo gruppo di quartiere ha iniziato a praticare e mi fa molte domande sulla visione della pace promossa dalla Soka Gakkai…

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