Recitando Daimoku con forza, Francesca fa emergere la sua missione lavorativa legata all’applicazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nella società. Grazie al legame con il maestro Ikeda riesce ad affrontare un problema di salute e a crescere come una leader di kosen-rufu
Avevo otto anni quando iniziai a recitare Daimoku. I miei genitori, insieme a mio nonno, erano diventati buddisti negli anni ‘70 ed ebbero la grande fortuna di incontrare Ikeda Sensei in varie occasioni.
Da adolescente ero estremamente timida e insicura. La mia responsabile giovani donne mi consigliò di creare un forte legame con il maestro, perché ciò mi avrebbe aiutata a tirare fuori il coraggio per superare ogni difficoltà. Pian piano compresi che più recitavo Daimoku per mettere la mia vita a ritmo con quella di Sensei, dedicandomi alle attività, incoraggiando le giovani donne e studiando i princìpi del Buddismo, più il mio cuore si apriva e la mia vita si espandeva.
Nel 2012 mi trasferii da Firenze ad Amsterdam per un Master in Sociologia Urbana. Successivamente, recitando Daimoku con forza per capire la mia missione nel lavoro, sentii il desiderio di dedicarmi all’applicazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). La risposta arrivò subito e venni presa come volontaria in una ONG che lavora per i diritti umani.
Dopo qualche mese quell’organizzazione precipitò in una grave crisi economica. Più di cinquanta persone furono licenziate e l’ambiente di lavoro diventò molto difficile. Soffrivo ma non volevo arrendermi! Determinai di sfidarmi e riuscii a fare shakubuku a cinquanta amici, tra cui il mio attuale compagno, creando con lui una fantastica relazione.
Dialogare con le persone mi permise di aprire il mio cuore alla speranza e ripartire. Decisi di dedicarmi a kosen-rufu senza “lesinare la mia vita” e alla fine di un milione di Daimoku mi fu offerto un contratto a tempo pieno come ricercatrice in quella stessa ONG. Quasi non ci credevo!
Nel 2016 partecipai a un corso giovani della SGI in Giappone. E lì fu la svolta.
Non appena arrivata, mandai una lettera a Sensei per esprimergli tutta la mia gratitudine, anche per avermi dato il nome “Masako”, che significa “bambina della giustizia”. Dopo qualche ora mi dissero che Sensei aveva mandato una risposta e un regalo per me: ho provato la gioia più grande della mia vita!
Al Daiseido, davanti al Joju Gohonzon rinnovai il mio voto di diventare “ambasciatrice della sostenibilità”.
Appena tornata, le mie responsabilità nel lavoro aumentarono. Iniziai a viaggiare in tutto il mondo e a incontrare persone di rilievo in quell’ambito, e iniziai a guidare un progetto insieme al Global Compact delle Nazioni Unite che incoraggiava le aziende a integrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili nelle loro decisioni. Per la prima volta migliaia di aziende in tutto il mondo avevano gli strumenti per allineare le loro strategie agli SDGs!
Nel frattempo, a causa dello stress accumulato nel precedente lavoro avevo sviluppato un dolore cronico al collo che si stava aggravando. Non potevo più portare le buste della spesa e non potevo lavorare seduta. Il medico disse che dovevo cambiare professione: mi sentivo senza via d’uscita.
Un giorno lessi di come Toda incoraggiò il giovane Ikeda a combattere la malattia attraverso la fede: «“Daisaku! Tu non hai un grammo di forza vitale. Se la tua forza vitale è debole sarai sconfitto”. Mi portò davanti al Gohonzon, si sedette con me e recitò Nam-myoho-renge-kyo con una forza che sembrava letteralmente voler costringere il demone della malattia a sottomettersi. La sua recitazione era davvero il ruggito di un leone» (Verso un secolo di salute, Esperia, pag. 11).
Leggendo queste parole mi sentii come se avessi il mio maestro accanto e iniziai a recitare Daimoku con il ruggito del leone, come «se dovessi estrarre l’acqua dal deserto», mentre continuavo a incoraggiare le mie compagne di fede senza arretrare di un passo.
Intanto sperimentavo una terapia dopo l’altra, ma niente funzionava davvero. Mi resi conto che avevo fatto tutto il possibile, tranne determinare profondamente di cambiare il mio karma riguardo alla salute.
Iniziai ad approfondire il significato della malattia nel Buddismo e a pregare per realizzare l’impossibile. A quel punto un nuovo ortopedico mi consigliò di seguire un programma olistico intensivo. Inoltre, la mia assicurazione sanitaria mi coprì l’intero costo del programma e mi venne concesso di lavorare solo venti ore a settimana mantenendo lo stipendio intero.
Mentre continuavo a impegnarmi nell’attività di byakuren mi resi conto che dovevo rispettare la mia vita e prendermi cura di me stessa al cento per cento.
Dopo quattro anni, il dolore finalmente diminuì e poi scomparve. A quel punto sentii che lì dove mi trovavo la mia esperienza era terminata e decisi di trovare un nuovo lavoro prima del 18 novembre, per fare un altro passo avanti nella mia missione.
Proprio il 2 ottobre, anniversario del primo viaggio all’estero di Sensei per kosen-rufu, una ex-collega mi propose un ruolo di Programme Manager e mi chiese di aiutarla a lanciare un’iniziativa globale sulla riduzione delle emissioni. Potevo lavorare solo quattro giorni a settimana con la scala salariale più alta, in modo da poter mantenere il mio equilibrio tra lavoro e vita privata e continuare a migliorare la mia salute.
In parallelo a questa vittoria personale, quattro giovani donne della regione hanno ricevuto il Gohonzon. Anche mia zia ha ricevuto il Gohonzon e mia nonna, all’età di 84 anni, ha deciso di diventare membro realizzando l’ultimo sogno di mio nonno.
Questi dieci anni in Olanda sono stati un incredibile viaggio di rivoluzione umana. Da persona timidissima sono diventata una speaker di conferenze, da cameriera che non parlava l’inglese, una senior manager in un’organizzazione che lotta contro il riscaldamento globale. Io e il mio compagno abbiamo comprato una casa ad Amsterdam e siamo veramente felici. Sfidare me stessa come responsabile nella SGI e lottare per la felicità degli altri mi ha dato l’opportunità di diventare una persona di valore nella società.
Sensei scrive: «Dedicando la vita ad adempiere il voto di maestro e discepolo riuscirete a tirare fuori il “cuore di leone” che è dentro di voi. […] Un nobile “cuore di leone” batte dentro di voi. Miei cari successori, mie care successore, vi chiedo di unirvi a me e di lavorare per kosen-rufu con questo vostro coraggio innato» (BS, 218).