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I nostri pionieri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 09:26

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I nostri pionieri

Quest’anno ricorre il 40° anniversario della visita del presidente Ikeda in Italia e in Europa, nel 1981. Era il 6 giugno quando Sensei, dopo aver visitato l’Italia, si recò in Francia presso il Centro culturale europeo di Trets e definì il 6 giugno come il “Giorno d’Europa”, poi rinominato “Giorno di maestro e discepolo per l’Europa”. I giovani italiani che hanno incontrato Sensei nell’81 hanno dato vita a un’ondata di shakubuku che si è propagata in tutto il nostro paese

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Quest’anno ricorre il 40° anniversario della visita del presidente Ikeda in Italia e in Europa, nel 1981. Era il 6 giugno quando Sensei, dopo aver visitato l’Italia, si recò in Francia presso il Centro culturale europeo di Trets e definì il 6 giugno come il “Giorno d’Europa”, poi rinominato “Giorno di maestro e discepolo per l’Europa”. I giovani italiani che hanno incontrato Sensei nell’81 hanno dato vita a un’ondata di shakubuku che si è propagata in tutto il nostro paese

Il punto di svolta

Hiroko Hirai Agostinelli, Milano

Quando nel 1981 ho partecipato alla riunione con Sensei a Firenze vivevo un periodo di forte sofferenza, confusione e smarrimento: ero in piena crisi esistenziale.
Avevo cominciato a praticare nel ’61 in Giappone con la mia famiglia, ma avevo smesso poco dopo illudendomi che la bella vita che stavo costruendo allora con il mio primo matrimonio fosse sufficiente per sentirmi felice.
Sedici anni dopo ho rimesso tutto in discussione, sono partita per l’Italia e ho ricominciato da zero.
Nel frattempo, incoraggiata da mia madre, avevo ricominciato a praticare il Buddismo.
Nonostante stessi soffrendo e le circostanze fossero molto difficili, pian piano sentivo nascere in me una grande gioia.
L’incontro con Sensei nell’81 è stato come se fossi “tornata a casa”, mi ha spinta a ricercare una lotta più profonda al servizio di kosen-rufu. L’immensa fiducia che ha trasmesso a ognuno di noi, il suo assoluto desiderio di vederci felici mi hanno fatto comprendere che attraverso una rivoluzione umana autentica avrei potuto cambiare radicalmente il mio cuore. Così ho messo al centro della mia vita il Gohonzon, riformulando ogni giorno la promessa fatta al mio maestro: avrei vissuto dedicandomi agli altri, lottando per kosen-rufu per tutta la vita.
Avevo tanti sogni e desideri da realizzare e mettendo alla base la preghiera, continuando a lottare col mio maestro nel cuore, poco alla volta ho realizzato tutto; è stato come dipingere un bellissimo quadro della mia vita, di immenso valore, proprio come la volevo io e come ci aveva incoraggiato Sensei.
Ora sto lottando puntando al 2030, ho settantadue anni ma sento l’energia giovanile che mi spinge a sforzarmi ancora di più per sostenere i giovani e le future generazioni, affinché il movimento di kosen-rufu vada avanti in eterno.
L’incontro dell’81 è stato un punto di svolta nella mia vita che ha determinato i successivi decenni e tutt’ora, nei momenti difficili, torno a quel giorno rinnovando la mia promessa condivisa con Sensei di praticare il Buddismo per tutta la vita.
Ringrazio i miei genitori di avermi fatto incontrare il Buddismo e un maestro come il presidente Ikeda. Desidero condividere una poesia citata da Sensei nel capitolo “Alzarsi da soli” del vol. 1 de La rivoluzione umana, che porto sempre nel cuore:

«Colui che è forte
quando rimane da solo
è davvero coraggioso»

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Una gioia mai provata

Mauro Anastasi, Genova

Il 1981 è stato un anno fondamentale che ha determinato il corso della mia vita.
Il presidente Ikeda era venuto in Italia a fine maggio. Per accoglierlo avremmo fatto uno spettacolo durante il garden party a Firenze.
Noi genovesi avremmo preparato insieme ai torinesi e ai milanesi una danza popolare accompagnata da un coro.
Partecipai al balletto per la cui preparazione andammo a Milano per otto domeniche di seguito. Fu molto stancante ma divertente e si crearono legami e ricordi che mi accompagnano ancora adesso.
Di quel giorno ricordo una gioia smisurata, mai provata prima.
Ricordo Sensei e la signora Kaneko che si alzano in piedi e ci applaudono entusiasti. Mi sembrava fin troppo. Solo tempo dopo ho capito che avevano applaudito non tanto all’esibizione ma all’impegno, allo sforzo, all’entusiasmo, alla sincerità che ci avevamo messo.
Quello che mi ha veramente segnato è stato quando alla fine Sensei è salito sul palco, ha salutato, ringraziato e lodato tutti dicendo: «Parlerò di voi a tutto il mondo!».
Da “incorreggibile miscredente” mi sembrò solo un complimento, parole dette per gentilezza.
Poi accadde un fatto.
A giugno, un giovane uomo italiano di ritorno da Chicago, dove era stato invitato in rappresentanza di tutti i membri italiani al primo festival culturale per la pace nel mondo in USA, ci raccontò che era stato accolto come una star, tutti gli chiedevano dell’Italia e dello spirito degli italiani, proprio come ci aveva detto il presidente Ikeda.
Nella SGI tutti parlavano di noi!
Allora mi resi conto che il presidente Ikeda non parla mai tanto per parlare: quello che dice lo fa per davvero.
Capii che era una persona di cui potevo fidarmi e che potevo seguire.
Il regalo più prezioso che ho ricevuto dalla sua visita in Italia nel 1981 è la certezza che ogni cosa che il nostro maestro dice è vera, ed è l’esempio che mi sono sforzato di seguire in questi anni.

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Uniti per l’eternità

Raffaella Tognetti, Firenze

Che cosa meravigliosa poter incontrare il maestro da giovani e basare la propria vita su un insegnamento così profondo!
Io avevo solo ventuno anni quando il presidente Ikeda venne a Firenze, nel 1981.
Allora ero responsabile dell’attività delle byakuren e la mia inesperienza era tale che ho dovuto recitare ore e ore di Daimoku per non essere assalita dal panico.
Posso dire che quel breve incontro con Sensei ha guidato tutta la mia vita. Ci parlava in modo autorevole ma amorevolmente e senza giudizio. Ci ha fatto sentire a nostro agio insegnandoci con il suo comportamento a prenderci cura delle persone.
Ricordo che c’era una ragazza che aveva il padre gravemente malato e lui l’ha tenuta sempre accanto a sé, incoraggiandola continuamente.
Molti anni dopo, il 9 giugno del 2001, il presidente Ikeda ha scritto un poema per le donne italiane in cui fa riferimento a quella riunione giovani tenutasi nel 1981 a casa di un membro durante la quale ci eravamo promessi di mirare a venti anni di pratica.
C’è un verso che recita: «Fermamente ho creduto che quel giorno avrebbe certamente brillato nel secolo a venire come il primo passo di una grande storia» (NR, 460, 13).
Vi posso garantire che allora nessuno di noi aveva questa visione, eravamo molto giovani e tutti in balìa delle turbolenze tipiche di quell’età. Ma lui ha saputo leggere nei nostri occhi la passione e la saggezza giovanili che ci caratterizzavano.
Quando nel volume 30 de La nuova rivoluzione umana ho letto la frase che pronunciò dalla collina di Fiesole: «Verrà presto il giorno in cui, in molte abitazioni che si scorgono da qui, si accenderà la luce della Legge mistica. È giunto il momento di realizzare kosen-rufu. Ora spetta a tutti voi alzarvi da soli e agire con coraggio» (NR, 638, 36) non ho potuto trattenere le lacrime, perché questo è esattamente ciò che è accaduto e che continua ad accadere. Sensei ci ha insegnato che la forte decisione di un solo individuo innesca un processo di trasformazione incontenibile e inesorabile.
Grazie Sensei, uniti per l’eternità!

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Una sicurezza indistruttibile

Gianni Savelli, Roma

Il programma del viaggio in Italia del presidente Ikeda nell’81 prevedeva tre tappe: Roma, Firenze e Milano.
A Roma era tutto pronto per riceverlo, ma il 13 maggio ci fu l’attentato a papa Giovanni Paolo II. Per sicurezza si decise che era meglio annullare la tappa romana.
Avevo fatto dei programmi precisi per riuscire a fare tutto: dopo aver incontrato Sensei a Roma sarei partito per un concerto in Calabria, ma a quel punto andava tutto all’aria…
E non avrei potuto essere nemmeno al garden party di Firenze.
Tuttavia, per preparare il viaggio di Sensei erano venuti in Italia alcuni giapponesi e alla fine di una riunione uno di loro mi disse che dovevo assolutamente incontrare il presidente Ikeda.
Stimolato dal suo incoraggiamento, la notte prima di partire per il concerto col mio amico Giacomo, che era nella mia stessa situazione, recitammo Daimoku fino al mattino perché succedesse qualcosa.
Intanto il concerto fu confermato e noi “tristemente” partimmo per la Calabria.
Tornato a Roma chiamai per sapere com’era la situazione e mi dissero che avremmo avuto la possibilità di fare l’accoglienza alla stazione Centrale all’arrivo di Sensei a Milano.
Accettammo senza esitare e partimmo!
Il viaggio fu faticoso ma noi eravamo felicissimi.
Partecipammo all’allestimento della sala della riunione che si sarebbe svolta quel pomeriggio e alle 17:00 eravamo in stazione per fare l’accoglienza.
Sensei scese dal treno, me lo ricordo elegantissimo, tutto vestito di bianco, passò davanti a noi e andò oltre.Ma a un certo punto si fermò, tornò indietro e, guardando negli occhi me e Giacomo, ci strinse la mano.
Quella stretta di mano fu come una cascata d’acqua fresca che lava via tutta la tensione, tutta la paura.
Ho percepito in quel momento che avrei avuto qualcosa su cui basarmi per tutta la vita, una sicurezza dentro, indistruttibile.

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Il 31 maggio 1981 si tenne la riunione generale dell’amicizia e della cultura a Firenze alla quale parteciparono tutti i praticanti italiani di allora. In quella occasione il presidente Ikeda disse:

«Voi tutti siete Bodhisattva della Terra. A volte sarete pieni di speranza, altre volte potrete provare grandi sofferenze e frustrazioni. La vita può definirsi una lotta contro le avversità. Ma tutte le difficoltà e le sofferenze esistono per essere sormontate, e per dimostrare l’immenso potere del Buddismo.
Ovvero, proprio perché all’origine della sofferenza esiste il karma, spezzando le sue catene potrete mostrare la prova concreta e la verità del Buddismo, diffonderlo ampiamente e adempiere così alla vostra missione di Bodhisattva della Terra. In altre parole, le sofferenze sono la condizione indispensabile per il compimento di tale missione.
Di conseguenza, il karma è strettamente connesso alla missione e anche se infurieranno le più violente “tempeste” karmiche, non esistono, nel modo più assoluto, difficoltà o sofferenze insormontabili»
(NRU, vol. 30, cap. 4, p.ta 29).

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