In queste pagine presentiamo il report della riunione dei responsabili nazionali e regionali che si è tenuta il 12 aprile su piattaforma online
Ogni cosa inizia dal nostro ichinen
di Anna Conti, responsabile nazionale donne
Questo incontro dei responsabili nazionali e regionali è un po’ di- verso dal solito: infatti, dividendoci in piccoli gruppi desideriamo dialogare insieme su come portare avanti le nostre attività, condividendo le nostre esperienze e determinazioni riguardo alle sfide che stiamo portando avanti nello shakubuku, sia a livello personale che nelle rispettive regioni. Il nostro desiderio è di ripartire tutti insieme con una decisione ancora più profonda, per creare una grande ondata di propagazione e arrivare al 6 giugno con una vittoria realizzata sia a livello personale sia nei nostri gruppi e settori.
Lo scorso fine settimana si è svolta un’intensa attività in tutte le regioni: ci sono state infatti le riunioni delle giovani mamme, piena di gioia e di entusiasmo, in cui sono state raccontate tante esperienze meravigliose che ci hanno trasmesso speranza per il futuro (vedi pag. 19). Grazie a tutte le donne che hanno sostenuto questa attività in tutta Italia!
Inoltre, in nove regioni si sono finalmente svolte le consegne individuali dei Gohonzon, con 189 nuovi membri che sono entrati a far parte della nostra organizzazione! (vedi pag. 19) Anche nel prossimo weekend ci saranno altre consegne: grazie di cuore per il grande impegno con cui vi state prendendo cura di ogni simpatizzante! In un momento così difficile questa attività rappresenta una luce di speranza per tante persone!
Proprio in questi giorni il presidente Ikeda ci ha inviato un bellissimo messaggio per i corsi primaverili in Europa (vedi pag. 2), che possiamo utilizzare nelle nostre attività di questo periodo. In particolare mi ha colpita il passo dove Sensei cita Nichiren Daishonin, che scrive:
«Da quest’unico elemento della mente scaturiscono tutte le varie terre e condizioni ambientali» (La dichiarazione unanime dei Budda delle tre esistenze…, RSND, 2, 793). E Sensei commenta:
«Ogni cosa inizia dal nostro ichinen, ovvero la nostra mente in un singolo istante di vita. Per quanto profonda possa essere l’oscurità che avvolge la nostra epoca e il nostro ambiente, quando il “sole del tempo senza inizio” sorge nei nostri cuori, siamo in grado di illuminare tutte le persone intorno a noi e di portare un cambiamento nel nostro ambiente. Questo è il grande potere della Legge mistica».
Poi afferma: «Pertanto, qualunque cosa accada, non lamentatevi, non fatevi prendere dalla disperazione e non lasciatevi mai sconfiggere, per nessun motivo. Credete nel potenziale illimitato della vostra vita e andate avanti risolutamente! Attraverso la recitazione vibrante e sonora del Daimoku, fate emergere dal profondo di voi stessi la vita del Budda, così che la saggezza e la compassione racchiuse in voi e negli altri possano risplendere manifestando pienamente la gioia di vivere. Questo è il modo di vivere dei nostri saggi compagni di fede Soka».
Leggendo questo messaggio ho sentito un forte incoraggiamento ad andare avanti con gioia e in allegria, mantenendo un “ottimismo indomito” proprio come scrive il presidente Ikeda, nonostante i tempi siano così duri e difficili. Ho sentito che ci sta incoraggiando a non dare per scontata la nostra fede, ad approfondirla più che mai ripartendo sempre dalle basi, dal Gosho, dal Daimoku, dalla relazione col maestro.
Sensei ci sta chiedendo di continuare a fare la nostra rivoluzione umana, giorno dopo giorno. Infatti scrive: «Mi auguro sinceramente che quest’anno tutti voi compagni di fede d’Europa, ciascuno con una profonda missione per kosen-rufu, vi sforziate di approfondire la vostra fede più che mai e continuiate a scrivere, giorno dopo giorno, pagine dorate del diario della vostra rivoluzione umana. Insieme, facciamo sì che questo sia un anno in cui “speranza e vittoria” risplendano intensamente, qualsiasi cosa accada!».
Un mese fa, alla scorsa riunione, ci siamo lasciati pronunciando una promessa, rileggiamola insieme per non dimenticarla e riconfermare la nostra personale decisione di sfidarsi nello shakubuku: «Sensei, mirando a un meraviglioso centenario, per ripagare il mio debito di gratitudine giuro di non arrendermi mai, di abbattere il muro dei miei limiti e di sfidarmi con tutto il cuore per propagare la Legge mistica, per assicurare la pace nel nostro paese!».
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Il significato di “emergere dalla Terra”
«In quanto Bodhisattva della Terra siamo emersi in questo mondo di saha, il luogo che abbiamo scelto per compiere la nostra missione, accompagnati ciascuno da una moltitudine di compagni.
Pertanto, quando ci dedichiamo con tutto il cuore a realizzare il nostro voto di propagare ampiamente la Legge mistica, non è possibile che questi compagni con cui condividiamo profondi legami karmici non inizino a emergere nel nostro ambiente uno dopo l’altro, per poi impegnarsi insieme a noi a realizzare kosen-rufu e l’ideale del Daishonin di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Questo è il significato di «emergere dalla Terra» (NR, 699, 4).
Partendo da questa guida di Sensei come spunto di riflessione, i partecipanti hanno condiviso la loro sfida personale nello shakubuku, le loro esperienze nelle attività di propagazione nelle varie regioni, per ripartire con un ichinen ancora più forte verso il 3 maggio e il 6 giugno.
Di seguito i commenti Alice Ferrario, vice responsabile nazionale del Gruppo studenti, e Simone Bucco, responsabile giovani uomini del Friuli Venezia Giulia.
Alice. Ho sempre un grande desiderio di fare shakubuku ma spesso mi blocco perché ho paura a esprimere sinceramente quello che sento. Lo zadankai di oggi e le guide del presidente Ikeda mi hanno incoraggiata a fidarmi del mio cuore, a mettere al centro il desiderio di realizza- re una meravigliosa rivoluzione umana e continuare a parlare del Buddismo ad amici e parenti, anche a coloro a cui ho già fatto shakubuku in passato. E proprio in questo periodo in cui sto vivendo tante difficoltà, due mie amiche hanno deciso di ricevere il Gohonzon!
Simone. Nel gruppo a cui ho partecipato non conoscevo nessuno, è stata una sfida incontrare persone nuove e condividere le nostre esperienze e difficoltà nello shakubuku. È stata l’occasione per approfondire nuovamente l’importanza di mettere al centro della mia pratica quotidiana non solo il Gohonzon e la relazione con Sensei, ma anche la pratica per gli altri, che non è altro che shakubuku. La mia determinazione è che tre giovani uomini a cui ho parlato di Buddismo ricevano il Gohonzon entro il 18 novembre!
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L’azione di shakubuku èil cuore della soka Gakkai
di Alberto Aprea, presidente dell’IBISG
Per prima cosa vorrei ringraziarvi con tutto il cuore per le attività di consegna dei Gohonzon che si sono svolte nello scorso weekend. Sono state cerimonie gioiose e commoventi.
Entrambi i nostri maestri, sia il presidente Toda – il 3 maggio del 1951 – sia il presidente Ikeda, il 3 maggio del 1960, durante la cerimonia per la loro nomina, rispettivamente a secondo e a terzo presidente della Soka Gakkai, hanno dichiarato come prima cosa il proprio voto di realizzare uno straordinario sviluppo nella propagazione.
Hanno assunto la guida di kosen-rufu pronunciando una solenne promessa, di fronte a migliaia di membri: impegnarsi anima e corpo nello shakubuku.
Questo voto, che ha portato rapidamente a una crescita impressionante del numero di membri della Soka Gakkai, è il nostro punto di partenza. In tremila anni di storia del Buddismo, solamente la Soka Gakkai è riuscita a diffondere la Legge mistica in ogni parte del mondo, realizzando la profezia del Daishonin: «Se la compassione di Nichiren è veramente grande e omnicomprensiva, Nam-myoho-renge-kyo si diffonderà per diecimila anni e più, per tutta l’eternità» (Ripagare i debiti di gratitudine, RSND, 1, 658).
L’azione di shakubuku è il cuore della Soka Gakkai. Tutto parte da qui. Perché questo è il volere e il mandato di Nichiren Daishonin.
Il modo migliore di ripagare il nostro debito di gratitudine verso il maestro è contribuire al progresso di kosen-rufu.
Nichiren Daishonin afferma: «Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano» (Domande e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del Loto, RSND, 1, 58).
È estremamente difficile portare una persona a ricevere il Gohonzon. Personalmente sto recitando Daimoku per realizzare al più presto questo nobile scopo.
Mi ha molto incoraggiato questo scritto del presidente Ikeda, tratto dal suo Diario giovanile, proprio sulla difficoltà di fare shakubuku: «26 novembre: Mi sono alzato alle 10.00. Fa freddo la mattina. Ci stiamo avvicinando all’inverno. Non ho un cappotto. Anche quest’anno dovrò farne a meno. Sono stato con T. a casa di M. per incoraggiarlo a praticare il Buddismo. Ci ha risposto che non vuole. Convertire anche una sola persona è estremamente difficile. Tuttavia, non c’è azione più nobile, più grande e più degna di rispetto. Anche se nessuna persona comincia a praticare in questo momento, centinaia di milioni di persone ci stanno aspettando nel futuro. Tutti e due siamo tornati a casa fiduciosi» (Esperia, pag. 104).
In questi giorni una donna mi ha raccontato una sua esperienza di shakubuku a un giovane di 17 anni. Dopo aver recitato Daimoku, hanno letto insieme qualche pagina del libro Dialoghi con i giovani (D. Ikeda, Esperia). Il ragazzo ha avuto una reazione immediata e, con grande serietà, le ha detto: «Io credo che un altro libro così non esiste al mondo. In genere sono pieni di parole vuote, ma questo libro non so perché ti arriva dritto al cuore. Ti fa riflettere profondamente su cose reali. Inizierò a leggerlo da stasera!».
È proprio vero che «centinaia di milioni di persone ci stanno aspettando», quindi non esitiamo! Agiamo subito con coraggio!
Tutti noi, soprattutto in questo periodo, siamo alle prese con problemi di ogni genere, ma sicuramente abbiamo sperimentato che quando ci sfidiamo con coraggio per fare shakubuku, come ci racconta Marco Gensini con la sua bellissima esperienza (vedi pag. 10), dalla nostra vita sgorga uno stato vitale che ci permette di affrontare qualunque difficoltà e di realizzare una condizione di assoluta felicità.
Perciò, continuiamo a piantare fiduciosi i semi della felicità e della speranza nel cuore di una persona dopo l’altra per assicurare la pace nel nostro paese, con la convinzione, come scrive Sensei nel suo Diario giovanile, che «non esiste azione più nobile, più grande e più degna di rispetto». Grazie mille!
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Il carburante della mia rivoluzione umana
Marco Gensini, responsabile uomini della Toscana Nord, durante la riunione ha raccontato la sua esperienza legata alla gioia di sfidarsi nello shakubuku per condividere con gli altri l’insegnamento del Daishonin
Esperienza di Marco Gensini, Firenze
Ho sessantuno anni e sono andato in pensione nel gennaio del 2020, grazie a un’uscita incentivata prevista dall’azienda in cui ho lavorato per quarantuno anni, trentasette dei quali come membro della Soka Gakkai, facendo grandi esperienze e una brillante carriera.
Non sono di carattere molto espansivo e quindi ho sempre avuto molte difficoltà a parlare di Buddismo alle persone.
A volte mi dico sorridendo che una persona dev’essere davvero molto determinata per farsi fare shakubuku da me! D’altra parte mi rendo conto che questo tipo di sfida costante nel corso del tempo è stato il carburante della mia rivoluzione umana.
Così, l’ultimo giorno di lavoro, sapendo che non avrei avuto altre possibilità, ho deciso di sfidarmi a parlare del Buddismo al mio responsabile.
Nel periodo in cui abbiamo lavorato insieme, lui mi ha sempre portato come esempio da seguire agli altri giovani ingegneri, senza sapere che tutto questo non era altro che il mio tentativo costante di mettere in pratica le parole del Gosho e del maestro Ikeda, per mostrare la prova concreta nella mia vita quotidiana e riuscire in questo modo a fare shakubuku, visto che a parole mi era davvero difficile!
Ricordo che per tirare fuori il coraggio necessario dovetti fare uno sforzo tale che quasi mi sentivo svenire, mi girava la testa, ma alla fine gliene parlai.
Lui rimase molto colpito, mi ascoltò con attenzione e mi rispose che finalmente capiva che cosa avessi di diverso dagli altri.
Nei mesi successivi abbiamo avuto modo di dialogare profondamente, anche rispetto ad alcuni eventi tragici che si sono verificati tra i colleghi, e lui è sempre rimasto profondamente colpito dalla visione buddista della vita e della morte, che ho avuto l’occasione di condividere con lui.
Da quando sono andato in pensione, avendo maturato negli anni tanta esperienza anche nel mondo della progettazione, mi sono messo a disposizione dell’Istituto, come volontario, per contribuire alla gestione dei diciotto Centri culturali italiani. Dopo un anno di dedizione a questa attività molto impegnativa, svolta durante la pandemia, sono andato a trovare alcuni ex colleghi.
In particolare mi sono trovato a tu per tu con uno di loro, col quale avevo avuto un importante rapporto di collaborazione basato su una grande stima reciproca. Con sincerità mi ha parlato della sua vita, chiedendomi anche della mia: a quel punto dovevo proprio decidere di parlargli del Buddismo, e mi è scattata la molla della sfida. Non farlo sarebbe stata una sconfitta, chissà quando si sarebbe presentata un’altra occasione!
Di nuovo ho provato quella sensazione di capogiro, quasi di svenimento, e in un attimo ho dovuto gettare via tutte quelle abitudini cristallizzate nei miei comportamenti che mi impedivano di fare quel passo fondamentale per la sua e per la mia felicità.
Non ci sarebbe stata una prossima volta.
Così gli ho parlato e lui è rimasto sorpreso e ammirato della ricchezza di valori che ha scoperto nella mia vita. Tirare fuori questo coraggio è stata per me una grande possibilità di manifestare compassione.
Nel frattempo il Gruppo uomini della Soka Gakkai Italiana aveva promosso una grande campagna di esperienze da realizzare per il 30 maggio e io, non lavorando più, mi domandavo quale avrebbe potuto essere la mia.
Senza darmi risposte, recitavo Daimoku al Gohonzon con tutto il cuore per riuscire a portare un ospite allo zadankai del mio gruppo, cosa che non accadeva da anni. Qualche giorno dopo, mi sono arrivate due telefonate da un importante Istituto di ricerca per farmi due proposte di attività di consulenza di altissimo livello, una delle quali internazionale, altamente remunerate, di grande respiro e massima gratificazione per la mia professionalità.
Ma la cosa veramente incredibile è che all’origine di queste due chiamate c’erano proprio quelle due persone alle quali avevo deciso di fare shakubuku, affrontando quell’enorme sfida con me stesso e con la mia mancanza di coraggio.
Ora sono felicissimo e per la prima volta nella vita, a sessantuno anni, ho aperto la Partita IVA come libero professionista e sto realizzando con entusiasmo questa meravigliosa nuova partenza!
Sorridendo ripenso che trentotto anni fa iniziai a praticare il Buddismo proprio con l’obiettivo di licenziarmi dal lavoro per fare la libera professione! Il presidente Ikeda ci incoraggia sempre a continuare a perseguire i nostri sogni.
L’essenza di questa sfida l’ho trovata leggendo La nuova rivoluzione umana, in particolare in questa frase: «La Soka Gakkai è il mondo della fede. Ogni cosa inizia e si conclude con la fede, quindi è fondamentale guardare ogni cosa dal punto di vista della fede. […] Credi fermamente che la suprema condizione di Buddità è innata dentro di te e, recitando Daimoku, migliora te stesso. Non vi è altra strada all’infuori di questa per sfuggire alle sofferenze e alle illusioni della vita. Questo ci insegna il Daishonin» (NRU, vol. 29, cap. 2, p.ta 23).
Ho capito che nella mia personale sfida per kosen-rufu ciò che più conta è coltivare i tesori del cuore.
Questo tipo di sfida che mi fa uscire dalla mia “confort zone” per incoraggiare fino in fondo la persona che ho davanti, è un aspetto che non dovrà mai mancare.
Prometto a me stesso di non far passare un giorno senza sfidarmi in questo aspetto come parte della mia pratica quotidiana.