In questa puntata della serie “Linee guida della speranza”, pubblicata sul Seikyo Shimbun del 20 maggio 2022, vengono presentati alcuni incoraggiamenti di Sensei sull’atteggiamento nella fede e nella pratica per migliorare come esseri umani
Ogni incontro, seppur breve, è determinante
Non siate impazienti. Al tempo stesso non lasciatevi mai scappare nessuna occasione. Quando incontriamo e parliamo con gli altri, ogni singolo istante è cruciale.
“Con quanto impegno e sincerità ho continuato a incontrare i miei amici, per conoscerli meglio, per parlare con loro e incoraggiarli? Quante persone sono riuscito a ispirare, piantando nel loro cuore il seme del risveglio spirituale e della crescita?”: la vittoria o la sconfitta dipendono unicamente da questo.
Dal punto di vista del Buddismo, siamo tutti Budda.
Nel momento in cui ci alziamo in prima persona, con l’obiettivo di vincere per kosen-rufu, e preghiamo fino in fondo con l’ardente desiderio di richiamare e riunire nuovi coraggiosi campioni e campionesse di kosen-rufu, è assolutamente impossibile che non emergano persone capaci, pronte a realizzare la loro missione.
Dopodiché, la cosa fondamentale è individuare quelle persone capaci, prendersene cura e aiutarle a crescere (Daisaku Ikeda zenshu, vol. 135, pag. 102).
Incontrare gli altri e continuare a dialogare
“Bodhisattva della Terra” è un altro nome per indicare “i campioni e le campionesse del dialogo” che, per realizzare kosen-rufu, hanno rinunciato a fama e vanità.
È fondamentale incontrare gli altri con entusiasmo e continuare con sincerità, saggezza e tenacia a dialogare, dialogare e ancora dialogare, fino in fondo. Perché solo attraverso questo strenuo impegno possiamo manifestare a pieno la grande, magnifica condizione vitale dei Bodhisattva della Terra.
Incontrare gli altri è di per sé una “lotta” per compiere la nostra rivoluzione umana.
Dialogare con gli altri è il primo passo per realizzare kosen-rufu!
È proprio questa la pratica buddista, il supremo “allenamento” per formarci e migliorare come esseri umani, che ci permette di elevarci alla condizione vitale di Bodhisattva (Ibidem, vol. 134, pag. 320).
Andiamo avanti con coraggio!
Per spiegare il termine “coraggio” (in giapponese yumyo) dell’espressione contenuta nel Sutra del Loto «con coraggio e diligenza (yumyo shojin)», il ventiseiesimo patriarca Nichikan Shonin afferma: «Yu significa agire coraggiosamente e myo usare la saggezza» (I capitoli Hoben e Juryo, pag. 34).
Yu indica quindi il coraggio di agire con entusiasmo e risolutezza.
Significa affrontare con coraggio qualsiasi circostanza, con la decisione: “Mi impegnerò anche oggi a dialogare con gli altri!”, “Andrò avanti anche oggi!”.
Myo indica la determinazione tenace e incrollabile di utilizzare tutta la propria saggezza! Significa non arrendersi di fronte a nessun tipo di ostacolo o muro. Myo significa pregare con tutte le nostre forze e manifestare la nostra saggezza più elevata per far sì che i nostri amici diventino nostri alleati e per aiutarli a sviluppare comprensione nei confronti della Soka Gakkai e del nostro movimento di kosen-rufu.
Miei cari amici e amiche, continuiamo a lottare! (Ibidem, vol. 135, pag. 272).
Tutto inizia dall’incoraggiare una singola persona
Leggendo il Gosho possiamo vedere che Nichiren Daishonin incoraggiò in più occasioni i suoi discepoli a unirsi nella lotta contro il male con una sola mente, un solo cuore.
Si tratta di guide molto profonde in cui il Daishonin spiega che non esistono differenze tra loro, che nessuno è in una posizione più alta di altri e li esorta a lottare insieme, come suoi discepoli, con i cuori uniti come se fossero uno solo.
Nel Gosho si legge: «Uno è la madre di diecimila» (Conversazione fra un santo e un uomo non illuminato, RSND, 1, 117).
L’espansione di kosen-rufu ha sempre inizio dall’incoraggiare una singola persona. Non solo, incoraggiare una singola persona è anche il punto di origine di una salda unità.
Quando le persone si alzano con risolutezza come leoni, una dopo l’altra, e continuano a vincere si creano meravigliosi, forti legami cuore a cuore basati sul coraggio e sulla giustizia (Ibidem, vol. 135, pag. 115).
Il Daimoku non è una formalità
Il Daimoku non è una formalità. È l’“arma” più importante di un campione spirituale, la più potente di tutto l’universo. Unire il nostro Daimoku equivale a creare una rete, un’alleanza di giustizia e verità invincibile.
Una preghiera distratta è come l’obiettivo di una macchina fotografica che non mette a fuoco. Se i nostri cuori sono separati, non riusciremo a manifestare la nostra forza né a realizzare alcun risultato.
“Unità” non significa sacrificare se stessi, reprimendo la propria individualità, significa piuttosto rompere il guscio dell’ego ed espandere la propria condizione vitale.
È una lotta per unire i nostri cuori e le nostre menti mirando a un nobile obiettivo, mentre ciascuno manifesta a pieno le proprie potenzialità. Pertanto, in una fede e una pratica basate sullo spirito di itai doshin (diversi corpi, stessa mente), sono racchiusi il progresso, la vittoria e la felicità (Ibidem, vol. 134, pag. 13).
Espandere la nostra condizione vitale
“Darò inizio alla battaglia!”: credo fermamente che in questo atteggiamento pulsi l’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin.
Credo fermamente che la condizione vitale del Budda equivalga a raccogliere tutto il proprio coraggio e, con la decisione presa dal “tempo senza inizio” incisa nel cuore, continuare a lottare risolutamente e a vincere, anno dopo anno. È un principio immutabile.
Più di ogni altra cosa, è una lotta per sconfiggere i nostri demoni interiori, le funzioni negative dentro di noi che si manifestano come indolenza, mancanza di attenzione o codardia.
Non solo, è una lotta per abbattere i modi di pensare antiquati e stereotipati, così come i preconcetti che condizionano le persone.
È proprio grazie a questa lotta che possiamo stabilire un io saldo ed espandere la nostra condizione vitale. È lì che ci attende un oceano sconfinato di felicità (Ibidem, vol. 133, 338).
Il nostro ichinen trasforma tutto
Nell’istante stesso in cui decidiamo: “Vincerò assolutamente!”, possiamo abbattere i muri nel nostro cuore.
Si risveglia il leone che è dentro di noi, pronto a sfidare le difficoltà, esclamando: “Forza, venite avanti!”.
Quando cambia il nostro ichinen, cambiano le nostre azioni, cambia la nostra volontà.
Se vogliamo davvero aiutare una persona, perché limitarci a interagire in modo formale e superficiale?
Se non riusciamo a incontrarla o a parlare con lei, dobbiamo perseverare con tenacia e non arrenderci finché non ci riusciamo.
In questo modo, anche la nostra preghiera diventa concreta: “Cos’è che preoccupa questa persona?”, “Come posso parlarle per toccare il suo cuore?”. Dovremmo pregare e pensare all’altro, pensare all’altro e pregare, e utilizzare tutta la nostra saggezza. Questo è l’aspetto mistico e meraviglioso dell’ichinen (Ibidem, vol. 134).